2000–2009
Siamo uomini
Ottobre 2006


Siamo uomini

Noi detentori del sacerdozio di Dio… dobbiamo alzarci dalla polvere del compiacimento ed essere uomini!

Anni fa, quando io e i miei fratelli eravamo bambini, nostra madre fu sottoposta ad un intervento chirurgico radicale per la rimozione di un cancro. Fu molto vicina alla morte. Buona parte del tessuto del collo e della spalla fu asportato e per molto tempo le doleva assai muovere il braccio destro.

Ad un anno dall’intervento, una mattina mio padre portò la mamma in un negozio di elettrodomestici e chiese al direttore di mostrarle come utilizzare una pressa per stirare. La macchina si chiamava Ironrite. Funzionava stando seduti e premendo i pedali con le ginocchia, per abbassare un rullo contro una superficie calda e farlo girare, in modo da poter stirare camice, pantaloni, vestiti e altri capi. Capirete che questa macchina avrebbe reso molto più semplice stirare (compito non indifferente nella nostra famiglia con cinque figli), soprattutto per una donna che aveva un uso limitato del braccio. La mamma rimase sorpresa quando il papà disse al direttore che avrebbero comprato la macchina e che avrebbe pagato in contanti. Nonostante mio padre guadagnasse bene come veterinario, l’intervento e le cure per la mamma li avevano lasciati in una situazione economica difficile.

Mentre tornavano a casa, mia madre era arrabbiata: «Come possiamo permettercela? Da dove hai preso i soldi? Come faremo adesso?» Alla fine il papà le spiegò che non aveva pranzato per quasi un anno per risparmiare il denaro. «Ora, quando stiri», le disse, «non dovrai interrompere, andare in camera e piangere sino a che il dolore al braccio ti passa». Lei non sapeva che lui lo sapeva. Non mi ero reso conto del sacrificio e dell’atto d’amore che a quel tempo mio padre fece per mia madre, ma ora, che so, mi dico: «Ecco un uomo».

Il profeta Lehi implorò i figli ribelli con le parole: «Alzatevi dalla polvere, figli miei, e siate uomini» (2 Nefi 1:21; corsivo dell’autore). Per quanto riguarda l’età, Laman e Lemuele erano uomini, ma, in termini di carattere e di maturità spirituale, erano ancora bambini. Essi mormoravano e si lamentavano se era loro chiesto di fare una cosa difficile. Non accettavano che qualcuno potesse avere l’autorità di correggerli. Non davano valore alle cose spirituali. Ricorrevano facilmente alla violenza ed erano bravi a interpretare il ruolo delle vittime.

Oggi vediamo alcuni degli stessi atteggiamenti. Ci sono persone che vivono come se la massima aspirazione fosse il piacere. Una società permissiva ha «sdoganato» molti costumi, cosicché tanti ritengono accettabile avere figli al di fuori del vincolo matrimoniale e convivere, piuttosto che sposarsi.1 Schivare i doveri è considerata una cosa intelligente, mentre sacrificarsi per il bene altrui è da ingenuo. Per alcuni, una vita di lavoro e conseguimenti è opzionale. Uno psicologo, che ha studiato un fenomeno sempre più diffuso che chiama «giovane bloccato su campo neutro», descrive il seguente scenario:

«Justin va a un college per uno o due anni, spende migliaia di dollari dei genitori, poi si stufa e ritorna a casa nella sua vecchia stanza, dove viveva quando andava alle superiori. Ora lavora sedici ore la settimana da Kinko o part-time da Starbucks.

I genitori si strappano i capelli: ‹Justin, hai ventisei anni. Non studi. Non hai una carriera davanti a te. Non hai neppure una ragazza. Che programmi hai? Quando ti farai una vita tua?›

‹Qual è il problema?›, chiede Justin. ‹Non sono mai stato arrestato, non vi chiedo soldi, Perché non vi date una calmata?›»2

Che ambizione!

Noi detentori del sacerdozio di Dio non possiamo permetterci di lasciarci andare. Abbiamo un’opera da compiere (vedere Moroni 9:6). Dobbiamo alzarci dalla polvere del compiacimento ed essere uomini. Per un giovane è una meravigliosa aspirazione diventare un uomo forte e capace, qualcuno che può costruire e creare; una persona che può lasciare un segno nel mondo. È un’aspirazione meravigliosa per noi che siamo più anziani rendere la visione della vera virilità una realtà ed essere un modello per coloro che guardano a noi in cerca di un riferimento.

In buona misura, la vera virilità è definita dal rapporto che abbiamo con le donne. La Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici Apostoli ci hanno fornito l’ideale da perseguire:

«La famiglia è ordinata da Dio. Il matrimonio tra l’uomo e la donna è essenziale per la realizzazione del Suo piano eterno. I figli hanno il diritto di nascere entro il vincolo del matrimonio e di essere allevati da un padre e da una madre che rispettano i voti nuziali con assoluta fedeltà… Per disegno divino i padri devono presiedere alle loro famiglie con amore e rettitudine e hanno il dovere di provvedere alle necessità di vita e alla protezione delle loro famiglie».3

Nel corso degli anni, ho incontrato i santi in molte nazioni e, a dispetto delle differenze nelle circostanze e nella cultura, ovunque sono stato colpito dalla fede e dalla capacità delle nostre donne, tra cui alcune molto giovani. Tantissime hanno una fede e una bontà straordinarie. Conoscono le Scritture. Sono equilibrate e fiduciose. Mi chiedo, abbiamo uomini all’altezza di queste donne? I nostri giovani uomini si stanno preparando a diventare quei degni compagni che tali donne possono ammirare e rispettare?

Nell’aprile 1998, il presidente Gordon B. Hinckley, parlando ai detentori del sacerdozio, fornì ai giovani uomini questo consiglio specifico:

«La ragazza che sposerete causerà in voi un grande cambiamento… [Voi] decider[ete] in gran parte come sarà il resto della vita di lei…

Sforzatevi di acquisire una buona istruzione. Ottenete tutto l’addestramento possibile. Il mondo di solito vi retribuirà secondo quello che sarà il vostro valore. Paolo non pesa le parole quando scrive a Timoteo: ‹Che se uno non provvede ai suoi, e principalmente a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore dell’incredulo› (1 Timoteo 5:8)».4

L’integrità è parte fondamentale dell’essere uomini. Integrità significa essere sinceri, ma anche accettare responsabilità, onorare gli impegni e mantenere fede alle alleanze. Il presidente N. Eldon Tanner, ex consigliere della Prima Presidenza e uomo integro, raccontò di una persona che andò da lui per un consiglio:

«Non molto tempo fa, un giovane venne da me e mi disse: ‹Ho stretto un accordo con un uomo che mi richiede certi pagamenti ogni anno. Sono in arretrato e non riesco a pagarlo, perché, se lo facessi, perderei la casa. Che cosa dovrei fare?›

Lo guardai e gli dissi: ‹Rispetta l’accordo›.

‹Anche a costo di perdere la casa?›

Gli spiegai: ‹Non sto parlando della casa. Sto parlando dell’accordo che hai stretto e penso che tua moglie preferirebbe avere un marito che mantiene la parola, assolve i propri obblighi… e debba affittare una casa, piuttosto che avere una casa con un marito che non mantiene gli accordi e le promesse›».5

Gli uomini buoni talvolta commettono errori. Una persona integra affronterà e riparerà onestamente ai propri sbagli, ed è un esempio che possiamo rispettare. A volte gli uomini ci provano, ma falliscono. Non tutti gli obiettivi degni sono raggiunti, malgrado siano compiuti con tutta onestà gli sforzi migliori. La vera virilità non sempre si misura dai frutti, ma dal lavoro fatto per ottenerli.6

Benché farà alcuni sacrifici e si negherà alcuni piaceri per onorare gli impegni, il vero uomo conduce un’esistenza appagante. Egli dà molto, ma riceve di più e vive pago dell’approvazione del Padre celeste. La vita veramente virile è un’ottima esistenza.

Cosa ancora più importante, quando consideriamo l’ammonizione di essere uomini, è che dobbiamo pensare a Gesù Cristo. Quando Gesù, con una corona di spine, fu portato a Pilato, egli esclamò: «Ecco l’uomo!» (vedere Giovanni 19:4–5). Pilato potrebbe non aver compreso perfettamente il significato delle proprie parole, ma il Signore si mostrò al popolo allora come oggi: il sommo ideale dell’uomo. Ecco l’uomo!

Il Signore chiese ai Suoi discepoli che sorta di uomini avrebbero dovuto essere e poi rispose: «In verità, io vi dico: Così come sono io» (3 Nefi 27:27; vedere anche 3 Nefi 18:24). Questa è la nostra massima aspirazione. Che cosa fece Lui che noi come uomini possiamo emulare?

Gesù rigettò le tentazioni. Quando si trovò faccia a faccia con il grande tentatore in persona, Gesù «non [cedette] alla tentazione» (Mosia 15:5). Respinse l’attacco con un versetto: «Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma d’ogni parola che procede dalla bocca di Dio» (Matteo 4:4). Anche i comandamenti e le norme del vangelo sono a nostra protezione e, come il Salvatore, possiamo attingere forza dalle Scritture per resistere alle tentazioni.

Il Salvatore fu obbediente. Abbandonò completamente l’«uomo naturale» (Mosia 3:19) e sottomise la Sua volontà a quella del Padre (vedere Mosia 15:7). Egli fu battezzato per mostrare «che, secondo la carne, egli si umilia davanti al Padre e testimonia al Padre che gli sarebbe obbediente nell’osservare i suoi comandamenti» (2 Nefi 31:7).

Gesù «è andato attorno facendo del bene» (Atti 10:38); impiegò i poteri divini del santo sacerdozio per benedire i bisognosi, «come guarire gli infermi, risuscitare i morti, far sì che gli storpi cammin[assero], i ciechi otten[essero] la vista e i sordi sent[issero], e curando ogni sorta di malattie» (Mosia 3:5). Gesù disse ai Suoi apostoli: «Chiunque fra voi vorrà esser primo, sarà servo di tutti. Poiché anche il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito, ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti» (Marco 10:44–45). Come Suoi compagni di servizio, possiamo diventare grandi nel Suo regno grazie all’amore e al servizio.

Il Salvatore non temeva quando si opponeva al male e all’errore. «Gesù entrò nel tempio e cacciò fuori tutti quelli che quivi vendevano e compravano… E disse loro: Egli è scritto: La mia casa sarà chiamata casa d’orazione; ma voi ne fate una spelonca di ladroni» (Matteo 21:12–13). Egli chiamò tutti al ravvedimento (vedere Matteo 4:17) e ad essere perdonati (vedere Giovanni 8:11; Alma 5:33). Anche noi possiamo ergerci inamovibili a difesa delle cose sacre e a levare una voce d’avvertimento.

Egli diede la Sua vita per redimere l’umanità. Noi possiamo sicuramente accettare la responsabilità nei confronti di coloro che Egli pone sotto le nostre cure.

Fratelli, siamo uomini, come Egli è. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

  1. Vedere, ad esempio, James E. Faust, «Le difficoltà che la famiglia incontra», Riunione di addestramento dei dirigenti a livello mondiale, 10 gennaio 2004, 1–2; Eduardo Porter e Michelle O’Donnell, «Middle-aged, No Degree, No Wife», New York Times, come pubblicato in The Atlanta Journal-Constitution, 6 agosto 2006, A7; Peg Tyre, «The Trouble with Boys», Newsweek, 30 gennaio 2006, 44–51.

  2. Leonard Sax, «Project Aims to Study Young Men Stuck in Neutral», Washington Post, come pubblicato in Deseret Morning News, 3 aprile 2006, A13. «Secondo il [U.S.] Census Bureau, un buon terzo dei ragazzi tra i ventidue e i trentaquattro anni vive ancora a casa dei genitori, circa il cento percento d’aumento negli ultimi venti anni».

  3. «La famiglia: un proclama al mondo», La Stella, ottobre 2004, 49; La Stella, gennaio 1996, 116.

  4. «Vivete in modo degno della ragazza che un giorno sposerete», La Stella, luglio 1998, 54, 55, 58.

  5. Conference Report, ottobre 1966, 99; o Improvement Era, dicembre 1966, 1137.

  6. Sul finire del decennio tra il 1830 e il 1840, dopo che i santi avevano abbandonato Kirtland, il Signore chiamò Oliver Granger affinché ritornasse indietro e cercasse di risolvere per la Prima Presidenza alcune questioni in sospeso. In una rivelazione data al profeta Joseph Smith, il Signore disse: «Perciò, che [Oliver Granger] lotti intensamente per il riscatto della Prima Presidenza della mia Chiesa, dice il Signore; e quando cadrà si rialzi; poiché il suo sacrificio mi sarà più sacro del suo guadagno, dice il Signore…Perciò, che nessuno disprezzi il mio servitore Oliver Granger, ma che le benedizioni del mio popolo siano su di lui per sempre e in eterno» (DeA 117:13, 15; corsivo dell’autore).