1990–1999
Questo lavoro riguarda le persone
Aprile 1995


Questo lavoro riguarda le persone

Stiamo diventando una grande società globale. Ma il nostro interesse e le nostre cure devono essere sempre diretti al singolo individuo.

Grazie, fratelli, di esservi adoperati per partecipare a questa grande riunione mondiale del sacerdozio. Ovunque vi troviate, vi ringrazio e vi lodo per la vostra fede, per la vostra lealtà a questo lavoro del Signore, per gli sforzi che fate nella vita quotidiana per essere degni del sacro sacerdozio che detenete.

Questa mattina tutti abbiamo partecipato a una solenne assemblea, che è esattamente quello che indica il nome. È un raduno dei membri della Chiesa, nel quale ogni individuo sta alla pari con ogni altro nell’esercitare con sobrietà e solennità il suo diritto di sostenere o di non sostenere coloro che, secondo le procedure derivanti dalle rivelazioni, sono stati scelti come dirigenti.

La procedura di sostegno è molto più di una rituale alzata di mano. È l’impegno di appoggiare, sostenere e aiutare coloro che sono stati scelti.

Riguardo alla Prima Presidenza il Signore ha detto: «Tre Sommi Sacerdoti Presiedenti del Sacerdozio di Melchisedec, scelti dal corpo, nominati ed ordinati a quell’ufficio, e sostenuti dalla fiducia, dalla fede e dalle preghiere della Chiesa» (DeA 107:22).

Sottolineo queste parole: «sostenuti dalla fiducia, dalla fede e dalle preghiere della Chiesa».

La vostra mano alzata nella solenne assemblea di questa mattina è un’espressione della vostra disponibilità e desiderio di sostenere noi, vostri fratelli e vostri servitori, con la vostra fiducia, fede e preghiere. Sono profondamente grato di quest’espressione di sostegno. Ringrazio tutti voi, ognuno di voi. Vi assicuro, come già sapete, che nelle procedure stabilite dal Signore non c’è nessuna candidatura per un determinato ufficio. Come il Signore ebbe a dire ai Suoi discepoli: «Non siete voi che avete scelto me, ma son io che ho scelto voi, e v’ho costituiti» (Giovanni 15:16). Questo non è un ufficio al quale qualcuno può aspirare. Il diritto di scelta spetta al Signore. Egli è il padrone della vita e della morte. Suo è il potere di chiamare. Suo è il potere di togliere. Suo è il potere di mantenere. È tutto nelle Sue mani.

Non so perché, nel Suo grande disegno, una persona come me si trova a occupare questo posto. Ma essendo stato rivestito di questo manto, ora dedico nuovamente la mia forza, il mio tempo, i miei talenti, la mia vita stessa al lavoro del mio Maestro, al servizio dei miei fratelli e sorelle. Di nuovo vi ringrazio, miei amati fratelli, per le azioni che avete compiuto oggi. Prego di esserne degno, e spero di poter essere ricordato nelle vostre preghiere.

Nel progresso di questo lavoro è naturale che qualche volta siano fatti dei cambiamenti amministrativi. La dottrina rimane la stessa; ma di volta in volta vi sono dei cambiamenti organizzativi e amministrativi, effettuati secondo le disposizioni contenute nelle rivelazioni.

Per esempio, ventotto anni fa la Prima Presidenza fu ispirata a chiamare degli uomini perché servissero come rappresentanti regionali dei Dodici. A quel tempo questa era una nuova chiamata nella Chiesa. La Presidenza dichiarò che ciò era necessario a causa del «costante progresso della Chiesa» che aveva reso «evidente una maggiore necessità di addestrare i nostri dirigenti di palo e di rione nei programmi della Chiesa, affinché a loro volta essi potessero addestrare i fedeli affidati alle loro cure al cospetto del Signore».

A quel tempo furono nominati sessantanove rappresentanti regionali. Oggi ve ne sono duecentottantaquattro. L’organizzazione è diventata, direi, poco flessibile.

Più recentemente la Presidenza è stata ispirata a chiamare dei componenti dei Settanta perché servissero come presidenze di area. Man mano che il lavoro cresce nel mondo, è diventato necessario decentralizzare l’autorità amministrativa per tenere le Autorità generali più vicine alla gente. Ora noi abbiamo delle presidenze di area ben stabilite e efficacemente funzionanti.

Si ritiene ora desiderabile migliorare l’organizzazione amministrata dalle presidenze di area. Di conseguenza annunciamo il rilascio – il rilascio onorevole – di tutti i rappresentanti regionali, a fare data dal 15 agosto di quest’anno. Esprimiamo la nostra profonda gratitudine a questi devoti e capaci fratelli per l’immenso lavoro che hanno svolto, per la loro lealtà, fedeltà e devozione nel promuovere la causa del nostro Padre in cielo. Non trovo parole per lodare adeguatamente questi uomini. Essi hanno sacrificato il loro tempo e le loro risorse. Sono andati ovunque e quando è stato loro chiesto. Hanno efficacemente aiutato i presidenti di palo e i vescovi con i loro saggi consigli e direttive, con insegnamenti e istruzioni. Li ringraziamo uno per uno e preghiamo che durante gli anni a venire il Signore li benedica, dando loro la soddisfacente assicurazione che ognuno di loro ha dato un significativo contributo al lavoro, e che le loro fatiche sono state da Lui accettate.

Ora annunciamo la chiamata di un nuovo dirigente locale, che sarà chiamato autorità di area. Queste persone saranno sommi sacerdoti scelti tra i più esperti dirigenti della Chiesa del passato e del presente. Essi continueranno a svolgere il loro lavoro, a risiedere nelle loro case e a servire su base di volontariato nella Chiesa. La durata della loro chiamata sarà flessibile, in generale per un periodo di circa sei anni. Essi saranno strettamente collegati alle presidenze di area. Il loro numero sarà inferiore a quello degli attuali rappresentanti regionali. Siamo guidati, nell’istituire questo nuovo corpo di dirigenti di area, come lo furono i nostri Fratelli prima di noi nel chiamare i rappresentanti regionali, secondo le disposizioni contenute nella rivelazione sul sacerdozio, sezione 107 di Dottrina e Alleanze. Dopo le istruzioni ai Dodici e ai Settanta, questa rivelazione dichiara:

«Mentre gli altri dirigenti della Chiesa, che non appartengono ai Dodici né ai Settanta, non hanno la responsabilità di viaggiare fra tutte le nazioni; ma debbono viaggiare come lo permetteranno le loro circostanze, nonostante essi possano detenere posizioni di grande responsabilità nella Chiesa» (v. 98).

Ripeto che questi cambiamenti non saranno effettivi sino al 15 agosto di quest’anno.

Ed ora, fratelli, consentitemi di dire qualche parola su una questione collegata a quella che abbiamo trattato. La Chiesa sta diventando un’organizzazione molto grande e complessa. Ora abbiamo dei fedeli in più di centocinquanta nazioni. Siamo nove milioni e cresciamo al ritmo di circa un milione ogni tre anni e mezzo. Oltre ai regolari programmi, come la riunione sacramentale, l’insegnamento familiare, le riunioni dei quorum del sacerdozio e delle organizzazioni ausiliarie, attività che hanno tutte le scopo di soddisfare le necessità dei membri viventi della Chiesa, portiamo innanzi un immenso programma che comporta imprese come la costituzione del più grande archivio genealogico del mondo; la gestione della più grande università privata del Paese, se non del mondo, con annesso programma del Seminario e dell’Istituto, che abbraccia centinaia di migliaia di studenti; l’amministrazione e la gestione della più grande organizzazione missionaria di cui sono a conoscenza, con un numero di missionari che si avvicina ai cinquantamila; l’attuazione di un programma edilizio di proporzioni senza precedenti; la gestione di una grande ed efficace impresa editoriale e l’addestramento e la motivazione della più grande organizzazione di dirigenti ecclesiastici non rimunerati di cui siamo a conoscenza. Esito a usare superlativi, ma penso che in questo caso siano giustificati. Stiamo diventando una grande società globale. Ma il nostro interesse e le nostre cure devono essere sempre diretti al singolo individuo. Ogni membro di questa chiesa è un singolo individuo, uomo o donna, ragazzo o ragazza che sia. Il nostro grande dovere è assicurarci che ognuno di loro sia ricordato e nutrito «dalla buona parola di Dio» (Moroni 6:4), che ognuno abbia la possibilità di progredire, di esprimersi e di essere addestrato nel lavoro e nelle vie del Signore, che nessuno manchi del necessario per vivere, che si soddisfino i bisogni dei poveri, che ogni membro della Chiesa sia incoraggiato e addestrato e abbia la possibilità di progredire sulla strada dell’immortalità e della vita eterna. Tale, io sostengo, è il principio ispirato di questo che è il lavoro del Signore. L’organizzazione può crescere e moltiplicarsi, come sicuramente accadrà. Questo Vangelo deve essere portato a ogni nazione, tribù, lingua e popolo. Nel futuro prevedibile non deve mai esserci una sosta o un’interruzione dei nostri sforzi per progredire, edificare e ampliare Sion in tutto il mondo. Ma, nonostante questo, deve continuare ad esserci un intimo rapporto pastorale tra ogni fedele e un saggio e premuroso vescovo o presidente di ramo. Questi sono i pastori del gregge, che hanno il dovere di provvedere ai fedeli in numero relativamente piccolo, in modo che nessuno sia dimenticato, trascurato o abbandonato.

Gesù era il vero pastore che porgeva la mano a chi si trovava in difficoltà, uno alla volta, per conferire loro benedizioni personali.

In più di una occasione il presidente Lee ci disse di spaziare con lo sguardo sulle vaste distese, ma di coltivare quelle più piccole. Egli diceva in effetti che dobbiamo vedere il quadro completo delle cose, e poi lavorare assiduamente nel ristretto campo di azione che è stato affidato ad ognuno di noi; e che, nel farlo, possiamo concentrarci sulle necessità del singolo individuo.

Questo lavoro è diretto al bene delle persone, a ogni figlio o figlia di Dio. Nel descrivere i successi parliamo in termini di numeri, ma tutti i nostri sforzi devono essere dedicati allo sviluppo degli individui.

Per esempio, il presidente Hunter ci esortò a una maggiore attività nel tempio. Questo sacro lavoro riguarda l’intera famiglia umana del passato e del presente. Ma viene compiuto su base individuale, poiché coloro che hanno ricevuto le loro ordinanze si presentano individualmente come procuratori per altre persone. Anche il servizio missionario è un’opera diretta alle persone, dove il missionario istruisce e porta testimonianza al simpatizzante, che deve esaminare e pregare da solo nella quiete della sua anima, se vuole acquisire la conoscenza della verità.

L’acquisizione di una forte e sicura testimonianza è privilegio e possibilità di ogni singolo membro della Chiesa. Il Maestro disse: «Se uno vuol fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio o se io parlo di mio» (Giovanni 7:17).

Il servizio in favore degli altri, lo studio e la preghiera conducono alla fede in questo lavoro e poi alla conoscenza della sua verità. Questa è sempre stata un’attività su base personale e deve esserlo sempre, anche in futuro.

Noi parliamo spesso di quando Wilford Woodruff convertì i Fratelli Uniti in Inghilterra, e circa milleottocento persone furono battezzate nella Chiesa. Ma non dimentichiamo che ognuno di loro dovette percorrere la solitaria strada del pentimento, della fede nel Signore Gesù Cristo e dell’accettazione del fatto che l’antico Vangelo era tornato di nuovo sulla terra in questa promessa dispensazione della pienezza dei tempi.

Le decisioni che prendiamo, individualmente e personalmente, diventano il tessuto della nostra vita. Questo tessuto sarà bello o brutto secondo i fili che sono stati in esso impiegati. Vorrei dire in particolare ai giovani che sono qui stasera che non possono indulgere a un comportamento illecito senza danneggiare la bellezza del tessuto della loro vita. Gli atti immorali di qualsiasi genere vi introdurranno un filo ripugnante. La disonestà di qualsiasi genere creerà un difetto. Il linguaggio volgare e osceno priverà il disegno della sua bellezza.

«Scegli il ben se a decidere ti trovi» è l’invito rivolto ad ognuno di noi (Inni, No. 148).

Ed ora, per concludere, consentitemi di dire che mi glorio del passato meraviglioso, coraggioso e vittorioso di questa grande opera. Mi stupisco del presente, quando io e voi stiamo come sentinelle sulle torri. Guardo al futuro con speranza, sicurezza e ferma fede.

Dio, nostro Padre Eterno, vive. Questa è la Sua opera, che ha lo scopo di aiutarLo a «fare avverare l’immortalità e la vita eterna» dei Suoi figli e figlie di ogni generazione (Mosè 1:39).

Gesù è il Cristo, il Messia promesso, che venne sulla terra nelle più umili circostanze, che percorse le polverose strade della Palestina insegnando e guarendo, che morì sulla crudele croce del Golgota e risorse il terzo giorno. Questa è la Sua chiesa. Porta il Suo nome. Noi siamo i Suoi servitori, ognuno di noi. Il sacerdozio che deteniamo è il Suo sacerdozio, e noi lo esercitiamo nel Suo nome. Fu conferito a Joseph Smith e Oliver Cowdery da coloro che lo detenevano nell’antichità, avendolo ricevuto dal Signore stesso. Il Vangelo è la via della pace, del progresso, della sicurezza, della salvezza, dell’esaltazione. Questa, l’ultima e finale dispensazione, fu introdotta dalla gloriosa apparizione del Padre e del Figlio al ragazzo Joseph Smith. Io e voi, fratelli miei, abbiamo ricevuto questo santo sacerdozio mediante l’imposizione delle mani da coloro che possedevano l’autorità di farlo. Dobbiamo vivere in modo degno di esso. Dobbiamo proteggerlo. Dobbiamo onorarlo. Dobbiamo usarlo con rettitudine per aiutare il prossimo. Dio ci aiuti a rimanere fedeli al grande e sacro incarico che è stato affidato a ognuno di noi. Così prego umilmente, impartendovi la mia benedizione, nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9