2003
Il Signore tuo Dio ti prenderà per la mano
Novembre 2003


Il Signore tuo Dio ti prenderà per la mano

Se… cammineremo mano nella mano con Lui lungo le Sue vie, ci spingeremo innanzi con fede e non ci sentiremo mai soli.

Oggi negli occhi e nel cuore di molta gente si riscontra il dubbio, il timore e la mancanza di speranza. Molta dell’insicurezza del mondo si è infiltrata nella nostra famiglia e vita individuale. A prescindere da età e circostanze, abbiamo tutti bisogno di sapere che abbiamo potere nel presente e speranza nel futuro.

Ascoltate le parole di Mormon: «Non sapete che siete nelle mani di Dio? Non sapete ch’egli ha ogni potere…?» (Mormon 5:23).

Le mani sono una parte simbolicamente espressiva del corpo. In ebraico la parola più comune per «mano», yad, è anche usata metaforicamente per significare potere, forza e facoltà (vedere William Wilson, Old Testament Word Studies [1978], 205). Così le mani significano forza e potere.

La mano estesa del nostro profeta vivente, il presidente Gordon B. Hinckley, rafforza, edifica e ispira i popoli di tutto il mondo.

Essere nelle mani di Dio suggerisce non solo che siamo sotto le Sue cure premurose, ma che siamo anche custoditi e protetti dal Suo mirabile potere.

Nelle Scritture troviamo riferimenti alla mano del Signore. Il Suo aiuto divino è evidenziato volta dopo volta. Le Sue mani potenti hanno creato mondi e pur tuttavia sono abbastanza delicate da benedire i fanciulli.

Pensate alle parole di Giovanni che descrivono il Salvatore risorto e glorificato: «E quando l’ebbi veduto… egli mise la sua man destra su di me, dicendo: Non temere; io sono… il Vivente; e fui morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli» (Apocalisse 1:17–18). Quando pone le Sue mani su di noi, possiamo, come Giovanni, vivere in Lui.

Ventiquattro anni fa il nostro piccolo neonato stava lottando per la vita nell’unità di terapia intensiva di un ospedale. I suoi polmoni non si erano pienamente sviluppati poiché era nato prematuro, così combatteva disperatamente per ogni respiro. Era minuscolo ma con una gran volontà di vivere. Da genitori giovani e senza esperienza, io e la mia coraggiosa e sempre fedele moglie, Jan, pregammo che il Signore allungasse la mano e in qualche modo aiutasse il piccolo a continuare a respirare. Quando misi la mano tremante attraverso la piccola apertura dell’incubatrice, mi sentii assai inadeguato e impotente. Afferrai la mano minuscola ma perfetta del nostro pargolo e provai un legame spirituale possente che non dimenticherò mai. Due dita di ogni mia mano coprirono la sua testolina e lo benedissi.

Il nostro desiderio riguardo a lui era puro, sapevamo, tuttavia, che il suo destino terreno era nelle mani del Signore, non nelle nostre né in quelle del personale medico che lo seguiva. Mi resi allora umilmente conto che le mie mani tremolanti detenevano un potere e un’autorità di molto superiori a quelli miei propri. Le mie dita sul suo capo simbolizzavano le mani e il potere di Dio su nostro figlio. Dopo la benedizione, in un momento di pace, io e la mia compagna eterna, che eravamo divisi dall’incubatrice, ci siamo guardati a vicenda, provando una speranza rinnovata e un conforto, originati dalla fede nel Signore Gesù Cristo e dall’influenza personale della Sua espiazione. Fu una grande testimonianza del Suo amore per un neonato che aveva appena lasciato la Sua presenza. Fummo così meglio preparati ad accettare la Sua volontà riguardo a nostro figlio. Sentimmo veramente di aver riposto le nostre mani in quelle del Salvatore. Fu come se le mani stesse del Salvatore offrissero quell’aiuto tanto vitale, consentendo al piccino di respirare e ricevere sostentamento. Esprimemmo gratitudine per ogni respiro e progresso compiuto. Oggi nostro figlio, che è sano, e i suoi genitori in debito continuano a esseri grati per le mani amorevoli del Salvatore.

Tra le promesse superne contemplate nel risorgere nel mattino della prima risurrezione ed ereditare «troni, regni, principati, e potestà», c’è anche quella aggiuntiva di «ogni altezza e profondità» (DeA 132:19). Il grande piano di felicità contempla un’alternanza di momenti duri e di grande gioia. Sì, per tutti noi ci sono momenti di difficoltà e di dolore. A volte essi possono essere talmente difficili che desideriamo gettare la spugna. Ci sono volte in cui i nostri passi sono incerti, ci sentiamo scoraggiati e cerchiamo disperatamente aiuto.

L’anziano Holland ci ricorda che il «simbolo del calice che non può passare è un calice che troviamo nella nostra vita come in quella del Salvatore. Si presenta in maniera molto più leggera ma abbastanza spesso da insegnarci che dobbiamo obbedire» (Trusting Jesus [2003], 42).

Tutti dobbiamo sapere che possiamo perseverare con la forza del Signore. Possiamo mettere la nostra mano nella Sua e sentiremo la Sua presenza sostenitrice che ci eleverà ad altezze non raggiungibili da soli.

Quando un padre sofferente portò a Gesù il figlio gravemente malato, Egli lo prese per mano, poi Marco riporta: «Gesù lo sollevò, ed egli si rizzò in piè» (Marco 9:27).

Dobbiamo confidare nel Signore. Se ci rimettiamo completamente a Lui, i nostri fardelli saranno alleviati e il nostro cuore sarà consolato.

L’anziano Scott ha recentemente consigliato: «Credete in Dio… a prescindere dalla difficoltà della situazione… La vostra pace di mente, la certezza delle risposte ai problemi difficili e la vostra gioia suprema dipendono dalla vostra fiducia nel Padre celeste e in Suo Figlio, Gesù Cristo» («Il potere della fede che sostiene nei momenti di incertezza e di prova», Liahona, maggio 2003, 76, 78).

Come possiamo imparare ad avere fiducia? Come possiamo apprendere ad allungare la mano e a ricevere il conforto offerto dal Signore?

A Joseph Smith giunsero delle chiare istruzioni dal Signore: «Impara da me, e ascolta le mie parole; cammina nella mitezza del mio Spirito, e avrai pace in me… Prega sempre, e io riverserò il mio Spirito su di te» (DeA 19:23, 38).

Ecco qui quattro chiavi:

  • Impara

  • Ascolta

  • Cerca lo Spirito

  • Prega sempre

Il Signore offrirà nutrimento e sostegno se siamo disposti ad aprire la porta e ricevere la Sua mano che aiuta in maniera divina.

Il presidente Thomas S. Monson ci ricorda la mano del Salvatore ben disposta a soccorrere: «[La mano] che salva, la mano di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Redentore di tutta l’umanità, è da adorare. Con quella mano Egli bussa alla porta della nostra comprensione» («Mani», La Stella, marzo 1991, 6).

Recentemente una sera nostra figlia e suo marito si stavano preparando per trascorrere una serata insieme. Stavano cercando in tutta fretta di prepararsi e di lasciare alla baby-sitter le ultime istruzioni. Sino a quando non furono alla porta, pronti per uscire, non notarono il volto triste di uno dei figli e le lacrime che scendevano dagli occhi di un altro. Si resero conto che i loro figli erano intimoriti per il fatto che mamma e papà non sarebbero stati con loro. I genitori, così, riunirono i loro quattro figli preziosi attorno a sé. Il padre chiese loro di allungare le mani in avanti. Tutte e otto le manine erano allungate. Mamma e papà allora baciarono tutte le mani e dissero loro che, se gli fossero mancati o avessero paura o bisogno di sentire il loro amore, avrebbero potuto portarsi le mani alle guance e avrebbero sempre sentito la loro presenza. I bambini furono felici e quando nostra figlia e suo marito uscirono, videro quattro fanciulli sorridenti alla finestra con le mani sulle guance.

Si fidarono dei loro genitori. Sapevano di essere amati.

Proprio come i bambini piccoli che si fidano, ognuno di noi deve avere, come loro, una fiducia assoluta. Dobbiamo ricordare tutti che siamo figli e figlie di Dio e che Egli ci ama moltissimo… Se comprenderemo veramente chi siamo, avremo una fonte sicura di speranza e conforto.

Non riusciremo mai a completare «l’arringo che ci sta dinanzi» (Ebrei 12:1) senza rimetterci nelle mani del Signore.

Diversi anni fa la nostra unica figlia decise di partecipare ad una maratona. Si allenò e s’impegnò duramente insieme ad alcune amiche. La corsa fu difficile e ci furono momenti in cui voleva ritirarsi. Continuò però a correre, concentrandosi su un passo alla volta. Quando era arrivata a quasi metà gara udì qualcuno dietro di lei che gridò: «Un cieco alla tua sinistra».

Girò la testa e vide un cieco che la superava, tenendo la mano di un altro atleta. Stavano entrambi partecipando alla maratona. Mentre la sopravanzavano poté vedere quanto il cieco tenesse stretta la mano dell’amico.

Sopraffatta dal dolore fisico, nostra figlia fu rincuorata nel vedere questi due uomini correre mano nella mano. Colui che vedeva era motivato dall’amico cieco e il non vedente dipendeva dal legame che aveva con la mano dell’altro. Nostra figlia si rese conto che il cieco non avrebbe mai potuto terminare la corsa da solo. Fu ispirata dalla fiducia del cieco e dall’amore devoto dell’amico.

Similmente, il Salvatore ha allungato la Sua mano a ognuno di noi cosicché non dobbiamo correre da soli. «Quando barcolliamo e inciampiamo, Egli è là pronto a rafforzarci» (Trusting Jesus, 43). Quando ci avvicineremo al traguardo, Egli sarà lì per salvarci e per tutto questo Egli ha dato la Sua vita.

Immaginate le ferite nelle Sue mani. Le Sue mani vissute, sì, proprio le Sue mani di carne lacerata e sacrifici fisici conferiscono alle nostre più potere e guida.

È il Cristo ferito che ci guida nei momenti di difficoltà. È Lui che ci sostiene quando ci manca il fiato, una guida da seguire o persino più coraggio per continuare.

Se osserveremo i comandamenti di Dio e cammineremo mano nella mano con Lui lungo le Sue vie, ci spingeremo innanzi con fede e non ci sentiremo mai soli.

Confidate nella Sua promessa di vita eterna, lasciando che la pace e la speranza s’infondano in voi.

Quando stabiliamo una connessione con l’autore della pace nonché con il Suo amore perfetto e redentore, allora giungiamo a conoscere la realtà della promessa in Isaia: «Io, l’Eterno, il tuo Dio, son quegli che ti prendo per la man destra e ti dico: ‘Non temere, io t’aiuto!’» (Isaia 41:13).

Rendo testimonianza di Gesù Cristo, il nostro Redentore e Salvatore vivente.

Io porto testimonianza che Egli vive e allunga la Sua mano amorevole a ognuno di noi. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.