1990–1999
Benvenuti a casa
Aprile 1999


Benvenuti a casa

Abbiate fede in Cristo, confidate in Lui, venite a Lui, seguiteLo...Un passo alla volta la via si aprirà davanti a voi, finché...sarete di ritorno nel luogo a cui appartenete.

Miei cari fratelli e sorelle, mentre questa conferenza volge al termine i miei pensieri si rivolgono a coloro che si sentono soli, che hanno paura, che si sono smarriti. Se voi o qualcuno che conoscete si trova «da qualche parte nelle ombre» (Gordon B. Hinckley, La Stella, luglio 1957, 56), per favore, ascoltate!

La vita terrena può essere paragonata al viaggio di una persona verso casa. I chilometri sono lunghi, i minuti lenti a passare. Gli avvenimenti della giornata sono estenuanti e tediosi. Infine tuttavia compaiono alla vista scene familiari. Possono essere colline o vallate, paesaggi rurali o grattacieli, un’autostrada affollata o una tranquilla strada di quartiere. Quale che sia la scena, la sua vista fa affrettare il passo del viaggiatore, dà nuova forza alle membra stanche e infonde nel suo cuore dolci sentimenti di soddisfazione e pace. Finalmente è di nuovo a casa.

Nel nostro mondo in costante movimento, pieno di attività, quest’esperienza del viaggio verso casa si ripete quotidianamente nella vita di milioni di persone. Se guardiamo attentamente possiamo imparare molto riguardo alla vita terrena da un fatto che si ripete ogni giorno. Una cosa è certa: commettiamo un errore madornale se intraprendiamo questo viaggio terreno con leggerezza o prendiamo una qualsiasi strada che si apre davanti a noi, senza pensare a dove conduce. Come un amato apostolo ebbe a dichiarare: «Davvero, fra tutti gli errori che gli esseri mortali possono commettere, il peggiore è sbagliare riguardo al piano di salvezza di Dio! Nessun errore potrebbe essere più grande e più duraturo quanto alle conseguenze!» (Neal A. Maxwell, La Stella, ottobre 1984, 43).

Raggiunge sano e salvo la meta il viaggiatore che conosce e segue quattro principi, ossia: l’eternità della vita, la natura del peccato, la bellezza del pentimento e il potere dell’Espiazione.

La vita è qualcosa di più di una questione di biologia. Prima di venire su questa terra vivevamo alla presenza di Dio. Il Suo cielo era la nostra casa. Ognuno di noi è un Suo figlio di spirito, ed Egli è il nostro Padre celeste (vedere Abrahamo 3:23–25; Giobbe 38:4–7; Geremia 1:15). Grazie alla restaurazione del vangelo di Gesù Cristo noi sappiamo che la nascita è un fatto divinamente stabilito e un passo indispensabile del nostro viaggio eterno. Per ripetere le parole del profeta del Signore, il presidente Gordon B. Hinckley: «La cosa più bella della vita è che è eterna. Questa è la grande, imponente verità. Siamo venuti nel mondo per uno scopo, in base a un piano divino, e quando concluderemo questa vita passeremo a una vita che sarà ancora migliore, se viviamo in modo degno di essa» (sessione per i dirigenti del sacerdozio, conferenza regionale di Charlotte, Carolina del Nord, 24 febbraio 1996, 5; corsivo dell’autore).

Tuttavia la natura del peccato rende questo viaggio terreno un compito tutt’altro che facile. L’apostolo Paolo scrisse:

«Or sappi questo, che negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili.

Perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi,

Senz’affezione naturale, mancatori di fede, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene,

Traditori, temerari, gonfi, amanti del piacere anziché di Dio;

Aventi le forme della pietà, ma avendone rinnegata la potenza. Anche costoro schiva» (2 Timoteo 3:1–5; corsivo dell’autore).

A causa della nostra fragilità e vulnerabilità il peccato è presente nel viaggio di ogni viandante. È conseguenza del fatto che ci troviamo nel crogiuolo della legge, dell’opposizione e del libero arbitrio (veder Alma 42:17–24; 12:31–34; 2 Nefi 2:11, 15–16, 25–27). «Colui dunque che sa fare il bene e non lo fa, commette peccato» (Giacomo 4:17).

Inoltre, per quanto bene intenzionati o prudenti siamo, il viaggio ci sottopone alla tentazione. Neppure il Salvatore le sfuggì, e le tentazioni che Egli subì all’inizio del Suo ministero sono un esempio di quelle che ci affliggono. Parlando di queste tentazioni—trasformare le pietre in pane e gettarsi dal pinnacolo del tempio o vendere l’anima per i tesori della terra (veder Matteo 4:2–10)—il presidente David O. McKay disse: «Classificatele, e scoprirete che quasi ogni tentazione che vorrebbe renderci impuri rientra in una di queste tre categorie: (1) la tentazione dell’appetito; (2) la tentazione di cedere all’orgoglio, alla moda e alla vanità di coloro che si sono alienati dalle cose di Dio e (3) i desideri delle ricchezze del mondo o del potere sugli uomini» (Conference Report, ottobre 1911, 59).

Quando la tentazione ci affligge proviamo un rimorso di coscienza. Una coscienza sensibile è prova di uno spirito sano. Il dolore o il senso di colpa che proviamo è la reazione dello spirito alla tentazione, all’imperfezione o al peccato. La coscienza è la compagna di viaggio di ogni viandante (vedere Moroni 7:16–19); può anche renderci il viaggio molto scomodo, poiché «tutti hanno peccato» e «il Signore non può considerare il peccato col minimo grado di indulgenza» (Romani 3:23; DeA 1:31). Siano rese grazie a Dio per questo dono supremo, poiché può condurci al pentimento e alla pace della coscienza (vedere Mosia 4:1–3).

Il Padre celeste conosceva i gravi pericoli che avremmo affrontato durante il nostro viaggio attraverso questa vita, ma Egli rimane risoluto nel Suo desiderio di far sì che ognuno dei Suoi figli ritorni a casa. Perciò Egli ci ha dato il tempo—il tempo di rimediare ai nostri errori, il tempo di vincere i nostri peccati, il tempo di prepararci per la riunione con Lui.

«Fu accordato all’uomo un tempo durante il quale potesse pentirsi; perciò questa vita divenne uno stato probatorio, un tempo per prepararci a incontrare Dio» (Alma 12:24).

Ma il Padre celeste sapeva che anche se fossimo ricorsi a ogni nostra energia non avremmo potuto ritornare a casa senza l’aiuto di Dio. Perciò fece questa promessa: «Noi provvederemo un salvatore per voi!» (1 Nefi 10:4; 13:40; Mosè 1:6; 2 Nefi 25:23).

Per adempiere questa promessa, durante il meriggio del tempo, venne Gesù Cristo, L’Unigenito Figlio di Dio Padre Eterno nella carne. Egli percorse le strade e i sentieri di questa vita terrena in modo da poter «conoscere, secondo la carne, come soccorrere il Suo popolo nelle loro infermità» (Alma 7:11–12; Ether 12:27; DeA 20:22; 62:1). Perciò non c’è nessun contrattempo, ansietà o sofferenza che Egli non conosca. Sebbene Egli fosse senza peccato, conobbe profondamente le nostre sofferenze in modo da sapere come aiutarci (vedere Isaia 53.3–6).

Cristo colmò il divario che esiste tra la vita mortale e l’immortalità. La tomba non trattiene più i suoi prigionieri. La giustizia può essere soddisfatta mediante la misericordia. La meravigliosa Espiazione, infinita ed eterna per scopo, è operante (vedere Alma 34:8–10, 14–16). Cristo è il Signore risorto, nostro Salvatore e Redentore. Perciò non rimandate oltre (vedere Alma 13:27; 34:33–35).

Abbiate fede in Cristo, confidate in Lui, venite a Lui, seguiteLo (vedere 2 Nefi 27:13–16; Moroni 10:32–33). Fate a mente un elenco delle cose che sapete di non dover fare più. Cessate di fare oggi stesso almeno una di queste cose e sostituitela con una cosa che dovete fare. Pregate il Padre celeste di perdonarvi e rafforzarvi mentre portate a termine questo viaggio. Man mano che superate un ostacolo e passate a un altro, vi prometto che, un passo alla volta, la via si aprirà davanti a voi, finché, come stanchi viandanti, sarete di ritorno nel luogo a cui appartenete.

Thomas (non è il suo vero nome) era uno di coloro che avevano smarrito la strada. Ci conoscemmo in una riunione speciale al caminetto alla quale partecipavano membri della Chiesa che di solito non si vedono la domenica. A quel tempo aveva trentacinque anni e non era attivo nella Chiesa da circa venti. Il giorno prima suo padre lo aveva invitato a partecipare alla riunione al caminetto. Thomas disse che ci avrebbe pensato. Cito ora da una lettera scritta da suo padre:

«Trenta minuti prima dell’inizio della riunione al caminetto Thomas mi telefonò per chiedermi di passare a prenderlo. Non so descrivere l’emozione che provai quando entrammo nella sala per unirmi a lei e a circa quaranta altre persone. La sala era pervasa da un’atmosfera che commosse Tom, il quale tornò a casa deciso a leggere di nuovo i passi del Libro di Mormon che lei aveva commentato.

Questo lo portò a leggere tutto il libro e a cominciare a pagare la decima. Cominciò a vedere la sua vita sotto una luce diversa ...Smise di fare uso di droghe e di caffeina. Continuò a leggere non soltanto il Libro di Mormon, ma anche Dottrina e Alleanze. Iniziò a partecipare alle riunioni sacramentali e cominciò a diventare, letteralmente, una persona diversa. Infatti noi gli chiedevamo scherzando: ‹Quando ti sei sostituito a nostro figlio?›

La cosa più bella per noi fu quando venne intervistato dal vescovo per ricevere il Sacerdozio di Melchisedec. Quella fu veramente la risposta alle preghiere che avevamo detto per lui per quasi vent’anni» (lettera privata, 1 agosto 1997).

Questa storia richiama alla nostra mente le parole di un altro genitore: «Perché questo mio figliuolo era morto, ed è tornato in vita; era perduto, ed è stato ritrovato» (Luca 15:24).

Il presidente Brigham Young disse: «Non c’è spirito che non fosse puro e santo quand’è venuto quaggiù dal mondo celeste...Dio è il Padre dei nostri spiriti; e se potessimo conoscere, capire e fare la Sua volontà, ogni anima sarebbe pronta a ritornare alla Sua presenza. E quando queste anime arrivassero lassù, scoprirebbero di esserci già vissute per lunghe epoche, di aver conosciuto in passato ogni parte di quel regno, i suoi palazzi, le sue strade, i suoi giardini, e abbraccerebbero il loro Padre, ed Egli abbraccerebbe loro e direbbe: ‹Figlio mio, figlia mia, sei di nuovo qui›. E il figlio direbbe: ‹O Padre mio, Padre mio, sono di nuovo qui›» (Journal of Discourses, 2.129).

Con tutto il potere di cui sono capace, porto testimonianza della verità di queste cose. Venite fuori dall’ombra! Entrate nella luce del Vangelo. Godete i dolci frutti del pentimento, la dolce pace della coscienza e il conforto dello Spirito Santo. Fate che questo viaggio vi riporti nel luogo a cui appartenete. Ricordando una frase a noi familiare, vi lascio questa testimonianza:

Padre mio, che dimori

nelle sommità del ciel,

dimmi il giorno in cui

il tuo volto

alla fine rivedrò.

Allora in adorazione,

davanti al Salvatore

mi inchinerò,

per ringraziarLo

per la Sua espiazione,

con le lacrime

i Suoi piedi laverò.

E con cuore tanto grato,

vedendo che non son solo,

sentiremo il Tuo amore

e il Tuo saluto:

«Figli e figlie,

benvenuti a casa!

Nel nome di Gesù Cristo. Amen. 9