1990–1999
La particolare posizione dei bambini
Aprile 1994


La particolare posizione dei bambini

Il Padre celeste intese che ogni bambino godesse dell’affettuosa protezione e della guida congiunta di genitori amorevoli.

In un’epoca in cui uno «dei più grandi problemi che la nostra società deve affrontare è l’abbandono dei figli a causa dell’abbandono della responsabilità di guidarli da parte dei genitori» (Richard Lloyd Anderson, Understanding Paul, Salt Lake City: Deseret Book Co., 1983, pag. 354), la Prima Presidenza ci ha chiesto di rinnovare il nostro impegno ad allevarli e a sostenerli sia materialmente che spiritualmente (vedi la lettera della Prima Presidenza, 1 agosto 1993; vedi Ensign, gennaio 1994, pag. 80).

Può essere utile esaminare alcune delle dottrine contenute nelle Scritture riguardanti la particolare posizione dei bambini. Queste dottrine forniscono una guida a coloro che allevano dei figli e conforto a coloro che hanno perduto un figlio in tenera età.

Il Padre celeste intese che ogni bambino godesse dell’affettuosa protezione e della guida congiunta di genitori amorevoli. Lo schema fu stabilito da Adamo ed Eva, i nostri primi genitori. Giuseppe, discendente di Davide, acconsentì a diventare il padre putativo di Gesù, il Figlio di Dio, quando accettò Maria in moglie, dopo una visita dell’angelo Gabriele. A Nazaret Giuseppe era considerato padre di Gesù (vedi Matteo 13:55).

Il Cristo bambino crebbe e si sviluppò in una casa modesta, in cui Giuseppe si guadagnava di che condurre una vita modesta come falegname, e in cui anche Gesù imparò quest’arte (vedi Marco 6:3). Vi erano altri componenti della famiglia. Maria e Giuseppe avevano altri quattro figli e almeno due figlie, tutti considerati nella cittadina fratelli e sorelle di Gesù (vedi Matteo 13:55-56; Marco 6:3). L’esempio dato da Giuseppe e Maria nell’offrire un ambiente adeguato alla loro famiglia numerosa era tale che Luca scrive che Gesù «cresceva e si fortificava, essendo ripieno di sapienza; e la grazia di Dio era sopra lui» (Luca 2:40).

Il Signore offre una particolare protezione ai bambini e esercita insieme con i genitori terreni la Sua giurisdizione su di loro, gode della loro presenza come ne godiamo noi. Essi non possono peccare sino a quando non raggiungono l’età della responsabilità, che il Signore ha dichiarato essere gli otto anni (vedi DeA 18:42; 29:47). Infatti il potere anche solo di tentarli a commettere peccato è stato tolto a Satana. Il profeta Mormon spiegò che «i bambini sono sani, poiché sono incapaci di commettere peccato …

I fanciulli sono viventi in Cristo, fin dalla fondazione del mondo; se no Iddio sarebbe un dio parziale ed anche un dio mutevole e di rispetto umano; quanti bambini, infatti, sono morti senza battesimo!» (Moroni 8:8, 12). Poiché non possono peccare, non hanno bisogno di pentirsi né di essere battezzati. La trasgressione di Adamo non ha presa su di loro grazie all’espiazione di Cristo. Mormon dichiarò che la pratica di battezzare i piccoli fanciulli «è uno scherno solenne dinanzi a Dio» (v. 9), poiché il pentimento e il battesimo riguardano soltanto coloro che «sono responsabili e capaci di commettere peccato» (v. 10).

Poiché tutti i bambini che muoiono prima di raggiungere l’età della responsabilità sono puri, innocenti e completamente liberi dal peccato, essi sono salvati nel regno celeste (vedi DeA 137:10; Mosia 3:18). Conoscendo la particolare posizione dei bambini dinanzi a Dio, per la loro natura pura e innocente, ci possiamo anche comprendere il comandamento di Dio di pentirci, diventare come bambini ed essere battezzati nel Suo nome (vedi 3 Nefi 11:37). Le virtù tipiche dei bambini, alle quali il Signore fece riferimento, devono essere sviluppate ascoltando «i suggerimenti dello Spirito Santo», in modo da diventare sottomessi, miti, umili, pazienti, pieni di amore e disposti ad accettare tutte le prove che il Signore ritiene opportuno infliggerci, proprio come un bambino si sottomette a suo padre. In verità, se lo facciamo, diventiamo veramente santi, come dice Mosia (vedi Mosia 3:19).

I genitori in Sion hanno il particolare compito di istruire e addestrare i loro figli nella rettitudine. Si deve insegnare loro «a comprendere la dottrina del pentimento, della fede in Cristo, il Figliuolo del Dio vivente, del battesimo e del dono dello Spirito Santo per imposizione delle mani all’età di otto anni». Altrimenti, il Signore dichiara, «il peccato sarà sul capo dei genitori» (DeA 68:25). Questo insegnamento deve essere impartito prima che il bambino raggiunga l’età della responsabilità e mentre è ancora innocente e libero dal peccato. Questo è il periodo in cui i genitori possono insegnare i principi e le ordinanze di salvezza ai figli, protetti dalle interferenze di Satana. È il periodo in cui devono rivestirli dell’armatura necessaria per prepararli alla battaglia contro il peccato. Quando questo periodo di preparazione è trascurato, essi rimangono vulnerabili agli assalti del nemico. Consentire che un bambino entri in quel periodo della vita in cui sarà sballottato e tentato dal Maligno, senza che abbia fede nel Signore Gesù Cristo e senza che conosca i principi fondamentali del Vangelo, significa lasciarlo alla deriva in un mondo pieno di malvagità. Durante questi anni formativi dell’innocenza un bambino può imparare un cattivo comportamento, ma questo non è il risultato delle tentazioni di Satana; è invece la conseguenza di insegnamenti sbagliati e del cattivo esempio di altri. In questo contesto si comprende meglio il duro giudizio del Salvatore verso gli adulti che offendono i bambini, quando dice: «Meglio per lui sarebbe che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare un solo di questi piccoli» (Luca 17:2).

Scandalizziamo un bambino impartendogli insegnamenti o dandogli esempi che lo portano a violare la legge morale, lo fanno inciampare, lo portano a smarrirsi, lo muovono all’ira, creano in lui il risentimento o forse lo inducono a diventare difficile e scortese. Sicuramente, nel contesto della dura condanna del Salvatore contro chiunque «scandalizzi un bambino», la persona che si rende colpevole di tale condotta corre un grave rischio.

Ogni bambino ha il diritto a vivere in una famiglia, come fece Gesù, in cui l’atmosfera esistente gli consente di crescere nella conoscenza del Vangelo, in cui può diventare forte nello spirito e la sua vita si può riempire di saggezza, in modo che la grazia di Dio sia sopra di lui (vedi Luca 2:40). Questi piccoli preziosi esseri sono come angeli tra noi.

L’assolvimento di questo obbligo di insegnare non dipende dalla condizione sociale, ricchezza o posizione. Infatti l’insegnamento più efficace probabilmente ha luogo attorno a un umile focolare. Alcuni possono giustificare il loro fallimento nel seguire queste istruzioni impartite da Dio asserendo che i bambini in tenera età non sono capaci di comprendere i principi del Vangelo. I genitori che hanno osservato la pratica di istruire i loro figli sanno che non è così. La serata familiare offre un’eccellente occasione di insegnare il Vangelo ai figli. I genitori di un bambino di cinque anni si preoccupavano di come potevano parlargli dell’incontro di Nefi con il malvagio Laban. Laban si era ripetutamente rifiutato di mettere a disposizione di Nefi le preziose tavole di bronzo che contenevano la storia religiosa del suo popolo, e aveva anzi cercato di uccidere lui e i suoi fratelli dopo aver confiscato le loro ricchezze di famiglia. Quando Nefi incontrò Laban ubriaco, lo Spirito gli comandò di ucciderlo:

«Ecco, il Signore fa morire i cattivi, per raggiungere i Suoi giusti fini. È meglio che un sol uomo perisca, anziché lasciare tutta una nazione degenerare e perire nell’incredulità» (1 Nefi 4:13).

Quando quel bambino di cui parlo, mio nipote, si inginocchiò accanto al letto quella sera, le sue preghiere dimostrarono che egli conosceva e sapeva mettere in pratica nella sua vita la lezione insegnatagli. Egli disse: «E aiutami, Padre celeste, a essere obbediente come Nefi, anche quando è difficile».

La dimostrazione di questi principi di verità, insegnati nelle Scritture e messi in pratica nelle varie situazioni della vita, è un modo sicuro per sviluppare la comprensione e l’obbedienza nella vita dei bambini. Anche la Primaria nella Chiesa insegna ai bambini il vangelo di Gesù Cristo. Questo è un prezioso sostegno che la Chiesa dà ai genitori e ai loro figli.

Porto testimonianza che il nostro buono ed affettuoso Padre celeste ha creato delle condizioni favorevoli per i bambini piccoli, in virtù della loro innocenza e dell’eterno principio del libero arbitrio. Rendo anche testimonianza che Egli ha affidato ai genitori e a tutti gli adulti il compito di istruirli correttamente e di proteggerli. Coloro che offendono questi piccoli esseri saranno oggetto dell’ira divina. L’ingiunzione del Salvatore di diventare come un piccolo fanciullo è un invito a purificarci, in modo che anche noi potremo presentarci senza colpa dinanzi a Lui. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9