2000–2009
Perseverare insieme
Ottobre 2007


Perseverare insieme

Il rione è organizzato per soddisfare i bisogni di coloro che affrontano anche le prove più difficili ed estenuanti.

Un paio di anni fa un giornalista satirico trattò su un giornale locale un argomento serio e provocatorio. Cito dal suo articolo: «Essere un mormone che frequenta la Chiesa nello Utah significa vivere a così stretto contatto con gli altri membri del rione che non accade nulla senza che l’intera congregazione non lo sappia nel giro di cinque minuti».

Continua: «Questo modo di vivere a così stretto contatto può essere invadente… Ma è anche uno dei nostri maggiori punti di forza».

L’autore prosegue dicendo: «Martedì al lavoro ho visto il notiziario di mezzogiorno alla televisione. Un furgoncino è stato distrutto durante un incidente nel traffico. Una giovane madre e i suoi due bambini piccoli sono stati portati di corsa al pronto soccorso con un elicottero e un’ambulanza. Ore dopo sono venuto a sapere che il furgoncino era della giovane coppia che vive di fronte a me a Herriman, Eric e Jeana Quigley.

Non solo vedo i Quigley in Chiesa… ma avevamo anche cenato insieme la sera prima dell’incidente durante una festa del vicinato. I nostri nipoti avevano giocato con le loro figlie Bianca e Miranda…

Miranda, di quattordici mesi, ferita gravemente alla testa è morta tre giorni dopo al Primary Children’s Hospital.

Ecco quando la curiosità… serve. Sebbene l’incidente fosse avvenuto a diversi chilometri da casa, qualcuno del rione era già passato di lì e si era fermato per cercare di dare una mano. Il resto del rione fu informato prima che arrivassero i poliziotti e i paramedici.

I membri del rione si sono recati in tutti e tre gli ospedali, hanno contattato Eric al lavoro e organizzato squadre di lavoro. Coloro che non sono stati coinvolti immediatamente hanno cercato freneticamente un modo per aiutare.

Nel giro di quarantotto ore il giardino dei Quigley è stato falciato, la casa ripulita, sono stati lavati i panni, il frigorifero riempito, i parenti nutriti e un conto istituito presso una banca locale. Avremmo anche fatto il bagno al cane se ne avessero avuto uno».

L’autore conclude con questa osservazione arguta: «C’è un aspetto positivo nel modo di vivere sotto osservazione del mio rione… ciò che accade a pochi accade a tutti» («Well-Being of Others Is Our Business», Salt Lake Tribune, 30 luglio 2005, C1).

La compassione e il servizio resi da membri del rione premurosi dopo questo tragico incidente non sono limitati a questo particolare avvenimento. Alma, profeta del Libro di Mormon, spiega ai futuri seguaci di Cristo: «Se siete desiderosi di entrare nel gregge di Dio e di essere chiamati il suo popolo, e siete disposti a portare i fardelli gli uni degli altri, affinché possano essere leggeri; Sì, e siete disposti a piangere con quelli che piangono, sì, e a confortare quelli che hanno bisogno di conforto» (Mosia 18:8–9). Poi, come spiegò Alma, furono preparati al battesimo. Questi versetti pongono le fondamenta del servizio compassionevole verso il prossimo.

Il rione è organizzato per soddisfare i bisogni di coloro che affrontano anche le prove più difficili ed estenuanti. Il vescovo, spesso considerato il «padre» del rione, è lì per dare consiglio e risorse. Molto vicini sono anche i dirigenti del Sacerdozio di Melchisedec e di Aaronne, la presidenza della Società di Soccorso, gli insegnanti familiari, le insegnanti visitatrici e i membri del rione: sempre membri del rione. Sono tutti presenti per dare conforto e mostrare compassione nei momenti di necessità.

Nel mio vicinato abbiamo avuto la nostra parte di tragedie. Nell’ottobre 1998 il diciannovenne Zac Newton, che viveva a tre case di distanza dalla nostra, rimase ucciso in un tragico incidente automobilistico.

Meno di due anni dopo, a luglio, la diciannovenne Andrea Richards, che viveva di fronte ai Newton, fu vittima di un incidente automobilistico.

Un sabato pomeriggio di luglio 2006 Travis Bastian, 28 anni, ex missionario, e sua sorella Desiree, di quindici anni, che vivevano dall’altro lato della strada e due case più in là di noi, morirono in un terribile incidente stradale.

Solo un mese dopo, nell’agosto 2006, il trentaduenne Eric Gold, cresciuto nella casa accanto alla nostra, è morto prematuramente. E altri nel vicinato hanno avuto esperienze di sofferenza vissute privatamente e conosciute solo a loro e a Dio.

La perdita di cinque giovani può sembrare un numero insolito di prove per un piccolo vicinato. Io ho scelto di pensare che il numero sembra elevato soltanto perché questo è un rione affiatato e affettuoso che sa dove c’è urgente necessità di intervento. È un rione i cui membri seguono l’ammonimento di Alma e del Salvatore; membri che si prendono cura l’uno dell’altro, si vogliono bene e portano reciprocamente i fardelli altrui, che sono disposti a piangere con quelli che piangono, a confortare quelli che hanno bisogno di conforto, che perseverano insieme.

In ogni caso abbiamo visto esternare amore, servizio e compassione che hanno ispirato tutti noi. Sono arrivati i vescovi, gli insegnanti familiari e le insegnanti visitatrici si sono messi in azione, i quorum del Sacerdozio di Melchisedec e di Aaronne e la Società di Soccorso si sono organizzati per soddisfare le necessità spirituali e temporali. I frigoriferi sono stati riempiti, le case pulite, i prati tagliati, gli alberi potati, i recinti pitturati e tenere spalle su cui piangere sono sempre state disponibili. I fedeli erano ovunque.

In ogni circostanza, le famiglie che hanno perso una persona cara hanno espresso maggiore fede, un accresciuto amore per il Salvatore, più gratitudine per l’Espiazione e sentita riconoscenza per un’organizzazione che risponde alle necessità emotive e spirituali più profonde. Queste famiglie ora parlano di come hanno conosciuto il Signore attraverso le avversità. Raccontano molte dolci esperienze derivate dal loro dolore. Testimoniano che dal dolore possono scaturire delle benedizioni. Lodano il Signore e fanno eco alle parole di Giobbe: «L’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno» (Giobbe 1:21).

Portando i fardelli gli uni degli altri come membri del rione, abbiamo imparato diverse lezioni:

  1. L’organizzazione del Signore è del tutto adeguata a conoscere e a prendersi cura di coloro che si trovano anche nel più disperato bisogno emotivo e spirituale.

  2. L’avversità può avvicinarci a Dio con rinnovato e più chiaro apprezzamento per la preghiera e l’Espiazione, che copre il dolore in tutte le sue manifestazioni.

  3. I fedeli che subiscono delle tragedie spesso accrescono la loro capacità di amare, avere compassione e comprendere. Diventano i primi e spesso i più efficaci sostenitori nel dare conforto e compassione agli altri.

  4. Un rione, come una famiglia, avvicina le persone che perseverano insieme: ciò che accade a uno accade a tutti.

  5. E, cosa forse più importante, possiamo tutti essere più compassionevoli e altruisti, perché ciascuno di noi ha avuto le sue prove ed esperienze personali da cui attingere. Possiamo perseverare insieme.

Io gioisco dell’appartenenza a un’organizzazione così affettuosa e altruista. Nessun altro sa meglio come portare i fardelli gli uni degli altri, piangere con quelli che piangono e confortare quelli che hanno bisogno di conforto. Io lo chiamo «perseverare insieme». Ciò che accade a uno accade a tutti. Perseveriamo insieme.

Prego che possiamo essere lo strumento per alleggerire i fardelli degli altri. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.