2012
Condividere il Vangelo condividendo se stessi
Settembre 2012


Condividere il Vangelo condividendo se stessi

Il modo migliore per condividere il Vangelo è viverlo.

Per alcuni di noi condividere il Vangelo viene naturale. Ma per molti di noi non è così facile. Infatti, potremmo addirittura avere paura di aprirci nei confronti di amici, familiari o vicini per parlare del Vangelo, anche se sappiamo quanto invece sia importante farlo.

Inoltre, a volte, quando pensiamo al lavoro missionario, ci focalizziamo troppo sul metodo, sull’attività o sul risultato invece di focalizzare la nostra attenzione sull’aiutare l’individuo. Il problema è che qualsiasi tipo di sforzo che perda di vista l’individuo può essere percepito come forzato e non sincero.

Potrebbe esserci un modo migliore per affrontare la questione.

Si tratta di convertirsi di più al Vangelo — come individui — e di lasciare che l’esempio del nostro stile di vita e il nostro parlare amichevole aprino la via. Più ci convertiamo, più ci sentiamo a nostro agio nei confronti della nostra religione, e cominciamo a sentire un crescente desiderio che anche gli altri godano delle benedizioni del Vangelo. Quando accade tutto questo, condividere diventa più naturale.

Infatti potremmo addirittura non renderci conto che stiamo parlando del Vangelo. Mentre alziamo il livello del nostro fedele discepolato, l’effetto che ciò avrà sulle nostre azioni, sul nostro parlare e anche sul nostro aspetto non passerà di certo inosservato. “Le vostre buone opere saranno manifeste agli altri ”, spiega l’anziano Russel M. Nelson del Quorum dei Dodici Apostoli. “La luce del Signore può risplendere nei vostri occhi. Con un simile fulgore, farete bene a essere pronti a rispondere alle domande che vi faranno”.1

Testimonianze viventi

Predicare il mio Vangelo: guida al servizio missionario spiega: “Il Signore ha mostrato la via. Egli ha stabilito l’esempio perfetto e ci ha comandato di diventare come Lui (vedere 3 Nefi 27:27)”.2 Quando imparano da Cristo e cercano di incorporare i Suoi attributi nella loro vita attraverso il potere della Sua Espiazione, i membri diventano più simili a Cristo e quindi più capaci di guidare gli altri a Lui.3

Una donna convertitasi di recente a Washington, negli Stati Uniti, dice che passare del tempo con i membri fu tutto ciò che le servì per interessarsi al Vangelo. “La felicità che portavano con loro e il modo in cui mi sentivo insieme a loro era innegabile”, afferma. “Non mi parlavano di Dio. Era semplicemente nel loro stesso essere: il loro stile di vita, le loro scelte, le loro azioni e reazioni. Quando li osservavo dicevo a me stessa: ‘Ecco come voglio vivere. Ecco dove voglio trovarmi nella vita’.

Quando acquisiamo maggiore familiarità con l’influenza del Vangelo sulla nostra vita, parlare di tale influenza diventa più facile perché abbiamo qualcosa di cui parlare e perché possiamo condividere con gli altri ciò che quel messaggio ha fatto per noi.

Miriam Criscuolo dall’Italia scoprì che, anche dopo aver instaurato un’amicizia significativa con una vicina, non sapeva ancora come le avrebbe parlato del Vangelo. “Passavamo molto tempo insieme, ma non riuscivo a trovare il coraggio di parlare del Vangelo a questa mia nuova amica, anche se sapevo che era mio dovere farlo”, ci confida.

Ma quando emerse l’argomento del Vangelo in maniera del tutto naturale, le cose incominciarono a cambiare. Miriam rievoca il passato dicendo: “Fu mia figlia che, avendo mostrato un progetto della Primaria, suscitò la curiosità della mia amica. ‘Cos’è la Primaria?’, mi chiese. Da quella domanda ne nacquero cento altre. Scoprii che la mia amica era stata alla ricerca di qualcosa per diversi anni. Le dissi che la pace della mente che stava ricercando l’avrebbe trovata nella nostra Chiesa.

“La mia amica più tardi si unì alla Chiesa. Lei fu una risposta alle mie preghiere riguardo a come potevo trovare un modo per fare lavoro missionario e dimostrare ai miei figli come doveva essere fatto”.

Prima essere amici

Come Miriam, a volte potremmo sentirci in dovere di condividere il Vangelo e poi scoprire che questo senso del dovere potrebbe portare a delle conversazioni forzate e scomode. Inoltre, il senso di responsabilità potrebbe sopraffarci e inibire la nostra capacità di spiegare i principi del Vangelo in maniera efficace.

È più probabile, invece, che vi siano delle opportunità missionarie di successo quando i membri sono semplicemente dei buoni, veri amici per gli altri. Come ha detto l’anziano M. Russell Ballard del Quorum dei Dodici Apostoli: “Se siamo chiari con loro dal principio riguardo alla nostra appartenenza alla Chiesa… gli amici e le persone care accetteranno che essa fa parte di quello che siamo”.4

I successi nel campo missionario potranno aumentare se includiamo il Vangelo nelle amicizie attuali invece di creare delle amicizie con l’intento di condividere il Vangelo. Eliana Verges de Lerda, un membro della Chiesa in Argentina, conobbe la sua amica Anabel quando entrambe avevano sei anni. La loro amicizia crebbe mentre andavano insieme a scuola. Durante quel periodo, Eliana non nascose mai il fatto di essere un membro della Chiesa.

“Mi sentivo davvero a mio agio quando parlavo con Anabel del Vangelo, anche se non condividevamo lo stesso credo”, lei dice.

Quando le ragazze erano quattordicenni, Anabel accettò di ascoltare i missionari, ma decise che non si sarebbe battezzata.

Eliana ne fu rattristata ma questo non le impedì di continuare la loro amicizia; né mise fine alle loro conversazioni sul Vangelo. Qualche anno dopo, Eliana invitò Anabel ad andare insieme a lei al seminario. Durante la lezione, Anabel sentì fortemente lo Spirito. Qualche giorno dopo, mentre Eliana si preparava per andare al tempio, Anabel le disse: “Ti prometto che la prossima volta ci andremo insieme”. Poco dopo Anabel si battezzò.

La conversione di Anabel non richiese dei giorni ma degli anni. Il processo fu reso possibile dal fatto che Eliana fu prima un’amica per lei — a prescindere dall’interesse o meno di Anabel ad accettare il Vangelo.

Ascoltare con amore

Le amicizie come quelle di Eliana e Anabel spesso cominciano quando le persone scoprono di avere simili interessi e standard o altre caratteristiche in comune. Queste amicizie diventano più profonde quando gli individui condividono le loro esperienze, le loro emozioni e il loro amore. E naturalmente, l’amore è la parte centrale del vangelo restaurato.

Noi, come membri della Chiesa, possiamo esprimere amore cristiano passando del tempo con i nostri amici — tramite le attività, il servizio e la conversazione. Infatti, molte persone stanno cercando proprio quel tipo di amicizia.

Parlando delle nostre interazioni con gli altri, l’anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici Apostoli ha consigliato: “Più importante del parlare è, probabilmente, il saper ascoltare. Le persone non sono oggetti inanimati che fanno parte di statistiche riguardanti il numero dei battesimi fatti. Esse sono figli e figlie di Dio. Sono i nostri fratelli e le nostre sorelle, e come tali hanno bisogno della conoscenza che noi possediamo. Siate sinceri. Siate disponibili. Chiedete a queste persone cos’è più importante per loro… Ascoltateli… Vi assicuro che ci sarà qualcosa in ciò che queste persone diranno, che vi offrirà sempre lo spunto per portare testimonianza di una qualche verità del Vangelo e per offrire loro qualcosa in più”.5

Non dobbiamo bombardare i nostri amici con il Vangelo. Dobbiamo solamente essere dei buoni amici e non aver paura di condividere i concetti del Vangelo qualora se ne presentasse l’occasione. Satana usa la paura nel tentativo di impedire ai membri di condividere la loro testimonianza. Questa potente emozione potrebbe essere paralizzante. Il presidente Uchtdorf osserva che: “Alcuni di noi preferirebbero tirare un carretto attraverso le praterie piuttosto che parlare di fede o di religione con amici… Si preoccupano per come potrebbero essere visti o temono di danneggiare il rapporto”. Poi continua: “Ma questo non deve per forza accadere, perché quello che vogliamo condividere, il messaggio che noi abbiamo, è un messaggio di gioia”.6

Il profeta Mormon insegnò che: “L’amore perfetto scaccia ogni timore” (Moroni 8:16). Vivendo il Vangelo più pienamente, possiamo eliminare la paura sostituendola con la carità — il puro amore di Cristo — verso i nostri amici, familiari e vicini. Questo amore accrescerà la nostra naturale tendenza a condividere il Vangelo.7

Condividere il Vangelo con naturalezza

I figli del Padre Celeste hanno bisogno della prospettiva che offre il Vangelo. Per i membri che seguono il modello del Vangelo, la loro stessa vita rende testimonianza dell’amore di Cristo. Quando i membri si concentrano sul diventare attivamente più simili a Gesù Cristo, instaurando delle amicizie significative e sviluppando la carità, il fatto di condividere il Vangelo diventa una naturale conseguenza di chi sono diventati. Nello sforzarsi di condividere con gli altri la loro identità, i membri possono trovare guida e conforto nelle parole del Salvatore ai Suoi discepoli: “Io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli” (Luca 22:32).

Note

  1. Russell M. Nelson, “Sii d’esempio ai credenti”, Liahona, novembre 2010, 48.

  2. Predicare il mio Vangelo: guida al servizio missionario (2004), 121.

  3. Vedere Predicare il mio Vangelo, 121.

  4. M. Russell Ballard, “Creare una casa dove si condivide il Vangelo”, Liahona, maggio 2006, 86.

  5. Jeffrey R. Holland, “Testimoni”, Liahona, luglio 2001, 16.

  6. Dieter F. Uchtdorf, “Aspettando sulla via di Damasco”, Liahona, maggio 2011, 76.

  7. Vedere Barbara Thompson, “Attenzione al divario”, Liahona, novembre 2009, 118.

Illustrazioni fotografiche di David Stoker