2000–2009
Stare immacolati dinanzi al Signore
Aprile 2004


Stare immacolati dinanzi al Signore

Grazie all’espiazione di Gesù Cristo, noi tutti possiamo stare immacolati, puri e bianchi davanti al Signore.

Anni fa io e Jeff, il mio figlio avventuroso, ci trovammo all’una di notte su una vecchia corriera che sobbalzava lungo una strada sterrata dell’America Centrale. Avevamo preso questa corriera che partiva così presto poiché era l’unica della giornata. Mezz’ora dopo, l’autista si fermò per due missionari. Quando salirono, chiedemmo loro dove mai stessero andando così presto. Alla conferenza di zona! Erano veramente risoluti a fare qualsiasi cosa pur di arrivarvi. Alle due di notte salirono a bordo altri due anziani, che abbracciarono con entusiasmo i loro colleghi missionari. Questa scena si ripeté ogni mezzora man mano che la corriera saliva lungo questa strada sperduta di montagna. Alle cinque del mattino avevamo come compagni di viaggio sedici missionari e stavamo godendoci lo Spirito che avevano portato a bordo.

Improvvisamente la corriera si bloccò con uno stridore di freni. Una colata di fango aveva sepolto la strada. Jeff mi chiese: «Cosa facciamo ora, papà?» I nostri amici Stan, Eric e Allan si stavano chiedendo la stessa cosa. Proprio allora, il capo zona gridò: «Andiamo, anziani, niente ci fermerà!» Scesero velocemente dal pullman. Ci guardammo in faccia ed esclamammo: «Seguiamo gli anziani!» Tutti noi sguazzammo nel fango cercando di star dietro ai missionari. Superato il fango, il caso volle che trovassimo un camion, così vi saltammo tutti su. Dopo un miglio ci fermammo per via di un’altra colata di fango, che ancora una volta gli anziani superarono, facendo strada al resto di noi, che li seguivamo. Questa volta, però, non c’era alcun camion. Con audacia il capo zona disse: «Arriveremo dove dobbiamo andare, a costo di percorrere a piedi tutta la strada che manca». Anni dopo, Jeff mi raccontò come quei missionari e questa foto lo ispirarono e motivarono profondamente quando servì il Signore in Argentina.

Benché superammo gli ostacoli lungo la via, ci ritrovammo tutti ricoperti di fango. I missionari in qualche modo erano preoccupati all’idea di presentarsi in quello stato alla conferenza di zona davanti al loro presidente di missione e a sua moglie, che avrebbero attentamente controllato il loro aspetto.

Neppure io e voi, quando sguazziamo nei pantani della vita, possiamo fare a meno di sporcarci lungo la via, né vogliamo presentarci davanti al Signore ricoperti di fango.

Quando il Salvatore apparve nell’Antica America, disse: «Pentitevi, voi tutte estremità della terra; venite a me e siate battezzati nel mio nome, per poter essere santificati mediante il ricevimento dello Spirito Santo, per poter stare immacolati dinanzi a me all’ultimo giorno» (3 Nefi 27:20).

Alma ci mette in guardia su alcuni modi in cui c’infanghiamo: «Poiché le nostre parole ci condanneranno, sì, tutte le nostre opere ci condanneranno; non saremo trovati immacolati; e anche i nostri pensieri ci condanneranno» (Alma 12:14).

Egli, inoltre, insegnò:

«Non potete essere salvati; poiché nessuno può essere salvato, a meno che le sue vesti non siano lavate e rese bianche; sì, le sue vesti devono essere purificate, finché siano pulite da ogni macchia…

Come si sentirà ognuno di voi se starete dinanzi alla sbarra di Dio con le vesti macchiate di sangue e d’ogni sorta di impurità?» (Alma 5:21–22).

Egli ci parla anche di «tutti i santi profeti le cui vesti sono pulite e immacolate, pure e bianche» (Alma 5:24).

Alma ci chiede poi come vanno le cose per noi che attraversiamo i pantani della vita: «Avete camminato mantenendovi senza biasimo dinanzi a Dio? Potreste dire in cuor vostro, se foste chiamati a morire in questo momento… che le vostre vesti sono state pulite e rese bianche mediante il sangue di Cristo?» (Alma 5:27).

Grazie al pentimento e all’espiazione di Gesù Cristo, le nostre vesti potranno essere immacolate, pure e bianche davanti al Signore. Moroni implora: «Oh, allora, voi increduli, volgetevi al Signore; gridate possentemente al Padre nel nome di Gesù, cosicché forse in quel grande e ultimo giorno possiate essere trovati immacolati, puri, belli e bianchi, essendo stati purificati dal sangue dell’Agnello» (Mormon 9:6).

In 1 Samuele leggiamo: «Non badare al suo aspetto né all’altezza della sua statura… l’uomo riguarda all’apparenza, ma l’Eterno riguarda al cuore» (1 Samuele 16:7).

I Nefiti riguardavano all’aspetto esteriore dei Lamaniti, per cui Giacobbe dichiarò: «Pertanto io vi do un comandamento, che è la parola di Dio: che voi non li insultiate più a causa della loro pelle scura» (Giacobbe 3:9).

Nostro Padre conosce e ama i Suoi figli in tutto il mondo, da Boston a Okinawa, da San Antonio alla Spagna, dall’Italia alla Costa Rica. In Ghana il presidente Gordon B. Hinckley ha recentemente ringraziato il Signore «per la fratellanza che esiste tra noi, tanto che né il colore della pelle né la terra di nascita possono separarci quali Tuoi figli e figlie» (Preghiera dedicatoria del Tempio di Accra, «Brotherhood Exists», Church News, 17 gennaio 2004, 11).

Invitiamo ovunque gli uomini e le donne, di qualsiasi lingua o cultura, a venire a Cristo «e a prendere parte alla sua bontà; e non rifiuta nessuno che venga a lui, bianco o nero, schiavo o libero, maschio o femmina… e tutti sono uguali dinanzi a Dio» (2 Nefi 26:33).

Noi veniamo in questo mondo in diversi colori, forme, dimensioni e circostanze. Non dobbiamo essere ricchi, alti, magri, geniali o belli per essere salvati nel regno di Dio; solo puri. Dobbiamo essere obbedienti al Signore Gesù Cristo e osservare i Suoi comandamenti, cosa che possiamo tutti scegliere di fare, a prescindere da dove viviamo o dal nostro aspetto esteriore.

Quando i quattro figli di Mosia insegnarono il Vangelo ai selvaggi e feroci Lamaniti, ebbe luogo un mutamento di cuore:

«Tutti i Lamaniti che credettero nella loro predicazione e si convertirono al Signore non se ne allontanarono mai.

Poiché divennero un popolo retto; deposero le armi della ribellione, per non combattere più contro Dio, né contro alcuno dei loro fratelli» (Alma 23:6–7).

Oggi, molti dei loro discendenti stanno leggendo questi fatti sulla loro copia del Libro di Mormon e stanno scegliendo di seguire Cristo. Mi piace incontrare i figli di Lehi vestiti in abiti candidi nei numerosi templi dell’Area Messico Sud, dove al momento sto servendo. Provo quello che il presidente Gordon B. Hinckley ha provato alla dedicazione del Tempio di Città del Guatemala:

«Padre gentile e pieno di grazia, il nostro cuore è traboccante di gratitudine per la memoria che hai dei figli e delle figlie di Lehi, le molte generazioni dei nostri padri e madri che hanno sofferto tanto e che hanno brancolato a lungo nelle tenebre. Tu hai ascoltato i loro pianti e visto le loro lacrime. Ora saranno per loro aperte le porte della salvezza e della vita eterna» (Preghiera dedicatoria del Tempio di Città del Guatemala, «Their Cries Heard, Their Tears Seen», Church News, 23 dicembre 1984, 4).

Ho visto degli umili discendenti di Lehi scendere dalle montagne per raggiungere quel tempio e piangere apertamente, quando vi si sono ritrovati in adorazione. Uno di loro mi ha dato un abrazo e mi ha chiesto di riportare quell’abbraccio d’amore, apprezzamento e fratellanza a tutti quegli amati missionari che li hanno evangelizzati, oltre che a tutti i santi le cui decime fedeli hanno fatto arrivare le benedizioni del tempio alla loro portata. Grazie all’espiazione di Gesù Cristo, noi tutti possiamo stare immacolati, puri e bianchi davanti al Signore.

Colmo di gratitudine, elevo la mia voce con quella di Nefi: «E noi parliamo di Cristo, gioiamo in Cristo, predichiamo il Cristo, profetizziamo di Cristo e scriviamo secondo le nostre profezie affinché i nostri figlioli possano sapere a quale fonte possono rivolgersi per la remissione dei loro peccati» (2 Nefi 25:26).

Io e mia moglie amiamo così tanto questo versetto che ella l’ha dipinto su un muro del soggiorno, sotto una bella statua di porcellana del Christus. Essi ci ricordano costantemente di condurre una vita imperniata su Cristo.

Un giorno, nostro figlio stava leggendo le Scritture con la sua famiglia. Il nostro nipotino Clatie, che ha sette anni, lesse: «‹E noi parliamo di Cristo, gioiamo di Cristo›. Hei! Questo è quello che c’è scritto sul muro della nonna e del nonno!» Ora questo è uno dei suoi versetti preferiti.

In un’altra occasione, eravamo al Centro visitatori della Piazza del Tempio con gli stessi nipotini. Ashley, di due anni, era stanca e voleva andarsene. Mia moglie le chiese se volesse vedere un grande Gesù come quello che avevamo sulla nostra parete. Ella chiese: «È grande come me?» «Anche più grande», le rispose mia moglie. Quando quella piccina vide il maestoso Christus, corse e si fermò ai piedi della statua e lì vi rimase a guardarla riverentemente per diversi minuti. Quando suo padre le disse che era ora di andare, ella gli rispose: «No, no papà, Egli mi ama e vuole abbracciarmi!»

La strada della vita è cosparsa di pantani spirituali. A prescindere da quali siano i nostri peccati e imperfezioni, prego affinché possiamo affrontarli con lo stesso zelo con cui i missionari si accinsero a superare le colate di fango. Possiamo noi ringraziare quotidianamente il nostro Padre celeste per aver mandato Suo Figlio Gesù Cristo per perdonarci delle nostre macchie di fango, in modo che possiamo stare immacolati dinanzi a Lui. Ashley aveva ragione. Egli ci ama davvero e ci dirà in quel grande giorno: «Va bene, buono e fedel servitore… entra nella gioia del tuo Signore» (Matteo 25:21).

Porto testimonianza che Egli vive e ci ama; Egli è il nostro Salvatore e Redentore. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.