2012
Speranza nell’Espiazione
Aprile 2012


Fino al giorno in cui ci rivedrem

Speranza nell’Espiazione

Tratto da una riunione di devozione tenuta il 4 novembre 2008 alla Brigham Young University. Per il testo integrale in inglese, visitare il sito speeches.byu.edu.

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Vescovo Richard C. Edgley

La speranza deve basarsi non solo sulla conoscenza e la testimonianza, ma anche su un’applicazione personale dell’Espiazione.

Ho incontrato persone che hanno perduto ogni speranza. Il pentimento, credono, è oltre la loro facoltà e il perdono irraggiungibile. Tali individui non comprendono il potere purificatore dell’Espiazione oppure, se lo comprendono, non hanno interiorizzato il significato della sofferenza di Gesù Cristo nel Getsemani e sulla croce. Smettere di sperare nella possibilità di purificazione della nostra vita equivale a negare la profondità, il potere e la portata delle Sue sofferenze in nostro favore.

Qualche anno fa, ad una conferenza di palo, ebbi l’incarico di intervistare un ventunenne per stabilirne la dignità a svolgere una missione. Le Autorità generali normalmente non intervistano i missionari potenziali, quindi era una situazione insolita. Mentre leggevo alcune informazioni relative al motivo della mia intervista, il mio cuore si dolse. Questo ragazzo aveva commesso quasi ogni trasgressione grave. Mi domandai perché mi fosse stato chiesto di incontrarmi con una persona con un simile passato, pensando che sarebbe stato alquanto strano se l’avessi raccomandato come missionario.

Il sabato, al termine della sessione serale della conferenza, mi ritirai nell’ufficio del presidente di palo per l’intervista. Mentre attendevo, un giovane di bell’aspetto dallo splendido viso mi si avvicinò. Pensai a come potevo congedarlo, dato che era evidente che voleva parlarmi e io avevo un appuntamento con un ragazzo molto travagliato. Poi si presentò: era il ragazzo che aspettavo.

Nella riservatezza dell’ufficio, gli posi una sola domanda: “Perché sono qui a intervistarti?”.

Mi raccontò allora il suo passato. Quando ebbe finito, cominciò a spiegare i passi che aveva compiuto e la sofferenza interiore che aveva patito. Parlò dell’Espiazione, dell’infinito potere dell’Espiazione. Rese testimonianza ed espresse il suo amore per il Salvatore. Poi disse: “Io credo che la sofferenza del Salvatore nel Getsemani e il Suo sacrificio sulla croce sono sufficientemente potenti per salvare anche un uomo come me”.

Toccato dalla sua umiltà e dallo Spirito, dissi: “Ti raccomanderò come rappresentante di Gesù Cristo”. Aggiunsi inoltre: “Ti voglio chiedere solo una cosa. Voglio che tu sia il miglior missionario di tutta la Chiesa. È tutto”.

Tre o quattro mesi più tardi, io e la sorella Edgley stavamo parlando al centro di addestramento missionario. Alla fine della riunione, mi stavo intrattenendo con dei missionari quando vidi un giovane dal volto familiare.

Mi chiese: “Si ricorda di me?”.

Con un po’ di imbarazzo risposi: “Mi dispiace. So che dovrei, ma proprio non ricordo”.

Allora lui replicò: “Voglio dirle chi sono. Sono il miglior missionario del centro di addestramento”. E io gli credetti.

La speranza di questo giovane non era fondata solamente sulla conoscenza e la testimonianza dell’Espiazione, ma anche sull’applicazione personale di questo dono. Comprendeva che era diretta a lui personalmente! Conosceva il potere dell’Espiazione e la speranza che irradia quando tutto può sembrare perduto o irrecuperabile.