2000–2009
Lei è un santo?
Ottobre 2003


Lei è un santo?

Oggi se vogliamo essere santi dobbiamo allontanarci da una condotta malvagia e dalle mete distruttive che prevalgono nel mondo.

Diversi anni fa, mi trovavo ad Atlanta, in Georgia, come avvocato in rappresentanza di un uomo che stava acquistando un’attività commerciale. Dopo alcuni giorni di trattative raggiungemmo un accordo e firmammo i documenti. Quella sera, uno dei venditori ci invitò a cena per festeggiare la chiusura delle trattative. Quando arrivai, mi offrì una bevanda alcolica, che rifiutai. Allora egli disse: «Lei è un santo?» Non capii esattamente che cosa intendesse, ed egli ripeté: «Lei è un Santo degli Ultimi Giorni?» Risposi: «Sì, sono un Santo degli Ultimi Giorni»; egli disse che aveva osservato il mio comportamento durante le trattative dell’affare e aveva concluso che dovevo essere un Santo degli Ultimi Giorni o che ero afflitto da un problema di stomaco. Ridemmo entrambi. Poi mi disse che aveva conosciuto personalmente soltanto un membro della Chiesa e precisamente David B. Haight. Dopo la seconda guerra mondiale, entrambi dirigevano una grande catena di negozi a Chicago. Mi disse della significativa influenza chel’anziano Haight aveva esercitato su di lui e di avere la massima stima per lui.

Quando presi l’aereo per tornare a San Francisco, pensai a quanto era avvenuto e particolarmente a due aspetti della vicenda: ero rimasto sorpreso dalla sensazione provata nel sentirmi chiedere se fossi un santo, ed ero colpito dall’influenza positiva esercitata da una persona esemplare, l’anziano Haight, su quest’uomo per bene.

Che cosa significa essere un santo? Nella chiesa del Signore, i membri sono Santi degli Ultimi Giorni, ed essi cercano di emulare il Salvatore, di seguire i Suoi insegnamenti e ricevere le ordinanze di salvezza per poter vivere nel regno celeste insieme a Dio Padre e al nostro Salvatore, Gesù Cristo.1 Il Salvatore disse: «Questo è il mio Vangelo; e voi sapete le cose che dovete fare nella mia chiesa; poiché le opere che mi avete visto fare, voi le farete pure».2

Non è facile essere un Santo degli Ultimi Giorni. Non era previsto che fosse facile. L’obiettivo principe di vivere alla presenza di Dio Padre e del Suo Figlio, Gesù Cristo, è un privilegio che va quasi al di là della nostra comprensione.

Tra le prove più grandi che la Chiesa abbia mai dovuto affrontare c’è il martirio del profeta Joseph Smith e l’espulsione dei santi da Nauvoo. Quando cercavano di farsi strada attraverso le praterie in circostanze molto avverse, William Clayton scrisse il grande inno«Santi, venite». Era un inno profondamente commovente che li aiutava a ricordare la loro sacra missione. Chi di noi non si fa prendere dall’emozione, pensando al loro sacrificio, coraggio e impegno, quando canta: «E se la morte ci cogliesse un dì, prima ancor d’arrivar… Tutto ben!»3

Questo inno dava loro conforto, pace e speranza nei momenti di grande difficoltà, davanti a ostacoli quasi insormontabili. Li caricava e metteva in luce il fatto che questa vita terrena è un viaggio tra la vita preterrena e la vita eterna a venire—il grande piano di felicità. L’inno ispiratore del fratello Clayton sottolinea i sacrifici e ciò che significa realmente essere un santo. I nostri pionieri dovettero superare le difficoltà dell’essere santi tipiche della loro epoca.

Il termine santo in greco significa «messo a parte, separato e sacro».4 Oggi se vogliamo essere santi dobbiamo allontanarci da una condotta malvagia e dalle mete distruttive che prevalgono nel mondo.

Siamo bombardati da immagini visive di violenza e immoralità. La musica inappropriata e la pornografia vengono sempre maggiormente tollerate. L’uso di droga e alcol dilaga. Si dà sempre meno valore all’onestà e alla forza di carattere. Si reclamano i diritti individuali, ma vengono trascurati doveri, responsabilità e obblighi. C’è stato un involgarimento del linguaggio e si è sempre più esposti alle cose brutte e rozze. L’avversario si è instancabilmente impegnato a minare il piano di felicità. Se stiamo alla larga da questa condotta mondana, avremo la compagnia dello Spirito nella nostra vita e sperimenteremo la gioia di essere degni Santi degli Ultimi Giorni.

Come santi, dobbiamo anche evitare di adorare idoli terreni. Il presidente Hinckley ha augurato a «tutti di possedere le cose belle della vita» ma ha messo in guardia: «È l’ossessione della ricchezza che corrode e distrugge».5

Nel 1630 John Winthrop, imbarcatosi sulla nave Arbella, descrisse la visione della nuova terra (l’America) per i suoi compagni di viaggio. È nota come sermone della «città posta sulla collina». Nell’ultimo paragrafo, Winthrop fa riferimento a Deuteronomio 30 e mette in guardia contro l’adorare e il servire altri dèi, sottolineando «piacere e guadagni».6 Nel passato recente, il presidente Kimball consigliò che si possono idolatrare persino case, barche, titoli e altri beni simili quando questi ci allontanano dall’amare e dal servire Dio.7

Il profeta Moroni, riferendosi ai nostri giorni, ci ammonì contro l’amore per il denaro e i beni materiali e disse che li avremmo amati più di quanto amiamo «i poveri e i bisognosi, gli ammalati e gli afflitti».8

Se dobbiamo essere santi degni, dobbiamo servire gli altri e obbedire all’ammonimento del Salvatore di amare Dio e il nostro prossimo.

L’allontanamento dalla malvagità del mondo deve essere accompagnato dalla santità. Un santo ama il Salvatore e Lo segue in santità e devozione.9 La dimostrazione di questo genere di santità e devozione è data dalla consacrazione e dal sacrificio. Il presidente Hinckley ha insegnato che «senza il sacrificio non c’è vera adorazione verso Dio».10 Il sacrificio è l’esame supremo del Vangelo. Significa consacrare tempo, talenti, energia e beni terreni all’avanzamento del lavoro del Signore. Il versetto 8 di Dottrina e Alleanze 97 termina così: «Tutti coloro… che sono disposti a osservare le loro alleanze col sacrificio, sì, con ogni sacrificio che io, il Signore, comanderò, io li accetto».

I santi che danno ascolto al messaggio del Salvatore non saranno fuorviati dal perseguire mete distruttive e saranno preparati a fare i giusti sacrifici. L’importanza del sacrificio di coloro che vogliono essere santi viene esemplificata dal sacrificio espiatorio del Salvatore, che è il fulcro del Vangelo.11

Tornando alla domanda originale del mio interlocutore ad Atlanta, «Lei è un santo?», permettetemi di indicare tre domande che ci permetteranno di rispondere a noi stessi.

Primo, il nostro modo di vivere è coerente con quello in cui crediamo, e i nostri amici e colleghi potrebbero asserire, come fece l’amico dell’anziano Haight, che abbiamo preso le distanze dalle malvagità del mondo?

Secondo, i piaceri, i facili guadagni e altri aspetti simili della vita ci distraggono impedendoci di seguire, adorare e servire il Salvatore ogni giorno della nostra vita?

Terzo, per poter servire Dio ed essere santi, stiamo facendo i giusti sacrifici richiesti dalle nostre alleanze?

Quale meravigliosa benedizione è poter essere un Santo degli Ultimi Giorni. Mi piacciono molto le parole delle ultime frasi dell’inno «O santi di Sion»:

Or come i nostri padri un dì,

seguiam il sol sentier

che a Dio eleva i nostri cuor

e va all’eternità.12

Porto testimonianza che evitando il male e le attività distruttive e che sacrificandoci per servire gli altri ci qualificheremo per sperimentare la gioia che deriva dall’essere Santi degli Ultimi Giorni impegnati e, come ci promettono le Scritture, portare «pace in questo mondo e vita eterna nel mondo a venire».13 Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

  1. Vedere 2 Nefi 9:18.

  2. 3 Nefi 27:21.

  3. Inni, 21.

  4. Daniel H. Ludlow, ed., Encyclopedia of Mormonism, 5 volumi (1992), 3:1249.

  5. Gordon B. Hinckley, «Non concupire», Liahona, febbraio 1991, 6.

  6. «A Model of Christian Charity», Robert L. Ferm, ed., Issues in American Protestantism (1969), 11.

  7. Vedere Il miracolo del perdono, 44.

  8. Mormon 8:37.

  9. Vedere Wm. Grant Bangerter, «Cosa significa essere un santo», La Stella, luglio 1987, 8.

  10. Teachings of Gordon B. Hinckley, 565.

  11. Vedere Alma 34:8–16.

  12. Inni, 27.

  13. DeA 59:23.