2010–2019
Apprendere nel sacerdozio
Aprile 2011


Apprendere nel sacerdozio

Se sarete diligenti e obbedienti nel sacerdozio, saranno riversati su di voi tesori di conoscenza spirituale.

Sono grato di essere con voi in questa riunione del sacerdozio di Dio. Stasera ci troviamo in tanti luoghi diversi e in fasi differenti del nostro servizio sacerdotale. Tuttavia, nonostante la varietà delle circostanze che ci riguardano, abbiamo qualcosa in comune: il bisogno di apprendere i nostri doveri nel sacerdozio e di accrescere il nostro potere nell’assolverli.

Quando ero diacono sentivo ardere questo desiderio dentro di me. Facevo parte di un piccolo ramo della Chiesa nel New Jersey, sulla costa orientale degli Stati Uniti. Ero l’unico diacono del ramo—non solo l’unico presente, ma l’unico iscritto nei registri. Mio fratello maggiore Ted era l’unico insegnante. Egli è qua stasera.

Sempre quand’ero diacono la mia famiglia si trasferì nello Utah. Fu lì che scoprii l’esistenza di tre cose che avrebbero accelerato la mia crescita nel sacerdozio: la prima era la presenza di un presidente che sapeva come riunirsi in consiglio coi membri del suo quorum; la seconda era la grande fede in Gesù Cristo che determinava il grande amore di cui avevamo sentito parlare, l’amore reciproco; la terza era la convinzione, tra di noi condivisa, che lo scopo globale del nostro sacerdozio era quello di lavorare per la salvezza degli uomini.

Ciò che fece la differenza non fu il fatto che in quel luogo il rione fosse consolidato. Quello che c’era in quel rione potrebbe trovarsi in qualunque unità della Chiesa.

Magari queste tre cose fanno così tanto parte della vostra esperienza nel sacerdozio che a malapena ci fate caso. Può anche darsi che alcuni di voi non sentano il bisogno di migliorare e quindi non vedono la necessità di questi aiuti. In ogni caso, prego che lo Spirito del Signore mi aiuti a rendere queste cose più chiare e interessanti ai vostri occhi.

Il mio scopo nel parlarvi di questi tre elementi importanti per la nostra crescita nel sacerdozio è di esortarvi a prenderli in considerazione e utilizzarli. Se lo farete, il vostro servizio sacerdotale cambierà in meglio e, se lo magnificherete, esso benedirà i figli del Padre Celeste più di quanto possiate immaginare.

Imparai il primo aspetto quando fui accolto in un quorum di sacerdoti che aveva il vescovo quale presidente. A voi potrebbe sembrare una cosa di poco conto, ma a me questo diede un senso di potere nel sacerdozio che, da quel momento in poi, ha cambiato il mio modo di servire. Tutto cominciò dal modo in cui egli ci dirigeva.

Dal mio punto di vista, egli prendeva in considerazione le opinioni di noi giovani sacerdoti come se uscissero dalla bocca degli uomini più saggi della terra. Aspettava che tutti quelli che volevano intervenire finissero di parlare, ascoltava, e dopo che aveva deciso il da farsi, avevo l’impressione che lo Spirito confermasse a noi e a lui la correttezza di quelle decisioni.

Ora mi rendo conto che fu allora che percepii cosa intendono le Scritture quando dicono che il presidente deve riunirsi con i membri del suo quorum.1 E anni dopo, quando io stesso ero un vescovo a capo di un quorum di sacerdoti, sia io che loro fummo istruiti da ciò che avevo appreso da giovane sacerdote.

Vent’anni dopo, da vescovo, ebbi l’opportunità di vedere l’efficacia di un consiglio, non solo nella casa di riunione ma anche in mezzo alle montagne. Un sabato, nel corso di un’attività, un membro del nostro quorum si era smarrito ed era rimasto tutta la notte nella foresta. Per quanto ne sapevamo era solo, senza abiti caldi, cibo o riparo. L’avevamo cercato, ma senza alcun esito.

Mi ricordo che io e il quorum dei sacerdoti pregammo insieme, quindi chiesi a ciascuno di parlare. Ascoltai attentamente e mi sembrò che anche gli altri lo facessero. Dopo un po’, un senso di pace scese su di noi. Sentii che il membro del nostro quorum che si era perduto era da qualche parte al sicuro e all’asciutto.

Ai miei occhi fu chiaro ciò che il quorum doveva e non doveva fare. Quando le persone che lo avevano trovato descrissero il luogo nel bosco in cui egli si era rifugiato, sentii di riconoscerlo. Per me il miracolo più grande fu di vedere la fede in Gesù Cristo di un consiglio del sacerdozio unito che porta rivelazione a colui che detiene le chiavi del sacerdozio. Quel giorno, tutti noi crescemmo nel potere del sacerdozio.

Il secondo modo per imparare di più è quello di nutrire amore gli uni per gli altri, amore che scaturisce da una grande fede. Non so quale delle due cose venga per prima, ma ci sono sempre entrambe quando c’è un grande e rapido apprendimento nel sacerdozio. Joseph Smith ce lo insegnò mediante l’esempio.

Nei primi giorni della Chiesa in questa dispensazione, egli ricevette da Dio il comandamento di rafforzare il sacerdozio. Fu incaricato di fondare delle scuole dedicate ai detentori del sacerdozio. Il Signore ne stabilì il requisito principale: che ci fosse amore reciproco tra coloro che insegnavano e coloro che apprendevano. Ecco le parole del Signore riguardo alla creazione di un luogo in cui il sacerdozio potesse apprendere, ed ecco il significato che ciò aveva per coloro che vi partecipavano:

“Organizzatevi… istituite una casa… d’istruzione… una casa d’ordine …

Nominate fra voi un insegnante e non lasciate che tutti parlino assieme, ma che parli uno solo alla volta e tutti ascoltino i suoi detti; affinché, quando tutti avranno parlato, tutti possano essere edificati da tutti, e che ognuno abbia un uguale privilegio”.2

Il Signore descrive qui ciò che abbiamo già visto essere la forza di un consiglio, o di una classe, del sacerdozio, nel veicolare le rivelazioni che provengono dallo Spirito. La rivelazione è l’unica maniera in cui possiamo sapere che Gesù è il Cristo. Quella grande fede è il primo gradino che saliamo sulla scala che porta all’apprendimento dei principi del Vangelo.

Nei versetti 123 e 124 della sezione 88 di Dottrina e Alleanze il Signore sottolineò l’importanza di amarsi reciprocamente e di non trovare le colpe gli uni degli altri. Ciascun partecipante si guadagnò il diritto ad entrare nella scuola del sacerdozio stabilita dal profeta del Signore alzando le mani e stipulando l’alleanza di essere “amico e fratello… nel vincolo dell’amore”.3

Oggi non abbiamo quest’usanza, ma ovunque io abbia visto un notevole grado di apprendimento nel sacerdozio, sono presenti anche questi vincoli d’amore. Ancora una volta, ho visto questi ultimi sia come causa che come effetto dell’apprendimento delle verità evangeliche. L’amore invita la presenza dello Spirito Santo che conferma la verità e, a sua volta, la gioia di apprendere le verità divine produce amore nel cuore delle persone che hanno condiviso quest’esperienza di apprendimento.

È vero anche il contrario. La discordia o l’invidia impediscono allo Spirito Santo di istruirci e a noi di ricevere luce e verità. Inoltre, nei sentimenti di delusione che inevitabilmente ne conseguono si trovano i semi di una più grande discordia e della tendenza alla critica in coloro che si aspettavano un’esperienza di apprendimento che però non si è verificata.

Mi sembra che i detentori del sacerdozio che apprendono bene insieme hanno sempre tra di loro dei grandi pacificatori. Potete constatare questi interventi pacificatori nelle classi e nei consigli del sacerdozio. Si tratta del dono di saper aiutare le persone a trovare un terreno comune laddove gli altri notano le differenze. È il dono del pacificatore aiutare le persone a scorgere nelle parole degli altri un contributo più che un tentativo di correzione.

Con il puro amore di Cristo e con il desiderio di fare da pacificatori, è possibile ottenere l’unità sia nei consigli che nelle classi del sacerdozio. Questo richiede pazienza e umiltà, ma l’ho visto accadere anche quando ci sono delle difficoltà e quando i componenti di un consiglio o di una classe provengono da ambienti molto diversi.

Nel prendere decisioni i detentori del sacerdozio possono innalzarsi agli elevati standard stabiliti dal Signore. Ciò è possibile quando c’è una grande fede, amore e l’assenza di contesa. Questi sono i requisiti che il Signore richiede per approvare le nostre decisioni: “E ogni decisione presa da uno di questi quorum deve essere per voce unanime di questo; cioè, ogni membro in ciascun quorum deve essere d’accordo con le decisioni di questo, allo scopo di rendere le loro decisioni di pari potere o validità, l’una rispetto all’altra”.4

Il terzo elemento utile all’apprendimento nel sacerdozio è che tutti conveniamo sui motivi per cui il Signore ci benedice col sacerdozio e si fida che noi lo deteniamo e lo esercitiamo. Questo lavoro è per la salvezza degli uomini. La condivisione di questo convincimento porta unità nei quorum. Possiamo vedere questo nel racconto scritturale del modo in cui noi figli di spirito fummo preparati prima della nascita allo straordinario onore di detenere il sacerdozio.

Parlando di coloro a cui è stata affidata una grande responsabilità nel sacerdozio il Signore ha detto: “Ancor prima di nascere, essi, con molti altri, avevano ricevuto le loro prime lezioni nel mondo degli spiriti ed erano stati preparati per venire, nel tempo debito del Signore, a lavorare nella sua vigna per la salvezza delle anime degli uomini”.5

Nel sacerdozio condividiamo il sacro dovere di lavorare per le anime degli uomini. Oltre ad imparare che questo è il nostro dovere, dobbiamo agire. Esso deve essere così profondamente radicato nei nostri cuori che i tanti impegni che abbiamo in gioventù o le difficoltà che vengono con l’età non possano distrarci da questo scopo.

Poco tempo fa ho visitato la casa di un sommo sacerdote che non è più in grado di venire alle nostre riunioni di quorum. Vive da solo poiché la sua bellissima moglie è morta e i sui figli vivono lontano. L’età e la malattia pongono delle limitazioni alla sua capacità di servire. Si allena ancora coi pesi per mantenere quel poco di forza che gli è rimasta.

Quando entrai nella sua casa, mi venne incontro col deambulatore per salutarmi e mi invitò a sedermi su una sedia accanto a lui. Parlammo delle ore felici trascorse nel sacerdozio.

Poi mi disse con grande intensità: “Perché vivo ancora? Perché sono ancora qui? Non posso fare niente”.

Gli dissi che stava facendo qualcosa per me e cioè che mi stava edificando con la sua fede e il suo amore. Durante la mia breve visita mi aveva fatto provare il desiderio di diventare migliore. Il suo esempio di determinazione nel fare qualcosa di importante mi aveva ispirato ad impegnarmi di più nel servire gli altri e il Signore.

Dalla tristezza della sua voce e dal suo sguardo percepii di non aver fornito una risposta adeguata alle sue domande. Si chiedeva ancora come mai Dio lo lasciasse vivere pur con tali limitazioni alla possibilità di servire.

Con la sua consueta generosità mi ringraziò per essere andato a trovarlo. Mentre me ne andavo l’infermiera che va a casa sua qualche ora al giorno entrò nella stanza. Durante la nostra conversazione privata egli mi aveva un po’ parlato di lei. Mi aveva detto che era una persona meravigliosa e che, pur avendo vissuto la maggior parte della sua esistenza tra i membri della Chiesa, ancora non si era unita ad essa.

Mentre l’infermiera mi accompagnava alla porta, lui le si avvicinò e disse con un sorriso: “Vedi, sembra che io non riesca a fare proprio niente, ho cercato di farla battezzare nella Chiesa ma non ha funzionato”. Lei ci sorrise. Io uscii e mi incamminai verso casa.

Compresi che le risposte alle sue domande erano state piantate nel suo cuore molto tempo prima. Quel valoroso sommo sacerdote cercava di fare il suo dovere come gli era stato insegnato per decenni nel sacerdozio.

Egli sapeva che l’unico modo in cui quella giovane donna avrebbe potuto ottenere la benedizione della salvezza tramite il vangelo di Gesù Cristo era quello di stipulare un’alleanza con Lui mediante il battesimo. Ogni presidente di ogni quorum di cui aveva fatto parte, a partire dai diaconi fino ai sommi sacerdoti, gli aveva insegnato l’importanza delle alleanze.

Egli ancora si ricordava del suo proprio giuramento e alleanza nel sacerdozio e li sentiva dentro di sé, cercando di rimanervi fedele.

Egli sarebbe sempre stato un testimone e un missionario del Salvatore, in qualunque situazione. Queste cose erano già nel suo cuore. Il suo più profondo desiderio era che quella donna sperimentasse un mutamento di cuore mediante l’Espiazione di Gesù Cristo con la fedeltà alle sacre alleanze.

Se paragonato all’eternità, il tempo da lui trascorso in questa vita nella scuola del sacerdozio è relativamente breve, ma anche in così poco tempo egli ha seguito con successo delle lezioni eterne. Dovunque il Signore possa chiamarlo, egli porterà con sé delle lezioni sacerdotali di valore eterno.

Non solo dovreste essere ansiosi di apprendere le lezioni riguardanti il sacerdozio in questa vita ma dovreste essere ottimisti relativamente a ciò che è possibile fare. Alcuni di noi si pongono dei limiti mentali sulla possibilità di imparare da ciò che il Signore mette sul nostro cammino mentre siamo al Suo servizio.

Negli anni 40 del 1800 un giovane uomo lasciò il suo piccolo villaggio del Galles, sentì parlare gli apostoli di Dio e si unì al regno di Dio sulla terra. Salpò insieme ai santi diretti in America e in seguito guidò un carro attraverso le praterie per raggiungere l’ovest. Era nella compagnia che partì dopo che Brigham Young era arrivato in questa valle. Il suo servizio sacerdotale comprendeva il disboscamento e la preparazione di un terreno che avrebbe dovuto ospitare una fattoria.

Vendette la fattoria a molto meno del suo valore per andare in missione per il Signore in qualche posto sperduto di quel deserto che ora è il Nevada e prendersi cura delle pecorelle. Da quel luogo fu poi chiamato in missione al di là dell’oceano, proprio nel villaggio che, povero, aveva lasciato per seguire il Signore.

In tutto questo trovò il modo di apprendere insieme ai fratelli del sacerdozio. Da audace missionario qual era, in Galles camminò fino alla residenza estiva di un uomo che era stato quattro volte primo ministro per parlargli del vangelo di Gesù Cristo.

Quell’uomo insigne lo fece entrare nella sua villa. Egli si era diplomato a Eton e si era laureato a Oxford. Il missionario parlò con lui dell’origine dell’uomo, del ruolo centrale di Gesù Cristo nella storia del mondo e anche del destino delle nazioni.

Al termine del loro incontro, il padrone di casa declinò l’invito al battesimo, ma mentre si stavano salutando l’uomo, che era stato a capo di uno dei più grandi imperi nel mondo, chiese all’umile missionario: “Dove hai ricevuto la tua istruzione?” E la risposta fu: “Nel sacerdozio di Dio”.

Magari a volte avete pensato a quanto migliore sarebbe stata la vostra vita se solo aveste potuto studiare in qualche scuola prestigiosa. Prego che possiate vedere la grandezza dell’amore che Dio ha per voi e l’opportunità che vi ha accordato di fare parte della Sua scuola del sacerdozio.

Se sarete diligenti e obbedienti nel sacerdozio, saranno riversati su di voi tesori di conoscenza spirituale. Il vostro potere di resistere al male e di proclamare le verità che portano alla salvezza sarà accresciuto. Proverete gioia nel vedere la felicità di coloro che guidate verso l’esaltazione. La vostra famiglia diverrà un luogo di apprendimento.

Attesto che le chiavi del sacerdozio sono state restaurate. Il presidente Thomas S. Monson detiene ed esercita queste chiavi. Dio vive e vi conosce perfettamente. Gesù Cristo vive. Siete stati scelti per avere l’onore di detenere il sacro sacerdozio. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.