1990–1999
L’adorazione mediante la musica
Ottobre 1994


L’adorazione mediante la musica

Il canto degli inni è uno dei modi migliori per metterci in sintonia con lo Spirito del Signore.

Presidente Hunter, siamo rimasti commossi dal suo ispirato messaggio. Le esprimiamo il nostro affetto. Ci congratuliamo anche con le nuove Autorità generali e i dirigenti generali della Chiesa che sono stati chiamati e sostenuti.

Ci siamo uniti con il cuore al Coro dei Giovani Mormoni che ha cantato l’inno ispirato di Charles Wesley: «È Cristo il nostro Re! E noi Lo adoriam» (Inni, No. 43). Durante l’assemblea solenne abbiamo sentito l’immensa gratitudine espressa nel nostro amato inno: «Ti siam grati, o Signor, per il Profeta» (Inni, N. 11). Abbiamo provato gioia per il privilegio di sostenere il presidente Howard W. Hunter come presidente della Chiesa e i presidenti Hinckley e Monson come suoi consiglieri. In questa assemblea mondiale abbiamo promesso di sostenere con le nostre preghiere e i nostri sforzi gli uomini che il Signore ha chiamato a dirigere la Sua chiesa. So che ciò che abbiamo fatto è stato registrato nei cieli, e che ognuno di noi sarà responsabile di fronte a Dio del modo in cui rispondiamo ai dirigenti che abbiamo sostenuto in modo così solenne e sacro.

La primavera scorsa sono stato per la prima volta a Brasilia, in Brasile. Oltre tremila santi si erano riuniti per una conferenza regionale. Nel programma vi erano indicati gli inni da cantare, ma poiché erano in portoghese erano per me incomprensibili. Ma quando il magnifico coro cominciò a cantare, la musica infranse ogni barriera linguistica e parlò alla mia anima:

Le ombre fuggon, sorge il sol,

ed il vessillo di Sion appar!

Di gloria pien risplende il ciel

d’un grande dì è l’albeggiar.

Grazie al miracolo della musica sacra lo Spirito del Signore è disceso su di noi, preparandoci a ricevere le istruzioni del Vangelo e ad adorare Dio.

La Prima Presidenza ha detto:

«La musica ispirata è un elemento indispensabile delle nostre riunioni di chiesa. Gli inni invocano lo Spirito del Signore, creano un sentimento di riverenza, ci uniscono gli uni agli altri e forniscono il mezzo per innalzare le nostre lodi al Signore.

Alcuni dei più grandi sermoni sono predicati mediante il canto degli inni. Gli inni ci spingono al pentimento e alle buone opere, rafforzano la testimonianza e la fede, sollevano gli afflitti, consolano chi piange e ci ispirano a perseverare sino alla fine» (Inni, pag. ix).

Il canto degli inni è uno dei modi migliori per sintonizzarci con lo Spirito del Signore. Mi domando se facciamo sufficiente uso di questa risorsa inviata dal cielo nelle nostre riunioni, nelle nostre classi e nelle nostre case.

Nel luglio scorso ho visitato il Centro culturale polinesiano della Chiesa nelle Hawaii. Prima dello spettacolo serale di danze e musiche delle differenti culture delle varie isole, sono andato dietro le quinte per complimentarmi con gli artisti. Vi arrivai durante i frenetici momenti che precedono l’inizio dello spettacolo. Decine di artisti si affaccendavano frettolosamente nelle incombenze dell’ultimo momento per coordinare i loro sforzi in uno spettacolo dal ritmo veloce. Mi chiedevo come avrebbe fatto il direttore a richiamarli all’ordine per ascoltare il mio breve messaggio.

Successe quasi come per miracolo. Al segnale, una voce forte incominciò a cantare e la melodia di «Ti siam grati, o Signor, per il Profeta» subito si trasformò in un magnifico coro, mentre i giovani dotati di così grande talento mettevano i loro pensieri in armonia con il Signore.

Abbiamo fatto un’esperienza simile nella nostra famiglia. La scorsa primavera, insieme ad alcuni nostri figli e quattordici nipoti, siamo andati in montagna. Una delle nostre attività era una riunione per scambiarci le nostre esperienze e testimonianze. Ci radunammo all’ora prevista, ma i più piccoli erano presenti solo fisicamente. I grandi spiriti racchiusi in quei piccoli corpi richiedevano altre attività esterne, come quelle di cui avevano già goduto. La capanna in cui ci eravamo riuniti era troppo piccola per contenerli, e sembrava che una dozzina di bambini e le loro urla rimbalzassero sulle pareti in tutte le direzioni. I nonni comprenderanno la mia preoccupazione di riuscire a creare delle esperienze spirituali in quelle circostanze.

All’improvviso l’istintiva saggezza delle giovani madri ci venne in soccorso. Due di loro cominciarono a cantare un inno conosciuto dai bambini. Altri si aggiunsero a loro ed entro pochi minuti la scena si trasformò, e tutti i bambini si calmarono e diventarono recettivi alle cose dello spirito. Io dissi una silenziosa preghiera di ringraziamento per gli inni e per le madri che sanno utilizzarli!

Il canto degli inni è uno dei modi migliori per imparare le dottrine del vangelo restaurato. L’anziano Stephen D. Nadauld espresse questa dote particolare in alcuni versi che lesse in una riunione delle Autorità generali.

«Se volessi insegnare con potere

la dottrina e il piano,

vorrei che una musica gentile

preparasse l’animo dell’uomo.

Per imprimere poi per sempre

queste verità nella sua mente,

canteremmo gli inni di Sion,

con il loro sublime messaggio».

Le Scritture contengono molti passi che affermano che il canto degli inni è un modo glorioso di adorare Dio. Prima di lasciare la stanza in cui avevano fatto la sublime esperienza dell’Ultima Cena, il Salvatore e i Suoi apostoli cantarono un inno. Dopo l’inno, il Salvatore li condusse sul Monte degli Ulivi (vedi Matteo 26:30).

L’apostolo Paolo consigliò ai Colossesi di ammaestrarsi e ammonirsi gli uni gli altri «con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l’impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali» (Colossesi 3:16; vedi anche Alma 26:8).

Le rivelazioni moderne riaffermano l’importanza della musica sacra. In una delle prime rivelazioni date al profeta Joseph Smith, il Signore affidò questo incarico a Emma Smith: «Ti sarà dato pure di fare una scelta di inni sacri, tali quali ti saranno dati, che mi sta a cuore di avere nella mia chiesa.

La mia anima si diletta infatti nel canto del cuore; sì, il canto dei giusti è una preghiera per me, e sarà risposto loro con una benedizione sui loro capi» (DeA 25:11-12).

In una rivelazione data a un altro profeta una generazione più tardi, il Signore comandò al suo popolo: «Loda il Signore col canto [e] con la musica …» (DeA 136:28).

Questa direttiva di lodare il Signore col canto non è limitata solo alle grandi riunioni. Quando gli apostoli del Signore si riuniscono, il canto degli inni fa ancora parte delle loro riunioni. Le riunioni settimanali della Prima Presidenza e del Quorum dei Dodici Apostoli nel Tempio di Salt Lake cominciano sempre con un inno. L’anziano Russell M. Nelson ci accompagna all’organo. I componenti della Prima Presidenza, che dirige queste riunioni, hanno a turno il privilegio di scegliere l’inno di apertura. Alcuni di noi annotano la data in cui ogni inno viene cantato. Secondo quanto mi risulta, l’inno più spesso cantato durante il decennio in cui io ho partecipato alle riunioni è «Bisogno ho di Te» (Inni, No. 59). Immaginate l’impatto spirituale di un gruppo di servitori del Signore che canta quest’inno, prima di pregare per avere la Sua guida nell’assolvimento delle loro grandi responsabilità.

Il velo è molto sottile nei templi, soprattutto quando ci uniamo nel culto mediante la musica. Alle dedicazioni dei templi ho visto più lacrime di gioia dovute alla musica che alle parole dei discorsi. Ho letto di angelici cori uniti in inni di lode, e penso di aver fatto questa esperienza in diverse occasioni. Nelle sessioni dedicatorie, con cori ben preparati di una trentina di voci, spesso ho sentito quello che sembrava un coro dieci volte più grande che lodava Dio con un’intensità di sentimenti che si può provare, ma non descrivere. Alcuni di voi che mi ascoltate oggi sanno cosa voglio dire.

La musica sacra ha una capacità unica nel comunicare il nostro amore per il Signore. Questo genere di comunicazione è un meraviglioso aiuto al nostro culto. Molti hanno difficoltà ad esprimere con le parole i sentimenti di adorazione, ma tutti si possono unire nel comunicare tali sentimenti attraverso le parole ispirate dei nostri inni.

Quando una congregazione adora il Signore per mezzo del canto, tutti i presenti devono partecipare. Vi racconto una mia esperienza. Avevo portato a termine un compito piuttosto particolare una domenica mattina a Salt Lake City, e desideravo partecipare a una riunione sacramentale. Mi fermai in una cappella e, senza essere notato, mi mescolai alla congregazione proprio mentre cominciava a cantare le sacre parole di un inno sacramentale:

«Cantiamo insieme il grande amor

di chi lasciò il Suo regno in ciel;

qual uomo nacque in umiltà,

soffrendo Ei per noi morì»

Il mio cuore si riempì di commozione nel cantare questo inno di adorazione che mi fece pensare al rinnovo delle alleanze grazie al sacramento. Le nostre voci si alzarono nel ritornello finale:

«Sul Golgota Gesù morì

per riscattare tutti noi.

Osanna al nome Suo cantiam,

la Sua gloria proclamiam».

Mentre cantavo queste parole mi guardai intorno e rimasi stupefatto nell’osservare che circa un terzo dei membri non stava cantando. Come poteva essere? Coloro che non muovevano nemmeno le labbra volevano forse dire che non desideravano unirsi a noi, che cantavamo insieme il grande amor o che proclamavamo la Sua gloria? Cosa esprimiamo, cosa pensiamo, quando non ci uniamo al canto durante le riunioni?

Credo che alcuni di noi, nel Nord America, siano negligenti nel rendere il loro culto, astenendosi dal partecipare al canto degli inni. Ho notato che i santi altrove sono più diligenti nel farlo. Noi dei pali centrali di Sion dobbiamo rinnovare la nostra fervente partecipazione al canto dei nostri inni.

Ci sono alcune regole che ognuno di noi deve osservare quando adoriamo il Signore mediante la musica. Mentre cantiamo dobbiamo pensare al messaggio delle parole. I nostri inni contengono sermoni dottrinali incomparabili, superati solo dalle Scritture nella loro verità e poesia.

Dipendiamo dai nostri coristi e organisti che ci dirigono con il giusto tempo. Un tempo troppo lento o troppo veloce potrebbe distoglierci dal sentimento di adorazione.

Dobbiamo fare attenzione alla musica che scegliamo nelle occasioni in cui desideriamo contribuire al culto. Molti numeri musicali, eccellenti per altre attività, non sono indicati per le riunioni di chiesa.

I nostri inni sono stati scelti perché sono efficaci nell’invitare lo Spirito del Signore. Una mia figlia che suona il violino ha descritto questa realtà: «Mi piace suonare la musica classica, ma quando suono i nostri inni posso sentire lo Spirito del Signore presente nella sala».

I solisti devono ricordare che la musica nelle nostre riunioni di devozione non serve per mettersi in mostra, ma per adorare il Signore. I numeri vocali o strumentali devono essere scelti per facilitare il culto, non per permettere agli artisti di esibirsi, per quanto bravi possano essere.

La nostra musica sacra ci prepara a recepire le verità del Vangelo. Questo è il motivo per cui siamo esigenti nella scelta della musica e degli strumenti da utilizzare nelle nostre riunioni. Questo è il motivo per cui incoraggiamo i nostri cori a utilizzare l’innario quale testo principale. Possiamo anche utilizzare altra musica che sia in armonia con lo spirito dei nostri inni, come il meraviglioso «O divino Redentor» di Gounod cantato al funerale del Presidente Ezra Taft Benson. Ma un inno dell’innario è spesso la scelta più idonea e ispiratrice per un coro o un assolo vocale o strumentale (vedi Michael F. Moody, Ensign, agosto 1994, pag. 79).

La musica sacra ci può aiutare anche quando non c’è una riunione ufficiale. Per esempio, quando ci sentiamo tentati, possiamo respingere la tentazione cantando o recitando le parole di un nostro inno preferito (vedi Boyd K. Packer, «Musica ispirata–pensieri degni», Ensign, gennaio 1974, pagg. 25-28)

I nostri inni possono fare miracoli anche quando il coro è poco numeroso, e anche quando non si può sentire quasi nessun suono. L’ho notato qualche mese fa partecipando ad una esibizione musicale unica fra le esperienze che ho fatto finora. Sono stato invitato a parlare alla conferenza tenuta nel Rione di Salt Lake Valley per i sordomuti del Palo di Salt Lake Park. Partecipavano oltre trecento fratelli e sorelle sordomuti. Io e i componenti della presidenza del palo eravamo praticamente gli unici adulti della congregazione che potevano sentire e che cercavano di cantare con la voce. Il resto dei componenti della vasta assemblea cantava con le mani. Le labbra non si muovevano e gli unici suoni che si potevano sentire erano l’organo e quattro deboli voci sul podio. Nella congregazione tutte le mani si muovevano all’unisono con il direttore e cantavano con il linguaggio dei segni «Lo Spirito arde» (Inni, No. 2). Mentre cantavamo insieme, lo Spirito del Signore discese su di noi e ci preparò per la preghiera. La nostra musica sacra è un potente mezzo per prepararci a pregare e a recepire gli insegnamenti del vangelo. Dobbiamo utilizzare più spesso i nostri inni per sintonizzarci con lo Spirito del Signore, per unirci, per insegnare, per imparare le nostre dottrine. Dobbiamo utilizzare meglio i nostri inni nell’insegnamento missionario, nelle classi di dottrina evangelica, nelle riunioni dei quorum, nelle serate familiari e nell’insegnamento familiare. La musica è un mezzo efficace per adorare il nostro Padre Celeste e Suo figlio Gesù Cristo. Dobbiamo usare gli inni quando abbiamo bisogno di forza spirituale e di ispirazione.

Noi che ci sentiamo disposti «a cantare il canto dell’amore redentore» (Alma 5:26) dobbiamo continuare a cantare per avvicinarci a Colui che ha ispirato la musica sacra e ci ha comandato di usarla quando Lo adoriamo. Prego umilmente che possiamo essere diligenti nel farlo, preghiera che dico con la testimonianza della verità del vangelo di Gesù Cristo e della divina chiamata di coloro che abbiamo sostenuto oggi. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9