2010–2019
La cura per gli altri
Ottobre 2012


La cura per gli altri

Sarete fortificate e al tempo stesso ispirate per sapere fin dove potete spingervi.

Sono grato di trovarmi con voi questa sera. Le donne della Chiesa di Gesù Cristo stanno diventando quella società di sorelle che la madre del profeta Joseph Smith descrisse con queste parole: “Dobbiamo sostenerci a vicenda, vegliare l’una sull’altra, confortarci a vicenda e acquisire un’istruzione per poterci ritrovare insieme in cielo”.1

Questa mirabile descrizione di come potremo godere assieme di una condizione di felicità con Dio è composta di tre parti. Una è prendersi cura gli uni degli altri. La seconda è istruirci a vicenda e imparare gli uni dagli altri. La terza è ritrovarsi insieme con Dio.

Stasera vorrei aiutarvi a sentire l’approvazione e l’apprezzamento di Dio per ciò che già avete fatto per aiutarvi a vicenda a raggiungere questa meta sublime. Dopodiché parlerò un po’ del futuro del vostro servizio collettivo.

Come le sorelle dei primi tempi, avete risposto alla chiamata del Signore ad andare in soccorso degli altri. Nel 1856 il profeta Brigham Young chiese ai santi di andare in aiuto dei pionieri bloccati con i carretti a mano tra le nevi delle montagne. In quel momento di bisogno, ai membri convenuti alla Conferenza generale, egli disse: “La vostra fede, [la vostra] religione e [la vostra] professione di religione non salveranno mai nemmeno una sola delle vostre anime nel regno celeste del nostro Dio, a meno che […] non mettiate in pratica i principi che ora vi espongo. Andate a prendere quella gente che si trova nelle praterie e portatela qui, e badate a quelle cose che definiamo doveri temporali, altrimenti la vostra fede sarà vana”.2

Le donne dello Utah risposero a centinaia. Seppur povere, riempirono carri con tutto ciò che avevano da parte e che riuscirono a raccogliere da altri, per dare sollievo agli afflitti. Una di quelle sorelle valorose scrisse: “Non ho mai provato tanta soddisfazione e, direi, gioia in alcun altro lavoro che ho fatto in vita mia, tali erano i sentimenti [di unità] che prevalevano”.3

Compiuto il salvataggio e discioltasi la neve, la stessa sorella espresse l’interrogativo di un cuore fedele: “Cos’altro c’è da fare per chi ne ha il desiderio?”4

Oggi, gruppi di sorelle valorose di tutto il mondo hanno tradotto la loro fede in azione in centinaia di luoghi; e si fanno la stessa domanda nel cuore e quando pregano sul futuro riservato alla loro vita nell’ambito del servizio.

Ognuna di voi si trova in un punto particolare del suo cammino verso la vita eterna. Alcune di voi hanno anni di esperienza, altre sono all’inizio del loro discepolato terreno. Ognuna di voi è unica, con la sua storia e le sue prove. Ma siete tutte sorelle e figlie del nostro Padre Celeste, che vi ama, vi conosce e veglia su ciascuna di voi.

Ciò che avete fatto straordinariamente bene insieme è sostenervi, vegliarvi e confortarvi a vicenda. Appena un mese fa, ho assistito a questo triplice miracolo manifestatosi nel servizio che avete reso a una sorella. Come padre, ringrazio voi e desidero ringraziare anche Dio per avere ispirato un’insegnante visitatrice.

Nostra figlia Elizabeth, che vive lontano, in uno stato con un fuso orario diverso, era a casa con la figlia di tre anni. L’altra figlia era alla sua prima settimana di asilo. Elizabeth era incinta di sei mesi, in trepida attesa del terzo figlio, che i dottori avevano detto sarebbe stata un’altra femmina. Suo marito, Joshua, era al lavoro.

Quando ha visto che stava perdendo sangue e che il flusso aumentava, ha telefonato al marito, il quale le ha detto di chiamare l’ambulanza e che l’avrebbe raggiunta in ospedale, che dista 20 minuti da casa loro. Prima di riuscire a telefonare, ha sentito bussare alla porta.

Ha aperto e ha visto con sorpresa che si trattava della sua collega di insegnamento in visita nella Società di Soccorso. Quella mattina non avevano un appuntamento. La sua collega aveva semplicemente sentito di dover passare a trovare Elizabeth.

L’ha fatta salire sulla sua auto e sono arrivate in ospedale pochi minuti prima che Joshua arrivasse dal lavoro. In meno di venti minuti i medici hanno deciso di intervenire chirurgicamente per salvare Elizabeth e la bambina. Così la piccola è venuta al mondo, strillando a pieni polmoni, con 15 settimane di anticipo. Non pesava neanche otto etti; ma era viva, e lo era anche Elizabeth.

Quel giorno si sono adempiute, in parte, le parole di Lucy Mack Smith. Una fedele sorella della Società di Soccorso, guidata dallo Spirito Santo, ha vegliato, sostenuto e confortato una sua sorella nel regno di Dio. A lei e alle decine di migliaia di altre che nel corso delle generazioni hanno reso un servizio ispirato va la gratitudine non solo di coloro che hanno aiutato e dei loro cari, ma anche del Signore.

Ricorderete le Sue parole di apprezzamento per coloro che ricevono scarso riconoscimento per la loro benevolenza: “E il Re, rispondendo, dirà loro: In verità vi dico che in quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”.5

Ma il miracolo di una sorella della Società di Soccorso che giunge tempestivamente in aiuto viene moltiplicato dal potere di una società di sorelle unite. Ecco parte della lettera che il vescovo di Elizabeth e Joshua ha mandato loro in ospedale qualche ora dopo la nascita della bambina: “La presidentessa della Società di Soccorso ha tutto sotto controllo. Stiamo già programmando come accudire le vostre bambine a casa, così Elizabeth potrà andare avanti e indietro dall’ospedale fintantoché la neonata senza nome dovrà rimanere lì. Lo abbiamo già fatto in passato, anche per lunghi periodi, e molti si sono messi subito a disposizione”.

Parlando anche a nome del rione, il vescovo ha continuato dicendo: “Siamo perfino venuti a badare ai bambini nella stanza dei giochi dell’ospedale, quando le mamme non volevano lasciarli altrove.

Naturalmente non faremo alcun passo senza prima concordarlo con voi. Volevo solo dirvi di non preoccuparvi per le cose a cui possiamo pensare [e che faremo] noi”.

Quello che hanno fatto per mia figlia le ha permesso di godere del momento prezioso in cui ha potuto tenere tra le braccia, per la prima volta, la sua piccolina.

Poi il vescovo ha concluso il suo messaggio per Joshua ed Elizabeth con parole che dimostrano l’impegno delle sorelle nel mondo di servire gli altri per il Maestro: “Serbate la fede”.

Pur con tutte le differenze di situazioni ed esperienze personali che vi sono fra voi, posso dire qualcosa su ciò che vi aspetta. Se resterete fedeli, scoprirete che il Signore vi inviterà spesso a servire qualcuno che ha bisogno, quando farlo sembrerà costarvi. Vi potrà apparire come un compito sgradevole o magari impossibile. Quando l’occasione si presenterà, potrà sembrarvi che il vostro aiuto non sia necessario o che potrebbe farlo facilmente qualcun altro.

Ricordate che quando il Signore ci fa incontrare qualcuno in difficoltà, onoriamo il buon Samaritano imitando tanto quello che fece quanto quello che non fece. Egli non passò oltre dal lato opposto, anche se il viandante ferito sulla strada era uno straniero e forse un nemico. Egli fece ciò che poté per quell’uomo ferito e poi mise in atto un piano specifico perché altri continuassero il lavoro. Lo fece perché comprese che aiutare può richiedere più di quello che può fare una persona da sola.

Le lezioni contenute in questa storia potranno essere sempre fonte di ispirazione, qualunque cosa vi riservi il futuro. Le stesse lezioni si sono presentate anche quando eravate bambine e in anni più recenti.

Almeno una volta, e forse spesso, vi sarete sorprese davanti a qualcuno che aveva bisogno di cure. Poteva trattarsi di un genitore, di un nonno, di una sorella o di un figlio colpito da una malattia o da un’infermità. La vostra compassione ha prevalso sul desiderio umano. Così avete cominciato ad aiutare.

Come per il viandante del racconto biblico del buon Samaritano, forse l’aiuto richiesto è diventato un impegno più a lungo termine di quanto potevate sostenere da sole. Il Samaritano dovette affidare il viaggiatore alle cure dell’oste. Il piano del Signore per aiutare i bisognosi prevede delle squadre.

I vescovi e le presidentesse delle Società di Soccorso invitano sempre i membri di una famiglia ad aiutarsi reciprocamente quando c’è una necessità. Sono molte le ragioni dietro a questo principio; la principale è che così più persone possono godere della benedizione dell’amore profondo che scaturisce dal servirsi a vicenda.

Lo avete visto e lo avete provato voi stesse. Ogni volta che vi siete prese cura di qualcuno, anche per breve tempo, avete sentito di amare la persona che accudivate. Quando il tempo dell’assistenza si allungherà, i sentimenti di amore cresceranno.

Poiché siamo mortali, quell’amore profondo può venire incrinato dalla frustrazione e dalla fatica. Questo è un altro motivo per cui il Signore ci fa avere l’aiuto di altri quando serviamo chi ha bisogno. Ecco perché il Signore ha creato società di persone che prestano cure.

Poche settimane fa, a una riunione sacramentale cui ero presente, una giovane donna si è alzata per essere sostenuta come assistente coordinatrice dell’insegnamento in visita, un incarico che non sapevo esistesse. Mi sono chiesto se sapesse quale grande onore le stesse rendendo il Signore. Poiché il bambino era diventato irrequieto, ha dovuto lasciare la riunione prima che potessi dirle quanto il Signore l’avrebbe amata e apprezzata per l’aiuto offerto nel coordinare gli sforzi dei Suoi discepoli.

Per prendersi cura degli altri ci vuole una squadra, una società amorevole e unita. Questo è ciò che il Signore sta costruendo tra voi. Egli vi ama, qualunque sia il vostro ruolo.

Una prova del Suo apprezzamento è che Dio vi permette di sentire un amore maggiore per coloro che servite. Questa è la ragione per cui piangete quando una persona che avete servito per lungo tempo muore. Non avere più la possibilità di occuparci di lei può creare un senso di perdita perfino superiore alla separazione fisica temporanea. Di recente ho sentito una donna, che conosco da molto tempo, testimoniare — proprio la settimana in cui ha perso il marito — della propria gratitudine per averlo potuto servire fino alla fine della sua vita. Non c’erano lacrime sul suo volto, ma un sorriso sereno.

Anche se il servizio prolungato e premuroso è abbondantemente premiato, avete imparato che ci sono limitazioni fisiche, emotive ed economiche a ciò che è possibile fare. Dopo un certo periodo la persona che presta assistenza può diventare quella che ha bisogno di assistenza.

Il Signore, il grande Soccorritore dei bisognosi, dette questi consigli ispirati ai soccorritori stanchi tramite le parole pronunciate da re Beniamino e riportate nel Libro di Mormon, su come prendersi cura degli altri: “Al fine di mantenere la remissione dei vostri peccati… vorrei che impartiste ai poveri delle vostre sostanze, ognuno secondo ciò che ha, come nutrire gli affamati, rivestire gli ignudi, visitare gli infermi e provvedere a soccorrerli, sia spiritualmente che temporalmente, secondo i loro bisogni”.6

Ma poi aggiunse un monito a chi non riuscisse a riconoscere che per rendere un servizio amorevole si sta spingendo oltre i propri limiti e da troppo tempo: “E badate che tutte queste cose siano fatte con saggezza e ordine; poiché non è necessario che uno [un soccorritore] corra più veloce di quanto ne abbia la forza. E di nuovo, è opportuno che egli sia diligente, affinché possa in tal modo vincere il premio; perciò tutte le cose devono essere fatte con ordine”.7

Può risultare difficile applicare questo consiglio quando la scelta sembra essere tra il desiderio di fare tutto il possibile per aiutare qualcuno e preservare le nostre forze con saggezza e prudenza per poter continuare a servire. Forse avete visto altri trovarsi in difficoltà nel prendere una decisione così difficile. Un esempio è decidere se accudire una persona anziana a casa o di farla accudire in una casa di riposo quando si è vicini all’esaurimento.

In queste scelte sofferte, la vostra conoscenza del piano di salvezza può farvi da guida. Questo è uno dei motivi per cui Lucy Mack Smith disse saggiamente alle sorelle di “acquisire un’istruzione”.

Questo piano ci aiuta a conoscere con certezza lo scopo che il Signore ha per ogni figlio di Dio relativamente alle prove di questa vita terrena. Egli insegnò così l’essenza del piano di salvezza al profeta Joseph Smith, quando faticava a capire le sue tribolazioni, che sembravano senza fine: “E allora, se le sopporterai bene, Dio ti esalterà in eccelso”.8

La nostra scelta migliore di aiutare qualcuno in difficoltà diventa allora: “Cosa devo fare per aiutare di più la persona che amo a “sopportare bene”? Lo scopo del nostro servizio è allora aiutare questa persona a nutrire fede in Cristo, a conservare una fulgida speranza nella vita eterna e a esercitare la carità, il puro amore di Cristo, fino alla fine.

Ho visto sorelle nel regno concentrarsi sul Salvatore e sui Suoi propositi. Pensate a quando entrate in un’aula dopo che vi si sono riunite la Società di Soccorso, la Primaria o le Giovani Donne.

Anche se non vedete illustrazioni o citazioni del Salvatore, sapete che in quell’ora, come questa sera, si è sentita la testimonianza della realtà e del valore della Sua Espiazione. Possono non esserci immagini del sacro tempio o la scritta “Le famiglie sono eterne”, ma potete scorgere la speranza nel loro sorriso.

E avete visto, come me, qualche saggia insegnante visitatrice aiutare una sorella in difficoltà a convincersi che, proprio mentre sta cedendo, il suo servizio è ancora necessario e prezioso per qualcuno. Le brave presidentesse della Società di Soccorso offrono, a chi ha bisogno di aiuto, il modo di aiutare gli altri. Danno alle sorelle delle opportunità di sopportare bene i momenti duri assistendosi l’un l’altra nel puro amore di Cristo. Ciò può anche significare esortare teneramente chi accudisce qualcun altro a riposare e ad accettare l’aiuto degli altri.

Per far questo, le sorelle devono evitare di giudicare coloro che versano in difficoltà. Molte persone che portano fardelli pesanti iniziano a dubitare di sé e del proprio valore. Noi alleggeriamo i loro carichi, se siamo pazienti con le loro debolezze ed elogiamo ogni cosa buona che c’è in loro. Il Signore fa questo e noi possiamo seguire l’esempio del più grande Soccorritore dei bisognosi.

Parliamo spesso della forza che nasce dall’insieme delle sorelle della Chiesa di Gesù Cristo. Dobbiamo imparare a riconoscere che, se invitato, il Salvatore farà sempre parte del gruppo.

E vedremo sempre di più le figlie di Dio invitare le loro sorelle a unirsi a questa cerchia. Quando una sorella verrà a una riunione e cercherà un posto dove sedere si sentirà sussurrare: “Siediti vicino a me”.

Queste saranno le parole che udremo nel giorno prefigurato da Lucy Mack Smith quando le sorelle si ritroveranno “insieme in cielo”. Non ci si prepara per quel giorno in una volta; sarà il risultato di giorni e anni passati a curarci gli uni degli altri e a nutrire il nostro cuore con le parole di vita eterna.

Prego che molti di noi godranno insieme del glorioso futuro che ci attende. Vi rendo testimonianza che la vostra speranza in quel futuro sarà ripagata. Il Signore Gesù Cristo, attraverso la Sua Espiazione infinita, lo ha reso possibile per ciascuno di noi. Il Padre Celeste vi ascolta e risponde alle vostre preghiere quando con fede Gli chiedete guida e aiuto per perseverare nel vostro servizio per Lui.

Lo Spirito Santo si riverserà su voi e su coloro che aiutate. Sarete fortificate e al tempo stesso ispirate per sapere fin dove potete spingervi. Lo Spirito vi conforterà, quando vi chiederete: “Ho fatto abbastanza?”.

Attesto che il Signore sarà con voi, e che preparerà e traccerà il corso del servizio che renderete per sollevare dal bisogno e dalle difficoltà coloro che Egli ama. Nel sacro nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Lucy Mack Smith, in Figlie nel mio regno: La storia e l’opera della Società di Soccorso (2011), 25.

  2. Brigham Young, in Figlie nel mio regno, 36.

  3. Lucy Meserve Smith, in Figlie nel mio regno, 37.

  4. Lucy Meserve Smith, in Figlie nel mio regno, 37.

  5. Matteo 25:40.

  6. Mosia 4:26.

  7. Mosia 4:27.

  8. Dottrina e Alleanze 121:8.