2008
Il vangelo di Gesù Cristo
Maggio 2008


Il vangelo di Gesù Cristo

Il Vangelo ci insegna tutto ciò di cui abbiamo bisogno per ritornare a vivere con il nostro Padre celeste.

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Elder L. Tom Perry

L’apostolo Paolo dichiarò audacemente: «Io non mi vergogno dell’Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente» (Romani 1:16). Questa stessa audacia è dimostrata dai nostri missionari a tempo pieno che servono in molte parti del mondo.

Essenzialmente, il vangelo di Gesù Cristo è una ricetta per la vita eterna che necessita di cinque ingredienti. Per prima cosa, consideriamo chi possiamo diventare se seguiamo la ricetta, poi parleremo degli ingredienti.

Che cosa sappiamo della vita eterna? Mosè 1:39 ci insegna che l’opera e la gloria di Dio è di fare avverare la nostra immortalità e vita eterna. Da ciò sappiamo che l’immortalità e la vita eterna sono cose separate e distinte. Il dono della vita eterna, che è promessa solo se sono soddisfatte alcune condizioni, è molto più grande del dono dell’immortalità. Secondo l’anziano Bruce R. McConkie, «la vita eterna non è un nome che si riferisce soltanto alla durata infinita di una vita futura. L’immortalità è vivere per sempre in uno stato risorto e, mediante la grazia di Dio, tutti gli uomini otterranno questa continuazione senza fine dell’esistenza. Tuttavia, solo coloro che osservano la pienezza della legge evangelica erediteranno la vita eterna… che è “il dono più grande fra tutti i doni di Dio”, giacché è il genere, lo stato, il tipo e la qualità di vita che Iddio stesso conduce. Pertanto coloro che ottengono la vita eterna ricevono l’esaltazione; sono figli di Dio, coeredi con Cristo, membri della Chiesa del Primogenito; vincono ogni cosa, hanno ogni potere e ricevono la pienezza del Padre» (Mormon Doctrine, 2a ed. [1966], 237).

Il dovere dei nostri missionari, come enunciato a pagina 1 di Predicare il mio Vangelo, è di «invitare le persone a venire a Cristo aiutandole ad accettare il vangelo restaurato mediante la fede in Gesù Cristo e la Sua espiazione, il pentimento, il battesimo, il… dono dello Spirito Santo e perseverando sino alla fine» (2004).

In molti libri di cucina ci sono fotografie dei piatti perfetti che la ricetta serve a preparare, ossia la pienezza della gioia del cucinare. Queste immagini sono importanti perché ci danno l’idea del risultato che otteniamo se seguiamo esattamente le indicazioni forniteci nella ricetta. È importante iniziare avendo a mente il risultato finale, che però è ottenibile soltanto se tutto è fatto nel giusto modo. Se le indicazioni non sono seguite, se mancano degli ingredienti o se le dosi non sono corrette, raramente il sapore e l’aspetto saranno quelli desiderati. L’immagine di un piatto perfetto, tuttavia, può incoraggiarci a ritentare per creare una pietanza deliziosa e di bell’aspetto.

Quando pensiamo alla vita eterna, qual è l’immagine che ci viene in mente? Penso che se riuscissimo a crearci un’immagine chiara e realistica della vita eterna inizieremmo a comportarci in maniera diversa. Non avremmo bisogno di essere pungolati per fare le molte cose inerenti alla perseveranza sino alla fine, come svolgere l’insegnamento familiare o l’insegnamento in visita, partecipare alle riunioni, andare al tempio, condurre un’esistenza pura, dire le preghiere o leggere le Scritture. Vorremmo fare tutte queste cose e altre ancora, perché ci renderemmo conto che ci prepareranno a raggiungere un luogo in cui desideriamo ardentemente arrivare.

Perché lo scopo dei missionari deve partire dall’aiutare le persone ad avere fede in Gesù Cristo e nella Sua espiazione? Per abbracciare il vangelo di Gesù Cristo, una persona deve necessariamente accettare Colui a cui appartiene il vangelo. Deve fidarsi del Salvatore e di ciò che ci ha insegnato. Deve credere che Egli ha il potere di mantenere le Sue promesse in virtù dell’Espiazione. Quando un uomo ha fede in Gesù Cristo accetta e applica la Sua espiazione e i Suoi insegnamenti.

Il Salvatore, come riportato nel capitolo 27 di 3 Nefi, insegnò ai Suoi discepoli l’interdipendenza del Vangelo, del Suo ministero terreno e dell’Espiazione, quando disse:

«Ecco, io vi ho dato il mio Vangelo, e questo è il Vangelo che vi ho dato—che sono venuto nel mondo per fare la volontà del Padre mio, perché mio Padre mi ha mandato…

E avverrà che chiunque si pente ed è battezzato nel mio nome, sarà saziato; e se persevera fino alla fine, ecco, io lo terrò per innocente dinanzi al Padre mio, nel giorno in cui mi leverò per giudicare il mondo» (vv. 13, 16).

La fede in Gesù Cristo e la Sua espiazione ci volgono a Lui. Il mondo insegna che vedere è credere, tuttavia la nostra fede nel Signore ci porta a credere in modo che riusciamo a comprendere Lui e il piano del Padre per noi.

La nostra fede ci porta inoltre all’azione, ossia agli impegni e ai cambiamenti associati al vero pentimento. Come insegnò Amulec nel capitolo 34 di Alma:

«Perciò solo per colui che ha fede fino a pentirsi si realizza il grande ed eterno piano della redenzione.

Possa dunque Dio accordarvi, fratelli miei, di poter iniziare ad esercitare la fede fino a pentirvi, perché possiate cominciare a invocare il suo santo nome, affinché egli abbia misericordia di voi.

Sì, invocatelo per aver misericordia; poiché egli è potente per salvare» (vv. 16–18).

Perché le persone devono pentirsi prima di essere battezzate e ricevere lo Spirito Santo? La voce di Cristo proclamò ai Nefiti la fine della legge del sacrificio, poi proferì: «E mi offrirete in sacrificio un cuore spezzato e uno spirito contrito. E chiunque verrà a me con cuore spezzato e spirito contrito, lo battezzerò con il fuoco e con lo Spirito Santo» (3 Nefi 9:20).

Lo stesso requisito è trattato nella Sezione 20 di Dottrina e Alleanze, in un versetto che spesso usiamo per descrivere i requisiti battesimali. Il versetto 37 dichiara: «Tutti coloro che si umiliano dinanzi a Dio e desiderano essere battezzati, e vengono innanzi con il cuore spezzato e lo spirito contrito, e testimoniano dinanzi alla chiesa che si sono veramente pentiti di tutti i loro peccati… saranno ricevuti nella sua chiesa mediante il battesimo».

Questi versetti scritturali insegnano lezioni fondamentali sulla natura del pentimento in preparazione del battesimo e del ricevimento dello Spirito Santo. Primo, il pentimento implica un atteggiamento di umiltà. Per prepararci a ricevere il battesimo e a prendere su di noi il nome di Cristo dobbiamo umiliarci davanti a Lui, ossia offrire in sacrificio un cuore spezzato e uno spirito contrito, come pure accettare la Sua volontà. Secondo, impariamo che le persone devono testimoniare davanti alla Chiesa, o a un rappresentante della stessa, che si sono pentite dei loro peccati. Infine, riconosciamo che il pentimento, che è un processo di purificazione, precede il battesimo, che è un’ordinanza di purificazione, in modo da preparare una persona a ricevere lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è il terzo membro della Divinità. Il dono dello Spirito Santo è disponibile solo a coloro che sono purificati dal pentimento dei peccati del mondo.

Perché abbiamo bisogno del battesimo per ricevere lo Spirito Santo? L’anziano Orson F. Whitney insegnò: «Il battesimo consiste di due parti e svolge una missione doppia: non solo purifica, ossia illumina l’anima, rende manifeste le cose di Dio, passate, presenti e future, e impartisce una testimonianza certa della Verità; ma l’anima, purificata dal peccato, è nella condizione di gioire per la costante influenza dello Spirito Santo, che “non dimora in tabernacoli impuri”. L’acqua battesimale inizia l’opera di purificazione e d’illuminazione. Lo Spirito battesimale la completa» (Baptism—The Birth of Water and of Spirit [n.d.], 10).

Nefi descrive l’ordinanza del battesimo mediante l’acqua e il fuoco come una porta (vedere 2 Nefi 31:17). Perché il battesimo è una porta? Perché è un’ordinanza che denota l’ingresso in un’alleanza sacra e impegnativa tra Dio e l’uomo. Gli uomini promettono di abbandonare il mondo, di amare e di servire il prossimo, di visitare gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, di proclamare la pace, di predicare il Vangelo, di servire il Signore e di osservare i Suoi comandamenti. Il Signore promette di «riversare su di [noi] il suo Spirito più abbondantemente», (Mosia 18:10) di redimere i santi dal punto di vista temporale e spirituale, di annoverarli con quelli della prima risurrezione e di offrir loro la vita eterna. Il battesimo e il ricevimento dello Spirito Santo sono i modi prescritti in cui entrare nel sentiero stretto e angusto che conduce alla vita eterna.

Secondo l’apostolo Paolo, il battesimo denota anche la discesa nella tomba d’acqua da cui sorgiamo in Cristo «in novità di vita» (Romani 6:4). L’ordinanza del battesimo simbolizza la morte e risurrezione di Cristo: moriamo con Lui in modo da poter vivere con Lui. In questo senso, il battesimo è la prima ordinanza di salvezza e il ricevimento dello Spirito Santo aiuta tutti noi a spingerci innanzi e a perseverare sino alla fine.

Come perseveriamo sino alla fine? Perseverare sino alla fine richiede essere fedeli sino all’ultimo, come nel caso di Paolo, che disse a Timoteo: «Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede» (2 Timoteo 4:7). Ovviamente, non è facile. È previsto che sia difficile, impegnativo e, alla fine, che ci perfezioni mentre ci prepariamo a ritornare a vivere con il Padre celeste e a ricevere le benedizioni eterne.

Perseverare sino alla fine non è decisamente un progetto «fai da te». Per prima cosa, richiede il potere redentore del Salvatore. Non possiamo ritornare alla presenza del Padre celeste salvo che siamo puri, pertanto dobbiamo continuare a pentirci. Idealmente, ci pentiamo momento per momento ma, inoltre, partecipiamo ogni settimana alla riunione sacramentale per prendere il sacramento e rinnovare le alleanza battesimali. Secondo, perseverare sino alla fine richiede lo Spirito Santo, che ci guiderà e ci santificherà. Terzo, dobbiamo fare parte integrante di una comunità di santi e servirci a vicenda come fratelli e sorelle nel Vangelo. Con il battesimo diveniamo parte del corpo di Cristo (vedere 1 Corinzi 12:11–13), ognuno ha un ruolo da svolgere, tutti siamo importanti, tuttavia, per avere successo, dobbiamo essere uniti nel Salvatore. Quarto, dobbiamo condividere il Vangelo con il prossimo. Le promesse per portare anche solo un’anima a Dio sono profonde ed eterne (DeA 18:15). Per di più, il Vangelo si radica naturalmente più in profondità in coloro che lo condividono frequentemente. In ultimo, per perseverare sino alla fine dobbiamo avere sempre fede e speranza in Cristo e, tra le molte cose che facciamo perché questo avvenga, c’è la preghiera, il digiuno e la lettura delle Scritture. Queste pratiche ci rafforzeranno contro i piani astuti e i dardi feroci dell’avversario.

Amo il vangelo di Gesù Cristo, poiché stabilisce il modo in cui possiamo mangiare i frutti del Vangelo, provare l’«immensa gioia» (1 Nefi 8:12) che esso solo può portare e perseverare sino alla fine attraverso le difficoltà della vita terrena. Il Vangelo ci insegna tutto ciò di cui abbiamo bisogno per ritornare a vivere con il nostro Padre nei cieli come esseri risorti e glorificati. Possiamo tutti noi serbare nella mente la visione della vita eterna. Possiamo noi essere diligenti nel seguire la ricetta che porta alla vita terna, ricetta che è il vangelo di Gesù Cristo. Possiamo noi perseverare sino alla fine. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.