2002
Restare sul treno
Marzo 2002


Restare sul treno

Quando ero giovane contavo molto sulla mia sorella maggiore. Per esempio, ero di gusti molto difficili nel mangiare, e quando andavamo a fare visita ai nostri nonni mi veniva continuamente offerto del cibo che non mi piaceva. Per ridurre al minimo l’imbarazzo, quando mi veniva passato il piatto, mi rivolgevo a mia sorella e chiedevo: Collene, mi piace questo?»

Se era un cibo familiare ed ella sapeva che non mi piaceva, diceva: No, non gli piace

Allora potevo dire: Ha ragione, nonna. Non mi piace».

Se era un piatto che non avevamo mai mangiato, ella diceva: Aspetta un momento», e lo assaggiava. Poi decideva se mi sarebbe piaciuto o no. Se diceva che non mi sarebbe piaciuto, nessuna insistenza poteva convincermi a mangiarlo.

So che ormai è giunto il tempo in cui devo confidare nei miei gusti, e smettere di rinunciare a cibi buoni e sani semplicemente perché mia sorella mi ha detto che non mi sarebbero piaciuti.

Passando a cose più serie, ritengo sia venuto per tutti noi il momento di nutrirci dei frutti della nostra personale testimonianza, invece di affidarci a quella di un’altra persona. La testimonianza di cui parlo è più profonda della conoscenza che la Chiesa è vera. Dobbiamo progredire al punto di sapere che siamo fedeli alla Chiesa. Dobbiamo anche accrescere la nostra capacità di ricevere la rivelazione personale. Una cosa è ricevere una testimonianza che Joseph Smith vide Dio e Cristo; un’altra, del tutto diversa, è avere la sicurezza spirituale nella nostra capacità di ricevere le rivelazioni alle quali abbiamo diritto.

Molti di noi danno per scontate le benedizioni del Vangelo. È come se stessimo viaggiando sul treno della Chiesa che procede gradualmente e metodicamente. Qualche volta guardiamo fuori del finestrino e pensiamo: Quel posto laggiù mi sembra pieno di promesse. Il viaggio su questo treno limita troppo le mie libertà». E così saltiamo giù e per qualche tempo andiamo a giocare nel bosco. Prima o poi scopriamo che quello che facciamo non è molto divertente, come Lucifero vorrebbe farci credere; oppure ci facciamo del male e ci sforziamo quindi di ritornare sui binari e vediamo il treno davanti a noi. Con uno scatto deciso lo raggiungiamo, vi saltiamo su ormai senza fiato, ci asciughiamo il sudore e ringraziamo il Signore che ci ha concesso di pentirci.

Mentre viaggiamo sul treno possiamo vedere il mondo e alcuni membri della Chiesa che ridono e si divertono. Si fanno beffe di noi e ci invitano a scendere. Alcuni gettano tronchi e pietre sui binari per farlo deragliare. Altri membri della Chiesa corrono lungo i binari e, anche se forse non si allontanano per andare a giocare nel bosco, non sembrano neanche mai salire sul convoglio. Altri cercano di corrergli davanti e troppo spesso prendono il binario sbagliato.

Ritengo che il lusso di poter scendere e salire sul treno a nostro piacimento diventi sempre più costoso. La velocità del treno aumenta. I boschi diventano più pericolosi, e la nebbia e l’oscurità ormai incombono.

Anche se i nostri detrattori non possono far deragliare questo treno più di quanto possano stendere il [loro] esile braccio per arrestare il fiume Missouri nel suo corso decretato, o farne risalire la corrente» (DeA 121:33), ogni tanto riescono a convincere qualcuno a scendere. Con tutte le profezie che abbiamo veduto adempiersi, quale grande evento stiamo ancora aspettando prima di dire: Io rimango sul treno»? Cos’altro dobbiamo vedere o provare per decidere di salire sul treno e rimanervi sino a quando raggiungeremo la nostra destinazione? È giunto il tempo di un rinnovamento spirituale. È il tempo di fare un approfondito esame di coscienza e riaccendere la nostra luce.

Faccio un appello speciale ai giovani. Sarete molto più sicuri e infinitamente più felici se impiegherete la vostra energia nell’attuale obbedienza piuttosto che preservarla per un pentimento futuro. Se siamo obbedienti, poniamo le basi per poter affrontare meglio le difficoltà future.

Tratto da un discorso della conferenza generale di ottobre 1992.