1990–1999
«Le cose pacifiche del Regno»
Ottobre 1996


«Le cose pacifiche del Regno»

Pace e buone novelle … sono tra i grandi doni che il vangelo di Gesù Cristo porta a questo mondo turbato.

Ci stiamo avvicinando alla fine di un’altra stupenda conferenza generale della Chiesa. Siamo stati edificati da preghiere sincere, meravigliosa musica e insegnamenti davvero ispirati. Tra pochi minuti ascolteremo i consigli conclusivi del nostro profeta e presidente della Chiesa, presidente Gordon B. Hinckley. Una conferenza generale di questa chiesa è davvero un’occasione straordinaria – è una dichiarazione istituzionale che i cieli sono aperti, che la guida divina è tanto reale oggi quanto lo era per l’antico casato di Israele, che Dio nostro Padre celeste ci ama e fa conoscere la Sua volontà tramite un profeta vivente.

Il grande Isaia previde questi momenti e predisse proprio l’ambiente in cui oggi noi ci troviamo:

«Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa dell’Eterno si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al disopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno ad esso.

Molti popoli v’accorreranno, e diranno: ‹Venite, saliamo al monte dell’Eterno, alla casa dell’Iddio di Giacobbe; egli ci ammaestrerà intorno alle sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri›. Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola dell’Eterno».1

Di tale consolante direttiva degli ultimi giorni, e della sua fonte divina, Isaia continua a dire: «Quanto son belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone novelle, che annunzia la pace».2

Pace e buone novelle; buone novelle e pace. Questi sono tra i grandi doni che il vangelo di Gesù Cristo porta a questo mondo turbato e agli uomini e donne turbati che vivono in esso, soluzioni per le lotte personali e i peccati degli uomini, una fonte di forza per giorni di stanchezza e le ore di profonda disperazione. Questa intera conferenza generale, e la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni che l’ha convocata, dichiarano che è l’Unigenito Figlio di Dio che ci dà questo aiuto e questa speranza. Questa rassicurazione è solida «come montagne».3 Come indicò chiaramente il profeta Abinadi nel Libro di Mormon, con una lieve variazione dal testo di Isaia:

«Oh, quanto sono belli, sui monti, i piedi di colui che porta buone novelle, che è il fondatore della pace, sì, proprio il Signore, che redimerà il suo popolo; sì, Colui che accorderà la salvezza al suo popolo».4

Sì, è Cristo che è bello sulle montagne. Ed è la Sua misericordiosa promessa di «pace in questo mondo», la Sua buona novella di «vita eterna nel mondo a venire»5 che ci fa inginocchiare ai Suoi piedi e benedire il Suo nome e rendere grazie per la restaurazione della Sua chiesa vera e vivente.

La ricerca della pace è una delle sublimi attività dell’anima umana. Tutti abbiamo alti e bassi, ma ogni cosa, sia bella che brutta, va e viene. I buoni vicini danno il loro aiuto; i caldi raggi del sole danno incoraggiamento; una buona notte di sonno di solito opera miracoli. Ma vi sono momenti nella vita di tutti noi in cui il profondo dolore, o la sofferenza, o il timore, o la solitudine ci spingono a invocare la pace che soltanto Dio stesso può portare. Questi sono i momenti di acuta fame spirituale, quando neppure gli amici più cari possono venire efficacemente in nostro aiuto.

Forse nella vasta congregazione che partecipa a questa conferenza, o nel vostro rione o palo, oppure ancora nella vostra casa, conoscete persone coraggiose che portano pesanti fardelli e soffrono in silenzio tanto dolore, persone che camminano nell’oscura valle delle tribolazioni di questo mondo. Alcune possono essere disperatamente preoccupate per il marito o la moglie o un figlio, preoccupate per la loro salute e felicità, o per la loro fedeltà nell’osservare i comandamenti. Alcune vivono afflitte dal dolore fisico, oppure dalle sofferenze emotive, o sono afflitte dalle menomazioni che accompagnano la vecchiaia. Alcune sono preoccupate per la loro condizione economica, alcune sentono il peso della solitudine in una casa vuota, in una stanza vuota, o semplicemente perché non hanno nessuno che le abbracci o che esse possono abbracciare.

Queste persone afflitte cercano il Signore e la Sua parola con particolare urgenza, rivelando spesso le loro vere emozioni quando si aprono le Scritture o quando si cantano gli inni o quando vengono dette le preghiere. Qualche volta soltanto allora noi ci rendiamo conto che esse si sentono vicine a perdere ogni forza, che sono stanche nella mente, nel corpo e nei sentimenti, che si chiedono se potranno resistere anche una sola settimana o un solo giorno e qualche volta anche una sola ora di più. Hanno un disperato bisogno dell’aiuto del Signore e sanno che in questi momenti di disperazione null’altro potrà salvarle.

Ebbene, almeno uno degli scopi della conferenza generale e degli insegnamenti dei profeti durante tutte le epoche è quello di proclamare a queste persone che il Signore sta impegnandosi con lo stesso fervore per cercare di mettersi in contatto con loro; che quando ci troviamo nei guai le Sue speranze, i Suoi tentativi e i Suoi sforzi sono di molto superiori ai nostri e non cessano mai.

Ci è stata fatta questa promessa: «Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchierà né dormirà».6

Cristo, i Suoi angeli e i Suoi profeti si adoperano costantemente per sollevare il nostro spirito, calmare i nostri nervi, dare pace al nostro cuore e farci riprendere il cammino con rinnovato vigore e ferma speranza. Essi vogliono che tutti sappiate che «se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?»7 In questo mondo avremo tribolazioni, ma dobbiamo stare di buon animo. Cristo ha vinto il mondo.8 Con le Sue sofferenze e la Sua obbedienza Egli si è guadagnato e porta giustamente la corona di «Principe della pace».

Con questa convinzione, noi dichiariamo a tutto il mondo che, perché possa venire la pace vera e duratura, dobbiamo sforzarci di essere più simili al Figlio di Dio. Molti tra noi cercano di farlo. Noi vi lodiamo per la vostra obbedienza, la vostra longanimità, per la pazienza che dimostrate nell’attendere che il Signore vi dia la forza che cercate, forza che sicuramente Egli vi darà. Alcuni di noi, d’altra parte, devono fare alcuni cambiamenti. Devono compiere uno sforzo maggiore nel mettere in pratica il Vangelo. E possiamo cambiare. La cosa più bella della parola pentimento è la promessa di poter sfuggire ai vecchi problemi, alle vecchie abitudini, ai vecchi dolori e ai vecchi peccati. È tra le più speranzose e incoraggianti – e, sì, più pacifiche – parole del vocabolario del Vangelo. Per cercare la vera pace alcuni di noi devono migliorare ciò che deve essere migliorato, confessare ciò che è necessario confessare, perdonare ciò che deve essere perdonato e dimenticare ciò che deve essere dimenticato prima che la serenità possa entrare in noi. Se c’è un comandamento che stiamo violando, e di conseguenza facciamo del male a noi stessi e a coloro che ci amano, dobbiamo chiamiare in nostro aiuto il potere del Signore Gesù Cristo perché ci liberi, perché ci guidi attraverso il pentimento a quella pace che «sopravanza ogni intelligenza».9

E quando Dio ci ha perdonati, cosa che Egli è sempre desideroso di fare, dobbiamo avere il buon senso di allontanarci da quei problemi, di voltar loro le spalle e lasciarci indietro il passato. Se qualcuno di voi ha commesso un errore, anche un grave errore, ma ha fatto tutto il possibile secondo gli insegnamenti del Signore e il governo della Chiesa per confessarlo e dolersi di averlo commesso e riparare al meglio delle sue capacità, allora confidi in Dio, cammini nella Sua luce e seppellisca quelle ceneri. Qualcuno ha detto che il pentimento è la prima pressione che sentiamo quando veniamo stretti al seno di Dio. Se volete conoscere la vera pace, vi esorto a precipitarvi verso il seno di Dio, voltando le spalle a tutto ciò che porterebbe dolore alla vostra anima o crepacuore a coloro che vi amano. «Dipartiti dal male», dicono le Scritture, «e fa’ il bene».10

Strettamente collegata al nostro obbligo di pentirci è la generosità di consentire agli altri di fare lo stesso: dobbiamo perdonare così come siamo perdonati. Con questo partecipiamo all’essenza stessa dell’espiazione di Gesù Cristo. Sicuramente il momento più maestoso di quel fatidico venerdì, quando la natura entrò in subbuglio e il velo del tempio si lacerò, fu quell’indicibilmente misericordioso momento in cui Cristo disse: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».11 Come nostro avvocato presso il Padre, Egli ripete quell’invocazione oggi, in mio come in vostro favore.

Qui, come in tutte le cose, Gesù ha stabilito la norma che dobbiamo osservare. La vita è troppo breve perché la passiamo covando animosità o tenendo un elenco delle offese che ci vengono fatte. Non vogliamo che Dio ricordi i nostri peccati; quindi c’è qualcosa di fondamentalmente errato nel nostro incessante tentativo di ricordare quelli degli altri.

Quando siamo stati feriti, indubbiamente Dio tiene conto del male che ci è stato fatto e dei motivi che abbiamo per sentirci offesi; ma chiaramente quante più provocazioni vi sono e più scuse possiamo trovare per la nostra animosità, tanto più abbiamo motivo di perdonare e di liberarci dal terribile inferno del veleno e dell’ira.12 È uno degli assiomi della Divinità che, per trovare la pace, l’offensore oltre che l’offeso devono mettere in pratica il principio del perdono.

Sì, la pace è un bene prezioso, una necessità davvero grande, e vi sono molte cose che possiamo fare per conoscerla. Sì – per svariati motivi – la vita ha dei momenti in cui la pace ininterrotta ci sfugge per qualche tempo. Possiamo chiederci perché vi siano momenti simili nella nostra vita, sopratutto quando forse ci sforziamo più che mai di vivere in modo degno delle benedizioni di Dio e di ricevere il Suo aiuto. Quando le difficoltà o la sofferenza o la tristezza entrano nella nostra vita, e sembra che non sia per colpa nostra, cosa dobbiamo concludere dalla loro indesiderata comparsa?

Con il tempo, e quando le nostre prospettive si ampliano ci rendiamo conto che i problemi vengono con uno scopo, anche se fosse soltanto per precipitare colui che deve affrontarli in tale disperazione da convincersi che ha veramente bisogno di una forza divina, superiore alla sua; che ha realmente bisogno di una mano tesa dal cielo. Coloro che non sentono necessità di ricevere misericordia di solito non la chiedono mai, e quasi mai la concedono. Coloro che non hanno mai conosciuto il profondo dolore o non hanno mai avuto una debolezza o non si sono mai sentiti soli e abbandonati, non hanno mai dovuto gridare al cielo per avere sollievo da tale dolore personale. Sicuramente è meglio conoscere la bontà di Dio e la grazia di Cristo, anche a costo della disperazione, che rischiare di condurre la nostra vita in una acquiescenza morale e materiale che non ci ha mai fatto sentire la necessità di aver fede o di perdonare, di essere redenti o soccorsi.

La vita senza problemi, limitazioni o difficoltà – la vita senza «un’opposizione in tutte le cose»,13 così come dice Lehi – sarebbe paradossalmente, ma realmente, meno rimunerativa e meno nobilitante di quella di colui che affronta – anche spesso – difficoltà, delusioni e sofferenze. E come dice la nostra amata madre Eva, se non fosse stato per le difficoltà che essi dovettero affrontare in un mondo decaduto, né lei, né Adamo, né alcuno di noi avrebbe mai conosciuto «la gioia della nostra redenzione e la vita eterna che Iddio dà a tutti gli obbedienti».14

Pertanto la vita ha le sue opposizioni e i suoi conflitti, e il vangelo di Gesù Cristo ha le risposte e le rassicurazioni. In un periodo di terribile guerra civile uno dei più capaci governanti che mai abbia cercato di tenere insieme una nazione disse qualcosa che si potrebbe dire anche del matrimonio, della famiglia e dell’amicizia. Pregando per la pace, implorando la pace, cercando la pace in qualsiasi maniera che non compromettesse l’unione, Abramo Lincoln disse in quegli oscuri, davvero oscuri, giorni del suo primo insediamento come presidente degli Stati Uniti: «Anche se le passioni possono aver teso al massimo i nostri legami affettivi, non possiamo consentire che esse li spezzino. I mistici accordi della memoria», egli disse, «si leveranno di nuovo quando saranno eseguiti, e sicuramente lo saranno, dai migliori angeli della nostra natura».15

I migliori angeli della nostra natura. Questo è proprio quello di cui trattano la Chiesa, la conferenza generale e il vangelo di Gesù Cristo. L’invocazione che si leva oggi, si leverà domani e si leverà per sempre, è quella che ci chiede di essere migliori, di essere più puri, più buoni, più santi; di cercare la pace e di essere sempre credenti.

Ho personalmente conosciuto nella mia vita l’adempimento della promessa che l’eterno Iddio, «il creatore degli estremi confini della terra … non s’affatica e non si stanca». Sono testimone che «egli dà forza allo stanco, e accresce vigore a colui ch’è spossato».16

So che nei momenti di timore o di stanchezza «quelli che sperano nell’Eterno acquistan nuove forze, s’alzano a volo come aquile; corrono e non si stancano, camminano e non s’affaticano».17

Noi riceviamo il dono di tanta maestosa forza e del rinnovamento santificante tramite la grazia redentrice del Signore Gesù Cristo. Egli ha vinto il mondo; e se noi prenderemo su di noi il Suo nome, cammineremo lungo le Sue vie e terremo fede alle alleanze che abbiamo fatto con Lui, prima che passi molto tempo conosceremo la pace. Tale ricompensa non è soltanto possibile; è certa.

«Poiché i monti se ne andranno e le colline saranno rimosse, ma la mia benevolenza non se andrà da te, né la mia alleanza di pace sarà rimossa, dice il Signore che ha misericordia di te».18

Io porto grata e gioiosa testimonianza di Lui e delle Sue buone novelle, della proclamazione della Sua pace in questa conferenza e in questa che è la Sua vera chiesa, e del Suo profeta vivente che sta per parlarci, nel misericordioso nome del Signore Gesù Cristo. Amen. 9

  1. Isaia 2:2–3.

  2. Isaia 52:7.

  3. Vedi «Come montagne», Inni, No. 162.

  4. Mosia 15:18; corsivo dell’autore.

  5. DeA 59:23.

  6. Salmi 121:3–4.

  7. Romani 8:31.

  8. Vedi Giovanni 16:33.

  9. Filippesi 4:7.

  10. Salmi 34:14.

  11. Luca 23:34.

  12. Adattato da George McDonald.

  13. 2 Nefi 2:11.

  14. Mosè 5:11.

  15. Discorso di Abramo Lincoln nel suo primo insediamento come presidente degli Stati Uniti, 4 marzo 1861.

  16. Isaia 40:28–29.

  17. Isaia 40:31.

  18. 3 Nefi 22:10.