1990–1999
Missioni, templi e ministero
Ottobre 1995


Missioni, templi e ministero

Quanto è meraviglioso, quanto è soddisfacente sapere che ognuno di noi può fare qualcosa per rafforzare il lavoro dell’Onnipotente.

Se sarò sostenuto dalla vostra fede e dalle vostre preghiere, sarò in grado di dire qualcosa di utile. Una settimana fa, sabato sera, in questo Tabernacolo c’è stata una grande conferenza della Società di Soccorso. È stata un’esperienza davvero ricca di ispirazione guardare in volto quella vasta congregazione di donne dotate di forza, di fede e di capacità. Ora è un’esperienza altrettanto ricca di ispirazione guardare nel volto voi fratelli e sentire la vostra forza, la vostra fede, la vostra lealtà e la vostra devozione.

Abbiamo trascorso un’ora piena di ispirazione. Abbiamo ascoltato molti buoni consigli che ci saranno di grande aiuto se li metteremo in pratica. Desidero parlare di due o tre argomenti.

Il primo è già stato trattato dal presidente Monson e da fratello Hillam. Voglio esprimere la mia approvazione a quanto è stato detto e fare qualche altra osservazione.

Voglio parlare anche del lavoro missionario. Recentemente sono stato a Londra, dove abbiamo tenuto una riunione con i missionari che servono in quell’area. I rappresentanti della BBC hanno filmato parte della riunione, poiché stanno preparando un documentario sul nostro lavoro missionario nelle Isole Britanniche.

Prima della riunione ero stato intervistato da un inviato del programma Radio Worldwide Service della BBC. Egli aveva osservato i missionari e aveva notato il loro giovane aspetto. Mi chiese: «Come potete pretendere che le persone ascoltino questi giovani dall’aspetto tanto ingenuo?»

Con il termine ingenuo, ovviamente, egli voleva dire che sembravano immaturi, inesperti, privi di raffinatezze.

Gli risposi con un sorriso: «Ingenui, dice? I nostri missionari oggi sono come Timoteo ai tempi di Paolo. Fu Paolo che scrisse così al suo giovane compagno: ‹Nessuno sprezzi la tua giovinezza; ma sii d’esempio ai credenti, nel parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella castità› (1 Timoteo 4:12).

La cosa straordinaria è che le persone li ricevono e li ascoltano. Sono giovani sani. Sono intelligenti, svegli; sono giovani per bene. Hanno un aspetto pulito, e le persone imparano presto a fidarsi di loro».

Avrei potuto aggiungere: «Sono un miracolo». Bussano alle porte, ma poche sono le persone che si trovano in casa in questi giorni, in una città come Londra. Così i missionari li avvicinano per strada e iniziano con loro una conversazione.

Non è cosa facile per un giovane o una giovane dai sentimenti delicati. Ma essi hanno imparato a credere in queste altre parole di Paolo a Timoteo:

«Poiché Iddio ci ha dato uno spirito non di timidità, ma di forza e d’amore e di correzione.

Non aver dunque vergogna della testimonianza del Signor nostro» (2 Timoteo 1:7–8).

Essi sono consapevoli che il timore non è un sentimento ispirato da Dio, ma dal nemico della verità. Pertanto sviluppano la capacità di avviare con le persone una conversazione riguardante il loro lavoro e il loro messaggio. Essi e i loro colleghi porteranno nella Chiesa durante quest’anno, il 1995, quasi trecentomila convertiti. Ossia l’equivalente di cento nuovi pali di Sion e più di cinquecento nuovi rioni in un solo anno.

«Giovani ingenui?» Sì, mancano di sofisticazione. Quale grande fortuna è questa! In loro non c’è inganno. Nelle loro parole non ci sono sofismi. Parlano con il cuore, per loro convinzione personale. Ognuno di loro è un servo del Dio vivente, un ambasciatore del Signore Gesù Cristo. Il loro potere non scaturisce dalla loro conoscenza delle cose del mondo. Il loro potere proviene dalla fede, dalla preghiera e dall’umiltà. Come ci è stato ricordato, il lavoro non è facile. Non è mai stato facile. Tanto tempo fa Geremia disse che il Signore avrebbe radunato il Suo popolo, uno da una città e due da una famiglia, per portarlo a Sion, e là affidarli a dei pastori secondo il Suo cuore (vedi Geremia 3:14–16). Riferendosi ai singoli missionari, nella maggior parte dei casi il raccolto non è abbondante, ma il risultato totale è stupefacente. Il lavoro richiede coraggio, richiede sforzi, richiede l’umiltà di inginocchiarsi e chiedere al Signore aiuto e guida.

Lancio una sfida a ogni giovane di questa congregazione, questa sera: preparatevi ora ad essere degni di servire il Signore come missionari a tempo pieno. Egli ha detto: «Se siete preparati, voi non temerete» (DeA 38:30). Preparatevi a consacrare due anni della vostra vita a questo sacro servizio. Questo in effetti costituirà una decima sui primi vent’anni della vostra vita. Pensate a quanto di buono avete: la vita stessa, salute, forza, cibo da mangiare, vestiti da indossare, genitori, fratelli, sorelle e amici. Sono tutti doni del Signore. Naturalmente il vostro tempo è prezioso, e forse ritenete di non potervi permettere di donare questi due anni. Ma vi prometto che il tempo che passerete sul campo di missione, se questi anni sono dedicati a un servizio devoto, produrranno frutti più grandi di qualsiasi altro paio di anni della vostra vita. Arriverete a capire cosa significa dedizione e consacrazione. Svilupperete i poteri della persuasione, che miglioreranno tutta la vostra vita. La vostra timidezza e i vostri timori gradualmente scompariranno, man mano che acquisirete coraggio e convinzione. Imparerete a lavorare con gli altri, a sviluppare lo spirito di gruppo. Il terribile male dell’egoismo sarà sostituito in voi dal desiderio di servire il prossimo. Vi avvicinerete di più al Signore di quanto probabilmente farete in qualsiasi altro genere di circostanze. Arriverete a convincervi che senza il Suo aiuto siete davvero deboli e semplici, ma che con il Suo aiuto potete compiere miracoli.

Prenderete l’abitudine alla laboriosità. Svilupperete la capacità di stabilire degli obiettivi e di raggiungerli. Imparerete a lavorare con chiarezza di propositi. Quale meravigliosa base sarà tutto questo per gli studi che continuerete dopo la missione e per il lavoro che svolgerete per il resto della vostra vita! Questi due anni non saranno tempo perduto. Saranno capacità acquisite.

Rallegrerete la vita di coloro ai quali insegnate, e dei loro posteri dopo di loro. Rallegrerete la vostra vita. Rallegrerete la vita dei vostri familiari, che vi sosterranno e pregheranno per voi.

E, soprattutto, una dolce pace vi riempirà il cuore, per la consapevolezza di aver servito il Signore con capacità e fedeltà. Il vostro servizio diventerà un’espressione di gratitudine per il vostro Padre celeste.

Arriverete a riconoscere nel vostro Redentore il vostro più grande amico in questa vita e nell’eternità. Vi renderete conto che tramite il Suo sacrificio espiatorio Egli ha aperto la via che porta alla vita eterna e all’esaltazione, al di sopra e al di là del vostro sogno più ambito.

Se svolgerete bene e fedelmente la missione, sarete mariti migliori, sarete padri migliori, sarete studenti migliori, sarete lavoratori migliori nella professione che sceglierete. L’amore è l’essenza di questo lavoro missionario. L’altruismo fa parte della sua natura. L’autodisciplina è un suo requisito. La preghiera apre le sue riserve di potere.

Pertanto, miei cari giovani fratelli, decidete in cuor vostro oggi di includere nei programmi per la vostra vita il servizio nel campo del Signore, come missionari della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni.

Ed ora, fratelli, voglio passare a un altro argomento. Il lavoro missionario ha l’obiettivo di provvedere le ordinanze di salvezza ai figli viventi del Padre in tutto il mondo. Il lavoro di tempio si occupa principalmente del servizio in favore dei figli e delle figlie di Dio che sono passati oltre il velo della morte. Dio non ha riguardo alla qualità delle persone. Se coloro che vivono in ogni nazione meritano le ordinanze di salvezza del Vangelo, allora quelli delle generazioni passate devono meritarle anche loro.

I nostri fedeli non possono godere di tutte le benedizioni del Vangelo, a meno che non possano ricevere per sé le ordinanze del tempio e poi mettano queste ordinanze a disposizione dei loro parenti defunti e di altre persone. Se questo deve avvenire, devono essere loro disponibili i templi. È una questione che mi sta molto a cuore.

Nel 1954, prima di diventare Autorità generale, il presidente McKay mi chiamò nel suo ufficio e mi parlò dei piani per la costruzione del Tempio Svizzero. Mi affidò l’incarico di trovare la maniera di celebrare le ordinanze del tempio per i fedeli di varie lingue senza moltiplicare il numero degli addetti al tempio. Da allora ho avuto molto a che fare con questi sacri edifici e con le ordinanze che vengono celebrate in essi.

Oggi abbiamo quarantasette templi in funzione. Otto di essi si trovano nell’Utah, sedici in altre zone degli Stati Uniti, due in Canada e ventuno fuori del Nord America. Ventotto di questi quarantasette templi sono stati dedicati da quando entrai a far parte della Prima Presidenza nel 1981. Inoltre quattro templi sono stati ridedicati dopo importanti lavori di restauro. Sei altri templi sono in corso di costruzione, a American Fork e a Vernal, nell’Utah, a St. Louis, nel Missouri, a Hong Kong, a Preston, in Inghilterra, e a Bogota, in Columbia.

Abbiamo annunciato la costruzione di altri sette templi a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, a Madrid, in Spagna, a Guayaquil, in Ecuador, a Recife, in Brasile, a Cochabamba, in Bolivia, a Nashville, nel Tennessee, e a Hartford, nel Connecticut. Stiamo studiando la possibilità di costruire un altro tempio in Venezuela.

Dopo aver lavorato per lunghi anni per acquisire un appezzamento di terreno idoneo nell’area di Hartford, anni durante i quali la Chiesa è cresciuta considerevolmente nelle zone a nord e a sud, abbiamo deciso che per il momento non costruiremo un tempio nelle immediate vicinanze di Hartford, ma che ne costruiremo invece un altro nella zona di Boston, nel Massachusetts, e un altro ancora a White Plains, nello Stato di New York. In altre parole, vi saranno due altri templi per provvedere alle necessità dei fedeli, dove in origine si era pensato di costruirne uno solo. Abbiamo acquistato dei bellissimi appezzamenti di terreno in entrambe queste nuove località.

Porgiamo le nostre scuse ai fedeli santi della zona di Hartford. Sappiamo che sarete delusi da quest’annuncio. Sappiamo che noi, con i vostri dirigenti locali, abbiamo dedicato lunghe ore alla ricerca di una località idonea per provvedere alle necessità dei santi dello Stato di New York e della Nuova Inghilterra. Siamo profondamente dispiaciuti di deludere i fedeli della zona di Hartford, ma siamo convinti che siamo stati guidati all’attuale decisione, e che i templi si troveranno in zone tali da consentire a voi che risiedete nell’area di Hartford di non dover viaggiare troppo a lungo.

Inoltre stiamo lavorando per acquisire altri sei appezzamenti di terreno. È un programma molto ambizioso.

Provo l’ardente desiderio che vi sia un tempio a distanza ragionevole da ogni Santo degli Ultimi Giorni di tutto il mondo. Possiamo procedere soltanto con l’attuale rapidità. Cerchiamo di assicurarci che ogni tempio si trovi in un’ottima località, dove vi saranno buoni vicini per un lungo tempo a venire. I prezzi delle proprietà in tali zone sono di solito alti. Il tempio è una struttura molto più complessa da costruire di una comune casa di riunione o centro di palo. È costruito secondo norme più complesse di architettura. Richiede più tempo e costa di più. Il lavoro procede con la massima rapidità a noi possibile. Prego costantemente che in qualche modo il lavoro si possa affrettare, in modo che sempre più fedeli possano avere più facile accesso a una sacra casa del Signore.

Brigham Young una volta disse che se i giovani comprendessero veramente le benedizioni del matrimonio nel tempio, sarebbero disposti ad andare a piedi sino in Inghilterra se fosse necessario (vedi Journal of Discourses, 11:118). Speriamo che non abbiano mai da dover camminare tanto.

Questi edifici particolari e meravigliosi e le ordinanze che vengono impartite in essi rappresentano il punto culminante del nostro culto. Queste ordinanze diventano le più profonde espressioni della nostra teologia. Esorto i nostri fedeli di ogni dove, con tutta la capacità di persuasione che possiedo, a vivere in modo degno da detenere una raccomandazione per il tempio, a chiederla e a considerarla come un bene prezioso e a compiere uno sforzo più grande per andare alla casa del Signore e essere partecipi dello spirito e delle benedizioni che ivi si trovano. Sono convinto che ogni uomo o donna che va al tempio con sincerità e con fede esca dalla casa del Signore essendo un uomo o una donna migliore. In tutti noi c’è la necessità di un costante miglioramento. Ogni tanto c’è anche la necessità di lasciare i rumori e i tumulti del mondo per entrare tra le mura di una sacra casa di Dio, per sentire il Suo Spirito in un ambiente di santità e di pace.

Se ogni uomo di questa chiesa che è stato ordinato al Sacerdozio di Melchisedec si qualificasse per detenere una raccomandazione per il tempio e poi andasse alla casa del Signore per rinnovare le sue alleanze in tutta solennità al cospetto di Dio e dei testimoni, saremmo un popolo migliore. Tra noi vi sarebbe poca o nessuna infedeltà. Il divorzio sparirebbe quasi interamente. Tanti dolori sarebbero evitati. Vi sarebbe una maggior misura di pace, di amore e di felicità nelle nostre case. Vi sarebbero meno mogli e figli in lacrime. Vi sarebbe una maggiore misura di apprezzamento e di rispetto reciproco tra noi. E sono fiducioso che il Signore ci concederebbe più abbondantemente il Suo favore.

Ed ora, fratelli, prima di concludere voglio trattare un altro argomento. Se questo prolungherà il mio discorso oltre il tempo stabilito, spero che vorrete scusarmi.

Desidero esporre al Sacerdozio della Chiesa la mia valutazione dell’attuale condizione di questa grande organizzazione, di cui ognuno di noi fa parte e per la quale ognuno di noi ha interesse. Penso che ogni tanto avete il diritto di ascoltare tale relazione.

Sono grato di poter dire che la Chiesa è in buone condizioni. È sana. Cresce per numero di fedeli. Alla fine del 1994 i nostri fedeli ammontavano a 9.025.000, con un aumento di 300.730 sull’anno precedente. Questo significa che aggiungiamo alle nostre file un milione di nuovi membri ogni tre anni e mezzo, e sono fiducioso che questa tendenza aumenterà. La Chiesa si sta infatti espandendo geograficamente in tutto il mondo. Penso che sia bene amministrata. Ma non siamo immuni dalle difficoltà. Troppi dei nostri fedeli scivolano nell’inattività. Troppi non mettono in pratica i principi del Vangelo. Ma, nonostante ciò, abbiamo motivo di gioire di ciò che sta accadendo.

La Chiesa non ha debiti. Preciso questa dichiarazione nel senso che abbiamo stipulato alcuni contratti per l’acquisto di proprietà, in base ai quali i venditori insistono per avere pagamenti dilazionati. Vi sono tuttavia le risorse necessarie per rispettare puntualmente i pagamenti contemplati da detti contratti.

Nelle nostre poche imprese commerciali un certo debito viene usato come strumento amministrativo. Ma la percentuale dei debiti, confrontata con i crediti, farebbe invidia agli amministratori delegati di qualsiasi grande organizzazione.

La Chiesa vive nei limiti dei suoi mezzi e continuerà a farlo. Sono profondamente grato per la legge della decima. Per me è un miracolo che si ripete continuamente: un miracolo reso possibile dalla fede del nostro popolo. È il piano del Signore per finanziare il lavoro del Suo regno.

È un piano semplice e chiaro. Consiste di trentacinque parole (nella versione inglese, NdT) nella sezione 119 di Dottrina e Alleanze. Quale contrasto con le complicate, astruse e difficili leggi fiscali che dobbiamo rispettare come cittadini!

Non c’è nessun obbligo di pagare la decima se non il comandamento del Signore, e questo naturalmente diventa il migliore di tutti i motivi. Questa è l’unica grande società di cui sono a conoscenza che non radia dai suoi elenchi coloro che mancano di pagare quella che potrebbe essere considerata la loro quota.

Il pagamento della decima comporta la convinzione della verità di questo principio.

Ora noi sappiamo che questi fondi sono sacri. Abbiamo l’assoluto obbligo di usarli con cura e oculatezza. Ho detto prima che tengo sulla credenza che sta nel mio ufficio questo obolo genuino della vedova (troppo piccolo perché voi possiate vederlo, ma c’è davvero), che mi fu dato tanto tempo fa da fratello David B. Galbraith, che a quel tempo era presidente del Ramo della Chiesa di Gerusalemme. Lo tengo come memento del sacrificio che rappresenta, e del fatto che stiamo amministrando la consacrazione della vedova oltre che l’offerta del ricco. Ringrazio tutti coloro che si comportano onestamente con il Signore nel pagamento delle loro decime e offerte. Ma so che non avete bisogno di essere ringraziati. La vostra testimonianza della divinità di questa legge e delle benedizioni che scaturiscono dalla sua osservanza è forte come la mia testimonianza.

Non soltanto siamo determinati a vivere entro i mezzi della Chiesa, ma ogni anno mettiamo nelle riserve della Chiesa una parte delle nostre entrate annuali. Facciamo soltanto ciò che abbiamo suggerito di fare a ogni famiglia. Se dovesse venire un periodo di crisi economica, speriamo di avere i mezzi per superare la bufera.

Siamo consapevoli dell’importanza del servizio volontario consacrato per portare innanzi i programmi della Chiesa. Abbiamo un vero esercito di persone devote che dedicano generosamente il loro tempo per collaborare a svolgere questo lavoro. L’ufficio personale ha comunicato che attualmente sono al lavoro 96.484 di questi volontari, che rappresentano l’equivalente di diecimila dipendenti a tempo pieno, e il loro servizio ha il valore annuale di 360.000.000 di dollari. Essi lavorano come missionari o in altre vesti nell’ambito del Sistema Educativo della Chiesa, nella nostra organizzazione genealogica, nei templi e in vari altri dipartimenti e uffici della Chiesa. Siamo profondamente grati e abbiamo un grande debito verso di loro per questo stupendo contributo. Sono convinto che il Signore si compiace del loro servizio devoto.

Il nostro programma di istruzione religiosa infrasettimanale procede splendidamente. Ovunque la Chiesa è organizzata, viene messo in atto il programma del Seminario. Anche i nostri istituti forniscono un meraviglioso servizio agli studenti universitari. Durante questo anno accademico 1995–1996 vi sono più di 583.000 studenti iscritti ai Seminari e agli Istituti. Molti di voi giovani che siete qui questa sera – oserei dire quasi ognuno di voi – ha beneficiato o beneficia di questo meraviglioso programma della Chiesa. Vorrei che tutti voi che siete iscritti al Seminario o all’Istituto vi alzaste per un attimo. Guardateli. Questo dice molto. Grazie, tante grazie.

Spero che tutti coloro che possono avvantaggiarsi di questi programmi lo facciano. La conoscenza del Vangelo crescerà, la fede sarà rafforzata e voi godrete di meravigliosi legami di amicizia e di fraternità con persone del vostro ambiente.

Penso alla lotta sostenuta dal profeta Joseph per pubblicare la prima edizione del Libro di Mormon. Quella prima edizione contava cinquemila copie, e la stampa fu resa possibile soltanto grazie alla generosità di Martin Harris. Vi interesserà sapere che l’anno scorso sono state distribuite 3.742.629 copie del Libro di Mormon. Questo libro, intero o sotto forma di selezione, è stampato in ottantacinque lingue diverse. Forse non inondiamo la terra con il Libro di Mormon, come il presidente Benson ci esortò a fare, ma consentitemi di dire che non è poca cosa distribuire quasi quattro milioni di copie di questo libro in un anno.

Ho avuto il privilegio di presiedere al 150mo palo della Chiesa creato nel 1945, centoquindici anni dopo l’organizzazione della Chiesa. Oggi, esattamente cinquant’anni dopo, vi sono duemilacentouno pali di Sion. Settecentosettantadue nuovi rioni e rami sono stati organizzati durante il 1994, portando il totale di fine anno a 21.774 rioni e rami. Dovrebbe essere evidente per tutti perché dobbiamo costruire tanti nuovi edifici in cui i nostri fedeli possano rendere il culto ed essere istruiti. Attualmente abbiamo trecentosettantacinque nuovi edifici in corso di costruzione. Costruire questi edifici diventa sempre più costoso; speriamo perciò che ne abbiate cura. Rivolgo un particolare appello a voi giovani perché facciate tutto il possibile in questo senso. Vogliamo che questi edifici siano usati per gli scopi per cui sono stati costruiti, ma non vogliamo che se ne abusi. Il costo dei servizi è alto. Spegnete le luci quando gli edifici non sono usati. Non lasciate in giro rifiuti. Tenete il giardino pulito e curato. Ovunque si trovi uno dei nostri edifici, esso deve dire a coloro che passano: «Le persone che rendono qui il loro culto sono persone che credono nella pulizia, nell’ordine, nella bellezza e nella rispettabilità».

Vi ho già parlato dell’aumento del numero dei templi. Lo stesso vale per ogni aspetto del programma. Vedo davanti a noi uno splendido futuro. Non ignoro il fatto che incontreremo dei problemi. Questo lavoro ha sempre incontrato dei problemi. L’avversario continua a opporsi ad esso. Ma noi procederemo innanzi come coloro che ci hanno preceduto. Ogni uomo e ogni ragazzo che è a portata della mia voce questa sera ha il dovere di collaborare a questa grande opera per farla espandere e crescere sempre di più.

Fratelli, grazie per la vostra fede. Grazie per la vostra devozione. Siamo consapevoli della grande fiducia che riponete in noi. Siamo consapevoli della grande fiducia riposta in noi dal Signore. Egli ha anche riposto una sacra fiducia in ognuno di voi che detiene il Suo divino sacerdozio. Come ho già detto, siamo tutti impegnati a svolgere questo lavoro. Ognuno di noi ha la sua parte nell’edificazione del Regno. Quanto è meraviglioso, quanto è soddisfacente sapere che ognuno di noi può fare qualcosa per rafforzare questo che è il lavoro dell’Onnipotente.

È vero. È il lavoro del nostro Padre. È la chiesa del nostro Redentore. Il sacerdozio che noi deteniamo è una cosa molto reale e molto preziosa. Vi lascio con la mia testimonianza, il mio affetto, la mia benedizione e la mia gratitudine, nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9