2007
La gratitudine: un sentiero che conduce alla felicità
Maggio 2007


La gratitudine: un sentiero che conduce alla felicità

La gratitudine è un principio colmo di Spirito. Apre la nostra mente a un universo pervaso dell’amore di un Dio vivente.

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Questo pomeriggio sono onorata di rappresentare quelle dirigenti della Società di Soccorso che, proprio in questo tabernacolo, parlarono delle dottrine del regno, sottolinearono il significato dei ruoli della donna in casa e in famiglia, si invitarono vicendevolmente al servizio caritatevole e rammentarono alle loro sorelle le gioie che derivano dal retto vivere.

Nel 1870 da questo pulpito Eliza R. Snow pose a migliaia di donne una domanda che vi ripeto oggi: «Conoscete alcun posto sulla faccia della terra in cui una donna abbia più libertà e dove goda di grandi e gloriosi privilegi come fa qui quale Santo degli Ultimi Giorni?»1 Rendo testimonianza che le donne della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni godono di grandi e gloriosi privilegi.

Il cesto delle benedizioni

Lasciate che vi racconti una dolce storia. Una famiglia stava attraversando un periodo difficile. Era faticoso per loro non concentrarsi sulle loro difficoltà. La madre scrisse: «Il nostro mondo si era completamente sfasciato, così ci rivolgemmo al Padre celeste per avere guida. Quasi subito ci rendemmo conto che eravamo circondati dalla bontà e incoraggiati da ogni parte. Cominciammo a esprimere in famiglia la nostra gratitudine reciproca e verso il Signore ogni giorno. Un’amica mi fece notare che il ‹cesto delle benedizioni› della nostra famiglia era traboccante. Da quella conversazione nacque una specie di gioco che io e i miei figli imparammo ad amare. Ogni sera, prima della preghiera familiare, parlavamo di come era andata la giornata e poi ci raccontavamo le tante benedizioni che erano state aggiunte al nostro ‹cesto delle benedizioni›. Più esprimevamo gratitudine e più c’era da essere grati. Sentivamo l’amore del Signore in modo significativo man mano che si presentavano occasioni di crescita».2

Che cosa aggiungerebbe il «cesto delle benedizioni» alla vostra famiglia?

Un principio colmo di spirito

La gratitudine richiede consapevolezza e impegno, non solo dobbiamo sentirla, ma esprimerla. Frequentemente non ci rendiamo conto della mano del Signore. Mormoriamo, ci lamentiamo, ci opponiamo e critichiamo; spesso siamo ingrati. Dal Libro di Mormon impariamo che coloro che mormorano non conoscono «le vie di quel Dio che li [ha] creati».3 Il Signore ci consiglia di non mormorare perché poi è difficile per lo Spirito lavorare con noi.

La gratitudine è un principio colmo di Spirito. Apre la nostra mente a un universo pervaso della ricchezza di un Dio vivente. Grazie ad essa diventiamo spiritualmente consapevoli delle meraviglie delle cose più piccole, che rallegrano il nostro cuore con i loro messaggi dell’amore di Dio. Questa grata consapevolezza accresce la nostra sensibilità alla guida divina. Quando comunichiamo gratitudine, possiamo essere pervasi dello Spirito e uniti a coloro che ci circondano e al Signore. La gratitudine ispira felicità e porta l’influenza divina. «Viv[ete] quotidianamente nella gratitudine per i numerosi atti di misericordia e benedizioni ch’egli vi concede»,4 disse Amulec.

Gli atti di misericordia e le benedizioni giungono sotto diverse forme, talvolta in modi difficili. Eppure il Signore disse: «Ringrazia il Signore tuo Dio in ogni cosa».5 Ogni cosa significa: cose buone e cose difficili, non significa solo alcune cose. Egli ci ha comandato di essere grati perché Lui sa che questo ci renderà felici. Questa è un’altra prova del Suo amore.

Come vi sentite quando qualcuno vi esprime gratitudine? Una domenica ero seduta vicino a una sorella in Società di Soccorso e la conobbi un po’ meglio. Qualche giorno dopo ricevetti un messaggio di posta elettronica: «Grazie per esserti seduta vicino a mia figlia in Società di Soccorso e per averla abbracciata. Non saprai mai che significato ha avuto per lei e per me».6 Le parole di questa madre mi hanno sorpreso e mi hanno resa felice.

Come vi sentite quando vi esprimete gratitudine a vicenda? Vorrei esprimere gratitudine a qualcuno che si occupa dei miei nipoti. Alcuni mesi fa, mentre ero in Texas, chiesi a Thomas, di sei anni, di parlarmi del suo vescovo. Lui mi ha detto: «Oh, nonna, lo conoscerai. Lui indossa un abito scuro e una camicia bianca, come papà, e ha sempre le scarpe lucide e una cravatta rossa. Porta gli occhiali e sorride sempre». Riconobbi il vescovo di Thomas non appena lo vidi. Il mio cuore si riempì di gratitudine nei suoi confronti. Grazie al vescovo Goodman e a tutti voi splendidi vescovi.

Un’espressione della fede

Il capitolo 17 di Luca riporta l’esperienza del Salvatore quando guarì dieci lebbrosi. Come ricorderete, solo uno di coloro che furon mondati tornò per esprimere il suo apprezzamento. Non è interessante che il Signore non abbia detto: «La tua gratitudine t’ha salvato»? Invece egli disse: «La tua fede t’ha salvato».7

L’espressione di gratitudine fu riconosciuta dal Salvatore come un’espressione della sua fede. Quando preghiamo ed esprimiamo gratitudine a un amorevole seppur non visibile Padre celeste, esprimiamo anche la nostra fede in Lui. La gratitudine è il nostro modo di riconoscere la mano del Signore nella nostra vita ed è un’espressione della nostra fede.

La gratitudine nelle tribolazioni: le benedizioni nascoste

Nel 1832, il Signore vide la necessità di preparare la Chiesa alle imminenti tribolazioni. Le tribolazioni sono spaventose. Eppure il Signore disse: «Siate di buon animo poiché io vi condurrò innanzi. Il regno è vostro e le sue benedizioni sono vostre, e le ricchezze dell’eternità sono vostre.

E colui che riceve ogni cosa con gratitudine sarà reso glorioso».8

Il tipo di gratitudine che accoglie anche le tribolazioni con rendimento di grazie richiede un cuore spezzato e uno spirito contrito; l’umiltà di accettare ciò che non può essere cambiato; la volontà di rimettere tutto nelle mani del Signore, anche quando non comprendiamo; la gratitudine per le opportunità nascoste che ancora devono essere rivelate. Poi arriva un senso di pace.

Quando è stata l’ultima volta in cui avete ringraziato il Signore per una prova o una tribolazione? L’avversità ci costringe a inginocchiarci; fa lo stesso la gratitudine per le avversità?

Il presidente David O. McKay osservò: «Nei colpi accaniti dell’avversità troviamo la prova reale della nostra gratitudine… che… sta al di sotto della superficie della vita, che siamo tristi o gioiosi».9

Conclusione

Alle mie meravigliose e fedeli sorelle della Chiesa, dico grazie per i modi in cui esprimete amore al Signore attraverso il vostro servizio: vi prendete cura delle famiglie quando subiscono la perdita di una persona cara; vegliate come insegnanti visitatrici; siete disposte a edificare la testimonianza nei bambini che servite in Primaria; dedicate il vostro tempo a preparare le giovani alla maturità. Grazie per la vostra devozione. Ho sentito l’amore del Signore mediante la vostra fedeltà. Sono stata benedetta nel servire tra voi; il mio cuore è colmo di gratitudine e amore per ognuna di voi. Nutro profonda gratitudine per i fratelli del sacerdozio con cui ho servito.

La gratitudine più profonda è per il mio Salvatore, un Figlio obbediente che fece tutto quello che Gli chiese Suo Padre, ed espiò per ciascuno di noi. Quando Lo ricordo e riconosco la Sua bontà, desidero essere come Lui. Possiamo noi essere benedetti sentendo il Suo amore ogni giorno della nostra vita. «Ringraziato sia Dio del suo dono ineffabile!»10 Nel sacro nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Jill C. Mulvay, «Eliza R. Snow and the Woman Question», Brigham Young University Studies, inverno 1976, 251.

  2. Corrispondenza personale.

  3. 1 Nefi 2:12.

  4. Alma 34:38.

  5. DeA 59:7; corsivo dell’autore.

  6. Corrispondenza personale.

  7. Luca 17:19; corsivo dell’autore.

  8. DeA 78:18–19; corsivo dell’autore.

  9. Pathways to Happiness, Llewelyn R. McKay (1957), 318.

  10. 2 Corinzi 9:15.