2017
Comprendere la storia della Chiesa mediante lo studio e la fede
February 2017


Comprendere la storia della Chiesa mediante lo studio e la fede

Oggi impariamo il passato tramite pezzi di storia incompleti. Mentre studiamo questi documenti, dobbiamo ricordare che non rappresentano il passato nella sua interezza.

Immagine
Historical photograph of Salt Lake City

Fotografia storica di Salt Lake City pubblicata per gentile concessione degli Archivi di storia della Chiesa.

Comprendere la storia significa ben più che memorizzare date e avvenimenti per un esame. Ogni giorno, nella Biblioteca di storia della Chiesa, archivisti, bibliotecari e storici raccolgono, preservano e condividono documenti del passato che ci aiutano a discernere la mano di Dio nella storia della Chiesa e nella nostra vita personale. Comprendere la nostra storia implica un processo di apprendimento e di scoperta che può rafforzare la nostra testimonianza, aiutarci ad allontanare i dubbi, raccontare le migliori storie, discernere la vera dottrina e migliorare il nostro pensiero. Ottenendo “una conoscenza della storia”, daremo anche il nostro contributo nel realizzare “la salvezza di Sion” (DeA 93:53).

Come storico, sono giunto ad apprezzare il fatto che impariamo la storia “mediante lo studio ed anche mediante la fede” (DeA 88:118). La fede e la storia si combinano nel momento in cui ci nutriamo abbondantemente delle Scritture, leggiamo e riflettiamo su diverse fonti storiche, facciamo collegamenti tra i passaggi scritturali e le fonti storiche, consideriamo le informazioni all’interno del giusto contesto, cerchiamo modelli e temi ricorrenti e ricaviamo importanti lezioni. Queste pratiche ci aiutano a dare un senso agli avvenimenti storici e a trovare risposte alle nostre domande. Alcuni principi possono assisterci nel pensare alla storia in modi da aprire la nostra mente a una più profonda comprensione.

Il passato è passato — rimangono solo pezzi

Dalla nostra prospettiva nel presente, il passato è per lo più andato. Le persone sono morte; le loro esperienze sono terminate. Tuttavia, rimangono dei pezzi del passato — lettere, diari, documenti di organizzazioni, oggetti fisici. Oggi, possiamo imparare il passato solo indirettamente tramite i pezzi che rimangono. Tra il passato e il presente, qualche informazione si perde sempre. Noi dobbiamo studiare i documenti che sopravvivono, ricordando che non rappresentano il passato nella sua interezza.

Considerate questo esempio: quando Joseph Smith predicava un sermone rivolto ai santi, in genere non aveva alcun testo preparato e non veniva fatta alcuna registrazione audio o video. Anche se alcuni dei presenti possono aver scritto qualche annotazione o riflessione, poche di queste note sono sopravvissute. Pertanto, non possiamo dichiarare di conoscere tutto ciò che Joseph Smith ha detto nella sua vita, tuttavia possiamo, per esempio, citare le annotazioni di Wilford Woodruff riguardo al sermone di Joseph.

In altri casi, pezzi importanti della storia della Chiesa non sono ancora stati scoperti. Per esempio, non abbiamo documentazioni della visita di Pietro, Giacomo e Giovanni che siano così dettagliate come i racconti dati della visita di Giovanni Battista (vedere Joseph Smith — Storia 1:66–75). Similmente, anche se abbiamo documentazioni riguardanti la negazione del Sacerdozio a uomini discendenti dai neri africani, non è sopravvissuto alcun documento che spieghi autorevolmente per quale ragione la pratica sia cominciata. Nello studio della storia, l’assenza di prove non è una causa valida di dubbio. Imparare riguardo al passato consiste nello sforzo di raccogliere quanti più elementi di prova attendibili e, se possibile, verificabili, sospendendo al contempo il giudizio relativo alle parti della storia che non siamo in grado di comprendere pienamente a causa della mancanza di informazioni.

Non sono i fatti a parlare, ma i narratori

Poiché i pezzi del passato sopravvissuti sono incompleti, alcune persone cercano di rimetterli insieme per raccontare una storia. Le prime storie erano raccontate da persone che facevano parte degli avvenimenti e tipicamente descrivevano ciò che avevano vissuto e il perché questo fosse importante per loro. Alcuni partecipanti raccontavano le loro storie in più occasioni, davanti a pubblici diversi. Alcuni eventi spingevano molti partecipanti a narrare le proprie esperienze. Altri eventi venivano dimenticati fino a che un’esperienza successiva non li riportasse alla mente.

Le storie sono raccolte e raccontate nuovamente da altre persone per diverse ragioni: per intrattenere un pubblico, per vendere un prodotto, per influenzare l’opinione pubblica o per promuovere un cambiamento. Ogni storia diventa un’interpretazione del passato costruita su pezzi di realtà e influenzata dalla memoria, dagli interessi e dagli obiettivi del narratore. Di conseguenza, le storie del passato sono incomplete e a volte contraddittorie. Dobbiamo sempre considerare chi sta raccontando le storie, come le sta raccontando e perché le sta raccontando.

Joseph Smith fornì un esempio di come valutare narratori e fatti. Nel 1838, osservò che vi erano ancora “molte voci che sono state messe in circolazione da persone male intenzionate e intriganti, in relazione alla nascita e alla crescita della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”. Pertanto, scrisse una storia che aveva lo scopo di “porre tutti quelli che cercano la verità in possesso dei fatti, così come sono avvenuti, in relazione sia a me stesso che alla Chiesa, nella misura in cui tali fatti sono in mio possesso” (Joseph Smith — Storia 1:1). Non tutte le storie raccontate su Joseph Smith hanno lo stesso valore o la stessa accuratezza. Le storie raccontate da persone maggiormente connesse ad eventi passati possono essere più affidabili. Le storie migliori considerano tutti i pezzi disponibili del passato e riconoscono le prospettive delle fonti.

Il passato è diverso dal presente (e va bene così)

Mentre cerchiamo di dare senso ai pezzi del passato e alle storie raccontate, scopriamo persone, luoghi, esperienze e tradizioni differenti dai nostri. I cambiamenti nella scienza, nella tecnologia e nella cultura generano esperienze diverse per quanto riguarda la nascita, l’alimentazione, i viaggi, le vacanze, l’igiene, il corteggiamento, la medicina e la morte. Sistemi politici ed economici diversi creano esperienze diverse per quanto riguarda l’istruzione, le scelte, la libertà e le opportunità. Le prospettive del passato differiscono dalle nostre prospettive relative al lavoro, alla famiglia, all’impegno civico e al ruolo e allo status delle donne e delle minoranze. Ogni aspetto temporale dell’esperienza umana cambia nel tempo in modi sia grandi che piccoli.

Per esempio, dalla nostra prospettiva nel presente, l’utilizzo da parte di Joseph Smith di una “pietra del veggente” per tradurre il Libro di Mormon appare molto insolito. Nel suo tempo, tuttavia, molte persone credevano che gli oggetti materiali potessero essere utilizzati per ricevere messaggi divini. Queste credenze erano basate, in parte, sulle storie della Bibbia in cui gli oggetti venivano usati per scopi divini (vedere Numeri 17:1–10; 2 Re 5; Giovanni 9:6). Una rivelazione ricevuta da Joseph per l’organizzazione della Chiesa spiegò che Dio “gli diede potere dall’alto, con i mezzi che erano stati preparati in precedenza, per tradurre il Libro di Mormon” (DeA 20:8). Anche se i “mezzi” includevano una pietra del veggente, come anche l’Urim e Thummim, possiamo ancora discernere il messaggio dottrinale “che Dio ispira gli uomini e li chiama alla sua santa opera in quest’epoca […]; dimostrando con questo che Egli è lo stesso Dio ieri, oggi e in eterno” (DeA 20:11–12).

Le supposizioni del presente distorcono il passato

Poiché il passato era diverso dai nostri giorni, dobbiamo fare particolare attenzione a non fare supposizioni riguardo al passato basate sulle nostre idee e i nostri valori attuali. Non possiamo presumere che le persone nel passato fossero proprio come noi, o che apprezzerebbero la nostra cultura e le nostre credenze. Non possiamo supporre che sappiamo tutto, che abbiamo letto tutte le fonti o che la nostra comprensione attuale del passato non cambierà mai. Frequentemente, i cosiddetti problemi con il passato sono in realtà solo supposizioni incorrette fatte nel presente.

Per esempio, Joseph Smith dichiarò: “Non vi ho mai detto di essere perfetto”1. Se dovessimo assumere che i profeti non hanno mai commesso errori, allora potremmo essere sorpresi di scoprire casi in cui Joseph li commise. Per “risolvere” questo problema, non dovremmo né ancorarci testardamente al fatto che Joseph fosse perfetto, né accusare la Chiesa di inganno. Invece, possiamo riconoscere l’umanità di Joseph e vederlo nel contesto di altre storie scritturali riguardanti i profeti. Di conseguenza, possiamo adattare le nostre supposizioni per ammettere che tutti i profeti sono mortali e che, dunque, hanno imperfezioni. Possiamo sentirci grati del fatto che Dio opera pazientemente con ognuno di noi. Ammettere gli errori nel nostro proprio pensiero è, a volte, la parte più difficile nel processo di comprensione della storia.

Apprendere la storia richiede umiltà

Quando incontriamo una storia incompleta, aperta all’interpretazione e differente dalle nostre supposizioni, dobbiamo riporre la nostra “fiducia in quello Spirito che conduce […] a camminare con umiltà” (DeA 11:12). Dalla nostra prospettiva odierna, ovviamente conosciamo gli esiti del passato meglio di chi vi ha preso parte, ma allo stesso tempo sappiamo molto meno riguardo alla loro esperienza nel viverlo. Le persone che hanno vissuto nel passato appartenevano ai propri tempi, luoghi e circostanze. Per avere carità nei confronti delle loro differenze ed empatia per le loro esperienze, dobbiamo cominciare avendo umiltà nei confronti delle nostre limitazioni. Evitare di giudicare le persone nel passato secondo i nostri standard richiede umiltà. Ammettere che non conosciamo tutto, aspettare pazientemente nuove risposte e continuare ad imparare richiede umiltà. Quando vengono scoperte nuove fonti che forniscono nuovi spunti per le cose che credevamo di conoscere, rivedere la nostra comprensione richiede umiltà.

Nota

  1. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa — Joseph Smith (2007), 533.