2010
Il meglio deve ancora venire
Gennaio 2010


Il meglio deve ancora venire

Tratto da un discorso tenuto il 13 gennaio 2009 presso la Brigham Young University. Per il testo integrale in inglese visitare il sito http://speeches.byu.edu.

Guardate avanti e ricordate che la fede è rivolta sempre al futuro.

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Elder Jeffrey R. Holland

Tradizionalmente l’inizio di un nuovo anno è il momento in cui si fa un inventario della propria vita e si valuta dove si sta andando in base a dove siamo stati. Non voglio parlare dei propositi per il nuovo anno, ma voglio parlare del passato e del futuro, con un occhio rivolto a qualsiasi momento di transizione e cambiamento nella nostra vita, cose che accadono di fatto ogni giorno.

Il tema scritturale di questo discorso l’ho tratto da Luca 17:32, dove il Salvatore ci ammonisce così: «Ricordatevi della moglie di Lot». Cosa intendeva dire con questa breve frase enigmatica? Per scoprirlo, dobbiamo fare come Egli ha suggerito. Ripassiamo chi era la moglie di Lot.

La storia, ovviamente, risale ai giorni di Sodoma e Gomorra, quando il Signore, non volendo più sopportare il peggio che gli uomini e le donne potessero fare, disse a Lot e alla sua famiglia di fuggire perché quelle città stavano per essere distrutte. «Sàlvati la vita!», disse il Signore. “Non guardare indietro … ; sàlvati al monte, che tu non abbia a perire» (Genesi 19:17; corsivo dell’autore).

Di certo non si può dire che l’obbedienza fu immediata né che non ci vollero un po’ di trattative, ma alla fine Lot e la sua famiglia lasciarono la città, appena in tempo. Le Scritture ci dicono cosa accadde all’alba del giorno che seguì la loro fuga:

«L’Eterno fece piovere dai cieli su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte dell’Eterno;

ed egli distrusse quelle città» (Genesi 19:24–25).

Il tema del mio discorso viene dal versetto successivo. Mentre il consiglio del Signore di «non guardare indietro» le risuonava chiaramente nelle orecchie, la moglie di Lot, dice la storia, «si volse a guardare indietro» e fu trasformata in una statua di sale (vedere versetto 26).

Cosa fece la moglie di Lot di così sbagliato? Da studente di storia vi ho pensato molto e offro una risposta parziale. A quanto pare, ciò che c’era di sbagliato in quello che fece la moglie di Lot non era solamente l’aver guardato indietro; nel suo cuore ella voleva tornare indietro. Sembrerebbe che ancora prima di aver oltrepassato i confini della città, le mancasse già ciò che Sodoma e Gomorra le avevano offerto. Come una volta disse l’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004) del Quorum dei Dodici Apostoli, le persone come lei sanno di dover avere la loro residenza principale a Sion, ma sperano ancora di potersi tenere una casa per le vacanze a Babilonia.1

È possibile che la moglie di Lot avesse guardato indietro con risentimento verso il Signore per quello a cui le stava chiedendo di rinunciare. Sappiamo per certo che Laman e Lemuele si risentirono quando a Lehi e alla sua famiglia fu comandato di lasciare Gerusalemme. Quindi non si tratta solamente del fatto che avesse guardato indietro, ma che avesse guardato indietro con nostalgia. In breve, il suo attaccamento al passato superava la sua fiducia nel futuro. Questo, sembra, fosse almeno in parte il suo peccato.

La fede è rivolta al futuro

Con l’inizio del nuovo anno e mentre proviamo ad avere la giusta prospettiva sul passato, vi invito a non indugiare sul passato né a desiderare inutilmente il ritorno di giorni ormai trascorsi, a prescindere da quanto siano stati belli quei giorni. Il passato serve per imparare non per viverci dentro. Guardiamo indietro per portare con noi il meglio delle esperienze più belle, non delle ceneri. Quando poi abbiamo imparato ciò che dobbiamo imparare e abbiamo portato con noi il meglio di ciò che abbiamo vissuto, allora guardiamo avanti e ricordiamo che la fede è rivolta sempre al futuro. La fede ha sempre a che fare con benedizioni, verità ed eventi che devono ancora provare la loro efficacia nella nostra vita.

Pertanto un modo più teologico di parlare della moglie di Lot è dire che non aveva fede. Ella dubitò dell’abilità del Signore di darle qualcosa di migliore di ciò che aveva già. Sembra che ella pensasse che nulla di ciò che l’aspettava potesse essere buono quanto ciò che si stava lasciando dietro.

Desiderare di tornare indietro in un mondo nel quale non si può vivere ora, essere perennemente insoddisfatti delle circostanze presenti e avere solo idee cupe sul futuro, e perdersi ciò che offrono l’oggi e il domani perché si è intrappolati in quello che è stato ieri sono alcuni dei peccati della moglie di Lot.

Dopo aver riesaminato la vita privilegiata e appagante dei suoi primi anni, la famiglia da cui era nato, l’istruzione e la posizione sociale all’interno della comunità ebraica, l’apostolo Paolo dice ai Filippesi che tutto quello era «spazzatura» a confronto con la sua conversione alla cristianità. Parafrasando le sue parole, egli dice: «Ho smesso di decantare “i bei vecchi tempi” e ora guardo entusiasta al futuro per poter “afferrare il premio; poiché anch’io sono stato afferrato da Cristo Gesù» (vedere Filippesi 3:7–12). Poi arrivano questi versetti:

«Ma una cosa fo: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi,

proseguo il corso verso la mèta per ottenere il premio della superna vocazione di Dio in Cristo Gesù» (Filippesi 3:13–14).

Paolo non è come la moglie di Lot. Paolo non guarda indietro verso Sodoma e Gomorra. Paolo sa che è nel futuro, in qualunque cielo ci accoglierà, che vinceremo «il premio della superna vocazione di Dio in Gesù Cristo».

Perdonare e dimenticare

C’è qualcosa in molti di noi che manca specialmente di perdonare e dimenticare gli errori commessi nella vita: sia in nostri errori che quelli degli altri. Non va bene. Non è una cosa cristiana. È una cosa in assoluta opposizione alla grandezza e alla maestà dell’espiazione di Cristo. Essere legati a errori passati è il modo peggiore di rivoltarsi nel passato, dal quale invece siamo chiamati ad allontanarci.

Una volta mi è stato raccontato di un giovane che, per molti anni, fu più o meno il bersaglio di tutte le prese in giro nella sua scuola. Aveva qualche deficienza ed era facile, per i suoi coetanei, prenderlo in giro. Successivamente traslocò. Alla fine entrò nell’esercito ed ebbe successo nell’acquisire un’istruzione e più in generale nel lasciarsi alle spalle il passato. Soprattutto, come molti nell’esercito fanno, scoprì la bellezza e la maestà della Chiesa e ne divenne un membro attivo e felice.

Poi, molti anni dopo, tornò nel paesino della sua giovinezza. La maggior parte di quelli della sua generazione era andata via, ma non tutti. Quando vi fece ritorno ormai come uomo di successo e quasi rinato, la stessa mentalità che era esistita prima era ancora lì ad attenderlo. Per le persone del suo paesino natale, egli era ancora il vecchio «Tal dei Tali»; quel tizio che aveva quel problema, quell’idiosincrasia, quell’atteggiamento strano e che faceva questo e quello. E tutto questo non era davvero divertente?

Poco alla volta, lo sforzo paolino di quest’uomo di lasciarsi alle spalle ciò che apparteneva al passato e di afferrare il premio che Dio gli aveva posto davanti fu diminuito gradualmente fino a quando morì nelle stesse condizioni in cui aveva vissuto la sua gioventù. La spirale fu completa: tornò a essere inattivo, infelice e il bersaglio di una nuova generazione di prese in giro. Eppure aveva vissuto quel bello e luminoso momento nel mezzo della sua vita in cui era riuscito a ergersi al di sopra del suo passato ed era riuscito a vedere davvero chi era e cosa poteva diventare. Sfortunatamente e tristemente si trovò a essere di nuovo circondato da un novello gruppo di mogli di Lot, che ritenevano che il suo passato fosse più interessante del suo futuro. Riuscirono ad allontanare dalla sua presa quello per cui Cristo lo aveva afferrato. Così morì triste, sebbene ne avesse ben poca colpa.

Lo stesso accade nei matrimoni e in altri rapporti. Non riuscirei a elencarvi il numero di coppie che ho dovuto consigliare, le quali, quando sono profondamente ferite o anche solamente stressate, vanno ad attingere sempre più lontano nel passato per trovare un mattone sempre più grande da scagliare alla finestra del «dolore» del loro matrimonio. Quando una cosa è finita e superata, quando ci si è pentiti al meglio delle proprie possibilità, quando la vita è andata avanti come è giusto che sia e quando si sono verificate un sacco di tante altre buone cose da allora, non è giusto tornare a riaprire qualche vecchia ferita per la quale il Figlio di Dio in persona è morto affinché fosse sanata.

Permettete alle persone di pentirsi. Permettete alle persone di crescere. Credete nel fatto che le persone possono cambiare e migliorare. Questa è fede? Sì! Questa è speranza? Sì! Questa è carità? Sì! Soprattutto, questa è la carità, il puro amore di Cristo. Se una cosa è sepolta nel passato, lasciatela sepolta. Non continuate a riportarla alla luce con il vostro secchiello e la vostra paletta, scavandola, smuovendola e poi tirandola addosso a qualcuno dicendo: «Ehi! Ti ricordi di questo?» Colpito!

Ebbene, sappiate questo. Probabilmente il vostro colpo verrà ribattuto con una palata di immondizia, questa volta presa su dalla vostra discarica, quando vi risponderanno: «Certo che me lo ricordo. E tu invece ricordi questo?» Colpito!

E presto ognuno esce da questo scambio sporco, infangato, infelice e ferito, quando ciò che il nostro Padre nei cieli chiede è pulizia, gentilezza, felicità e guarigione.

Questo rimanere impantanati nel passato, inclusi gli errori del passato, non va bene! Questo non è il vangelo di Gesù Cristo. In un certo senso è peggio della moglie di Lot perché almeno ella distrusse solamente se stessa. Perché quando si tratta di un matrimonio, una famiglia, di rioni e rami, appartamenti e vicinati, possiamo finire con il distruggere molte altre persone.

Forse all’inizio di questo nuovo anno la cosa più urgente è fare ciò che il Signore ha detto di fare Egli stesso: «Colui che si è pentito dei suoi peccati è perdonato, e io, il Signore, non li ricordo più» (DeA 58:42).

La condizione, ovviamente, è che il pentimento sia sincero. Ma quando lo è e quando è stato fatto uno sforzo onesto per andare avanti, siamo colpevoli del peccato più grande se continuiamo a ricordare, a riportare a galla e a spiattellare in faccia a qualcuno i suoi peccati precedenti; quel qualcuno potremmo essere noi stessi. Possiamo essere molto duri con noi stessi; spesso più duri che con gli altri.

Ora, come gli Anti-Nefi-Lehi del Libro di Mormon, seppellite le vostre armi da guerra e lasciatele sotto terra (vedere Alma 24). Perdonate e fate quello che a volte è più difficile del perdonare: dimenticate. E quando la cosa torna alla mente, dimenticatela di nuovo.

Il meglio deve ancora venire

Potete ricordare quel tanto che basta per evitare di ricommettere il peccato, ma poi buttate il resto nella spazzatura di cui parlò Paolo ai Filippesi. Lasciate perdere ciò che distrugge e continuate a farlo fino a quando la bellezza dell’espiazione di Cristo non vi avrà rivelato il vostro fulgido futuro e il fulgido futuro della vostra famiglia, dei vostri amici e dei vostri vicini. A Dio non interessa dove siete stati più di quanto Gli interessi dove siete e dove, con il Suo aiuto, siete disposti ad andare. Questa è la cosa che la moglie di Lot non comprese e che non compresero neanche Laman, Lemuele e un nutrito gruppo di altri uomini delle Scritture.

Si tratta di una questione importante da considerare all’inizio di un nuovo anno e ogni giorno deve rappresentare l’inizio di un nuovo anno e di una nuova vita. Questa è la meraviglia della fede, del pentimento e il miracolo del vangelo di Gesù Cristo.

Il poeta Robert Browning scrisse:

«Invecchia con me!

Il meglio deve ancora venire,

l’epilogo di cui il prologo non è che la ragione.

La nostra vita è nelle Sue mani.

Ecco c’è chi dice: “Per la mia vita ho un piano

e questa gioventù ne mostra solo la metà; confidati nel tuo Dio. Anela il tutto e non lasciar che timor ti prenda”».2

Alcuni possono chiedersi: «Ci sarà un futuro per me? Cosa mi devo aspettare da questo nuovo anno o semestre: un nuovo corso di studi, un nuovo amore, un nuovo lavoro o forse una nuova casa? Starò bene? La mia vita sarà buona? Posso aver fiducia nel Signore e nel futuro? O farei meglio a guardarmi indietro, a tornare indietro e a restare attaccato al passato?»

A tutti coloro, che in ogni generazione, si fanno queste domande dico: «Ricordatevi della moglie di Lot». La fede guarda al futuro. La fede costruisce sul passato ma non anela mai a restare lì. La fede ha fiducia che Dio abbia grandi cose in serbo per ciascuno di noi e che Cristo è davvero il «Sommo Sacerdote dei futuri beni» (Ebrei 9:11).

Tenete gli occhi sui vostri sogni, a prescindere da quanto possano essere distanti e lontani. Vivete per poter vedere i miracoli del pentimento e del perdono, della fiducia e dell’amore divino che trasformeranno la vostra vita oggi, domani e per sempre. Questo è il proposito per il nuovo anno che vi chiedo di impegnarvi a portare a termine.

Note

  1. Vedere Neal A. Maxwell, A Wonderful Flood of Light (1990), 47.

  2. Robert Browning, «Rabbi Ben Ezra»(1864), stanza 1.

Paolo insegnò: «Una cosa fo: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi, proseguo il corso verso la mèta per ottenere il premio della superna vocazione di Dio in Cristo Gesù».

Illustrazioni fotografiche di Matthew Reier

Illustrazione di Paul Mann