2000–2009
Le tenere misericordie del Signore
Aprile 2005


Le tenere misericordie del Signore

Vi porto testimonianza che le tenere misericordie del Signore sono a disposizione di tutti noi e che il Redentore d’Israele è ansioso di elargirci questi doni.

Sei mesi fa, per la prima volta mi ritrovai in piedi presso questo pulpito come l’ultimo arrivato nel Quorum dei Dodici Apostoli. Allora, e ancor di più ora, ho avvertito e avverto il peso della chiamata e della responsabilità d’insegnare con chiarezza e testimoniare con autorità. Prego che lo Spirito Santo mi assista mentre vi parlo.

Oggi vorrei descrivere e parlare di un’impressione spirituale che durante la sessione di domenica mattina della conferenza generale di ottobre ricevetti qualche attimo prima di portarmi a questo pulpito. L’anziano Dieter F. Uchtdorf aveva appena finito di parlare e aveva dichiarato la sua possente testimonianza del Salvatore. Ci alzammo poi tutti insieme per cantare l’inno d’intermezzo che aveva annunciato in precedenza il presidente Gordon B. Hinckley. Quella mattina l’inno d’intermezzo era “O Re d’Israele” (Inni, 6).

Ora, la musica per le varie sessioni della conferenza era stata decisa con molto anticipo e, ovviamente, molto prima della mia nuova chiamata. Se, tuttavia, mi fosse stato chiesto di suggerire un inno d’intermezzo per quella sessione particolare, ossia un inno che sarebbe stato per me e la congregazione edificante e spiritualmente di sostegno prima del mio primo discorso in questo Centro delle conferenze, avrei scelto il mio inno preferito: “O Re d’Israele”. Mentre cantavo con voi questo inno toccante sulla Restaurazione, le lacrime m’inondarono gli occhi.

Quasi alla fine dell’inno, mi venne in mente questo versetto del Libro di Mormon: “Ma ecco, io, Nefi, vi mostrerò che le tenere misericordie del Signore sono su tutti coloro che egli ha scelto, a motivo della loro fede, per renderli potenti, finanche al potere di liberazione” (1 Nefi 1:20).

La mia mente fu immediatamente attratta dall’espressione di Nefi “le tenere misericordie del Signore”, e in quel momento preciso seppi che ero oggetto di una tale tenera misericordia. Attraverso un inno scelto settimane prima, un amorevole Salvatore mi stava inviando un messaggio personale, nel momento in cui avevo più bisogno di sostegno e rassicurazione. Alcuni potrebbero considerare questo fatto una coincidenza fortuita, ma io vi porto testimonianza che le tenere misericordie del Signore sono reali e non sono frutto del caso o delle coincidenze. Spesso, l’occorrenza stessa delle tenere misericordie del Signore ci aiuta a notarle e a riconoscerle.

Che cosa sono le tenere misericordie del Signore?

Dallo scorso ottobre ho riflettuto ripetutamente sulla locuzione “le tenere misericordie del Signore”. Grazie allo studio personale, all’osservazione, alla meditazione e alla preghiera, credo di essere riuscito a capire meglio che le tenere misericordie del Signore sono la benedizione, la forza, la protezione, la rassicurazione, la guida, l’affettuosa benevolenza, la consolazione, il sostegno e i doni spirituali assai personali e individuali che riceviamo dal Signore Gesù Cristo, grazie a Lui e tramite Lui. Invero, il Signore adatta “i suoi atti di misericordia alla situazione dei figlioli degli uomini” (DeA 46:15).

Pensate a come il Salvatore istruì i Suoi apostoli che non li avrebbe lasciati senza conforto. Non soltanto Egli avrebbe mandato “un altro Consolatore” (Giovanni 14:16), sì, lo Spirito Santo, ma il Salvatore disse che sarebbe tornato da loro (vedere Giovanni 14:18). Lasciatemi suggerire che uno dei modi in cui il Signore torna da ognuno di noi è tramite le sue abbondanti e tenere misericordie. Ad esempio, quando affrontiamo delle difficoltà e delle prove, il dono della fede e un adeguato senso di fiducia in sé che giunge oltre le nostre capacità sono due esempi delle tenere misericordie del Signore. Il pentimento, il perdono dei peccati e la pace di coscienza sono esempi delle tenere misericordie del Signore. La perseveranza e la forza d’animo, che ci consentono di spingerci innanzi con gioia malgrado limiti fisici e difficoltà spirituali, sono esempi delle tenere misericordie del Signore.

In una recente conferenza di palo, le tenere misericordie del Signore sono state evidenti nella testimonianza toccante di una giovane moglie e madre di quattro figli, il cui marito fu ucciso in Iraq nel dicembre 2003. Questa sorella coraggiosa ha raccontato che, dopo essere stata informata della morte del marito, le è arrivata la cartolina di auguri natalizi da lui spedita. In queste circostanze in cui si era trovata improvvisamente, che le avevano stravolto l’esistenza, giunse al momento opportuno un ricordo tenero che le famiglie possono essere unite per sempre. Dopo aver ottenuto il permesso, cito il messaggio d’auguri:

“Alla miglior famiglia nel mondo! Trascorrete dei bei momenti insieme, ricordandovi il vero significato del Natale! Il Signore ha reso possibile la nostra unione eterna, così, anche se saremo lontani, saremo comunque insieme come famiglia.

Dio vi benedica, vi protegga tutti e accetti questo Natale come il nostro dono d’amore per Lui!!!

Con tutto il mio amore, il vostro papà e marito devoto!”.

Ovviamente, in questo biglietto d’auguri, il marito si riferiva ad una separazione provocata dalla destinazione militare, ma questa sorella udì come la voce del compagno e padre eterno che gridava dalla polvere, giunta come una rassicurazione e testimonianza quanto mai necessaria. Come ho detto prima, le tenere misericordie del Signore non sono frutto del caso o delle coincidenze. La fedeltà, l’obbedienza e l’umiltà invitano le tenere misericordie ed è la scelta dei tempi da parte del Signore che ci consente di riconoscere e far tesoro di queste benedizioni importanti.

Qualche tempo fa parlai con un dirigente del sacerdozio che era stato spinto a imparare a memoria i nomi di tutti i giovani del suo palo d’età compresa tra i 13 e 21 anni. Preparò dei cartoncini con le foto dei ragazzi e delle ragazze, così da studiarle mentre viaggiava per lavoro e in altre occasioni. Questa persona imparò velocemente i nomi di tutti i giovani.

Una notte fece un sogno su uno dei ragazzi, che conosceva solo grazie alla fotografia. Nel sogno vide il giovane che indossava la camicia bianca e la targhetta da missionario. Con un collega seduto accanto a lui, il ragazzo stava insegnando a una famiglia. Teneva in mano il Libro di Mormon e sembrava stesse portando testimonianza della sua veridicità. A questo punto il dirigente si svegliò.

Ad una seguente riunione del sacerdozio, il dirigente si accostò al giovane che aveva visto in sogno e gli chiese di parlargli per qualche minuto. Dopo una breve presentazione, egli chiamò il ragazzo per nome e gli disse: “Non sono un sognatore. Non ho mai avuto un sogno riguardo ad alcun membro del palo, se non nel tuo caso. Ti racconterò il sogno, poi vorrei che mi aiutassi a capirne il significato”.

Il dirigente del sacerdozio raccontò il suo sogno e chiese al giovane che cosa volesse dire. Tremante dall’emozione, il giovane uomo rispose semplicemente: “Significa che Dio sa chi sono”. Il resto della conversazione tra questo giovane e il dirigente del sacerdozio fu assai prezioso ed essi convennero d’incontrarsi e parlare insieme di tanto in tanto nei mesi successivi.

Quel giovane ha ricevuto le tenere misericordie del Signore attraverso un dirigente del sacerdozio ispirato. Lo ripeto nuovamente, le tenere misericordie del Signore non sono frutto del caso o delle coincidenze. La fedeltà e l’obbedienza ci permettono di ricevere questi doni preziosi e, frequentemente, i tempi del Signore ci aiutano a riconoscerli.

Non dovremmo sottostimare o lasciarci sfuggire il potere delle tenere misericordie del Signore. La semplicità, la soavità e la costanza delle tenere misericordie del Signore contribuiranno molto a rafforzarci e proteggerci nei momenti difficili in cui viviamo o che devono ancora presentarsi. Quando le parole non riescono a offrire il sollievo di cui necessitiamo o a esprimere la gioia che proviamo, quando è futile cercare di spiegare l’inesplicabile, quando la logica e la ragione non portano ad una comprensione adeguata delle ingiustizie e iniquità della vita, quando l’esperienza terrena e la valutazione sono insufficienti per ottenere il risultato desiderato, quando sembra che siamo completamente soli, grazie alle tenere misericordie del Signore siamo veramente benedetti e resi potenti, finanche al potere di liberazione (vedere 1 Nefi 1:20).

Chi sono coloro che il Signore ha scelto per ricevere le Sue tenere misericordie?

La parola scelto impiegata in 1 Nefi 1:20 è fondamentale per comprendere il concetto delle tenere misericordie del Signore. Il dizionario indica che scelto si riferisce ad una persona selezionata, preferita o cernita. È anche usata per riferirsi agli eletti o scelti di Dio (Oxford English Dictionary Online, seconda edizione [1989], “Chosen”).

Alcuni che ascoltano o leggono questo messaggio potrebbero erroneamente sminuire o rigettare la disponibilità delle tenere misericordie del Signore nella loro vita, pensando: “Non sono certamente uno che è stato scelto né che mai lo sarà”. Possiamo a torto ritenere che tali benedizioni e doni siano riservati ad altre persone che sembrano più rette, o che hanno incarichi più visibili nella Chiesa. Vi porto testimonianza che le tenere misericordie del Signore sono a disposizione di tutti noi e che il Redentore d’Israele è ansioso di elargirci questi doni.

Essere o diventare scelti non è uno stato esclusivo che ci viene conferito, ma, in ultima analisi, noi determiniamo la nostra condizione. V’invito ora a notare l’uso del termine scelti nei seguenti versetti di Dottrina e Alleanze:

“Ecco, vi sono molti chiamati, ma pochi sono scelti: E perché non sono scelti?

Perché il loro cuore è rivolto così tanto verso le cose di questo mondo, e aspira agli onori degli uomini” (DeA 121:34–35; corsivo dell’autore).

Credo che le implicazioni di questi versetti siano piuttosto lineari. Dio non ha un elenco di preferiti, ai quali dobbiamo sperare che i nostri nomi siano un giorno aggiunti; non limita “gli scelti” ad un numero ristretto di persone; sono invece, il nostro cuore, le nostre aspirazioni e la nostra obbedienza che certamente determinano se saremo contati fra gli eletti dell’Eterno.

Enoc fu istruito dal Signore proprio su questo punto di dottrina. Vi prego di notare in questi versetti l’uso del termine scegliere: “Guarda questi tuoi fratelli; sono l’opera delle mie mani, e io diedi loro la conoscenza che hanno, nel giorno in cui li creai; e nel Giardino di Eden diedi all’uomo il suo libero arbitrio.

E ai tuoi fratelli ho detto, e ho dato anche un comandamento, che si amassero l’un l’altro e che scegliessero me, loro Padre” (Mosè 7:32–33; corsivo dell’autore).

Come apprendiamo in questo passo delle Scritture, lo scopo fondamentale del dono del libero arbitrio era di amarsi l’un l’altro e scegliere Dio. Sicché, diveniamo scelti e invitiamo la Sua tenera misericordia quando usiamo il libero arbitrio per prediligere Dio.

Uno dei passi delle Scritture meglio conosciuto e citato più sovente si trova in Mosè 1:39. Questo versetto descrive in maniera chiara e concisa l’opera del Padre Eterno: “Poiché ecco, questa è la mia opera e la mia gloria: fare avverare l’immortalità e la vita eterna dell’uomo” (corsivo dell’autore).

Un versetto affine che si trova in Dottrina e Alleanze descrive con altrettanta semplicità e sinteticità il nostro compito principale come figli e figlie del Padre Eterno. È interessante il fatto che questo versetto non sembri essere altrettanto conosciuto, né sia citato molto frequentemente: “Ecco, questo è il tuo lavoro, di rispettare i miei comandamenti, sì, con tutta la tua facoltà, mente e forza” (DeA 11:20; corsivo dell’autore).

Pertanto, l’opera del Padre è di fare avverare l’immortalità e la vita eterna dei Suoi figli. Il nostro compito è osservare i Suoi comandamenti con tutta la nostra facoltà, mente e forza, così diveniamo scelti e, attraverso lo Spirito Santo, riceviamo e riconosciamo le tenere misericordie del Signore nella vita quotidiana.

La conferenza stessa cui stiamo partecipando in questo fine settimana è ancora un altro esempio delle tenere misericordie del Signore. Abbiamo ricevuto il beneficio di ascoltare consigli ispirati dai dirigenti della Chiesa del Salvatore, perfettamente consoni ai nostri giorni, circostanze e difficoltà. Siamo stati istruiti, sollevati, edificati, chiamati al pentimento e fortificati. Lo spirito di questa conferenza ci ha rafforzato la fede e ha alimentato il nostro desiderio di pentirci, obbedire, migliorare e servire. Come voi, anch’io sono ansioso di mettere in pratica ciò che mi è stato ricordato, consigliato e l’ispirazione che ho ricevuto durante questa conferenza. Tra poco ognuno di noi potrà ricevere le tenere misericordie del Signore, ascoltando il discorso conclusivo e la testimonianza del presidente Gordon B. Hinckley. Invero, “l’Eterno è buono verso tutti, e le sue compassioni s’estendono a tutte le sue opere” (Salmo 145:9).

Sono grato per la restaurazione del vangelo di Gesù Cristo mediante il profeta Joseph Smith e per la conoscenza che oggi abbiamo delle tenere misericordie del Signore. I desideri, la fedeltà e l’obbedienza invitano nella nostra vita le Sue misericordie e ci aiutano a distinguerle. Come uno dei Suoi servitori, dichiaro la mia testimonianza che Gesù è il Cristo, il nostro Redentore e il nostro Salvatore. So che Egli vive e che le Sue tenere misericordie sono disponibili per tutti noi. Tutti possiamo avere occhi che vedono chiaramente e orecchie che odono distintamente le tenere misericordie del Signore, che ci rafforzano e assistono in questi ultimi giorni. Possa il nostro cuore essere sempre pieno di gratitudine per le Sue abbondanti e tenere misericordie. Nel sacro nome di Gesù Cristo. Amen.