2000–2009
«Uomo a terra!»
Aprile 2009


«Uomo a terra!»

Un… sentimento di responsabilità verso gli altri è il fulcro del fedele servizio nel sacerdozio.

Sono grato per l’onore e la benedizione di parlare al sacerdozio di Dio. Il mio obiettivo stasera è di aiutarvi a essere coraggiosi e impavidi nel vostro servizio sacerdotale.

Avrete bisogno di essere coraggiosi e di essere impavidi perché siete arruolati nell’esercito del Signore nell’ultima dispensazione. Questo non è un periodo di pace. Non lo è sin da quando Satana organizzò le sue forze contro il piano del nostro Padre celeste nell’esistenza preterrena. Non conosciamo i dettagli del combattimento di allora; ma ne conosciamo un risultato: Satana e i suoi seguaci furono scacciati sulla terra. Il conflitto è continuato sin dalla creazione di Adamo ed Eva. Lo abbiamo visto intensificarsi. Le Scritture suggeriscono che la guerra sarà più violenta e che le vittime tra le schiere del Signore aumenteranno.

Quasi tutti noi abbiamo visto un campo di battaglia in un film o ne abbiamo letto la descrizione in un racconto. Al di sopra del frastuono delle esplosioni e delle voci dei soldati, si alza un grido: «Uomo a terra!»

Quando si sente il grido fedeli compagni di armi cominciano a dirigersi verso quel suono. Un altro soldato o un infermiere, incuranti del pericolo, si dirigono verso il commilitone ferito. L’uomo a terra sa di potersi aspettare un aiuto. A prescindere dal rischio, qualcuno correrà piegato o striscerà per arrivare sul luogo in tempo per proteggere e soccorrere. Questo è vero in ogni gruppo di uomini uniti in una missione difficile e pericolosa che essi sono determinati a adempiere a qualunque costo. Le storie di tali gruppi sono piene di racconti di uomini leali che erano determinati a non lasciare indietro nessuno.

Ecco un esempio da un rapporto ufficiale.1 Nel corso di un combattimento in Somalia, nell’ottobre del 1993, due ranger dell’esercito degli Stati Uniti guardarono verso il basso dal loro elicottero durante un combattimento a fuoco. I due ranger, più o meno al sicuro nei cieli, appresero via radio che a terra non vi erano forze disponibili per soccorrere uno dei velivoli abbattuti. Un numero crescente di forze nemiche si stava avvicinando alla zona dello schianto.

I due uomini si offrirono di scendere al suolo [in verità usarono alla radio le parole «di inserirsi»] per proteggere i loro commilitoni gravemente feriti. La loro richiesta fu respinta per la grande pericolosità della situazione. Chiesero una seconda volta. Il permesso fu nuovamente negato. Solamente alla terza richiesta, fu loro permesso di scendere al suolo.

Armati solamente di armi personali, si trovarono a dover combattere i nemici per raggiungere l’elicottero abbattuto e gli avieri feriti. Si districarono tra un intenso fuoco nemico aperto dagli avversari che si avvicinavano. Tirarono fuori dai rottami i feriti. Fecero scudo ai feriti con i loro corpi, mettendosi così nella posizione più pericolosa. Protessero i loro commilitoni fino a quando le munizioni non finirono ed essi furono colpiti a morte. Il loro coraggio e il loro sacrificio salvarono la vita di un pilota che altrimenti sarebbe morto.

Furono entrambi insigniti della Medaglia d’Onore postuma, il più alto riconoscimento della loro nazione per il coraggio dimostrato di fronte al nemico armato. La citazione recita che ciò che essi fecero andò «ben oltre il loro dovere».

Ma mi chiedo se loro la pensassero così mentre raggiungevano i piloti abbattuti. Un senso di lealtà fece loro sentire il dovere di stare vicino ai soldati amici, a qualunque costo. Il coraggio di agire e il loro servizio altruistico nacquero dal sentimento che provavano di essere responsabili per la vita, la felicità e la sicurezza dei loro commilitoni.

Un simile sentimento di responsabilità verso gli altri è il fulcro del fedele servizio nel sacerdozio. I nostri commilitoni vengono feriti nel conflitto spirituale attorno a noi. Lo stesso è vero delle persone che noi siamo stati chiamati a servire e a proteggere. Le ferite spirituali non sono altrettanto visibili, tranne che a occhi ispirati. Ma i vescovi, i presidenti di ramo e i presidenti di missione seduti davanti ai discepoli del Salvatore possono vedere chi è ferito e le ferite.

Succede da anni in tutto il mondo. Ricordo che quando ero vescovo, mentre guardavo il volto e la postura di un giovane uomo del sacerdozio, un pensiero entrò nella mia mente, così chiaramente che mi sembrava di udire le parole: «Devi vederlo—e subito. Qualcosa sta succedendo. Ha bisogno di aiuto».

Non rimandavo mai impressioni del genere perché avevo imparato che le ferite del peccato spesso non vengono avvertite da chi si sta facendo male. Sembra che a volte Satana inietti qualcosa che affievolisce il dolore spirituale mentre infligge la ferita. A meno che qualcosa non faccia iniziare subito il pentimento, la ferita può peggiorare e ingrandirsi.

Di conseguenza, in quanto detentori del sacerdozio responsabili della sopravvivenza spirituale di una parte dei figli del Padre celeste, voi vi metterete in moto per aiutare senza aspettare che qualcuno dica: «Uomo a terra!» Neanche il miglior amico, un dirigente o un genitore potrebbe vedere quello che avete visto voi.

Voi potreste essere stata l’unica persona a sentire per ispirazione il grido di avvertimento. Gli altri potrebbero pensare, come voi sarete tentati a pensare: «Forse il problema che penso di vedere è solo una mia immaginazione. Che diritto ho io di giudicare gli altri? Non è mia responsabilità. Lascerò perdere la cosa fino a quando non sarà lui a chiedermi aiuto».

Solo a un giudice autorizzato in Israele sono dati il potere e l’autorità di verificare se c’è una ferita seria, di esplorarla e poi, dietro l’ispirazione del Signore, prescrivere il trattamento necessario per iniziare la cura. Tuttavia voi siete sotto l’alleanza di andare da un figlio di Dio spiritualmente ferito. Voi avete la responsabilità di essere abbastanza coraggiosi e impavidi da non voltare le spalle.

C’è bisogno che io spieghi, quanto meglio possibile, almeno due cose. Primo, perché avete la responsabilità di mettervi in moto per aiutare il vostro amico ferito? E secondo, come potete far fronte a questa responsabilità?

Primo, come vi è stato chiarito, quando avete accettato tramite alleanza la fiducia di Dio nel ricevere il sacerdozio, avete accettato di essere ritenuti responsabili di tutto ciò che fate o mancate di fare per la salvezza degli altri, a prescindere da quanto difficile e pericoloso ciò vi possa sembrare.

Ci sono innumerevoli esempi di detentori del sacerdozio che hanno accettato questa pesante responsabilità come dobbiamo fare anche io e voi. Questo è il modo in cui Giacobbe, nel Libro di Mormon, descrisse la sua sacra responsabilità quando prestò aiuto in circostanze difficili: «Ora, miei diletti fratelli, io, Giacobbe, secondo la responsabilità alla quale sono sottoposto dinanzi a Dio di fare onore al mio ufficio con sobrietà, e per poter ripulire le mie vesti dai vostri peccati, salgo al tempio in questo giorno per potervi proclamare la parola di Dio».2

Ora potreste obiettare che Giacobbe era un profeta e voi no. Ma il vostro ufficio, qualunque esso sia nel sacerdozio, porta con sé l’obbligo di «alza[re] le mani cadenti e rafforza[re] le ginocchia fiacche»3 di coloro che vi stanno attorno. Voi siete i servitori del Signore che hanno stretto alleanza di fare per gli altri, come meglio potete, ciò che Egli farebbe.

La vostra grande opportunità e la vostra responsabilità sono descritte nell’Ecclesiaste:

«Due valgon meglio d’un solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica.

Poiché, se l’uno cade, l’altro rialza il suo compagno; ma guai a colui ch’è solo, e cade senz’avere un altro che lo rialzi!»4

Questo ci aiuta a comprendere le parole vere e assennate di Joseph Smith: «Nessuno, tranne gli sciocchi, scherza con l’anima umana».5 Come credeva Giacobbe, l’afflizione di qualsiasi uomo perso che egli avrebbe potuto aiutare, ma che non aiutò, sarebbe diventata la sua afflizione. La vostra felicità e quella di coloro che siete chiamati a servire come detentori del sacerdozio sono legate insieme.

Ora giungiamo alla domanda che ci fa interrogare su come potete aiutare coloro che siete stati chiamati a servire e a soccorrere. Questo dipenderà dalle vostre capacità e dalla natura del vostro rapporto nell’ambito del sacerdozio con questa persona che corre un pericolo spirituale. Lasciate che faccia tre esempi in cui potreste ritrovarvi in vari momenti del vostro servizio nel sacerdozio.

Cominciamo da quando siete un collega minore senza esperienza, un insegnante nel Sacerdozio di Aaronne assegnato a visitare una giovane famiglia insieme a un collega con esperienza. Prima di prepararvi per la visita, dovrete pregare per avere la forza e l’ispirazione per capire le loro necessità e sapere quale aiuto potete rendere. Se potete, dovrete offrire quella preghiera con il vostro collega, citando le persone che visiterete. Mentre pregherete, il vostro cuore si avvicinerà più personalmente a loro e a Dio. Voi e il vostro collega sarete in accordo su ciò che sperate di ottenere. Preparerete un programma delle cose da fare.

Qualunque sia il piano, guarderete e ascolterete con grande intensità e umiltà durante la visita. Voi siete giovani e senza esperienza. Ma il Signore conosce perfettamente il loro stato spirituale e le loro necessità. Egli li ama. E dal momento che sapete che Egli vi manda ad agire per Lui, potete avere la fede che sarete in grado di comprendere le loro necessità e di sapere cosa fare per adempiere la vostra responsabilità di aiutarli. Succederà mentre siete con loro, faccia a faccia, nella loro casa. Questo è il motivo per cui abbiamo questa responsabilità sacerdotale in Dottrina e Alleanze: «Di visitare la casa di ogni membro e di esortarli a pregare con la voce e in segreto e ad occuparsi di tutti i doveri familiari».6

E poi c’è un’ulteriore responsabilità che richiede ancora maggiore discernimento:

«Il dovere dell’insegnante è di vegliare sempre sulla chiesa, di stare con i membri e di fortificarli;

E di assicurarsi che non vi siano iniquità nella chiesa, né durezza reciproca, né menzogne, calunnie, o maldicenze;

E di assicurarsi che la chiesa si riunisca spesso, e che tutti i membri facciano il loro dovere».7

Voi e il vostro collega riceverete raramente ispirazione per sapere nei dettagli il livello di osservanza di quelle norme da parte di quegli individui. Ma posso promettervi, per esperienza, che vi sarà dato il dono di sapere che cosa stanno facendo bene. E così sarete in grado di incoraggiarli. C’è un’altra promessa che posso farvi: voi e il vostro collega sarete ispirati per sapere quali cambiamenti dovrebbero fare queste persone per iniziare la cura spirituale di cui hanno bisogno. Le parole che sentirete di dire per far avvenire delle cose nella loro vita quasi certamente conterranno alcuni dei cambiamenti più importanti che il Signore vuole che apportino.

Se il vostro collega ha l’impressione di dover sollecitare un cambiamento, guardate che cosa fa. Forse vi sorprenderà il modo in cui lo Spirito lo guiderà a parlare. Ci sarà la voce dell’amore nelle sue parole. Egli troverà un modo di collegare il cambiamento necessario a una benedizione che ne scaturisce. Se sono il padre o la madre a dover cambiare, egli mostrerà come il cambiamento porterà felicità ai figli. Egli descriverà il cambiamento come ciò che porterà lontano dall’infelicità e verso un luogo migliore e più sicuro.

Il vostro contributo nel corso della visita potrebbe sembrarvi piccolo, ma può essere più importante di quanto pensiate. Con il vostro volto e il vostro atteggiamento mostrerete che vi interessano quelle persone. Esse vedranno che il vostro amore per loro e per il Signore vi impedisce di avere paura. E voi sarete abbastanza coraggiosi da portare la vostra testimonianza della verità. La vostra umile, semplice e forse breve testimonianza può toccare il cuore di una persona più di quella del vostro collega con più esperienza. L’ho visto accadere.

Qualunque sia la vostra parte in quella visita del sacerdozio, il vostro desiderio di andare dalle persone perché il Signore possa aiutarle produrrà almeno due benedizioni. Primo, sentirete l’amore di Dio per le persone che visitate. E secondo, sentirete la gratitudine del Salvatore per il vostro desiderio di andare a fornire l’aiuto di cui il Salvatore sapeva che avevano bisogno.

Egli ha mandato voi da loro perché aveva fiducia nel fatto che sareste andati sentendovi responsabili di invitarli a venire a Lui e a essere felici.

Crescendo, ci sarà per voi un’altra opportunità nell’ambito del servizio reso nel sacerdozio. Arriverete a conoscere bene gli altri membri del vostro quorum. Forse avrete già giocato a basket insieme o a calcio, o avrete svolto insieme altre attività o progetti di servizio. Con alcuni sarete diventati buoni amici.

Sarete giunti a riconoscere quando sono felici e quando sono tristi. Forse nessuno dei due sarà in una posizione di autorità all’interno del quorum, ma vi sentirete responsabili per il vostro amico nel sacerdozio. Egli potrebbe confidarvi di essere sul punto di iniziare a disobbedire a un comandamento che voi sapete lo danneggerà spiritualmente. Forse vi chiederà consiglio, perché ha fiducia in voi.

Posso dirvi per esperienza, che se riuscite a influenzarlo al punto che egli si allontani dal sentiero pericoloso, egli non dimenticherà mai la gioia provata per il fatto che siete un vero amico. Se non avrete successo, vi prometto che quando egli sarà addolorato e triste, come succederà, voi sentirete quel dolore come se fosse il vostro. Ma, se avrete provato ad aiutare, sarete ancora suo amico. Infatti, per anni ancora potrebbe parlarvi delle cose buone che sarebbero potute essere e di quanto è grato che vi siete preoccupati abbastanza da provarci. Allora lo conforterete e lo inviterete di nuovo, come in gioventù, a tornare alla felicità che l’Espiazione rende ancora alla sua portata.

Poi, più in là negli anni, sarete diventati padri, padri nel sacerdozio. Ciò che avete imparato grazie al servizio nel sacerdozio, aiutando gli altri a uscire dalla tristezza e a venire verso la felicità, vi darà il potere di cui avete bisogno e che vorrete. Gli anni passati a essere responsabili per le anime degli uomini vi prepareranno ad aiutare e a proteggere la vostra famiglia, che amate ora più di quanto avreste potuto immaginare in gioventù. Saprete come guidarla a un porto sicuro tramite il potere del sacerdozio.

Prego che possiate avere gioia nel servizio sacerdotale per tutta la vita e per sempre. Prego che svilupperete il coraggio e l’amore per i figli del Padre celeste che condussero i figli di Mosia a supplicare per avere la possibilità di andare incontro alla morte e al pericolo per portare il Vangelo a un popolo indurito. Il loro desiderio e il loro coraggio scaturivano dal sentirsi responsabili per la felicità eterna di estranei in pericolo di cadere in un’infelicità eterna.8

Mi auguro che possiamo sentire un po’ del desiderio che ebbe Geova quando, nel mondo prima di questo, chiese di poter lasciare i suoi reami di gloria per venire quaggiù a servirci e dare la Sua vita per noi. Egli chiese al Padre Suo: «Manda me».9

Rendo testimonianza che voi siete stati chiamati da Dio e che siete mandati a servire i Suoi figli. Egli non vuole che nessuno sia lasciato indietro. Il presidente Monson detiene le chiavi del sacerdozio su tutta la terra. Dio vi darà ispirazione e forza per adempiere il vostro incarico di aiutare i Suoi figli a trovare la strada per la felicità messaci a disposizione dall’espiazione di Gesù Cristo. Di questo rendo testimonianza nel nome di Gesù Cristo. Amen.

  1. Vedere The U.S. Army Leadership Field Manual (2004), 28–29.

  2. Giacobbe 2:2.

  3. DeA 81:5.

  4. Ecclesiaste 4:9–10.

  5. History of the Church, 3:295.

  6. DeA 20:47.

  7. DeA 20:53–55.

  8. Vedere Mosia 28:1–8.

  9. Vedere Abrahamo 3:27.