1990–1999
«Sii d‘esempio ai credenti»
Ottobre 1992


«Sii d‘esempio ai credenti»

«Il vero amore può indurre l‘uomo a cambiare vita e a cambiare la sua natura».

È stata una riunione bella e rimunerativa. Concordo con i consigli che vi ha impartito il presidente Howard W. Hunter e con quelli di ognuna delle sorelle che ci hanno parlato. La vista di questa vasta assemblea mi induce a meditare sulle parole del presidente Heber J. Grant, il quale dichiarò: «Ho spesso pensato che una fotografia delle nostre care sorelle con i volti intelligenti e divini che possiedono sia una testimonianza a tutto il mondo dell‘integrità del nostro popolo».(1)

Se volessimo includere tutte voi in una fotografia, avremmo bisogno del più grande obiettivo grandangolare. Tale obiettivo per noi non esiste, ma per Dio ogni cosa è possibile. Con il Suo sguardo infinito Egli può vedere letteralmente tutti noi e può riversare su tutti noi le Sue benedizioni. Tutto ciò che dobbiamo fare è vivere in modo da meritare le benedizioni, che sono sempre condizionate dalla nostra fedeltà ai Suoi comandamenti.

Il presidente George Albert Smith disse: «Desidero inculcare in voi, figlie di Dio … che se questo mondo vuole continuare ad esistere, voi dovete conservare la fede. Se questo mondo vuole essere felice, voi dovete indicare la via che porta alla felicità … Se vogliamo conservare la nostra forza fisica, le capacità mentali e la gioia spirituale, lo dovremo fare alle condizioni stabilite dal Signore». Forse una ragazza aveva presente questo concetto quando espresse i sentimenti del suo cuore in pena: «Quello di cui abbiamo realmente e veramente bisogno è meno critiche e più modelli da seguire».

Spesso siamo troppo rapidi a criticare, troppo propensi a giudicare e troppo pronti ad abbandonare la possibilità di aiutare, elevare e, sì, anche salvare. Alcuni puntano un dito accusatore sulle persone traviate o sfortunate e dicono deridendole: «Oh, non cambierà mai. È sempre stata una poco di buono». Alcuni vedono al di là dell‘aspetto esteriore e riconoscono il vero valore di un‘anima umana. Quando fanno ciò, avvengono dei miracoli. Gli oppressi, gli scoraggiati, i diseredati non sono più «né forestieri né avventizi; ma … concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio» (Efesini 2:19). Il vero amore può indurre l‘uomo a cambiare vita e a cambiare la sua natura.

Questo concetto è stato espresso in modo molto efficace sul palcoscenico nella commedia My Fair Lady. Eliza Doolittle, la piccola fioraia, parla a una persona che le è molto cara: «Vedi, in verità, a prescindere dalle cose che una persona può imparare – il giusto modo di vestirsi e il giusto modo di parlare – la differenza tra una signora e una fioraia non dipende da come si comporta, ma da come è trattata. Per il professor Higgins sarò sempre una fioraia, perché egli mi ha sempre trattato come una fioraia e sempre lo farà, ma so che per te posso essere una signora, perché mi tratti sempre come una signora e sempre lo farai».

L‘apostolo Paolo scrisse un‘epistola al suo amato collega Timoteo, nella quale offre ispirati consigli, che sono tanto validi per me e per voi oggi quanto lo erano per Timoteo. Ascoltate attentamente le sue parole: «Non trascurare il dono che è in te», «ma sii d‘esempio ai credenti, nel parlare, nella condotta, nell‘amore, nella fede, nella castità» (1 Timoteo 4:14, 12).

Non è necessario aspettare che il mondo in cui viviamo sia colpito da un terribile cataclisma, o che succeda un fatto drammatico, oppure che riceviamo un particolare invito a dare l‘esempio o ad essere un modello da seguire. Le possibilità di servire stanno davanti a noi oggi. Ma sono un genere deperibile. Probabilmente le troveremo nelle nostre case e nelle nostre azioni quotidiane. Il nostro Signore e Salvatore indicò la via: «Egli è andato attorno facendo del bene» (Atti 10:38). Egli fu davvero un modello da seguire, sì, un esempio ai credenti.

Lo siamo anche noi?

La felicità abbonda là dove c‘è un sincero rispetto reciproco. Le mogli si avvicinano di più ai mariti e i mariti apprezzano di più le loro mogli e i figli sono felici, come i figli dovrebbero essere. Se nella casa c‘è rispetto, i figli non si trovano mai nel limbo che tanto temono, senza mai essere oggetto di attenzioni, senza mai ricevere una corretta guida da parte dei genitori.

A coloro che non sono ancora sposate rivolgo questo consiglio: le persone che si sposano con la speranza di creare un rapporto permanente devono possedere certe capacità e atteggiamenti mentali. Devono essere abili nell‘adattarsi l‘uno all‘altra. Devono avere la capacità di risolvere i problemi comuni. Devono essere disposti a dare e a prendere nella ricerca dell‘armonia. Devono essere altruisti al massimo, anteponendo ai propri desideri quelli del marito o della moglie.

Molti anni fa ebbi l‘occasione di tenere un discorso inaugurale a una classe di laureandi. Mi ero recato a casa del presidente Hugh B. Brown per andare insieme in automobile all‘università, dove egli avrebbe diretto la cerimonia ed io avrei tenuto il discorso. Quando salì nella mia automobile, il presidente Brown disse: «Aspetta un momento». Volse lo sguardo verso la grande finestra della sua bella casa e capii cosa cercava. Le tendine si aprirono e dietro i vetri vidi sorella Zina Brown, sua amata moglie da più di cinquant‘anni, sostenuta dai cuscini nella sua sedia a rotelle, che agitava a mo‘ di saluto un fazzoletto bianco. Il presidente Brown estrasse dalla tasca interna della giacca un altro fazzoletto bianco, che sventolò a sua volta. Poi, con un sorriso, mi disse: «Andiamo».

Durante il viaggio chiesi al presidente Brown di spiegarmi il significato di quel saluto con i fazzoletti bianchi. Mi riferì il seguente episodio: «Il giorno dopo il nostro matrimonio, mentre stavo andando al lavoro, sentii battere alla finestra, e là c‘era Zina che sventolava una fazzoletto bianco. Cercai il mio fazzoletto e lo sventolai in risposta. Da quel giorno non sono mai uscito di casa senza questo piccolo scambio di saluti tra me e mia moglie. È un simbolo del nostro amore reciproco. È un segnale dato l‘uno all‘altra che tutto andrà bene sino a quando ci troveremo di nuovo insieme la sera». Sì, un modello da seguire, un «esempio ai credenti».

A voi giovani qui presenti questa sera, dico che anche voi potete essere un modello, sì, un esempio. Siamo tutti consapevoli che viviamo in un‘epoca in cui vi sono coloro che deridono la virtù, che vendono pornografia mascherata da arte o da cultura, che chiudono gli occhi e le orecchie e il cuore agli insegnamenti di Gesù e a un codice di decenza. Molti nostri giovani vengono trascinati nella direzione sbagliata e indotti con le lusinghe a commettere i peccati del mondo. Queste persone bramano di trovare la forza di coloro che hanno la capacità di rimanere fermi a difesa della verità. Mediante il retto vivere, porgendo la mano dell‘amicizia e aprendo il cuore, potete soccorrere, potete salvare. Quanto sarà allora grande la vostra gioia! Quanto saranno eterne le benedizioni che avrete conferito!

Alcune donne devono affrontare malattie e menomazioni, sino al punto da non poter lasciare il letto. Anche così, esse hanno il privilegio di elevarsi al di sopra dell‘afflizione e di essere veri esempi di fede, d‘amore e di servizio. Questo è il caso di Virginia e di suo marito Eugene Jelesnik. Per molti anni essi avevano lavorato insieme facendo apprezzare la bellezza del loro canto e la gioia della loro musica a migliaia di militari, uomini e donne, e a un più vasto pubblico dai palcoscenici di tutto il mondo. Poi la malattia e l‘età ormai avanzata obbligarono Virginia a rimanere entro quattro mura – incapace di lasciare il letto. Ma il suo spirito non poteva essere tenuto in ostaggio da un corpo menomato. Ella continuò ad incoraggiare il marito, continuò ad essere la sua ispirazione e il suo costante sostegno. Tutti coloro che sono stati rallegrati e aiutati dai concerti di Eugene e dalle sue opere di carità si meravigliano per la sua energia, il suo entusiasmo e la sua bontà. Nell‘assolvimento delle sue innumerevoli responsabilità, Virginia è sempre stata per lui una fonte di forza.

L‘apostolo Paolo ci esorta ad essere d‘esempio ai credenti, ma non limita i confini del nostro servizio né la portata della nostra influenza.

Nel luglio scorso io e mia moglie abbiamo partecipato a un banchetto in onore di tante persone che ricevevano il dovuto riconoscimento per il loro silenzioso servizio, i loro generosi sacrifici, la loro silenziosa devozione a innalzare gli altri a un migliore livello di vita, senza alcun pensiero di fama o di ricompensa personale. Una sorella indiana aveva letteralmente dedicato gran parte della sua vita a insegnare ai ragazzi della sua razza come vivere, come amare e come servire. La sua risposta, quando le fu dato il riconoscimento per i suoi successi, rivelò la sua umiltà. Tranquillamente e sinceramente disse soltanto una parola tanto bella: «Grazie».

Un‘altra attraente donna fu onorata per le sue cure, il suo servizio e le sue capacità direttive. Quand‘era infermiera aveva confortato i feriti della seconda guerra mondiale. Come moglie e socia di suo marito, ella aveva creato un‘attività di portata mondiale per aiutare tante persone. E oggi ella, rimasta vedova, continua a servire ogni giorno il suo paese e la sua comunità. Ella è sempre sorridente. Forse questo è dovuto al fatto che ella ha trovato il segreto della felicità. È sempre stata una missionaria. È sempre stata là dove era necessario.

Venimmo a sapere che un‘altra donna aveva lavorato in silenzio, ma efficacemente, animata dallo spirito dell‘amore, per assicurarsi che i diritti dei bambini maltrattati non venissero trascurati o dimenticati.

Ve n‘erano altre. Tutte persone qualificate dalla definizione di pioniere, ossia «colui che va avanti per mostrare agli altri la via da seguire».

Durante il banchetto ero seduto accanto a una nota personalità, Flip Harmon, accompagnato da sua moglie Lois. Flip si era occupato della direzione dell‘annuale celebrazione tenuta a Salt Lake City il 24 luglio, per commemorare l‘ingresso dei pionieri in questa valle avvenuto nel 1847. Poiché Flip doveva andare avanti e indietro per la sala nell‘espletamento dei suoi compiti ufficiali, ebbi il privilegio di parlare a lungo con Lois. Mi disse che ella e i figli erano sempre presenti alle esibizioni del famoso rodeo, che è una delle attività più amate della celebrazione del giorno dei pionieri. Ebbene, debbo dire che assistere a un rodeo è molto bello – una volta ogni tanto – ma ogni sera è un po‘ troppo. Chiesi a Lois come poteva sopportarlo. La sua risposta scaturì dal cuore: «Questa è la vita di Flip, e io voglio farne parte. Egli conta su di me». Quella sera ero andato ad assistere al rodeo con mia moglie, mia zia Blanche (che ha novantacinque anni) e i nostri nipoti. Lois era anche lei circondata dai figli e dagli amati nipoti. Era al massimo della felicità. Ora, durante la nostra conversazione al banchetto, Lois parlò a lungo di suo marito. Disse che Flip aveva un‘angelo di madre che pregava fervidamente per i suoi figli, mentre essi servivano il loro paese in guerra. Quando Flip tornò a casa, egli e Lois si sposarono. Seguirono una vita intensa e i figli accolti con gioia. Ogni anno, quando si avvicinava l‘anniversario del loro matrimonio, Flip diceva a Lois: «Cosa vuoi in regalo per il nostro anniversario?» Ogni anno la risposta era la stessa: «Il suggellamento nel tempio». Ma quel dono non le veniva mai fatto.

Poi un anno, quando le fu fatta la domanda di sempre: «Cosa vuoi, Lois, per il nostro anniversario?» e ci fu la solita risposta: «Andare insieme al tempio di Dio», la risposta di Flip fu del tutto inaspettata: «Va bene. Mi preparerò per questo avvenimento». Furono suggellati per il tempo e per l‘eternità nella santa casa di Dio il ventinovesimo anniversario del loro matrimonio. In seguito Flip fu vescovo. Ognuno rimane fedele all‘altro e leale verso il Signore.

Mentre Lois continuava a parlare, notai che aveva gli occhi pieni di lacrime. Mi disse: «Sa, Flip, porta sempre stivali da cowboy. Alla fine di ogni giorno si siede davanti al caminetto, si toglie gli stivali e comincia a leggere il giornale. Non li ha mai messi via, nonostante tutte le mie proteste. Anni fa questo fatto mi turbava. Ma ora non più. Ho imparato ad amare quegli stivali. I miei sentimenti sono pieni di tenerezza, come il cuore è pieno d‘amore quando, affettuosamente e con gioia, raccolgo gli stivali e li metto via ogni sera».

Fu la mia volta di sentirmi gli occhi umidi di lacrime. Inaspettatamente fu chiesto a Lois Harmon di andare sul podio, dove le fu assegnato un premio per il suo silenzioso servizio: uno stupendo mazzo di rose rosse. A Flip fu chiesto di dire qualche parola. L‘espressione del suo volto rispecchiava i sentimenti del suo cuore. Fu come se lui e sua moglie fossero soli nella grande sala da pranzo dell‘albergo. «Lois è la luce della mia vita. È la mia compagna per l‘eternità. Staremo insieme per sempre». La pazienza era stata ricompensata. L‘amore era stato espresso. Il cielo era vicino.

Mie care sorelle, giovani e meno giovani, anche se le vostre situazioni sono diverse, come sono diverse le vostre possibilità, potete essere modelli da seguire, sì «d‘esempio ai credenti».

Nel Sacro Tempio, subito ad est del Tabernacolo della Piazza del Tempio a Salt Lake City, fu dato il dovuto riconoscimento a due nostre sorelle che lavoravano nel nido d‘infanzia. Esse naturalmente erano vestite di bianco, come i bambini che quella sera erano stati suggellati ai loro genitori. Quando le sorelle salutarono i bambini che stavano per andarsene con i loro genitori, una bambina, con il cuore pieno di fede, disse loro: «Buona notte, angeli». Consentitemi di prendere a prestito le parole di quella bambina e dire a voi, sorelle di tutto il mondo: «Buona notte, angeli». Nel nome di Gesù Cristo. Amen.