1990–1999
Essi verranno
Aprile 1997


Essi verranno

Con fede incrollabile e con amore sincero costruiamo i ponti che ci portano al cuore di coloro con i quali lavoriamo.

Alcuni anni fa un insolito film ebbe grande successo nei cinema di questo e di altri paesi. Era intitolato Un campo di sogni e narrava la storia di un giovane che ammirava immensamente i giocatori di baseball della sua giovinezza e, spinto da questa ammirazione, trasformò una grande porzione del suo campo di granturco in un diamante di baseball di dimensioni regolamentari. La gente lo prendeva in giro per questa follia e metteva in ridicolo la sua mancanza di buon senso. Il film descriveva le molte difficoltà che egli dovette affrontare per portare a termine il suo progetto e preparare il diamante di baseball perché potesse essere ammirato da tutti. Il suo non era un compito facile. Durante un lungo periodo di dubbio circa il futuro successo del suo sogno egli si sentì spinto a continuare dalle rassicuranti parole: «Se lo costruisci, essi verranno». E vennero davvero. Migliaia di viaggiatori vennero a visitare quel luogo unico, che era pieno di molti ricordi del baseball.Ultimamente ho riflettuto sull’importanza di costruire un ponte che conduca al cuore di una persona. Penso ai quasi 55.000 missionari a tempo pieno della nostra fede che sono assegnati nella maggior parte dei paesi del mondo con l’incarico divino di insegnare, portare testimonianza e battezzare. Il loro compito è quello di costruire ponti, un compito davvero impegnativo, a volte anche quasi impossibile. Con il mandato di Dio che risuona nelle loro orecchie, con le istruzioni del Signore che penetrano nel loro cuore, essi vanno avanti, svolgendo la loro nobile chiamata. Essi meditano sulle parole del Signore: «Ricordate che il valore delle anime è grande agli occhi di Dio».1«Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d’osservar tutte quante le cose che v’ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente».2L’anno scorso abbiamo celebrato il centenario del conferimento all’Utah della qualifica di Stato, e molti ambasciatori di altri paesi hanno visitato il nostro palazzo del governo e anche l’edificio amministrativo della Chiesa. Molti si sono recati in visita anche al Centro per l’addestramento dei missionari a Provo. Hanno fatto visita alle classi, hanno udito le testimonianze di coloro che stavano per recarsi nei rispettivi campi di lavoro. Si sono stupiti per l’abilità dei missionari nelle lingue straniere, per la loro fede e il loro affetto. Un ambasciatore ha dichiarato: «Ho notato in ogni missionario una grande determinazione, un impegno a prepararsi a servire e un cuore pieno di gioia».Questi missionari vanno nel mondo con fede. Conoscono il loro dovere. Sanno che saranno un sostegno vitale per le persone che incontreranno e istruiranno; e gioiranno nell’insegnare e nel portarle alla verità del Vangelo.Essi desiderano conoscere altre persone alle quali insegnare. Pregano per ricevere l’aiuto indispensabile che ogni fedele può dare al processo di conversione.La decisione di cambiare vita e venire a Cristo è forse la decisione più importante che possiamo prendere in questa vita. Questo totale cambiamento sta avvenendo ogni giorno in tutto il mondo.Il capitolo 5, versetto 13, di Alma descrive questo miracolo che avviene in un’anima: «Ed ecco … un possente mutamento fu operato … nel loro cuore, ed essi si umiliarono e riposero la loro fiducia nel Dio vero e vivente».L’alleanza del battesimo di cui parla Alma induce tutti noi a fare un approfondito esame della nostra anima:«E avvenne che egli disse loro: Ecco qui le Acque di Mormon (poiché così erano chiamate), ed ora, se siete desiderosi di entrare nel gregge di Dio ed essere chiamati il suo popolo, e se siete disposti a portare i fardelli gli uni degli altri, affinché possano essere leggeri;Sì, e se siete disposti a piangere con quelli che piangono, sì, e a confortare quelli che hanno bisogno di conforto, e a stare come testimoni di Dio in ogni momento e in ogni cosa e in ogni luogo …Ora io vi dico, se questo è il desiderio del vostro cuore, cosa avete in contrario a essere battezzati nel nome del Signore, a testimonianza dinanzi a lui che siete entrati in alleanza con lui, che lo servirete e obbedirete ai suoi comandamenti, affinché egli possa riversare su di voi il Suo Spirito più abbondantemente?»3I nostri studi hanno rivelato che la maggior parte di coloro che accettano il messaggio proclamato dai missionari avevano già conosciuto la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni – forse ascoltando il magnifico Coro del Tabernacolo, forse leggendo e ascoltando le relazioni dei mass media sui viaggi compiuti dal presidente Gordon B. Hinckley e della sua abile partecipazione a interviste; oppure semplicemente per aver conosciuto un’altra persona che appartiene alla Chiesa e per la quale provano rispetto. Noi come membri dobbiamo dare al mondo una buona immagine. La nostra vita deve rispecchiare gli insegnamenti del Vangelo e il nostro cuore e la nostra voce devono essere sempre pronti a diffondere la verità.L’integrazione del simpatizzante deve iniziare molto prima del battesimo. Gli insegnamenti dei missionari spesso hanno bisogno della seconda testimonianza di un recente convertito alla Chiesa. So per esperienza che tale testimonianza portata con il cuore da una persona che ha subito personalmente quel possente mutamento porta alla decisione e all’impegno. Quando ero presidente di missione nel Canada orientale, trovammo che a Toronto, come nella maggior parte dei centri dell’Ontario e del Quebec, non c’era scarsità di aiutanti ben disposti ad accompagnare i missionari e a integrare i simpatizzanti, a dare loro il benvenuto alle riunioni e presentarli ai dirigenti e membri del rione o ramo. Integrazione, amicizia e riattivazione sono attività che devono far parte della vita quotidiana di un Santo degli Ultimi Giorni.A ogni nuovo convertito si deve affidare una chiamata nella Chiesa. Tale incarico favorisce l’interesse, la stabilità e il progresso. Il compito può essere alquanto semplice, come quello che fu affidato a Jacob de Jager, quando egli e i suoi familiari si convertirono a Toronto. Egli aveva occupato posti di responsabilità nel mondo dell’industria, ma la sua prima chiamata nella Chiesa fu quella di mettere a posto gli innari nello schienale delle panche. Egli prese sul serio questo incarico. Ricordando questa sua prima chiamata, egli dice: «Dovevo essere presente ogni settimana, altrimenti gli innari non sarebbero stati distribuiti». Come sapete, l’anziano de Jager in seguito fu per molti anni membro del Primo Quorum dei Settanta. Anche se ha svolto molti importanti compiti come Autorità generale, non ha mai dimenticato la sua prima chiamata nella Chiesa.La mano invisibile del Signore guida gli sforzi di coloro che cercano di imparare e mettere in pratica i principi del Vangelo. Quand’ero presidente di missione, ogni settimana ricevevo una lettera da ogni missionario. Una lettera che mi fece molto piacere fu quella di un giovane missionario al lavoro a Hamilton. Egli e il suo collega stavano cercando di convertire una bella famiglia con due figli. Marito e moglie erano convinti che il messaggio era vero e non potevano contrastare il loro desiderio di farsi battezzare. La moglie tuttavia si preoccupava di sua madre e di suo padre che vivevano lontani, nel Canada occidentale, e temeva che, se si fossero uniti alla Chiesa, lei e suo marito sarebbero stati ripudiati dai genitori di lei. Ella quindi prese carta e penna e scrisse un biglietto ai suoi genitori a Vancouver. Il biglietto diceva più o meno:«Cari mamma e papà,voglio ringraziarvi con tutto il cuore per la vostra bontà e comprensione e per gli insegnamenti che mi avete impartito in gioventù. Io e John siamo venuti a conoscenza di una grande verità: la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Abbiamo studiato le lezioni missionarie, e il nostro battesimo avrà luogo sabato sera. Speriamo che voi capirete. Infatti speriamo che accoglierete con piacere i missionari nella vostra casa come noi li abbiamo accolti nella nostra».La lettera fu chiusa con qualche lacrima, fu affrancata e spedita a Vancouver. Lo stesso giorno in cui essa arrivò a destinazione a Vancouver, quella coppia di coniugi di Hamilton ricevette una lettera dalla madre e dal padre della moglie. Essi scrivevano:«Siamo molto lontani da voi, così non possiamo dirvelo di persona. Vogliamo che sappiate che i missionari della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni sono venuti a casa nostra, e noi non possiamo negare la veridicità del loro messaggio. Abbiamo fissato la data del nostro battesimo, che avrà luogo la settimana prossima. Speriamo che capirete e non criticherete eccessivamente la nostra decisione. Il Vangelo è tanto importante per noi e ha portato tanta felicità nella nostra vita, sì che preghiamo che un giorno anche voi possiate acconsentire a conoscerlo meglio».Riuscite a immaginare cosa accadde quando la coppia di Hamilton ricevette quella lettera dai genitori della moglie? Telefonarono a mamma e papà, e furono sparse molte lacrime di gioia. Sono certo che ci fu un abbraccio per interurbana, poiché entrambe le famiglie diventarono membri della Chiesa.Vedete, il nostro Padre celeste sa chi siamo: i Suoi figli e le Sue figlie. Egli vuole portare nella nostra vita i benefici per i quali ci qualifichiamo, e può farlo. Egli può fare qualsiasi cosa.Fummo testimoni di un tangibile e gentile atto di integrazione a Roma. Alcuni anni fa io e mia moglie ci incontrammo là con cinquecento membri della Chiesa riuniti per la conferenza di distretto. Il dirigente presiedente a quel tempo era Leopoldo Larcher, una persona meravigliosa. Suo fratello lavorava in una fabbrica di automobili in Germania quando due missionari gli fecero conoscere il Vangelo. Egli tornò in Italia e fece conoscere il Vangelo a suo fratello. Leopoldo lo accettò, e qualche tempo dopo fu chiamato a presiedere la Missione Italiana di Roma e poi la Missione Italiana di Catania.Durante la riunione notai che tra la folla c’erano molte persone che portavano all’occhiello un garofano bianco. Chiesi a Leopoldo: «Qual è il significato di quel garofano bianco?»Mi rispose: «Quelli che lo portano sono i nuovi membri della Chiesa. Diamo un garofano bianco a ogni nuovo membro che si è battezzato dopo l’ultima conferenza di distretto. Così tutti i membri e i missionari sanno che devono compiere uno sforzo particolare per integrarli».Guardai quei nuovi membri che venivano abbracciati, salutati, impegnati in conversazioni. Non erano più né stranieri né forestieri, ma erano «concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio».4Oltre ai nuovi convertiti alla Chiesa, vi sono alcuni che si sono allontanati dalla via che porta verso l’alto, e per qualche motivo sono poco attivi da mesi o anche da anni. Forse non sono stati integrati, forse gli amici sono usciti dalla loro vita. Quale che ne sia il motivo, rimane questo dato di fatto: noi abbiamo bisogno di loro e loro hanno bisogno di noi. I missionari possono far visita a queste persone a casa loro. Quando lo fanno, questi fratelli e sorelle che si sono smarriti possono ricordare gli stupendi sentimenti che provarono quando per la prima volta furono spiegati loro i principi del Vangelo. I missionari possono istruire queste persone e assistere ai cambiamenti che avvengono in loro quando ritornano all’attività.Essi hanno bisogno di amici in possesso di una forte testimonianza. Devono sapere che noi ci curiamo veramente di ogni individuo.I consulenti dei quorum del Sacerdozio di Aaronne e le insegnanti delle Giovani Donne sono sulla linea del fronte e i miracoli sono per loro a portata di mano. Chi è l’insegnante della vostra giovinezza che più ricordate? Con tutta probabilità direi che è quella che vi conosceva per nome, che vi dava il benvenuto in classe, che s’interessava a voi come persona e si curava veramente di voi. Quando un dirigente percorre la strada che attraversa questa vita avendo al fianco un prezioso giovane, tra i due si sviluppa un legame rafforzato dall’impegno che protegge il giovane dalle tentazioni del peccato e lo aiuta a camminare con fermezza sulla via che porta avanti verso l’alto, e infine alla vita eterna. Costruite un ponte per raggiungere ogni giovane.Tutti noi, qui e all’estero, questa sera dobbiamo rispondere alla chiamata del nostro profeta, il presidente Gordon B. Hinckley, a non risparmiare nessuno sforzo per integrare e riattivare coloro che hanno bisogno del nostro aiuto, del nostro lavoro e della nostra testimonianza.Consentitemi di parlarvi di quando partecipai a due conferenze di palo, dove assistetti al miracolo che può aver luogo quando prendiamo a cuore le parole dell’inno dei pionieri: «Bisogno al mondo v’è di te».5Uno di questi pali è quello di Millcreek a Salt Lake City, al quale feci visita alcuni anni fa. Poco più di cento fratelli, anziani potenziali, erano stati ordinati anziani durante l’anno precedente. Chiesi al presidente James Clegg di rivelarmi il segreto del suo successo. Era troppo modesto per assumersene il merito. Il suo consigliere rivelò che il presidente Clegg, consapevole dell’importanza della posta in palio, si era assunto l’onere di telefonare e organizzare un incontro a tu per tu con ognuno di quegli anziani potenziali. Durante l’incontro il presidente Clegg menzionava il tempio del Signore, le ordinanze di salvezza e le alleanze alle quali là si dava risalto e concludeva con una domanda: «Non vuole portare la sua brava moglie e i suoi figli alla casa del Signore, in modo da poter essere una famiglia unita per tutta l’eternità?» Seguiva un’ammissione, si dava inizio a un processo di riattivazione seguito diligentemente e si raggiungeva l’obiettivo.L’altro palo è quello di North Carbon a Price, nell’Utah. Durante la mia visita, fatta molti anni fa, ebbi occasione di notare che in un solo anno avevano ordinato anziani ottantasei anziani potenziali e li avevano portati, insieme alle loro mogli, al Tempio di Manti. Chiesi a Cecil Broadbent, presidente del palo: «Come è riuscito a farlo, presidente?»Mi rispose: «Non l’ho fatto io. È stato il mio consigliere, il presidente Judd».Il presidente Judd era un vecchio minatore gallese, robusto, con il volto segnato dalle intemperie. Gli chiesi: «Presidente Judd, mi può dire come è riuscito a recuperare ottantasei fratelli in un solo anno?»Stavo lì in attesa della sua risposta, che tuttavia fu: «No!»Rimasi stupefatto. Nessuno mi aveva detto no con tanta franchezza in tutta la mia vita. Gli chiesi: «Perché no?»Mi rispose: «Se glielo dico, lo dirà agli altri presidenti di palo ai quali farà visita, e noi non saremo più al primo posto nella Chiesa nel processo di riattivazione». Naturalmente sorrideva, perciò sapevo che stava, almeno in parte, scherzando. Mi disse poi: «Farò un patto con lei, fratello Monson. Le dirò come abbiamo recuperato ottantasei uomini in un solo anno, se mi farà avere due biglietti per la conferenza generale».Risposi: «Affare fatto!» Me lo disse, ma non mi disse che intendeva riscuotere gli interessi per ogni conferenza durante i dieci anni che seguirono. Ogni sei mesi non mancava mai di venire a prendere i suoi due biglietti.Sia nel Palo di Millcreek che in quello di North Carbon, oltre che in altri pali che hanno avuto successo in questo aspetto del nostro lavoro, ho visto all’opera quattro principi:1. L’opera di riattivazione veniva svolta a livello di rione.2. Il vescovo partecipava attivamente.3. Si assegnavano insegnanti qualificati e ispirati.4. Si dedicava a ogni persona un’attenzione individuale.Quando si costruisce un ponte per arrivare al simpatizzante, al nuovo convertito o al membro della Chiesa meno attivo, quando facciamo la nostra parte, il Signore fa la Sua. Porto testimonianza di questo principio.Quando ero vescovo, una domenica mattina notai che uno dei nostri sacerdoti non era presente alla riunione del sacerdozio. Affidai il quorum alle cure del consulente e andai a casa di Richard. Sua madre disse che stava lavorando nel garage che si trovava sulla West Temple.Andai al garage in cerca di Richard e lo cercai dappertutto senza trovarlo. Improvvisamente ebbi l’ispirazione di andare a guardare nella fossa che stava di fianco alla stazione di servizio. Nell’oscurità vidi brillare due occhi. Quindi sentii Richard che diceva: «Mi ha scoperto, vescovo! Salgo subito». Da quel giorno raramente mancò a una riunione del sacerdozio.La sua famiglia si trasferì in un palo vicino. Passò il tempo, poi ricevetti una telefonata che m’informava che Richard era stato chiamato a svolgere una missione in Messico. Fui invitato dalla famiglia a parlare nella riunione convocata per salutarlo prima della partenza. In quella riunione, quando Richard rispose al mio discorso, menzionò che la svolta nella sua vita che lo aveva portato alla decisione di svolgere una missione era avvenuta una domenica mattina, non nella cappella, ma mentre dal fondo di una fossa aveva alzato gli occhi per vedere il suo presidente di quorum che gli porgeva una mano.Durante gli anni che sono trascorsi da allora Richard si è tenuto in contatto con me, mi ha parlato spesso della sua testimonianza, della sua famiglia, del suo fedele servizio nella Chiesa, compresa la chiamata di vescovo.Miei amati fratelli, con fede incrollabile e con amore sincero costruiamo i ponti che ci portano al cuore di coloro con i quali lavoriamo. Come nel film Un campo di sogni, se lo costruiremo, essi verranno. Porto testimonianza che sarà così. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9