2002
«Qualche cosa difficile»
Gennaio 2002


«Qualche cosa difficile»

«Possa ognuno di noi essere fedele nel fare le cose ordinarie di tutti i giorni, che dimostreranno la nostra dignità, ci guideranno e ci qualificheranno per le grandi cose».

Miei cari fratelli del sacerdozio di Dio di tutto il mondo, sono grato di essere contato come uno di voi. Questa sera vorrei lanciare una sfida ai detentori del sacerdozio della Chiesa a impegnarsi di più nel fare ciò che fortifica la fede, il carattere e la spiritualità. Queste sono cose che dobbiamo fare tutti i giorni, tutte le settimane e tutti i mesi, anno dopo anno. L’opera della Chiesa dipende da cose fondamentali come pagare la decima, assolvere i doveri familiari e sacerdotali, prendersi cura dei poveri e dei bisognosi, pregare tutti i giorni, studiare le Scritture, tenere la Serata Familiare, svolgere l’insegnamento familiare, partecipare alle attività del quorum, recarsi al tempio. Se chiamati dal presidente della Chiesa, saremmo pronti, capaci e desiderosi di fare «qualche cosa difficile», come lavorare alla costruzione del tempio di Nauvoo, eppure molti non sono altrettanto ansiosi di fare le cose fondamentali.

Conosciamo tutti la storia dell’Antico Testamento riguardo a Naaman, capo dell’esercito di Siria, che era lebbroso. Una giovane serva disse alla moglie di Naaman che c’era un profeta in Israele che poteva guarirlo. Naaman arrivò con carro e cavalli fino alla casa di Eliseo, che gli inviò un messaggero a dirgli: «Va’, lavati sette volte nel Giordano; la tua carne tornerà sana, e tu sarai puro».1

Voi ragazzi lo sapete, quando mostrate le mani a vostra madre, vi dirà di andare a lavarle! Ma Naaman non era un ragazzo. Egli era il capo dell’esercito siriano e si sentì offeso dal messaggio di Eliseo di lavarsi nel Giordano. Così «si adirò e se ne andò».2 Un saggio servitore di Naaman subito gli fece notare: «Se il profeta t’avesse ordinato una qualche cosa difficile, non l’avresti tu fatta? Quanto più ora ch’egli t’ha detto: - Lavati e sarai mondato?»3 Naaman si pentì e seguì il consiglio del profeta. La lebbra scomparve e «la sua carne tornò come la carne d’un piccolo fanciullo, e rimase puro».4 «Qualche cosa difficile» in questo caso fu estremamente semplice e facile da fare.

Abbiamo nella moderna storia della Chiesa due esempi contrastanti di uomini grandemente favoriti dal Signore. Uno di questi, Hyrum Smith, rimase totalmente fedele e dedito, anche fino al sacrificio della vita, mentre l’altro, Oliver Cowdery, malgrado fosse stato testimone di eventi grandiosi nella storia della Restaurazione, rimase accecato dalla propria ambizione e perse il posto di preminenza nel Regno.

Oliver Cowdery fu accanto al profeta Joseph Smith in molti degli eventi più importanti della Restaurazione, come il loro battesimo con l’autorità di Giovanni Battista, il conferimento del Sacerdozio di Aaronne, la meravigliosa apparizione nel tempio di Kirtland, la stesura in prima persona di tutto il Libro di Mormon, salvo poche pagine, così come rivelato dal profeta Joseph Smith.5 Nessuno, oltre al profeta Joseph, fu più onorato dal ministero degli angeli di Oliver Cowdery.

Ma quando il profeta Joseph incontrò momenti difficili, Oliver lo criticò e non gli fu più amico. Malgrado gli sforzi del profeta per estendergli l’amicizia, egli divenne ostile al profeta e alla Chiesa, finendo per essere scomunicato il 12 aprile 1838.

Pochi anni dopo la morte del profeta, Oliver si pentì ed espresse il desiderio di rientrare nella Chiesa. In risposta, Brigham Young gli scrisse il 22 novembre 1847, invitandolo a «ritornare alla casa di nostro Padre, dalla quale si era dipartito, … e a rinnovare la sua testimonianza della veridicità del Libro di Mormon».6 Oliver comparve dinanzi al quorum dei sommi sacerdoti e disse: «Fratelli, per alcuni anni sono stato separato da voi. Desidero ora ritornare. Desidero tornare umilmente ed essere uno in mezzo a voi, non cerco una posizione. Voglio solo essere identificato con voi: sono al di fuori della Chiesa, non sono un membro della stessa, desidero ridiventare un membro della Chiesa. Vorrei entrare dalla porta. Conosco la porta. Non sono venuto qui per cercare favoritismi. Mi pongo umilmente e mi sottometto alla decisione del quorum, sapendo come so che la sua decisione è giusta e che va seguita».7

Egli, inoltre, portò la sua testimonianza con queste parole: «Amici e fratelli, mi chiamo Cowdery, Oliver Cowdery. Agli albori della storia di questa Chiesa ero insieme a voi … tenni con le mie mani le tavole d’oro dalle quali [il Libro di Mormon] fu tradotto. Vidi anche l’Urim e Thummim. Questo libro è veritiero. Non lo trascrisse Sidney Rigdon. Non lo trascrisse Spaulding. Lo trascrissi io stesso così come rivelato dal Profeta».8 Sebbene Oliver ritornò, perse il suo posto di preminenza in seno alla Chiesa.

Al contrario, presidente Heber J. Grant disse di Hyrum Smith: «Non c’è migliore esempio di amore di un fratello maggiore di quello mostrato in vita da Hyrum Smith per il profeta Joseph Smith… . Erano quanto di più uniti e affezionati gli uomini mortali possano essere… . Non ci fu mai una singola particella di gelosia nel cuore di Hyrum Smith. Nessun essere mortale sarebbe potuto essere più leale, più onesto e più fedele in vita o nella morte di quanto Hyrum Smith fu verso il Profeta dell’Iddio vivente».9

Egli rispose a ogni bisogno e richiesta del suo giovane fratello Joseph, che dirigeva la Chiesa e riceveva le rivelazioni che abbiamo oggi. Hyrum fu fermo e perseverante giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.

Dopo la morte del loro fratello Alvin, Hyrum terminò di costruire la casa di legno per i loro genitori. Dopo che Joseph aveva ricevuto le tavole d’oro, Hyrum fornì la scatola di legno per riporle e proteggerle. Quando le tavole furono tradotte, Joseph affidò a Hyrum la copia del manoscritto per il tipografo. Hyrum, spesso accompagnato da Oliver Cowdery, portava tutti i giorni avanti e indietro le pagine dal tipografo.10

Hyrum lavorava come agricoltore per sostenere la sua famiglia; dopo che la Chiesa fu organizzata nel 1830 egli accettò la chiamata di presiedere al ramo di Colesville. Prese moglie e figli e andò a vivere con la famiglia di Newel Knight, trascorrendo molto del suo tempo «predicando il Vangelo dovunque potesse trovare qualcuno che lo ascoltasse».11 Fu sempre un buon missionario, non predicò solamente vicino a casa, ma si recò anche sulla costa orientale e meridionale degli Stati Uniti. Nel 1831 andò con John Murdock nel Missouri e ritornò predicando lungo il cammino.12

Quando si progettò la costruzione del tempio di Kirtland nel 1833, Hyrum immediatamente prese la sua falce e tagliò le erbacce dal sito del tempio e iniziò a scavare le fondamenta. Nel 1834 quando il campo di Sion fu organizzato, Hyrum collaborò con Lyman Wight nel reclutare i volontari e nel guidare un gruppo di Santi dal Michigan al Missouri.

Dopo aver dato prova di fedeltà nelle piccole cose, Hyrum divenne assistente al presidente della Chiesa nel dicembre del 1834. Servì sotto la direzione di suo fratello minore, il profeta Joseph. Fu sempre una fonte d’incoraggiamento e conforto per suo fratello, sia nel servizio ecclesiastico che nel carcere di Liberty. Quando arrivarono le persecuzioni e Joseph fuggì dalla plebaglia di Nauvoo nel 1844, Hyrum andò con lui. Quando arrivarono sulla riva del fiume, cercando di decidere se era opportuno tornare indietro, Joseph si rivolse a Hyrum e disse: «Tu sei il più vecchio, cosa facciamo?»

«Torniamo indietro e arrendiamoci e vediamo cosa succede», Hyrum replicò.13

Ritornarono a Nauvoo e furono portati a Carthage dove morirono martiri a pochi minuti l’uno dall’altro. Hyrum era stato fedele alla sua chiamata fino al sacrificio della sua vita. Sotto tutti i punti di vista era un discepolo del Salvatore. Ma quello che lo rese veramente grande fu il suo sforzo quotidiano di essere fedele. In contrasto, Oliver Cowdery fu grande quando ebbe a che fare con le tavole e fu assistito dagli angeli, mentre quando chiamato a perseverare nelle prove quotidiane e nelle difficoltà, Oliver vacillò e si allontanò dalla Chiesa.

Noi non dimostriamo il nostro amore al Salvatore solo facendo «qualche cosa difficile». Se il Profeta vi chiedesse personalmente di andare in missione in qualche luogo esotico, ci andreste? Probabilmente fareste tutti gli sforzi per andarci. Ma che ne dite del pagare la decima? Che ne dite del fare l’insegnamento familiare? Mostriamo il nostro amore per il Salvatore compiendo i molti piccoli gesti di fede, devozione e gentilezza verso gli altri che dimostrano il nostro carattere. Questo fu ben dimostrato dalla vita del dottor George R. Hill III, già Autorità generale, che morì qualche mese fa.

Anziano Hill fu un’autorità mondiale sul carbone e famoso scienziato. Ricevette molteplici riconoscimenti e onori per i suoi conseguimenti scientifici. Fu rettore del College di risorse minerarie e professore d’ingegneria all’Università dell’Utah. Quale persona, invece, anziano Hill fu umile, modesto e completamente dedicato. Servì come vescovo di tre diversi rioni e come rappresentante regionale prima di essere chiamato come Autorità generale. Dopo il suo rilascio come Autorità generale, divenne consigliere in un vescovato. La sua ultima chiamata, mentre era in una condizione di salute precaria, fu direttore di palo per i progetti di inscatolamento e corista di rione. Adempì a queste ultime chiamate con lo stesso zelo con cui adempì le altre. Si impegnò in qualsiasi cosa fu chiamato a fare, non importa se non era «qualche cosa difficile».

Come disse una volta un mio amico: «Quando sacrifichiamo i nostri talenti e i nostri onori terreni o accademici, oppure il nostro tempo sempre più limitato sull’altare di Dio, il nostro atto di sacrificio lega il nostro cuore a Lui e sentiamo che il nostro amore per Lui aumenta.

Quando offriamo qualsiasi servizio nel regno, sia che si tratti di insegnare … una lezione o inscatolare cibo nella Piazza del Benessere, avrà molto meno valore per noi se lo considereremo solo come qualcosa che dobbiamo fare… . Se, invece, considereremo di offrire in sacrificio a Dio i nostri talenti e il nostro tempo, come partecipare a un’imprevista riunione in Chiesa, allora il nostro sacrificio diventa personale e devoto verso di Lui».14

Una storia raccontata da un nostro caro fratello, anziano Henry B. Eyring, illustrerà ulteriormente questo concetto di dedizione. Questa storia riguarda suo padre, il grande scienziato Henry Eyring, che servì nel sommo consiglio del Palo di Bonneville. Egli era responsabile della fattoria del benessere, che includeva un campo di cipolle che andava sarchiato. Allora aveva quasi ottant’anni ed era affetto da un doloroso cancro alle ossa. Egli si offrì di togliere le erbacce sebbene il dolore fosse così grande che lo faceva piegare in due. Il dolore non gli consentiva di inginocchiarsi. Tuttavia sorrideva, rideva e parlava felicemente con gli altri che si trovavano lì quel giorno a sarchiare quel campo di cipolle. Citerò ora quello che anziano Eyring disse di questo episodio:

«Dopo che tutto il lavoro fu terminato e il campo di cipolle fu tutto sarchiato, qualcuno gli disse: ‹Henry, per l’amor del cielo! Non avrai mica estirpato quelle erbacce? Quelle erbacce erano state trattate con un diserbante due giorni fa e sarebbero morte comunque›.

Papà scoppiò a ridere. Pensava fosse la cosa più divertente. Pensò che fosse una grande barzelletta su se stesso. Aveva lavorato tutto il giorno sulle erbacce sbagliate. Erano state trattate e sarebbero morte comunque.

Gli chiesi: ‹Papà, come hai potuto riderci su?› …

Mi rispose qualcosa che non dimenticherò mai… . Disse: ‹Hal, non ero lì per le erbacce›».15

Le piccole cose possono avere un grande potenziale. La televisione, che è un grande beneficio per il genere umano, fu ideata da un adolescente dell’Idaho che stava arando solchi diritti nel campo di suo padre con un erpice. Gli venne l’idea che poteva trasmettere linee diritte da un sezionatore d’immagine a un altro.16 Spesso non riusciamo a vedere il potenziale nel fare quelle che sembrano piccole cose. Questo quattordicenne stava facendo un lavoro di tutti i giorni quando gli venne in mente questa straordinaria idea. Nefi una volta commentò: «E così vediamo che con piccoli mezzi il Signore può realizzare grandi cose».17

Voi giovani uomini della Chiesa siete una generazione scelta per i quali il futuro riserva grandi promesse. Il futuro può richiedervi di competere con i giovani sul mercato mondiale. Avete bisogno di uno speciale addestramento. Potreste essere scelti nel mondo del lavoro non per conseguimenti straordinari o grandi cose, ma perché avete raggiunto il livello di Aquila Scout, il riconoscimento «Dovere verso Dio», la graduazione del seminario o svolto una missione.

Nella parabola dei talenti, a chi aveva aumentato i suoi talenti fu detto: «Va bene, buono e fedel servitore; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore».18 Possa ognuno di noi essere fedele nel fare le cose ordinarie di tutti i giorni, che dimostreranno la nostra dignità, ci guideranno e ci qualificheranno per le grandi cose. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. 2 Re 5:10.

  2. 2 Re 5:12.

  3. 2 Re 5:13.

  4. 2 Re 5:14.

  5. Reuben Miller, journal, 1848-1849, Family and Church History Department Archives, 21 ottobre 1848.

  6. Lettera di Brigham Young a Oliver Cowdery, 22 novembre 1847, citata da Susan Easton Black in Who’s Who in the Doctrine & Covenants, 76.

  7. Miller, journal, 1848-1849, novembre 1848.

  8. Miller, journal, 1848-1849, 21 ottobre 1848.

  9. Heber J. Grant, «Hyrum Smith and His Distinguished Posterity», Improvement Era, agosto 1918, 854-855.

  10. Ronald K. Esplin, «Hyrum Smith: The Mildness of a Lamb, the Integrity of Job», Ensign, febbraio 2000, 32.

  11. «Newell Knight’s Journal», da «Scraps of Biography» in Classic Experiences and Adventures (1969), 65.

  12. Vedere DeA 52:8-10.

  13. Vedere Hyrum Smith – Patriarch, citato in Ensign, febbraio 2000, 36.

  14. James S. Jardine, «Consecration and Learning», On Becoming a Disciple-Scholar, 80-81.

  15. Vedere Henry B. Eyring, «Waiting Upon the Lord», riunione al caminetto della BYU, 30 settembre 1990, 22.

  16. Storia di Philo Farnsworth, «Dr. X’s Instant Images», U. S. News & World Report, 17 agosto 1998, 44.

  17. 1 Nefi 16:29.

  18. Matteo 25:23.