2000–2009
La preparazione per il servizio missionario
Aprile 2003


La preparazione per il servizio missionario

Quanto è importante per i padri e i figli lavorare insieme sulle basi della preparazione per la missione.

A una recente conferenza di palo, un missionario ritornato ha parlato sul tema della preparazione per il lavoro missionario. Egli ha fatto l’analogia con un padre che dice a suo figlio: «Sarò felice quando giocherai la tua prima partita di pallacanestro così potrai imparare a dribblare e a tirare il pallone da basket». Egli ha paragonato quest’esempio ad un padre che dice a suo figlio: «Sarò felice quando andrai in missione perché potrai imparare ad essere una brava persona e insegnare il Vangelo». Questa analogia ha avuto un impatto significativo su di me mentre riflettevo sulla mia vita.

Da ragazzo, il mio più grande desiderio era giocare a pallacanestro. Fortunatamente, avevo un padre che era desideroso di vedere che il desiderio di suo figlio si avverasse. Io e mio padre eravamo soliti esercitarci per ore nella nostra piccola cucina sulle tecniche di passaggio e dribbling. Di solito ascoltavo alla radio le partite di pallacanestro dei college e sognavo di giocare un giorno nella squadra della mia scuola. In quel periodo, lo svolgere una missione era lontano dai miei pensieri; di conseguenza, m’impegnavo poco nella preparazione missionaria. Nel tentativo di garantire equilibrio alla mia vita, mio padre—che nella Chiesa non aveva avuto una chiamata da molti anni—accettò l’incarico di lavorare come mio capogruppo scout. Egli seguiva il manuale e grazie alla sua diligenza, io e alcuni dei miei amici siamo diventati aquile Scout. Oggi ho compreso che lo scoutismo è una grande preparazione per la missione.

Il mio sogno di ragazzo è diventato realtà quando ho fatto parte della squadra di pallacanestro della Utah State University. Durante il mio secondo anno all’università, un missionario ritornato diventò mio amico. Grazie al suo esempio ho iniziato a osservare i miei compagni di scuola, inclusi quelli della mia squadra di pallacanestro e ho compreso che le persone a cui volevo di più assomigliare erano quelle che avevano svolto una missione. Con la guida gentile e amorevole del mio buon amico—e, ne sono certo, come risultato delle preghiere e del buon esempio di mia madre—i miei desideri cambiarono. Dopo il mio secondo anno all’università, venni chiamato a servire nella missione del Canada occidentale.

Dopo tre mesi di missione un nuovo missionario proveniente dall’Idaho fu destinato a essere il mio collega. Eravamo insieme da solo pochi giorni quando capii qualcosa di veramente significativo: il mio nuovo collega conosceva il Vangelo, mentre io conoscevo solo le lezioni missionarie. Quanto desiderai di essermi preparato per diventare un missionario così intensamente come mi ero preparato per diventare un giocatore di pallacanestro. Il mio collega si era preparato per la missione per tutta la vita ed era diventato subito un membro prezioso della squadra. Quanto è importante per i padri e i figli lavorare insieme sulle basi della preparazione per la missione.

Credo che sia appropriato paragonare il gioco della pallacanestro al lavoro missionario. Il gioco della pallacanestro comprende non solo il tempo in cui gareggiate con un’altra squadra, ma anche le ore di effettivo addestramento e allenamento. Il più importante lavoro per la salvezza delle anime non è limitato ai due anni in cui svolgete una missione, ma piuttosto, richiede anni di esistenza retta e di preparazione allo scopo di rispettare le norme per una missione a tempo pieno.

L’11 gennaio 2003, come parte della trasmissione mondiale di addestramento per i dirigenti del sacerdozio, il presidente Gordon B. Hinckley ha dato istruzioni a detti dirigenti in merito al lavoro missionario. Le sue osservazioni hanno fatto riflettere ognuno di noi sulla propria personale responsabilità di condividere il Vangelo. Il presidente Hinckley ha detto: «È giunto il momento, fratelli, in cui dobbiamo elevare gli standard di coloro che sono chiamati a servire quali ambasciatori del Signore Gesù Cristo nel mondo» (Prima trasmissione mondiale di addestramento ai dirigenti, 11 gennaio 2003).

Ci sono due aspetti nell’elevare gli standard del lavoro missionario che noi dovremmo attentamente considerare. Il primo è la preparazione iniziale dei ragazzi. Nella loro lettera che introduceva alcune modifiche ai programmi dei Giovani Uomini e delle Giovani Donne, la Prima Presidenza ha detto: «Mentre i giovani lavoreranno a questi obiettivi, svilupperanno capacità e attributi che li condurranno al tempio e li prepareranno a servire le loro famiglie e il Signore per tutta la vita» (Lettera della Prima Presidenza, 28 settembre 2001). Ascoltate attentamente le loro parole: «svilupperanno capacità e attributi». Come genitori e dirigenti dei giovani, dobbiamo aiutare il nostro giovane popolo a identificare queste capacità e attributi.

Il secondo aspetto è imperniato sulla dignità personale che deriva dal seguire i comandamenti di Dio. Alcuni giovani uomini hanno avuto l’idea che possono violare i comandamenti, confessarlo al vescovo un anno prima di programmare di andare in missione e poi di essere degni di svolgere la missione. Il processo di pentimento è molto più che una confessione programmata seguita da un periodo di attesa. Spesso sentiamo questa domanda da uno che ha trasgredito: «Quanto tempo dovrò aspettare prima di poter andare in missione?» Mettetevi in testa che il pentimento non è semplicemente un temporeggiamento. Il Salvatore ha detto: «E mi offrirete in sacrificio un cuore spezzato e uno spirito contrito. E chiunque verrà a me con cuore spezzato e spirito contrito, lo battezzerò con il fuoco e con lo Spirito Santo» (3 Nefi 9:20).

Oggi è il momento di accendere quel fuoco. «Semplicemente non possiamo permettere a coloro che non si qualificano in quanto a dignità, di andare nel mondo ad annunciare la buona novella del Vangelo» (Prima trasmissione mondiale di addestramento ai dirigenti, 11 gennaio 2003, 17). Noi oggi comprendiamo dalla dichiarazione della Prima Presidenza sul lavoro missionario che ci sono trasgressioni che escluderanno i giovani uomini e donne dal servizio missionario (Dichiarazione riguardo al lavoro missionario da parte della Prima Presidenza e del Quorum dei Dodici Apostoli, 11 dicembre 2002).

Il presidente James E. Faust ha detto: «Nella vita c’è la necessità di alcuni assoluti. Vi sono cose che non si devono mai fare, alcune linee che non si devono mai oltrepassare, voti che non devono mai essere violati, parole che non devono mai essere dette, pensieri sui quali non ci si deve mai intrattenere» («L’integrità, madre di molte virtù», James E. Faust, La Stella, ottobre 1982, 100).

Il livello per svolgere il lavoro missionario è stato alzato. «Coloro che non sono in grado di affrontare gli impegni fisici, mentali ed emotivi del lavoro missionario a tempo pieno sono onorevolmente esentati… Essi possono essere chiamati a svolgere altri incarichi altrettanto utili» (Dichiarazione riguardo al lavoro missionario da parte della Prima Presidenza e del Quorum dei Dodici Apostoli, 11 dicembre 2002). Riteniamo che se seguiamo le direttive stabilite dalla Prima Presidenza ci sarà un aumento nel numero dei missionari a tempo pieno che sono degni e preparati a servire.

Nello sport spesso abbiamo grandi atleti che ammiriamo e ci sforziamo di sviluppare le capacità per diventare come loro. Nella nostra vita spirituale abbiamo grandi esempi da seguire, il più grande è il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che rispose alla domanda di Toma il quale chiese: «Come possiamo saper la via?» (Giovanni 14:5).

Le Scritture riportano: «Gesù gli disse: Io son la via…» (Giovanni 14:6). In 2 Nefi leggiamo: «Seguitemi. Pertanto, miei diletti fratelli, possiamo noi seguire Gesù, se non siamo disposti ad obbedire ai comandamenti del Padre?» (2 Nefi 31:10).

Miei giovani amici ci sono molti che stanno seguendo la «via» del Salvatore, che voi potete cercare di prendere come vostro esempio per prepararvi al lavoro missionario. Li troverete tra la vostra famiglia, tra i vostri amici e tra i vostri dirigenti della Chiesa. Ancora oggi, considero come una delle miei più grandi benedizioni quei cari amici che hanno dato il loro esempio seguendo il Salvatore.

Prego che voi giovani uomini sarete diligenti nei vostri retti desideri, che avrete successo in tutto quello che fate e che sarete, come ha detto l’anziano M. Russell Ballard, «la più grande generazione di missionari» («La più grande generazione di missionari», Liahona, novembre 2002, 46).

Vi porto testimonianza, come il presidente Hinckley ha recentemente detto del servizio missionario, che «non c’è lavoro più grande o più importante» (Prima trasmissione mondiale di addestramento ai dirigenti, gennaio 2003, 21). Nel nome di Gesù Cristo. Amen.