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Come sviluppare e insegnare l’autocontrollo


Lezione 30

Come sviluppare e insegnare l’autocontrollo

Questa lezione ha lo scopo di aiutarci a sviluppare e a insegnare l’autocontrollo.

Dobbiamo imparare a dominare i nostri desideri e sentimenti

• Cantate l’inno «Mamma e papà, insegnatemi insiem» (Inni, n. 193).

Nelle Scritture leggiamo: «Chi padroneggia se stesso val più di chi espugna città» (Proverbi 16:32). Leggiamo anche: «Bada anche di tenere a freno tutte le tue passioni, affinché tu possa essere pieno d’amore» (Alma 38:12).

I nostri appetiti e le nostre passioni sono come un vivace cavallo. Se si permette loro di scorazzare liberamente, ci porteranno nei posti più impensati e più pericolosi. D’altra parte non si manda mai al macello un bel cavallo soltanto perché è troppo vivace. Quando al cavallo si mettono le briglie, anche se è vivace può servirci bene. Nello stesso modo quando diventiamo padroni dei nostri desideri e sentimenti, impariamo a indirizzarli e a controllarli nell’ambito del Vangelo. Questi sentimenti allora diventano nostri servitori. Essi possono accrescere la nostra capacità di sentire gioia e amore.

L’autocontrollo è necessario per il progresso

Il battesimo è stato per noi l’inizio di una nuova vita. Abbiamo cominciato a seguire il Salvatore, a vincere il mondo, le debolezze e il peccato. Il Salvatore dichiarò:

«Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segua» (Matteo 16:24).

«Ed ora, per l’uomo, prendere la propria croce significa negare a se stesso ogni empietà e ogni mondana concupiscenza, e rispettare i miei comandamenti» (Matteo 16:26, Traduzione di Joseph Smith).

Egli disse anche:

«Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti sono quelli che entran per essa.

Stretta è invece la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano» (Matteo 7:13–14).

Per entrare nei cieli per la via angusta sono necessari l’autocontrollo e l’abnegazione. È necessario rinunciare ad alcune cose che ci tentano molto. Quando conosciamo la verità e la mettiamo in pratica, la ricompensa che ne abbiamo è la libertà.

• Leggi Giovanni 8:31–32. Scrivi alla lavagna: Perché l’obbedienza ai principi del Vangelo ci rende liberi? Chiedi alle sorelle di meditare su questa domanda.

Se ci lasciamo andare ad espressioni di ira, gelosia, vendetta, egoismo, orgoglio, vanteria, odio e così via, ben presto saremo loro schiavi. Essi acquisiranno un potere sempre maggiore su di noi. Esse possono insinuarsi nel nostro carattere, possono diventare le nostre abitudini. In questo modo perderemmo non soltanto la libertà, ma anche il rispetto di noi stessi. Quando dominiamo le nostre passioni, ci liberiamo di sentimenti che potrebbero impadronirsi del nostro essere.

Quando dominiamo i nostri appetiti ci liberiamo da vizi che potrebbero diventare i nostri padroni. Se cediamo al nostro desiderio di troppo cibo o di sostanze dannose come il caffè il tè, i liquori e il tabacco, queste abitudini si impadroniscono di noi. Il nostro corpo comincia a bramare queste cose e ben presto diventiamo loro schiavi.

Il desiderio dei beni terreni (quando già abbiamo a sufficienza per provvedere alle nostre necessità), di troppo sonno o di troppo divertimento (per esempio di guardare la televisione) sono anch’essi appetiti che devono essere mantenuti entro i giusti limiti.

• Leggi 2 Nefi 9:45. In che modo l’obbedienza ai principi del Vangelo ci rende libere?

Il nostro buono e saggio Padre celeste ci ha dato i comandamenti perché ci ama. Egli vuole proteggerci dal dolore. Vuole aiutarci ad acquisire l’autocontrollo per poterci aiutare meglio. Egli ci ha dato la legge del digiuno anche perché possiamo imparare a controllare il nostro appetito, per poter così dare modo al nostro spirito di dominare il nostro corpo. Egli ci ha dato la legge della decima anche per aiutarci a vincere i nostri desideri egoistici. Egli ci ha dato la Parola di Saggezza anche per liberarci dai dannosi effetti del tabacco, dell’alcool e della droga. Ci ha dato la legge della castità per aiutarci a dominare i nostri desideri fisici.

• Mostra l’illustrazione 30-a, «Daniele e i suoi amici rifiutano la carne e il vino del re».

Nell’Antico Testamento leggiamo di Daniele e dei suoi amici, ai quali fu ordinato di mangiare del cibo e di bere del vino di cui avevano ricevuto l’insegnamento di non mangiare né bere. Essi rifiutarono di farlo e a causa della loro obbedienza alla legge di salute del Signore, furono benedetti con la forza e la saggezza (vedere Daniele 1:1–16).

Cosa possiamo imparare da questa esperienza di Daniele e dei suoi amici? Come può l’autocontrollo aiutarci a osservare i comandamenti?

Come acquisire l’autocontrollo

L’acquisizione dell’autocontrollo è un processo che dura tutta la vita. A mano a mano che comprendiamo il Vangelo, vogliamo metterne in pratica i principi. Ognuna di noi deve cercare di migliorare ogni giorno di più il suo autocontrollo.

• Elenca alla lavagna i passi per l’acquisizione dell’autocontrollo.

  1. Conoscere noi stesse.

  2. Fissare degli obiettivi.

  3. Confidare nell’aiuto del Signore e delle Scritture.

Conoscere noi stesse

Ogni giorno della nostra vita ci troviamo davanti a situazioni nuove e impariamo a conoscere meglio il Vangelo. Poi riconosciamo le nostre debolezze e i nostri punti di forza. Cominciamo a comprendere perché possediamo queste caratteristiche. Vogliamo liberarci dalle cattive abitudini e acquisirne delle buone.

Fissare degli obiettivi

Fino a quando non fissiamo degli obiettivi e ci adoperiamo per raggiungerli, siamo come le onde del mare; siamo sospinte qua e là da ogni vento. Il vento è rappresentato dai nostri desideri e sentimenti incontrollati. Prima di poterci liberare dalle nostre debolezze, dobbiamo stabilire degli obiettivi precisi e acquisire fiducia nelle nostre capacità. Una nostra sorella americana, Kay Newman, dovette lottare contro un appetito indisciplinato:

«Ero già adulta e ormai i miei figli erano abbastanza grandi, quando arrivai alla conclusione che io stessa ero il mio peggior nemico. E sapete quale fu il motivo di questa presa di coscienza? Quasi mi vergogno a dirlo! Una scatola di cioccolatini! Durante le feste di Natale mangiai da sola quasi un’intera scatola di cioccolatini.

Questo eccesso di ghiottoneria rappresentò per me il fondo dell’abisso. Non posso descrivere i miei sentimenti a una persona che non li ha provati. Mi sentivo piena di cioccolatini, disgustata di me stessa, depressa e completamente scoraggiata. Per mezzo di quella ridicola e stupida debolezza Satana operava su di me e mi abbassava al suo livello. Tutti i miei sentimenti e pensieri in quel periodo erano indegni.

Così quel Natale decisi che non mi sarei mai più ritrovata in quella situazione. Scrissi una lettera a me stessa. Nella lettera descrissi i miei sentimenti in modo da non dimenticarli mai e promisi che non avrei lasciato passare un altro anno senza acquisire un controllo totale sul mio appetito. Ho visto realizzarsi in me un grande progresso nell’anno che è trascorso da quel giorno, e la mia sicurezza è diventata più grande ogni giorno. So che ho quasi vinto questa particolare battaglia» («My Worst Enemy – Me!», Ensign, febbraio 1975, pag. 62).

• Come si sentì sorella Newman quando dimostrò che era capace di stabilire un obiettivo e raggiungerlo? Che cosa fece per ricordare costantemente il suo obiettivo?

Confidare nell’aiuto del Signore e delle Scritture

Grazie alla costante preghiera e allo studio delle Scritture possiamo rafforzare il nostro desiderio di diventare persone migliori. I personaggi delle Scritture sono per noi dei modelli da imitare. Ci aiutano a renderci conto che possiamo anche noi acquisire l’autocontrollo sul nostro corpo. Sorella Newman rafforzò il suo carattere leggendo le Scritture un’ora ogni giorno. Ella dice: «Durante quell’ora rafforzavo il mio desiderio di vincere il mio appetito. Durante quell’ora trovavo il desiderio di liberarmi di abitudini che da sempre mi impedivano ogni progresso: e sono riuscita a mantenere vivo in me questo desiderio anche davanti a innumerevoli problemi» («My Worst Enemy – Me», Ensign, febbraio 1975, pag. 63).

• Chiedi a una sorella di indicare come la preghiera e la lettura delle Scritture l’hanno aiutata a migliorare.

Come insegnare l’autocontrollo ai nostri figli

Le nostre case devono essere terreni di prova in cui i nostri figli possono imparare l’autocontrollo. Se manchiamo di istruirli a sufficienza, o se non esercitiamo su di loro un adeguato controllo, essi non impareranno a controllare se stessi. Dobbiamo seguire un regolare programma di insegnamento per indurre i nostri figli a acquisire l’autocontrollo.

• Scrivi alla lavagna i seguenti passi:

  1. Stabilire dei limiti.

  2. Insegnare ai figli a mettere in pratica i principi del Vangelo.

  3. Dare ai figli delle responsabilità.

Stabilire dei limiti

• Mostra l’illustrazione 30-b, «Il presidente e sorella McKay».

Il presidente David O. McKay dichiarò:

«A mio avviso, il momento migliore in cui i bambini possono imparare le regole di comportamento è tra i tre e i cinque anni. Se la madre non acquisisce il controllo sul figlio durante questi anni, incontrerà maggiori difficoltà nel farlo più tardi. Non voglio che le madri spingano, trascinino o rinchiudano. Lasciate che i bambini siano perfettamente liberi di svilupparsi sino a quando superano il limite di sicurezza; allora fate sentire loro la mano gentile ma ferma della disciplina.

Una volta io e mia moglie vedemmo questa regola efficacemente illustrata in uno zoo. C’era una scimmietta che aveva appena imparato a camminare. La madre badava a lei e la nutriva. Trovammo molto interesse vedere in primo luogo la madre che dava qualche affettuosa sculacciata al suo piccolo e cercava di farlo dormire; ma il piccolo si allontanava dalla madre e cominciava ad arrampicarsi sulle sbarre della gabbia. La madre apparentemente non gli prestava attenzione e lo lasciava salire sino a quando si trovava in pericolo. Poi allungava la mano, lo tirava indietro e lo lasciava giocare entro i limiti di sicurezza. Così vediamo che il primo contributo della famiglia alla felicità del figlio consiste nell’inculcare in lui il principio che vi sono dei limiti oltre i quali non può andare impunemente» (Stepping Stones to an Abundant Life, pag. 38).

• Leggi Dottrina e Alleanze 93:40–44. Perché il Signore rimproverò Frederick G. Williams and Sidney Rigdon? Anche se abbiamo mancato di acquisire il controllo sui nostri figli prima dei cinque anni, perché dobbiamo continuare a tentare?

Insegnare ai figli a mettere in pratica i principi del Vangelo

Il presidente N. Eldon Tanner dichiarò:

«I figli non imparano da soli a distinguere tra il bene e il male. I genitori devono accertarsi se il figlio è capace di assumersi delle responsabilità. Durante questo periodo di insegnamento abbiamo il dovere di correggerli e di accertarci che ciò che fanno è giusto. Se un bambino giocando si è sporcato di fango, non dobbiamo aspettare sino a quando è grande per vedere se vuole lavarsi o meno. Non lasciamo che sia lui a decidere se vuole prendere o no la medicina quando è ammalato, o se desidera andare o no a scuola e in Chiesa…

I genitori devono inoltre insegnare ai loro figli molto presto nella vita il glorioso concetto e il fatto che essi sono figli di spirito di Dio, e che la scelta di seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo è l’unica via per trovare successo e felicità quaggiù e vita eterna nell’aldilà. Si deve insegnare loro che Satana esiste e che userà tutti i mezzi a sua disposizione per indurli a fare il male, per portarli a traviamento, per renderli suoi schiavi, per impedire loro di raggiungere la suprema felicità e l’esaltazione di cui altrimenti potrebbero godere» (Seek Ye First the Kingdom of God, pag. 87).

Nelle Scritture leggiamo di Eli, un retto sacerdote che serviva nel tempio. I figli di Eli non seguirono l’esempio paterno; invece peccarono gravemente contro il Signore. Eli li ammonì ma non fece altro per correggerli. Per questo fatto il Signore non fu contento di Eli e fece ricadere su di lui una dura condanna (vedere 1 Samuele 2–3).

• Leggi 1 Samuele 3:13. Che cosa si aspetta il Signore che facciamo, oltre a istruire i nostri figli?

È quanto mai importante che noi diamo un esempio che i nostri figli possano seguire. Se noi non dominiamo il nostro carattere, i nostri appetiti e le nostre passioni, i nostri figli probabilmente non saranno in grado di dominarsi a loro volta.

Dobbiamo fare della nostra casa un luogo di felicità. I nostri bambini devono sentirsi sicuri e amati. Se non trovano felicità nel mettere in pratica il Vangelo nella casa, si allontaneranno dal Vangelo. Pertanto, quando un figlio è stato disobbediente, dobbiamo correggerlo e poi mostrargli un sovrappiù di amore.

• Leggi Dottrina e Alleanze 121:43–44. Perché dobbiamo dimostrare più amore ai nostri figli dopo averli corretti?

Dare ai figli delle responsabilità

L’anziano F. Enzio Busche ha detto:

«Io e mia moglie siamo d’accordo che nel processo di maturazione spirituale i figli hanno quello che si potrebbe chiamare il diritto di… mostrare delle deficienze… E noi crediamo che sia dovere dei genitori comprendere… e perdonare; e ciò perché i figli non si scoraggino [Vedere Colossesi 3:21]… anche il più piccolo indizio di acquisizione di doni positivi deve essere visto, lodato e ammirato.

Noi cerchiamo di guidare i nostri figli verso il rispetto di sé… e lasciamo che di solito siano loro stessi a giudicare i risultati conseguiti. Abbiamo visto che non siamo dei bravi insegnanti quando scopriamo e facciamo notare gli errori… ma piuttosto quando aiutiamo un bambino a scoprire da solo i propri errori; infatti, quando un bambino comprende da solo ciò che ha fatto di sbagliato, ha già fatto il primo passo verso il cambiamento necessario.

Ricordo una volta in cui chiedemmo a nostro figlio, che aveva commesso una trasgressione, di stabilire da solo il suo castigo. Egli decise che per un mese non avrebbe più guardato la televisione. A noi quello sembrò un castigo troppo severo; ma in seguito fummo molto felici di sapere da sua nonna che, durante una visita che le aveva fatto, aveva insistito che ella sbagliava nell’incoraggiarlo a guardare un certo programma televisivo, anche se i suoi genitori non l’avrebbero mai saputo. Non ritengo ci sia gioia più grande per i genitori di vedere un figlio che si comporta tanto bene in una situazione difficile» («Provoke Not Your Children», Ensign, giugno 1977, pag. 5).

• In che modo l’anziano Busche incoraggia i suoi figli a sviluppare l’autocontrollo?

L’anziano L. Tom Perry ha detto: «Le parole del profeta Joseph Smith circa i principi di governo si applicano senza dubbio ai nostri figli: ‹Insegno loro i principi giusti e lascio che si governino da soli›. Naturalmente dobbiamo accertarci che i nostri insegnamenti siano adeguati e che stiamo instillando in loro la fede nel Signore. Dobbiamo accertarci che essi siano opportunamente addestrati, e a mano a mano che maturano spiritualmente dobbiamo dare loro fiducia. Dobbiamo dare loro delle responsabilità» (Official Report of the Saõ Paulo Brazil Area Conference, febbraio 1975, pag. 11–12).

Conclusione

Lo sviluppo dell’autocontrollo in noi e nei nostri figli è un processo che dura tutta la vita. Abbiamo bisogno di fede e di pazienza. Ma se riusciamo ad acquisire l’autocontrollo, godremo maggiormente delle benedizioni del Vangelo.

Incarichi

Fissa l’obiettivo di vincere una tua debolezza. Segui i tre passi dell’acquisizione dell’autocontrollo, onde essere in grado di aiutare i tuoi figli. Ripassa questa lezione a casa.

Preparazione dell’insegnante

Prima di esporre questa lezione:

  1. Leggi attentamente Principi Evangelici, capitolo 4, «La libertà di scegliere» e capitolo 35, «L’obbedienza».

  2. Preparati a iniziare la riunione con il canto dell’inno «Mamma e papà, insegnatemi insiem», (Inni, No. 193).

  3. Prepara i poster descritti nella lezione o riporta le informazioni sulla lavagna.

  4. Incarica le sorelle di narrare le storie, leggere le Scritture o le dichiarazioni citate nella lezione.