2002
Guatemala: Edificare guardando al futuro
Maggio 2002


Guatemala: Edificare guardando al futuro

Le radici del Vangelo si sono sviluppate profondamente in questa terra di antico retaggio americano. I frutti che vediamo oggi sono la promessa di una crescita futura ancora più grande.

Berta López indica una fila di Giovani Donne nella fotografia di una pagina ingiallita della versione spagnola della Liahona: «Eccomi qua». All’epoca era un’adolescente, una delle poche che quel giorno del 1951 avevano partecipato ad un’attività per le ragazze della Chiesa a Città del Guatemala. Erano meno di una dozzina, ma si tratta di due generazioni fa per la Chiesa in Guatemala.

Ora Berta può guardare fuori della finestra verso la casa vicina dove sua figlia Gina Ramírez sta dirigendo un’attività per la classe dei Valorosi della Primaria. Gina è la presidentessa della Primaria di un ramo del Palo di Città del Guatemala, uno dei venti pali della città. Quello che Berta vede rappresenta la crescita che i santi del Guatemala cinquant’anni fa avrebbero potuto soltanto sognare.

In un’altra zona della capitale, il giovane Ricardo Ayala e la sua famiglia stanno andando al loro centro di palo per guardare la trasmissione di una riunione al caminetto da Salt Lake City, con traduzione simultanea nella loro lingua.

Ricardo, che è membro del Palo di Guatemala City Palmita, finirà gli studi superiori quest’anno e spera di andare in missione quando compirà 19 anni. Anche se trovare lavoro non è facile, sta pensando di lavorare e risparmiare il denaro guadagnato, così che possa coprire da solo l’intero costo della missione.

Grazie a Santi degli Ultimi Giorni come le famiglie López e Ayala, il modo in cui viene vista la Chiesa in Guatemala è cambiato. Le informazioni errate sulla Chiesa, un tempo molto frequenti, hanno oggi poca credibilità. Molti guatemaltechi conoscono i Santi degli Ultimi Giorni e sanno quali sono le cose in cui credono. La densità nazionale di membri della Chiesa, circa 1,5%, è simile a quella degli Stati Uniti, circa 1,8%. Così come il tempio sta diventando un punto di riferimento a Città del Guatemala, i Santi degli Ultimi Giorni stanno diventando punti di riferimento nella loro società.

Superare le Difficoltà

I missionari Santi degli Ultimi Giorni arrivarono in Guatemala per la prima volta nel 1947, dopo che John F. O’Donnal, un nordamericano che viveva là, visitò la sede centrale della Chiesa a Salt Lake City e riferì che nel Paese vi erano persone pronte ad ascoltare il Vangelo. Sua moglie Carmen fu la prima guatemalteca battezzata. Fratello O’Donnal in seguito fu presidente di missione e presidente del tempio di Guatemala.

Nel 1952 fu creata la Missione dell’America Centrale. Prima che fosse divisa nel 1965 comprendeva sei nazioni: Guatemala, Honduras, El Salvador, Costa Rica, Nicaragua e Panama. Ora soltanto in Guatemala ci sono quattro missioni e 40 pali. Nel 1989 l’anziano Carlos H. Amado, originario del Guatemala, fu chiamato a servire come membro dei Settanta.

Ma la Chiesa in Guatemala dovette affrontare svariate importanti difficoltà. Una delle più grandi per i membri guatemaltechi fu combattere le tradizioni, dice anziano Lynn G. Robbins dei Settanta, già presidente dell’Area dell’America Centrale. La religione predominante in Guatemala non coinvolge i membri con riunioni, o nell’insegnamento in ruoli di responsabilità, così alcuni nuovi membri incontrano difficoltà nell’attività nella Chiesa. Alcuni dei primi membri sono diventati inattivi poco a poco, così c’è molto lavoro di riattivazione da fare.

Seguendo il consiglio della presidenza di area, i dirigenti locali visitano i fedeli meno attivi e usano lo stesso schema dell’impegno usato dai missionari. Formulano le loro domande in modo diretto, come: «Parlerai con il vescovo o con il presidente del ramo per risolvere i problemi che ti stanno impedendo di essere completamente attivo nella Chiesa? Ti incontrerai con lui per ricevere una raccomandazione e andare al tempio?» Tutte le domande sono adattate alle necessità dei fedeli.

Quando Milton Leonel Lima, vescovo del Rione di Minerva nel Palo di Jalapa, tentò questo approccio con 14 membri, dieci di loro accettarono il suo invito e cominciarono ad apportare i necessari cambiamenti nella loro vita. Il vescovo e i suoi consiglieri cominciarono immediatamente a scegliere gli altri membri da visitare.

La presidenza di area sta anche «enfatizzando grandemente la necessità di avere un maggior numero di giovani uomini che vanno in missione», dice l’anziano Robbins. Nel 2000 la percentuale di coloro che sono andati in missione è cresciuta di più del 50%.

Il Guatemala sta affrontando anche difficoltà economiche, con un tasso di disoccupazione del 25%. L’ufficio di area per l’occupazione sta fornendo addestramenti, in particolare per gli ex missionari, per prepararli a trovare un lavoro o iniziare un’attività autonoma. La Chiesa inoltre fornisce assistenza a piccole società finanziarie che aiutano le ditte minori ad iniziare la loro attività. Durante le vacanze scolastiche alcuni pali organizzano corsi di qualificazione professionale per i giovani.

Una Cultura Che Cambia

La vita dei guatemaltechi è cambiata significativamente nel corso degli anni da quando il Vangelo è stato portato nel loro Paese.

In particolar modo, gli indigeni del Guatemala, tra cui alcuni di stirpe Maya, si stanno integrando nella Chiesa e nella società. A Polochic e in altri centri con prevalenza di popolazione Maya, le riunioni della Chiesa sono spesso tenute nella lingua del luogo, anche se la maggior parte delle persone oggi parla lo spagnolo. Una generazione fa, durante la metà degli anni sessanta, alcuni missionari che parlavano spagnolo impararono la lingua Maya perché in molte famiglie soltanto gli uomini parlavano spagnolo. Oggi questo non è più necessario.

Anche la percentuale di alfabetizzazione è migliorata, il che significa che molti fedeli Maya oggi sanno leggere le Scritture che sono state tradotte nella loro lingua. Il Libro di Mormon è disponibile in kekchí e una selezione di brani è disponibile in quiché, cakchiquel e mam, le principali lingue Maya del Paese.

Timoteo e Eva Boj di Quetzaltenango sono di discendenza Maya; si unirono alla Chiesa nella metà degli anni settanta. Oggi i componenti della famiglia Boj sono ben conosciuti nella comunità per essere imprenditori di successo. Da questa famiglia, che è composta da otto figli, i loro consorti e 18 nipoti, sono usciti quattro vescovi, quattro presidentesse di Società di Soccorso, sei presidentesse di Primaria, quattro presidenti di Giovani Uomini, cinque presidentesse di Giovani Donne e sette missionari. Sono una famiglia allegra e cordiale che con entusiasmo intrattiene gli ospiti cantando la loro canzone locale preferita, Luna de Xelajú (Xelajú è il nome tradizionale della città di Quetzaltenango). Il loro esempio e amore per gli altri hanno contribuito a portare molte persone nella Chiesa.

Una Fede Piena Di Vita

La fede è rigogliosa tra i santi del Guatemala. Ecco alcuni esempi:

n Carlos Santíz, presidente del Palo di Mazatenango, dice, indicando alcuni appunti scritti su una lavagna durante una riunione con i vescovi, che hanno seguito le direttive dei dirigenti della Chiesa su come riunirsi in consiglio per pianificare gli aiuti ai fedeli meno attivi: «Sono grato al Signore per avermi chiamato in questa presidenza di palo perché è una sfida che mi ha fatto crescere, e io ne avevo proprio bisogno».

■ Nery Eduardo Marroquín, consigliere del vescovato di un rione del Palo di Retalhuleu, era cristiano evangelico prima di unirsi alla Chiesa, cinque anni fa, grazie all’influenza della moglie Ada. Anche se cresciuto in una casa dove ha imparato l’importanza della preghiera personale, la Bibbia, e il culto di Gesù Cristo come nostro Salvatore, sentiva che doveva esserci qualcosa di più. Lo trovò nelle ordinanze del Vangelo che avrebbero permesso a lui e a sua moglie di avere una famiglia eterna. «Cristo disse che nessuno sarebbe tornato al Padre se non per mezzo di lui [vedere Giovanni 14:6]», ci spiega. «E anche le ordinanze sono fatte per mezzo di Lui. Ecco perché è una benedizione immensa avere un tempio in Guatemala».

  • ■ Hector González, del Palo di Villa Nueva, dice che il Vangelo gli ha dato la forza di affrontare il cancro che gli fece perdere una gamba, e che lo stava privando della vita. Un giorno si domandò per quale motivo tutto questo gli stesse succedendo. Sua moglie gli portò la sua benedizione patriarcale all’ospedale, e lui trovò speranza nella promessa che vi era contenuta di una lunga vita di servizio. Quando divenne evidente che avrebbe perso la gamba destra, ricevette una testimonianza spirituale che tutto sarebbe andato bene. Dopo l’intervento, egli ricorda: «è incredibile il sostegno che ho trovato leggendo il Libro di Mormon. Mi ha dato la forza per andare avanti». Ora è tornato al lavoro e dice: «So che il Signore ha vegliato su di me. So che si è preoccupato per me durante tutto questo».

  • ■ Jorge Popá, membro del Palo di Quetzaltenango, all’inizio aveva invitato le sorelle missionarie in casa sua per aiutare sua moglie a comprendere le istruzioni in inglese di una macchina per il pane che le aveva comprato. Le sorelle accettarono, a patto che fosse permesso loro di portare un messaggio del Vangelo alla famiglia. Dopo le lezioni missionarie, Jorge e sua moglie Mirna dissero alle missionarie che non erano interessati al battesimo. Quella notte, però, né Jorge né Mirna riuscirono a dormire. Allo stesso tempo entrambi sentirono di doversi alzare dal letto e pregare riguardo ciò che era stato loro insegnato, e ricevettero la stessa manifestazione della verità. La domenica dopo cercarono le sorelle missionarie in chiesa e chiesero loro di essere battezzati. Dopo il loro battesimo, i Popá dovettero affrontare il problema di molti altri convertiti: come dire alla loro famiglia che avevano infranto il loro legame con la religione tradizionale. Il loro figlio di quattro anni, che oggi è diacono, risolse il problema ad una riunione di famiglia. Quando qualcuno servì del tè, lui si alzò e annunciò «Noi non lo beviamo! Noi siamo mormoni».

Edificare Per Il Futuro

Udine Falabella era il presidente del primo palo organizzato in Guatemala nel 1967. Nel 1965, come presidente di distretto a Città del Guatemala, organizzò il primo viaggio al tempio della zona, attraversando tutto il Messico in autobus fino ad arrivare a Mesa, in Arizona, negli Stati Uniti. Egli dice che fu una grande benedizione per il Guatemala quando il tempio di Città del Guatemala venne dedicato, nel 1984. Fu una benedizione per lui, in seguito, lavorare come presidente del tempio; fu rilasciato nel 2000, dopo più di quattro anni di permanenza in quell’incarico.

Egli ricorda che, durante la dedicazione del tempio, il presidente Gordon B. Hinckley pronunciò una benedizione di pace sul Paese. Poco tempo dopo, il lungo periodo di guerra civile nel paese si concluse. Ma forse la cosa più importante fu la possibilità per i fedeli guatemaltechi di godere della pace del tempio senza dover fare viaggi lunghi lontano da casa.

Evelyn, nipote di fratello Falabella, si sposò in quel tempio nel dicembre del 2000. Lei dice che molti giovani guatemaltechi che vedono attorno a sé matrimoni infelici o falliti hanno perso la fede nell’istituzione del matrimonio, e possono essere portati a credere che sia meglio investire il proprio tempo nello sviluppo di una carriera e, forse, sposarsi più tardi. «Credo che se non avessi avuto il Vangelo nella mia vita non mi sarei azzardata a sposarmi adesso» dice. Ma con il Vangelo, continua, si affrontano le difficoltà nella pace perché conosciamo le ragioni eterne del matrimonio e le benedizioni immortali che può portare.

E ciò, dice il fratello Falabella, è indicativo della crescita della Chiesa in Guatemala durante la sua vita: migliaia di Santi degli Ultimi Giorni forti ora hanno tutti i mezzi per attuare completamente i programmi del Vangelo e godere delle sue benedizioni.

José Sazo concorda che le benedizioni del Vangelo che sono disponibili nel suo paese e per la sua generazione sono abbondanti, per coloro che si sforzano di riceverle. José, che non era ancora nato quando venne creato il primo palo in Guatemala, è ora il presidente del Palo di Florida, a Città del Guatemala.

Uno sforzo costante e coerente è necessario per mantenere forti le famiglie e i matrimoni, dice il presidente Sazo. Lui e la moglie Claudia hanno svolto entrambi una missione nel loro paese, e concordano che gran parte del segreto per mantenere forte un matrimonio si trova in due buone abitudini che i missionari imparano: frequenti e affettuose valutazioni di coppia (conversazioni su come il matrimonio stia andando) e studio regolare del Vangelo. «Se dovessi dare una ricetta della felicità», dice il presidente Sazo, «sarebbe studiare le Scritture insieme sempre».

Il presidente Sazo aggiunge che lui e sua moglie concordano in questo: «Vogliamo fare tutto ciò che possiamo per i nostri figli in modo che diventino dei dirigenti forti e che il Signore sia in grado di chiamarli a fare qualunque cosa Egli voglia, senza riserve».

La stessa cosa avvenne più di mezzo secolo fa con i primi e forti membri della Chiesa di questo Paese, che furono disposti a perseverare nel Vangelo, a prescindere dalle difficoltà che dovettero affrontare. E lo stesso avviene oggi con gli eredi di questo retaggio spirituale: il futuro della Chiesa in Guatemala sarà nelle mani di coloro che sono pronti a rispondere alla chiamata del Signore senza riserve.

La Chiesa in sintesi

Popolazione del paese: circa 11.500.000

Membri della Chiesa: oltre 179.000

Pali: 40

Missioni: 4

Rioni e rami: 453

Case di riunione di proprietà della Chiesa: 261

Tempio: Città del Guatemala, dedicato nel 1984

Centro di addestramento per missionari: Città del Guatemala