2000–2009
L’appartenenza è nostro sacro diritto di nascita
Ottobre 2004


L’appartenenza è nostro sacro diritto di nascita

Vi testimonio che appartenete a tutti gli effetti alla Società di Soccorso: il gregge femminile del Buon Pastore.

Sorelle, gioisco di essere insieme a voi stasera. Grazie per gli innumerevoli atti di compassione, le vostre testimonianze in crescita e i vostri pasti per i bisognosi! Voi fate la differenza e siete un raggio di sole per l’anima!

In questi tempi difficili, trovo conforto nella promessa che: «Se [siamo] preparat[e], [noi non temeremo]».1 La Società di Soccorso ci aiuta ad essere preparate, non solo temporalmente, ma anche spiritualmente. Ma la Società di Soccorso non può aiutarci nella nostra preparazione senza la nostra partecipazione! Temo che alcune di voi non si sentano inserite nella Società di Soccorso, non provino un senso di appartenenza. Sia che vi sentiate troppo giovani o troppo vecchie, povere o ricche, intelligenti o poco istruite, nessuna di noi è troppo diversa per non farne parte. Se potessi far avverare un desiderio, sarebbe quello che ognuna di voi si sentisse inserita, che provasse un senso di appartenenza. Vi testimonio che appartenete a tutti gli effetti alla Società di Soccorso: il gregge femminile del Buon Pastore.

Sottolineo ciò che disse il presidente Joseph F. Smith nel 1907: «Oggi succede troppo spesso che le nostre donne giovani, vigorose e intelligenti pensino che solo quelle più anziane debbano far parte della Società di Soccorso». Poi aggiunse: «È un errore».2

Recentemente sono stata in Etiopia dove ho incontrato Jennifer Smith. Se ci fosse mai una donna che potrebbe dire di non sentirsi adatta alla Società di Soccorso, questa è proprio la sorella Smith. Lei ha detto: «Ero molto diversa da tutte le altre sorelle del ramo. La lingua, l’abbigliamento, la cultura, tutto sembrava dividerci. Ma quando parlavamo del Salvatore… quel divario si colmava. Quando parlavamo di un amorevole Padre celeste… non c’era diversità». Ha aggiunto: «Non possiamo cambiare o togliere i fardelli altrui, ma possiamo coinvolgere le altre e aiutarci con amore».3

Queste sorelle hanno trovato parte di Sion divenendo «di un sol cuore e di una sola mente».4 Poiché «se non siete uno», dice il Signore, «non siete miei».5 Il presidente Hinckley ha detto che «se saremo unite, e proclameremo all’unisono le stesse cose, la nostra forza sarà incalcolabile».6 Come sorelle in Sion in che modo possiamo essere uno? Nello stesso modo in cui siamo unite al coniuge o alla famiglia: condividendo quello che siamo, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, il nostro cuore.

In un rione, le madri presentano alla Società di Soccorso le figlie che compiono diciotto anni, durante una riunione domenicale. Una madre ha espresso teneramente come le sue sorelle della Società di Soccorso l’abbiano nutrita sin dagli inizi del suo matrimonio: «Mi hanno portato pasti e abbracci nei momenti difficili, sorrisi e sostegno nei momenti di festa. Mi hanno insegnato il Vangelo facendomi visita e lasciando che io facessi lo stesso con loro. Mi hanno permesso di sbagliare lasciandomi del tempo prima di intervenire». Questa madre ha poi spiegato alla figlia che le margherite del loro giardino sono un regalo di Carolyn, i gigli, di Venice, i ranuncoli, di Pauline. La figlia era meravigliata. La madre ha aggiunto: «Queste donne sono le mie sorelle in tutti i sensi, e sono grata di affidarti alle loro cure».

È la varietà di un giardino che contribuisce alla sua bellezza: c’è bisogno di margherite, gigli e ranuncoli, e anche di giardinieri che annaffino, nutrano e curino. Purtroppo Satana sa che la condivisione rafforza la nostra sorellanza nella vita di tutti i giorni e nell’eternità. Egli sa che l’egoismo inizia a distruggere l’altruismo, il che distrugge l’unità, il che distrugge Sion. Sorelle, non possiamo lasciare che l’avversario ci separi. Brigham Young disse: «Una perfetta unità salverà un popolo».7 E direi anche che un’unità perfetta salverà la nostra società.

Il presidente Boyd K. Packer ci ha ricordato che «troppe sorelle… pensano che la Società di Soccorso sia solo una lezione da frequentare», e ha consigliato di «inculcare… lo stesso sentimento di appartenere alla Società di Soccorso piuttosto che soltanto frequentare una classe».8 Il senso di appartenenza comincia la domenica quando sentiamo le voci le une delle altre. Nessuna insegnante dovrebbe tenere la sua lezione a un gruppo di sorelle silenziose, perché la lezione è la nostra lezione.

Provare un senso di appartenenza significa sentirsi necessarie, amate e che manchiamo alle altre quando non ci siamo, significa anche aver bisogno, amare e sentire la mancanza di chi non c’è. Questa è la differenza tra frequentare e appartenere. La Società di Soccorso non è solo una classe domenicale: è un dono divino per noi donne.

Ecco due motivi per cui sento d’appartenere alla Società di Soccorso, e non solo per via della mia chiamata! Mi sentivo giù il mese scorso quando sono venute le mie insegnanti visitatrici: Sue è divorziata e Cate era una delle mie Laurette. Hanno portato il messaggio e una preghiera, ma erano realmente preoccupate. Mi sono sentita sollevata e amata.

Una sorella della Società di Soccorso non molto tempo fa ha chiesto in preghiera al Padre celeste, dicendo il mio nome, di aiutarmi nelle mie responsabilità. Non conosceva le mie necessità specifiche, ma conosceva quello che avevo nel cuore.

Forse le vostre insegnanti visitatrici non sono venute di recente, o forse nessuno ha pregato espressamente per voi, dicendo il vostro nome. Mi dispiace se è così. Ma non dovete ricevere le visite per essere delle buone insegnanti visitatrici, non dovete essere nominate in preghiera per pregare. Malgrado le differenze che esistono tra noi, se condividiamo con generosità e onestà, le nostre sorelle faranno lo stesso; conosceremo i nostri cuori a vicenda e il senso di appartenenza fiorirà come un giardino. La sorella Smith e le nostre sorelle etiopi hanno imparato che le differenze non hanno peso, poiché il senso di appartenenza è la carità, il puro amore di Cristo, in azione. E la carità non verrà mai meno.

Sia che serviamo in Primaria o nelle Giovani Donne, sia che siamo più o meno attive, sposate o single, giovani o anziane, facciamo tutte parte della Società di Soccorso. Mi sento come una ragazzina, anche se ormai sono una nonna! Abbiamo bisogno della vostra voce, dei vostri sentimenti, del vostro cuore. La Società di Soccorso ha bisogno di voi! E sapete una cosa? Voi avete bisogno della Società di Soccorso. Quando non frequentate, private voi stesse e private la Società di Soccorso.

Non dobbiamo avere divisioni nella Società di Soccorso, ma «avere la medesima cura le une per le altre».9 «E se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; e se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono con lui».10 Poiché «il corpo ha bisogno di ogni membro, affinché tutti possano essere edificati assieme, affinché il tutto possa essere mantenuto perfetto».11

Sì, la Società di Soccorso può essere un evento più divertente, più gioioso e più tendente all’unità. Può alleggerire i nostri fardelli. La Società di Soccorso non è perfetta perché nessuna di noi lo è. Ma possiamo impegnarci, possiamo perfezionarla insieme progredendo ognuna individualmente. Come? Cambiando il nostro comportamento: il modo in cui parliamo della Società di Soccorso influisce sulla percezione che ne hanno gli altri, specialmente le giovani. Sosteniamo le nostre presidenze e le insegnanti della Società di Soccorso, lasciamo che apprendano accordando loro del tempo. Perdoniamo di più e giudichiamo di meno; siamo insegnanti visitatrici attente e coerenti, partecipiamo con entusiasmo alle riunioni di miglioramento domestico, familiare e personale; guardiamo gli aspetti positivi della Società di Soccorso e costruiamo su di essi.

Il presidente Joseph F. Smith ci ha raccomandato di «perseguire l’opera della Società di Soccorso con vigore, intelligenza e unità, per l’edificazione di Sion».12 Se crediamo che la chiesa del Signore è stata restaurata, come in effetti sappiamo, dobbiamo credere che la Società di Soccorso è una parte essenziale dell’organizzazione del Suo gregge. Dobbiamo smettere di chiederci se siamo adatte a farne parte: certo che sì! Le nostre differenze non solo tali da non poter edificare Sion insieme!

Circa un anno fa a Pasadena, in California, la sorella Janice Burgoyne stava morendo di cancro. Aveva dato generosamente se stessa ed era molto amata. Le sue sorelle della Società di Soccorso le portavano da mangiare, pulivano la casa, si prendevano cura dei due giovani figli, e aiutarono il marito a preparare il funerale. Era difficile per Janice ricevere tanto aiuto, sapendo che le sue sorelle avrebbero trovato quel vecchio pezzo di toast dietro al divano. Temeva che le sue sorelle scavassero nella sua vita, oltre i sentimenti del suo cuore! Ma poiché esse conoscevano già quei sentimenti, non si curavano delle altre cose. Davano passaggi ai figli in macchina, li aiutavano a fare i compiti, per lei suonavano il pianoforte e cambiavano le lenzuola. Lo fecero giorno dopo giorno, senza lamentarsi e con infinita carità. Questo condividere cambiò per sempre il cuore di quelle sorelle. Prima di morire, Janice si rivolse a una sorella della Società di Soccorso e le chiese con gratitudine e sgomento: «come può una persona morire senza la Società di Soccorso?»

A voi, mie care sorelle, poiché siete mie sorelle, chiedo: «come può una persona vivere senza la Società di Soccorso?»

L’appartenenza è nostro sacro diritto di nascita. Quanto vorrei abbracciarvi e andare alla Società di Soccorso insieme a voi. Quanto vorrei conoscere il vostro cuore e farvi conoscere il mio. Portate i vostri cuori caritatevoli alla Società di Soccorso. Portate i vostri talenti, i vostri doni, la vostra individualità per poter essere uno.

Testimonio che «il buon pastore ci chiama… per portarci nel suo gregge».13 Forse non abbiamo tutte le risposte, ma dobbiamo credere che la Società di Soccorso è parte essenziale della Sua opera, poiché

Anche se il nostro sentiero si snoda tra le montagne,

Egli conosce i prati ove pasturare…

Egli veste i gigli dei campi

e nutre gli agnelli del Suo gregge.

Egli guarirà coloro che confidano in Lui

e farà brillare i nostri cuori.14

Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

  1. DeA 38:30.

  2. Conference Report, aprile 1907; corsivo dell’autore.

  3. Corrispondenza personale.

  4. Vedere Mosè 7:18.

  5. DeA 38:27.

  6. «Essere forti e inamovibili», Riunione di addestramento dei dirigenti a livello mondiale, 10 gennaio 2004, 20.

  7. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Brigham Young (1997), 354.

  8. «The Relief Society», Ensign, maggio 1998, 72; vedere anche Liahona, marzo 2004, 27.

  9. 1 Corinzi 12:25.

  10. 1 Corinzi 12:26.

  11. DeA 84:110; corsivo dell’autore.

  12. Conference Report, aprile 1907, 6.

  13. Vedere Alma 5:60.

  14. Roger Hoffman, «Consider the Lilies».