2010–2019
Un tempo per prepararsi
Ottobre 2011


Un tempo per prepararsi

Dobbiamo dedicare il nostro tempo a ciò che conta di più.

L’ottavo capitolo di Predicare il mio Vangelo richiama la nostra attenzione sull’uso saggio del tempo. In questo capitolo, l’anziano M. Russell Ballard ci ricorda che dobbiamo fissare delle mete e imparare a utilizzare bene le tecniche necessarie per raggiungerle (vedere Predicare il mio Vangelo: guida al servizio missionario [2005], 156). Utilizzare bene le tecniche necessarie per raggiungere i nostri obiettivi significa diventare esperti nella gestione del tempo a nostra disposizione.

Sono grato per l’esempio del presidente Thomas S. Monson. Oltre a tutto ciò che fa in veste di profeta, egli si accerta, proprio come faceva il Salvatore, di avere tempo a sufficienza per visitare gli infermi (vedere Luca 17:12–14), sollevare i poveri in spirito e servire tutti gli altri. Sono anche grato per l’esempio di tante altre persone che dedicano il proprio tempo al servizio dei loro simili. Attesto che Dio si compiace quando dedichiamo il nostro tempo al servizio degli altri e che ciò ci avvicina di più a Lui. Il nostro Salvatore terrà fede alla parola data quando ha detto che “colui che è fedele e saggio nel tempo è ritenuto degno di ereditare le dimore preparate per lui da [Suo] Padre” (DeA 72:4).

Il tempo non è mai in vendita; il tempo è una merce che, per quanto ci proviate, non si può acquistare al negozio a qualsiasi prezzo. Tuttavia, quando viene usato saggiamente, il suo valore è incommensurabile. Durante la giornata, a ognuno di noi viene assegnata gratuitamente la stessa quantità di minuti e ore da utilizzare e presto apprendiamo che, come insegna saggiamente un famoso inno, “del tempo in fuga l’onda nessuno arresterà” (“Tesoro fa’ dell’ore”, Inni, 139). Dobbiamo usare in modo saggio il tempo a nostra disposizione. Il presidente Brigham Young disse: “Noi siamo tutti debitori verso Dio per la capacità di impiegare il tempo per il nostro vantaggio. Egli ci chiederà di renderGli conto di come avremo usato tale privilegio” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Brigham Young [1997], 286).

Con quello che ci viene richiesto, dobbiamo imparare a stabilire delle priorità nelle nostre scelte per poter raggiungere i nostri obiettivi, altrimenti rischiamo di esporci ai venti della procrastinazione e di essere trascinati da un’attività spreca-tempo all’altra. Il nostro Sommo Insegnante ci diede degli insegnamenti precisi riguardo alle priorità quando, nel sermone sul Monte, dichiarò: “Pertanto, non cercate le cose di questo mondo, ma cercate prima di edificare il regno di Dio e di stabilire la sua giustizia” (Matteo 6:33, nota a Estratti della traduzione di Joseph Smith, Matteo 6:38). (Vedere anche Dallin H. Oaks, “Visione e priorità”, Liahona, luglio 2001, 99–102).

Alma parlò di priorità quando insegnò che questa vita è “uno stato probatorio, un tempo per prepararsi ad incontrare Dio” (Alma 12:24). Ovviamente, per utilizzare al meglio l’inestimabile dono del tempo e prepararci per incontrare Dio, abbiamo bisogno di una guida, ma di certo mettiamo il Signore e la nostra famiglia in cima alla lista delle priorità. Il presidente Dieter F. Uchtdorf ci ha rammentato che “nei rapporti familiari la parola amore si scrive con le lettere t-e-m-p-o” (“Ciò che conta di più”, Liahona, novembre 2010, 22). Rendo testimonianza che se cerchiamo una guida con devozione e sincerità, il nostro Padre Celeste ci aiuta a dare importanza a ciò che merita il nostro tempo più di ogni altra cosa.

Il cattivo uso del tempo è parente stretto dell’ozio. Nel seguire il comandamento di cessare di “essere indolenti” (DeA 88:124), dobbiamo anche assicurarci che nell’essere occupati siamo anche produttivi. Per esempio, è meraviglioso avere letteralmente a portata di mano dei mezzi di comunicazione instantanea, ma dobbiamo fare attenzione a non assumere un comportamento compulsivo in questo tipo di comunicazione. Sento che alcuni vengono intrappolati da una nuova forma di dipendenza consuma-tempo, che li rende schiavi e li spinge continuamente a controllare e a inviare messaggi, dando così la falsa impressione di essere occupati e produttivi.

Ci sono molti benefici nel facile accesso che abbiamo alla comunicazione e alle informazioni. Ho trovato utile poter svolgere delle ricerche, accedere a discorsi della Conferenza e a registri genealogici, come anche ricevere le e-mail, i promemoria di Facebook, gli aggiornamenti di Twitter e messaggi di testo. Per quanto buone siano queste cose, non possiamo permettere che mettano in un angolo ciò che conta di più. Quanto sarebbe triste se il telefonino e il computer, con la loro sofisticata tecnologia, soffocassero la semplicità di una preghiera sincera rivolta a un amorevole Padre Celeste. Cerchiamo di essere tanto veloci a inginocchiarci quanto lo siamo nello scrivere messaggini.

I giochi elettronici e le amicizie virtuali non sostituiscono in modo duraturo gli amici veri, che possono darci un abbraccio di incoraggiamento, pregare per noi e adoperarsi per ciò che è meglio per noi. Quanto sono grato di aver visto membri di quorum, delle classi e della Società di Soccorso radunarsi per sostenersi a vicenda. In tali occasioni, ho compreso meglio ciò che intendeva l’apostolo Paolo quando disse: “Voi dunque non siete più né forestieri né avventizi; ma siete concittadini dei santi” (Efesini 2:19).

So che riceviamo la gioia più grande quando siamo in sintonia con il Signore (vedere Alma 37:37) e con ciò che porta una ricompensa duratura, invece che con ciò a cui dedichiamo sconsideratamente innumerevoli ore, come aggiornare i nostri status, costruire fattorie su Internet o catapultare uccellini arrabbiati su muri di cemento. Esorto ognuno di noi a soggiogare le cose che ci derubano del nostro tempo prezioso, invece di permettere che siano loro a farlo rendendoci dipendenti.

Per avere la pace di cui parla il Salvatore (vedere Giovanni 14:27), dobbiamo dedicare il nostro tempo a ciò che conta di più; e le cose di Dio sono quelle che contano di più. Se comunichiamo con Dio tramite la preghiera sincera e leggiamo e studiamo le Scritture ogni giorno, meditando su quanto abbiamo letto e sentito per poi mettere in pratica e vivere le lezioni apprese, ci avviciniamo sempre di più a Lui. Dio ci ha promesso che, quando cerchiamo con diligenza la conoscenza nei libri migliori, Egli ce la darà “mediante il suo Santo Spirito” (DeA 121:26; vedere anche DeA 109:14–15).

Satana ci tenta per farci fare un cattivo uso del nostro tempo tramite delle distrazioni mascherate. Sebbene le tentazioni ci saranno, l’anziano Quentin L. Cook ha insegnato che “i santi che danno ascolto al messaggio del Salvatore non saranno fuorviati dal perseguire mete distruttive” (“Lei è un santo?”, Liahona, novembre 2003, 96). Hiram Page, uno degli Otto Testimoni del Libro di Mormon, ci insegnò una lezione preziosa sulle distrazioni. Era in possesso di una pietra tramite la quale registrava ciò che pensava fossero rivelazioni per la Chiesa (vedere DeA 28). Si dice che, per correggere Hiram, la pietra venne presa e polverizzata, cosicché non potesse mai più essere fonte di distrazione.1 Invito ognuno di noi a identificare nella propria vita quelle distrazioni che ci fanno sprecare tempo e che devono essere figurativamente polverizzate. Dovremo essere saggi nel giudicare e assicurarci che il nostro tempo sia ben bilanciato per includere il Signore, la famiglia, il lavoro e le sane attività ricreative. Come molti hanno già scoperto, la nostra felicità è maggiore se usiamo il nostro tempo per ricercare le cose che sono “virtuose, amabili, di buona reputazione o degne di lode” (Articoli di Fede 1:13).

Il tempo marcia velocemente verso lo scoccare dell’ora. Mentre l’orologio della mortalità si avvicina allo scoccare, oggi è il giorno per rivedere ciò che stiamo facendo per prepararci a incontrare Dio. Attesto che ci sono in serbo grandi ricompense per coloro che usano il tempo della vita terrena per prepararsi all’immortalità e alla vita eterna. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

  1. Vedere provo Utah Central Stake general minutes, 6 aprile 1856, vol. 10 (1855–1860), Church history Library, Salt Lake City, 273 (ortografia, punteggiatura e maiuscole aggiornate): “Papà [Emer] Harris ha riferito che l’apostolo ha detto che dobbiamo combattere contro principati e potestà che sono nelle alte sfere. Il fratello Hiram Page, scavando, ha trovato una pietra nera [e] l’ha messa in tasca. Quando è tornato a casa, l’ha guardata e ha visto una frase come se fosse scritta su un foglio di carta. Appena scritta una frase, ne è apparsa un’altra sulla pietra fino a scriverne 16 pagine. Il fratello Joseph [Smith] è stato informato dei fatti e qualcuno gli ha chiesto se fosse una cosa giusta. Egli ha detto che non lo sapeva, ma ha pregato in merito e ha ricevuto una rivelazione che la pietra proveniva dal diavolo. Poi la pietra è stata ridotta in polvere e gli scritti sono stati bruciati. Era opera dei poteri dell’oscurità. Amen”.