Insegnamenti dei presidenti
La vita e il ministero di Ezra Taft Benson


La vita e il ministero di Ezra Taft Benson

Il 4 giugno 1994 i viaggiatori sull’autostrada tra Logan, nello Utah, e Whitney, nell’Idaho, sono stati testimoni di qualcosa di insolito. Hanno visto tante persone stare in piedi lungo dei tratti di quella strada che copre 24 miglia (39 chilometri). Il giorno dopo l’anziano Robert D. Hales, del Quorum dei dodici Apostoli, ha spiegato perché quelle persone si erano radunate lì. Erano in attesa del corteo funebre che trasportava il feretro del presidente Ezra Taft Benson al cimitero della sua città natale dopo il funerale che si era tenuto a Salt Lake City, nello Utah. L’anziano Hales ha descritto la scena:

“Il passaggio del corteo fino a Whitney, nell’Idaho, è stato un tributo toccante a un profeta di Dio.

È stato un tributo da parte dei membri della Chiesa che si sono allineati lungo la strada e sui cavalcavia. Alcuni, benché fosse di sabato pomeriggio, indossavano il vestito della domenica. Altri hanno fermato le loro auto con rispetto e si sono alzati con riverenza, aspettando che il profeta passasse. Gli agricoltori erano nei campi con i loro cappelli sul cuore. Probabilmente ancor più significativo è stato vedere i ragazzi togliersi i cappelli da baseball e metterli sul cuore. Anche le bandiere hanno sventolato per dire addio al profeta. C’erano anche dei cartelli che dicevano: ‘Noi amiamo il presidente Benson’. Altri dicevano: ‘Leggete il Libro di Mormon”.1

Questa dimostrazione d’affetto è stata davvero un tributo, ma rappresenta più di quello. Era una prova visibile che la vita delle persone era cambiata perché avevano seguito il consiglio di un profeta. E le persone radunate lungo la strada ne rappresentavano molte altre. Tra il momento in cui Ezra Taft Benson nacque a Whitney, nell’Idaho, e il momento in cui i suoi resti mortali furono sepolti lì, egli è stato uno strumento nelle mani del Signore, viaggiando in tutto il mondo e aiutando milioni di persone a venire a Cristo.

Lezioni imparate alla fattoria di famiglia

Il 4 agosto 1899, Sarah Dunkley Benson e George Taft Benson Jr accolsero in famiglia il loro primogenito. Lo chiamarono Ezra Taft Benson, in onore del suo bisnonno, l’anziano Ezra T. Benson, che aveva servito come membro del Quorum dei Dodici Apostoli.

Egli nacque in una fattoria composta da due stanze che suo padre aveva costruito l’anno prima. Il parto fu lungo e difficile e il dottore pensava che il bambino di 5,3 chilogrammi non sarebbe sopravvissuto. Ma le nonne del bambino avevano un’idea diversa. Riempirono due pentole d’acqua, una calda e una fredda, e vi immersero alternativamente il nipote finché non iniziò a piangere.

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Ezra Taft Benson at three months old.

Ezra Taft Benson neonato, 1900

Il giovane Ezra Taft Benson, spesso chiamato “T” dai membri della famiglia e dagli amici, godette di un’infanzia felice nella fattoria che circondava la casa dove era nato. Il presidente Gordon B. Hinckley, che servì per quasi trentatré anni con il presidente Benson nel Quorum dei Dodici Apostoli e nella Prima Presidenza, ha riportato alcune delle lezioni che il giovane Ezra apprese:

“Era letteralmente e veramente un contadino, con tanto di tuta da lavoro e abbronzatura, che ha imparato molto presto a conoscere la legge del raccolto: ‘Quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà’ (Galati 6:7).

Aveva acquisito, in quei giorni difficili, la consapevolezza che senza il duro lavoro non cresce nulla se non le erbacce. Se si vuole un raccolto ci deve essere un lavoro continuo e costante. E quindi si arava in autunno e in primavera, che voleva dire camminare e sudare tutto il giorno in un solco dietro una coppia di cavalli forti. A quei tempi si utilizzava l’aratro a mano, ed era necessario tenere costantemente i manici che giravano e vibravano mentre la lama affilata solcava il terreno e lo rigirava. Dopo una giornata così, un ragazzo era esausto e dormiva bene. Ma la mattina arrivava molto presto.

I campi necessitavano dell’erpice, anch’esso trainato da cavalli, per sminuzzare le zolle e preparare un letto per i semi. Piantare era un compito arduo che spaccava la schiena. E poi c’era l’irrigazione. La fattoria dei Benson si trovava in un luogo asciutto, reso fertile dalla magia dell’irrigazione. L’acqua doveva essere controllata, non solo durante il giorno, ma per tutta la notte. Non c’erano torce elettriche o lanterne a propano. C’erano solo lanterne a cherosene che avevano una fiamma gialla e fioca. Era imperativo che l’acqua arrivasse alla fine di ogni filare. Quella era una lezione da non dimenticare mai.

Riesco a immaginare nella mia mente un ragazzino con la pala sulla spalla, che cammina lungo i campi e i fossi per portare acqua al terreno arido.

Presto arrivava il momento di tagliare il fieno, per tantissimi acri. Gli animali venivano legati alla falciatrice, il ragazzo saliva sul vecchio seggiolino d’acciaio e la falce andava avanti e indietro, lasciando un varco di un metro e mezzo mentre gli animali procedevano in avanti. Con mosche e zanzare, polvere e caldo torrido, era un duro lavoro. Il fieno poi doveva essere riunito e ammucchiato in balle per poi seccare. La tempistica era importante. Quando raggiungeva il punto giusto era gettato in un grande carro da fieno. In un campo apposito, un derrick trainato da cavalli prendeva il fieno dal vagone per formare una grossa pila di fieno. A quel tempo non c’erano macchinari per imballare, né c’erano pale meccaniche. C’erano solo i forconi e i muscoli.

C’è poco da stupirsi che il suo corpo si sia ingigantito e rafforzato. Quelli tra noi che l’hanno conosciuto più avanti nella vita spesso hanno fatto dei commenti sulle dimensioni dei suoi polsi. Un’ottima salute, che affondava le radici nella sua gioventù, è stata una delle grandi benedizioni della sua vita. Fino ai suoi ultimi anni, è stato un uomo di un’energia eccezionale.

Nel corso degli anni della sua vita di adulto, quando camminava a fianco di presidenti e di re, non ha mai perso di vista le lezioni apprese nei suoi giorni di fanciullo alla fattoria. Non ha mai perso la sua capacità di lavorare. Non ha mai perso la volontà di alzarsi all’alba e di lavorare fino a sera.

Ma c’era in lui qualcosa di più di un’abitudine incredibile al lavoro derivata dalla sua infanzia. C’era una certa forza che gli proveniva dalla terra. C’era un costante ricordo di quanto detto ad Adamo ed Eva quando furono scacciati dal giardino: ‘Mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra donde fosti tratto’ (Genesi 3:19). Un atteggiamento volto all’autosufficienza era fondamentale per coloro che lavoravano il terreno. Allora non c’erano programmi di assistenza del governo per le fattorie, né sussidi di alcun genere. Si dovevano accettare i capricci delle stagioni. Gelate assassine, tempeste fuori stagione, venti e siccità erano accettati come i rischi della vita contro i quali non c’era nessuna assicurazione disponibile. Immagazzinare per i momenti di bisogno era una necessità, altrimenti ci sarebbe stata la fame. Una risorsa costante contro i rischi della vita era la preghiera, la preghiera al nostro eterno e amorevole Padre, l’Onnipotente Dio dell’universo.

In quella piccola casa a Whitney, nell’Idaho, si dicevano tante preghiere. Tenevano la preghiera familiare la sera e la mattina, in cui esprimevano gratitudine per la vita con le sue sfide e opportunità, e in cui si implorava di avere la forza per svolgere il lavoro del giorno. Coloro che erano nel bisogno venivano ricordati, e quando la famiglia si rialzava dalle ginocchia, la madre, che era la presidentessa della Società di Soccorso di rione, con il calesse carico di cibo andava a condividerlo con i bisognosi, servendosi del figlio maggiore come conducente. Quelle lezioni non andarono mai perse”.2

Lezioni apprese da genitori fedeli

Le lezioni di duro lavoro, unità familiare, servizio e osservanza del Vangelo cominciarono a tornare utili un giorno quando il dodicenne Ezra tornò a casa da una riunione di Chiesa e trovò delle notizie inaspettate. In seguito il presidente Benson ricordò:

“Mentre papà conduceva il calesse la mamma apriva la posta. Una volta, con loro sorpresa, trovarono una lettera che proveniva dalla casella postale B di Salt Lake City […] una chiamata ad andare in missione. Nessuno chiedeva se il destinatario della chiamata era pronto, disposto o in grado di andare. Si supponeva che il vescovo lo sapesse, e il vescovo era mio nonno, George T. Benson, padre di mio padre.

Quel giorno mio padre e mia madre, quando arrivarono a casa, piangevano entrambi, cosa inaudita nella nostra famiglia. Ci radunammo attorno al calesse, tutti e sette, poi chiedemmo quale fosse il motivo del loro dolore.

Risposero: ‘Va tutto bene’.

‘Perché piangete allora?’ gli domandammo.

‘Venite nel salotto e ve lo spiegheremo’.

Ci radunammo attorno al vecchio divano del salotto e mio padre ci disse della sua chiamata in missione. Poi la mamma aggiunse: ‘Siamo orgogliosi di sapere che vostro padre è considerato degno di andare in missione. Abbiamo pianto un poco perché la missione significa due anni di separazione. Voi sapete che io e vostro padre non siamo mai stati separati per più di due notti di seguito dal giorno del nostro matrimonio; e ciò avveniva soltanto quando vostro padre andava su in montagna per procurarsi i tronchi, i paletti e la legna da ardere che ci servivano’”.3

Con il padre in missione, Ezra si assunse gran parte della responsabilità per la gestione della fattoria di famiglia. “Svolse il lavoro di un uomo, sebbene fosse solo un ragazzo”, raccontò in seguito la sorella Margaret. “Prese il posto di nostro padre per quasi due anni”.4 Dietro le direttive di Sarah, Ezra e i suoi fratelli lavoravano insieme, pregavano insieme e leggevano le lettere del loro padre insieme. Settantacinque anni più tardi, il presidente Benson fece una riflessione sulle benedizioni che giunsero alla sua famiglia perché il padre aveva svolto una missione:

“Suppongo che alcuni uomini di mondo direbbero che il fatto che accettò quella chiamata era una prova che egli in realtà non amava la sua famiglia. Lasciare i sette figli e la moglie in attesa dell’ottavo per quasi due anni era una cosa inaudita. Come poteva quello di mio padre essere vero amore?

Ma mio padre aveva una visione più grande dell’amore. Egli sapeva che ‘tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio’ (Romani 8:28). Egli sapeva che la cosa migliore che potesse fare per la sua famiglia era obbedire a Dio.

Sentimmo molto la sua mancanza durante quegli anni e, nonostante che la sua assenza mettesse in difficoltà la nostra famiglia, il fatto che egli accettò si mostrò un dono di carità. Mio padre andò in missione lasciando a casa la mamma con sette figli (l’ottavo nacque quattro mesi dopo il suo arrivo sul campo di missione); ma nella nostra casa entrò lo spirito del lavoro missionario per non andarsene mai più. Come ho detto quella missione ci costò molti sacrifici. Mio padre dovette vendere la nostra vecchia fattoria per reperire i fondi necessari. Dovette affittare una parte della casa ad una coppia di coniugi che aiutassero la mamma a coltivare la terra e lasciò ai figli e alla moglie il compito di badare al terreno coltivato a fieno, al terreno da pascolo e a un piccolo armento di mucche da latte.

Le lettere di mio padre erano invero una benedizione per la nostra famiglia. Per noi figli esse sembravano venire dall’altra parte del mondo, anche se erano state impostate in luoghi che non erano poi troppo lontani come Springfield, nel Massachusetts; Chicago, nell’Illinois; e Cedar Rapids e Marshalltown, nell’Iowa. Sì, grazie alla missione di mio padre nella nostra casa entrò lo spirito del lavoro missionario per non lasciarla mai più.

In seguito la famiglia arrivò a contare undici figli, sette maschi e quattro femmine. Tutti e sette i figli andarono in missione, alcuni di essi due o tre volte. In seguito, due figlie e i loro mariti svolsero delle missioni a tempo pieno. Le altre due sorelle, entrambe vedove, una madre di otto anni e l’altra di dieci figli, furono colleghe di missione a Birmingham, in Inghilterra.

È un retaggio questo che continua ancora a [essere di beneficio] la famiglia Benson, ora arrivata alla terza e alla quarta generazione. Non fu quello invero un dono d’amore?”5

Il servizio nella Chiesa da giovane uomo

Ispirato dall’esempio dei suoi genitori e motivato dal suo desiderio di contribuire a edificare il regno di Dio sulla terra, Ezra Taft Benson accettò con entusiasmo le chiamate a servire. Quando aveva diciannove anni, il vescovo, che era anche suo nonno, gli chiese di servire come uno dei dirigenti adulti per ventiquattro giovani uomini del rione. I giovani uomini partecipavano ai Boy Scout d’America ed Ezra servì come assistente capo scout.

In questa chiamata, una delle tante responsabilità di Ezra era quella di aiutare i giovani uomini a cantare in un coro. Sotto la sua guida, i giovani uomini vinsero una gara con i cori degli altri rioni del loro palo, qualificandosi così per una gara regionale. Per motivarli a fare pratica e a cantare al loro meglio, Ezra promise loro che se avessero vinto la gara regionale, li avrebbe portati a fare un’escursione di cinquantasei chilometri sulle montagne per raggiungere un lago. Il piano funzionò, i giovani uomini di Whitney vinsero.

Il presidente Benson raccontò: “Iniziammo a programmare l’escursione, e durante la riunione un giovane di dodici anni alzò la mano e disse in modo molto formale ‘Vorrei presentare una mozione’ […] Io risposi: ‘Molto bene, di cosa si tratta?’ Egli disse: ‘Vorrei presentare questa mozione, in modo da non doverci più preoccupare di pettini e spazzole durante il viaggio: che tutti ci tagliamo i capelli corti’”.

Alla fine tutti i giovani decisero di tagliarsi i capelli corti in preparazione per la loro escursione. Furono ancora più entusiasti dell’idea quando uno di loro suggerì che anche i capi Scout si tagliassero i capelli. Il presidente Benson continua dicendo:

“Due capi Scout presero posto sulla poltrona del barbiere che molto allegramente passò le forbici sulle loro teste. Verso la fine del lavoro egli disse: ‘Se voi ragazzi mi lascerete rasare le vostre teste, lo farò gratis’. E così cominciammo l’escursione: ventiquattro ragazzi coi capelli corti e due capi Scout con le teste rasate”.

Riflettendo sulla sua esperienza con i giovani uomini del suo rione, il presidente Benson disse: “Una delle gioie di lavorare con i ragazzi è il fatto che si ottiene la ricompensa a mano a mano che si va avanti. Si ha la possibilità di osservare i risultati della propria dirigenza giorno per giorno mentre si lavora con loro negli anni e li si osserva diventare uomini vigorosi, che accettano diligentemente le sfide e le responsabilità della vita. Tale soddisfazione non ha prezzo; la si deve guadagnare tramite il servizio e la devozione. Quale cosa gloriosa è contribuire anche solo in minima parte alla trasformazione dei ragazzi in veri uomini”.6

Il presidente Benson non ha mai dimenticato quei giovani uomini, e ha cercato di tenersi in contatto con loro. Molti anni dopo quell’escursione da cinquantasei chilometri egli visitò il Rione di Whitney in veste di membro del Quorum dei Dodici Apostoli e parlò con alcune persone. Queste poterono comunicargli che ventidue dei ventiquattro giovani erano rimasti fedeli alla Chiesa. Con gli altri due avevano perso i contatti. Alla fine il presidente Benson trovò i due uomini, li aiutò a tornare all’attività nella Chiesa e celebrò i loro suggellamenti nel tempio.7

Il corteggiamento di Flora

Nell’autunno del 1920, Ezra andò a Logan, nello Utah, circa 25 miglia (40 chilometri) da Whitney, per iscriversi allo Utah Agricultural College (ora Utah State University). Era con alcuni amici quando una giovane donna attrasse la sua attenzione. In seguito rievocò:

“Eravamo vicino ai depositi del caseificio quando una giovane, molto bella e attraente, arrivò su una piccola automobile per comprare del latte. Quando i ragazzi la salutarono, ella fece un cenno di risposta. Io chiesi: ‘Chi è quella ragazza?’ Mi risposero: ‘È Flora Amussen’.

Io dissi: ‘Sapete, ho appena avuto l’impressione che la sposerò’”.

Quando gli amici di Ezra risero alla sua dichiarazione, dicendo: “È troppo popolare per un contadino”, lui non si lasciò scoraggiare. “Questo rende tutto ancor più interessante”, rispose.

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Flora Smith Amussen at college graduation Mrs. Ezra Taft Benson

Flora Amussen, prima di sposare Ezra Taft Benson

Non molto tempo dopo questa conversazione, Flora ed Ezra si incontrarono per la prima volta a Whitney, dove lei era stata invitata a stare con una cugina di Ezra. Poco tempo dopo, Ezra la invitò a ballare. Lei accettò, e poi uscirono altre volte, dando inizio a quello che in seguito definirono “un meraviglioso corteggiamento”. Ma il loro corteggiamento fu interrotto — e in un certo senso alimentato — quando Ezra ricevette la chiamata a svolgere una missione a tempo pieno nella Missione Britannica.

In vista della missione di Ezra, lui e Flora parlarono del loro rapporto. Volevano che la loro amicizia continuasse, ma riconoscevano la necessità che Ezra fosse un missionario devoto. “Prima della mia partenza, io e Flora decidemmo di scriverci [lettere] solo una volta al mese”, ha spiegato. “Decidemmo anche che le nostre lettere avrebbero dovuto essere di incoraggiamento, fiducia e che riportassero le novità. E facemmo proprio così”.8

Due missionari

La Missione Britannica, che era stata un campo tanto fruttuoso per i primi missionari santi degli ultimi giorni, era diversa per l’anziano Benson e i suoi colleghi. Gli antagonisti nelle Isole Britanniche, tra cui alcuni ecclesiastici, avevano fomentato un odio diffuso verso i Santi degli Ultimi Giorni, pubblicando articoli, romanzi, spettacoli e film anti-mormoni. L’anziano Benson era senza dubbio addolorato per i sentimenti spiacevoli delle persone riguardo al vangelo restaurato, ma non permise che queste prove indebolissero la sua fede. Infatti, egli scrisse nel suo diario di alcuni giovani del posto che si facevano beffe di lui e dei suoi colleghi urlando “Mormoni!” La risposta non verbale era “Ringrazio il Signore di esserlo”.9

Oltre a condividere il Vangelo con persone che non erano membri della Chiesa, l’anziano Benson ha servito come dirigente del sacerdozio e come archivista tra i Santi degli Ultimi Giorni in Gran Bretagna. Queste varie opportunità di servizio gli offrirono delle belle esperienze, in netto contrasto con le difficoltà che spesso incontrava. L’anziano Benson battezzò e confermò alcune persone, e ne aiutò molte altre ad avvicinarsi di più al Signore. Per esempio, ha raccontato di una volta quando, durante una riunione speciale organizzata dai membri fedeli della Chiesa, fu guidato dallo Spirito a parlare in modo da aiutare gli amici dei membri a ricevere una testimonianza che Joseph Smith era un profeta di Dio.10 Egli scrisse di quando lui e un collega una volta impartirono una benedizione del sacerdozio a una donna gravemente malata che guarì circa dieci minuti dopo.11 Egli ha gioito quando, come un archivista, ritrovò alcuni santi i cui nomi erano nei registri della Chiesa, ma che erano andati perduti per i dirigenti locali.12 Ha ricevuto un prezioso addestramento quale dirigente, servendo sotto la direzione di due presidenti di missione, che erano anche membri del Quorum dei Dodici Apostoli: gli anziani Orson F. Whitney e David O. McKay.

Quando l’anziano Benson non era fuori a servire attivamente le altre persone, si teneva “occupato ‘divorando il Libro di Mormon’, e in particolare le esperienze missionarie dei figli di Mosia”.14 Egli riceveva anche conforto e sostegno dalle lettere che arrivavano da casa, che “leggeva ripetutamente”. Ripensando alla sua missione, ha detto: “Mia madre e mio padre mi offrivano tutto il loro cuore nelle lettere e furono una vera forza per me quando ero giovane. Le lettere di Flora erano piene di spirito e di incoraggiamento, mai sentimentali. Credo che quello abbia aumentato il mio amore e il mio apprezzamento nei suoi riguardi più di qualsiasi altra cosa”.15

Il 2 novembre 1923 l’anziano Benson fu rilasciato dal servizio missionario a tempo pieno. Egli era titubante a partire, perché dire addio ai “cari e buoni santi” della Gran Bretagna era “la parte più difficile della [sua] missione”.16 Tuttavia era felice all’idea di riunirsi con la sua famiglia e non vedeva l’ora di rivedere Flora.

Anche Flora attendeva Ezra con ansia. Ma lei fece qualcosa di più che semplicemente aspettare di trascorrere del tempo con lui. Guardò davvero avanti — al suo futuro e al suo potenziale. Sin da quando era adolescente, lei aveva sostenuto che le sarebbe piaciuto “sposare un contadino”,17 ed era felice che Ezra avesse il desiderio di stabilirsi nella fattoria di famiglia a Whitney, nell’Idaho. Tuttavia, sentiva che lui aveva bisogno prima di terminare gli studi. In seguito disse: “Pregai e digiunai perché il Signore mi aiutasse a sapere come potevo aiutarlo a essere un più grande aiuto per il suo prossimo. Giunsi alla conclusione che se il vescovo pensava che fossi degna, mi avrebbe chiamata in missione. La Chiesa veniva al primo posto per Ezra, quindi sapevo che non sarebbe stato contrario”.18

Ezra fu sorpreso quando, dopo che lui e Flora avevano ricominciato a corteggiarsi, lei gli disse di aver accettato una chiamata a svolgere una missione nelle isole Hawaii. Fu messa a parte il 25 agosto 1924, e partì il giorno successivo. Subito dopo la sua partenza, Ezra scrisse nel suo diario: “Eravamo entrambi felici perché sentivamo che il futuro aveva tanto da offrirci e che questa separazione ci avrebbe ricompensati in seguito. Tuttavia è difficile vedere le proprie speranze sfumare. Ma anche se a volte avevamo pianto per questo, abbiamo ricevuto da Lui rassicurazione che tutto sarebbe andato nel migliore dei modi”.19

E tutto andò veramente nel migliore dei modi. Usando le parole del suo presidente di missione, Flora fu “una missionaria molto brava e decisa”20 che diede “il cuore e l’anima, il tempo e i talenti all’opera del Signore”.21 Ella supervisionò l’organizzazione della Primaria in alcune zone della missione, insegnò ai bambini di una scuola elementare, servì nel tempio e partecipò all’impegno di rafforzare i Santi degli Ultimi Giorni locali. Per un certo periodo servì anche come collega di missione di sua madre vedova, Barbara Amussen, che fu chiamata a svolgere una breve missione. Questa coppia madre-figlia incontrò un uomo che si era unito alla Chiesa anni prima negli Stati Uniti grazie all’impegno del padre di Flora, Carl Amussen. Il convertito da allora si era allontanato dall’attività nella Chiesa, ma Flora e sua madre lo aiutarono a integrarsi e a tornare in Chiesa.22

Mentre Flora era via, Ezra si tenne impegnato. Lui e suo fratello Orval comprarono la fattoria di famiglia e continuarono la loro istruzione. Per un periodo, Ezra frequentò la Brigham Young University a Provo, nello Utah, mentre Orval rimase a Whitney a prendersi cura della fattoria. Erano d’accordo che quando Ezra avrebbe finito l’università, sarebbe tornato alla fattoria mentre Orval avrebbe svolto la missione e completato la scuola. Deciso a finire presto i suoi studi presso la BYU, Ezra seguì un programma di studi intenso. Partecipò anche agli eventi sociali presso l’università, compresi i balli, le feste e le produzioni teatrali.

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President Ezra Taft Benson in cap and gown, graduation

Ezra Taft Benson quando si è laureato alla Brigham Young University nel 1926

Sebbene Ezra fu eletto “uomo più popolare della BYU” durante il suo ultimo anno di scuola, nessuno riuscì a distogliere la sua attenzione da Flora. In seguito disse che al termine della missione di lei nel giugno 1926, egli era “ansioso” di vederla, anche se insisteva nel dire che non aveva “aspettato” il suo ritorno.23 Lui si laureò con lode solo qualche mese prima del ritorno di lei.

L’inizio di una vita insieme

Un mese dopo il ritorno di Flora dalla missione, lei ed Ezra annunciarono il loro fidanzamento. Certe persone continuavano a mettere in dubbio la scelta di Flora. Non capivano perché una donna così raffinata, ricca e popolare dovesse accontentarsi di un contadino. Ma lei continuava a dire che aveva “sempre voluto sposare un contadino”.24 Diceva che Ezra “era pratico, sensibile e serio”. Osservò anche: “Era gentile con i suoi genitori, e sapevo che se rispettava loro, avrebbe rispettato anche me”.25 Riconobbe che egli era “un diamante grezzo”, e disse: “Farò tutto quanto è in mio potere per aiutarlo a essere conosciuto e apprezzato, non solo in questa piccola comunità, ma in tutto il mondo”.26

Flora ed Ezra furono suggellati il 10 settembre 1926 nel Tempio di Salt Lake dall’anziano Orson F. Whitney, del Quorum dei Dodici Apostoli. L’unica festa dopo il matrimonio fu una colazione per parenti e amici. Dopo la colazione, la nuova coppia partì immediatamente sul pick-up della Ford modello T per Ames, nell’Iowa, dove Ezra era stato accettato per un master in scienze economiche applicate all’agricoltura presso l’Iowa State College of Agriculture and Mechanical Arts (ora diventato Iowa State University of Science and Technology).

Gran parte del loro viaggio fu su strade polverose e in terre scarsamente abitate. Lungo la strada passarono otto notti in una tenda sgangherata. Quando arrivarono ad Ames, affittarono un appartamento a un isolato dal campus. L’appartamento era molto piccolo, e i Benson condividevano lo spazio con una grande famiglia di scarafaggi, ma Ezra disse che “molto presto sembrò come uno dei cottage più accoglienti che si potessero immaginare”.27 Ezra si dedicò nuovamente alla sua istruzione. Meno di un anno dopo, a seguito di infinite ore di studio, lezioni e relazioni scritte, egli ottenne il master. La coppia, che a quel tempo aspettava il primo figlio, tornò nella fattoria dei Benson a Whitney.

Equilibrio tra opportunità professionali e chiamate nella Chiesa

Quando i Benson tornarono a Whitney, Ezra si dedicò totalmente alla gestione quotidiana della fattoria, che includeva la mungitura delle mucche, l’allevamento dei maiali e dei polli, la cura delle barbabietole da zucchero, del grano, dell’erba medica e di altre colture. Orval fu chiamato a svolgere una missione a tempo pieno in Danimarca.

Meno di due anni dopo, i funzionari del governo locale offrirono a Ezra un lavoro come agente di contea per l’agricoltura. Con l’incoraggiamento di Flora, Ezra accettò la posizione, anche se ciò significava lasciare la fattoria e trasferirsi nella vicina città di Preston. Fu incaricato un contadino locale di occuparsi della fattoria fino al ritorno di Orval.

Tra le sue nuove responsabilità, Ezra doveva dare consigli ai contadini locali riguardo ai problemi che influivano sulla loro produttività. Più di ogni altra cosa, egli riteneva che i contadini avessero bisogno di migliori capacità di marketing, un aspetto che era diventato sempre più importante dopo l’inizio della Grande Depressione, e che lui, con la sua istruzione in economia agricola, era in grado di fornire. Egli incoraggiò i contadini a partecipare alle cooperative agricole, che avrebbero permesso loro di tagliare i costi e di ottenere i prezzi migliori per il lavoro.28

Le capacità di Ezra nella gestione in campo agricolo generarono altre opportunità di lavoro. Dal 1930 al 1939, egli lavorò come economista e specialista agricolo per la University of Idaho Extension Division di Boise, la capitale dello stato dell’Idaho. Tali responsabilità furono interrotte tra l’agosto 1936 e il giugno 1937, quando i Benson si trasferirono in California in modo che Ezra potesse studiare economia agricola presso la University of California a Berkeley.

Anche con le pressanti responsabilità che avevano al lavoro e a casa, Ezra e Flora Benson trovavano il tempo di servire nella Chiesa. A Whitney, Preston e Boise, furono chiamati a insegnare e guidare i giovani.29 Accolsero tali chiamate con entusiasmo, con la convinzione che “i giovani sono il futuro”.30 Ezra ebbe anche la possibilità di aiutare nel lavoro missionario locale.31 A Boise, Ezra fu chiamato a servire come consigliere in una presidenza di palo. Continuò a servire in quella chiamata anche durante il periodo in cui lui e la sua famiglia vissero in California. Il Palo di Boise crebbe rapidamente, e nel novembre 1938, l’anziano Melvin J. Ballard, del Quorum dei Dodici Apostoli, divise il palo in tre pali. Ezra Taft Benson fu chiamato a servire come uno dei tre presidenti di palo.

Nel gennaio 1939, Ezra fu sorpreso nel ricevere l’offerta di essere il segretario esecutivo del National Council of Farmer Cooperatives [il Consiglio nazionale delle cooperative agricole] a Washington, D.C. Egli si consigliò con Flora riguardo a questa opportunità. Poiché era stato messo a parte come presidente di palo solo due mesi prima, egli contattò anche la Prima Presidenza per chiedere consiglio. I Fratelli lo incoraggiarono ad accettare l’incarico, e lui e la sua famiglia salutarono gli amici di Boise nel marzo 1939 e si trasferirono a Bethesda, nel Maryland, vicino a Washington, D.C. Nel giugno 1940 fu nuovamente chiamato a servire come presidente di palo, questa volta nel palo appena organizzato di Washington, a Washington, D.C.

Una famiglia unita e affettuosa

Ezra e Flora Benson hanno sempre ricordato l’importanza eterna del loro rapporto reciproco e con i loro figli, con i loro anziani genitori e con i loro fratelli. La loro enfasi sul mantenere una famiglia unita era più di un senso del dovere: si amavano l’un l’altra sinceramente, e volevano stare insieme — in questa vita e per tutta l’eternità.

Le molte responsabilità di Ezra nelle chiamate di Chiesa e negli incarichi professionali spesso lo tenevano lontano da casa. A volte le espressioni dei figli piccoli enfatizzavano questo aspetto. Ad esempio, una domenica mattina, mentre stava per andare a una riunione di Chiesa, la figlia Barbara disse: “Arrivederci, papà; e torna a trovarci qualche volta”.32 Per Flora fu una sfida crescere i loro sei figli con il marito così spesso assente, e talvolta ammise di provare un sentimento di “solitudine e un po’ di scoraggiamento”.33 Eppure, malgrado tutto, lei amava i suoi ruoli di moglie e madre, ed era felice per la devozione del marito al Signore e alla famiglia. In una lettera a Ezra, ella scrisse: “Come sempre i giorni sembrano mesi da quando sei partito […] Ma se tutti gli uomini […] amassero e vivessero la loro religione come fai tu, ci sarebbe davvero poco dolore e poca sofferenza […] Sei sempre tanto devoto alla tua famiglia e pronto in ogni momento ad aiutare le persone che sono nel bisogno”.34

Ezra mostrava la sua devozione ogni volta che era a casa. Si prendeva il tempo per ridere e giocare con i suoi sei figli, ascoltarli, chiedere la loro opinione su questioni importanti, insegnare il Vangelo, aiutare nei lavori di casa e passare del tempo con ciascuno di loro individualmente. I figli traevano conforto e forza dall’amore che i genitori provavano insieme per loro. (Poiché la famiglia era talmente importante per Ezra Taft Benson, questo libro contiene due capitoli dei suoi insegnamenti sull’argomento. Questi capitoli, intitolati “Matrimonio e famiglia — ordinati da Dio” e “La sacra chiamata di padre e di madre”, includono ricordi dei figli dei Benson riguardo alla casa amorevole della loro infanzia).

La chiamata all’apostolato

Nell’estate del 1943 Ezra lasciò il Maryland con il figlio Reed per visitare diverse cooperative agricole in California come parte delle sue responsabilità nel National Council of Farmer Cooperatives [il Consiglio nazionale delle cooperative agricole]. Programmò anche un incontro con i dirigenti della Chiesa a Salt Lake City e la visita dei familiari nell’Idaho.

Il 26 luglio, dopo aver raggiunto gli obiettivi del viaggio, tornarono a Salt Lake City prima di ripartire per casa. Appresero che il presidente David O. McKay, con cui Ezra si era incontrato meno di due settimane prima, lo stava cercando. Ezra chiamò il presidente McKay, che gli disse che il presidente Heber J. Grant, allora presidente della Chiesa, voleva parlargli. Ezra e Reed furono accompagnati in macchina alla residenza estiva del presidente Grant che distava pochi minuti dal centro di Salt Lake City. Quando arrivarono, “Ezra fu subito fatto accomodare nella camera in cui l’anziano profeta stava riposando. Su richiesta del presidente, Ezra chiuse la porta e si accomodò su una sedia vicino al suo letto. Il presidente Grant prese la mano destra di Ezra tra le sue mani e, con le lacrime agli occhi, gli disse semplicemente: ‘Fratello Benson, con tutto il mio cuore mi congratulo con lei, su cui invoco le benedizioni di Dio. Lei è stato scelto come più giovane membro del Consiglio dei Dodici Apostoli’”.35

Ezra raccontò l’esperienza nel suo diario:

“L’annuncio sembrava incredibile e impossibile […] Per alcuni minuti riuscii solo a dire: ‘Oh, presidente Grant, non può essere!’ e devo averlo ripetuto diverse volte prima di riuscire a raccogliere i miei pensieri abbastanza da rendermi conto di ciò che era accaduto […] Lui mi tenne la mano per tanto tempo mentre piangevamo entrambi […] Per più di un’ora rimanemmo insieme da soli, per gran parte del tempo con le mani unite. Nonostante fosse debole, la sua mente era lucida e attenta, e rimasi profondamente colpito dal suo spirito dolce, gentile e umile che sembrava scrutare la mia anima.

Mi sentivo talmente debole e indegno che le sue parole di conforto e rassicurazione furono doppiamente apprezzate. Tra le altre cose, egli dichiarò: ‘Il Signore ha un modo per magnificare gli uomini che sono chiamati a posizioni di dirigenza’. Quando, nella mia debolezza, fui in grado di dichiarare che amavo la Chiesa, egli disse: ‘Lo sappiamo, e il Signore vuole degli uomini pronti a dare tutto per la Sua opera’”.36

Dopo quest’intervista, Ezra e Reed furono accompagnati a casa del presidente McKay. Lungo la strada Ezra non disse niente della sua esperienza con il presidente Grant, e Reed non chiese. Quando arrivarono a casa dei McKay, il presidente McKay disse a Reed che cosa era successo. Allora Ezra e Reed si abbracciarono.

Ezra non riuscì a riposare quella notte mentre lui e Reed tornavano a casa in treno. Il giorno dopo telefonò a Flora e le disse della sua chiamata all’apostolato. Egli ricordò: “Lei mi disse che si sentiva bene ed espresse la sua completa fiducia nel fatto che ero all’altezza. Fu rassicurante parlare con lei. Ha sempre dimostrato di avere più fede in me di quanta ne avessi io stesso”.37

Nelle settimane successive, Ezra e Flora fecero i preparativi per trasferirsi nello Utah, ed Ezra fece tutto il possibile per agevolare l’inserimento del suo successore nel National Council of Farmer Cooperatives [il Consiglio nazionale delle cooperative agricole]. Lui e Spencer W. Kimball furono sostenuti quali membri del Quorum dei Dodici Apostoli il 1° ottobre 1943, e furono ordinati apostoli il 7 ottobre: l’anziano Kimball fu ordinato per primo.

Iniziò così il ministero dell’anziano Ezra Taft Benson come uno dei “testimoni speciali del nome di Cristo in tutto il mondo” (DeA 107:23).

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Quorum of the Twelve ca. 1950 [Back Row Left to Right: Delbert L. Stapley, Henry D. Moyle, Matthew Cowley, Mark E. Petersen, Harold B. Lee, Ezra Taft Benson, Spencer W. Kimball; Front Row Left to Right: John A. Widtsoe, Stephen L. Richards, David O. McKay, Joseph Fielding Smith, Joseph F. Merrill, A.E. Bowen.

Il Quorum dei Dodici Apostoli tra l’ottobre 1950 e l’aprile 1951. In piedi, da sinistra a destra: Delbert L. Stapley; Henry D. Moyle; Matthew Cowley; Mark E. Petersen; Harold B. Lee; Ezra Taft Benson; Spencer W. Kimball. Seduti, da sinistra a destra: John A. Widtsoe; Stephen L Richards; David O. McKay, presidente del Quorum dei Dodici; Joseph Fielding Smith, presidente facente funzione; Joseph F. Merrill; Albert E. Bowen.

Rifornimento di cibo, indumenti e speranza nell’Europa del dopoguerra

Il 22 dicembre 1945 il presidente George Albert Smith, allora presidente della Chiesa, indisse una riunione speciale della Prima Presidenza e del Quorum dei Dodici Apostoli. Annunciò che la Prima Presidenza si era sentita ispirata a inviare un apostolo a presiedere alla Missione Europea e a supervisionare l’impegno della Chiesa laggiù. La Seconda guerra mondiale era terminata durante quell’anno e molte nazioni europee stavano iniziando a riprendersi dalla diffusa distruzione causata dalla guerra. La Prima Presidenza sentiva che l’anziano Ezra Taft Benson fosse l’uomo giusto per quel lavoro.

Questa notizia fu “un grande shock” per l’anziano Benson, che era il più nuovo e giovane membro del quorum. Come accadde per la chiamata in missione di suo padre trentaquattro anni prima, questo incarico avrebbe richiesto che lui si separasse dalla sua giovane famiglia. La Prima Presidenza non sapeva dire quanto tempo sarebbe servito. Tuttavia egli li rassicurò che sua moglie e i suoi figli lo avrebbero sostenuto, ed espresse la sua totale disponibilità a servire.38 In seguito egli descrisse l’incarico che aveva accettato:

“La portata dell’incarico sembrava schiacciante. [La Prima Presidenza] ci aveva dato una sfida composta da quattro punti: primo, occuparsi degli affari spirituali della Chiesa in Europa; secondo, lavorare per rendere disponibili cibo, indumenti e coperte ai nostri santi sofferenti in ogni parte d’Europa; terzo, dirigere la riorganizzazione delle varie missioni d’Europa e, quarto, preparare il ritorno dei missionari in quei paesi”.39 Ma il presidente Smith gli fece questa confortante promessa: “Non sono affatto preoccupato per lei. Sarà al sicuro come in qualsiasi altro posto del mondo se si prende cura di se stesso, e sarà in grado di compiere una grande opera”.40

L’anziano Benson descrisse ciò che accadde quando portò la notizia a sua moglie e ai suoi figli: “Durante una conversazione dolce e straordinaria, santificata dalle lacrime, Flora espresse amorevole gratitudine e mi assicurò il suo sostegno con tutto il cuore. A cena parlai con i figli, che furono sorpresi, interessati, e totalmente leali”.41

Quando l’anziano Benson e il suo collega, Frederick W. Babbel, arrivarono in Europa, furono afflitti dalla malattia, dalla povertà e dalla devastazione che videro attorno a loro. Per esempio, in una lettera indirizzata a Flora, l’anziano Benson descrisse quanto certe madri furono grate di ricevere in dono del sapone, aghi e filo, e un’arancia. Non vedevano cose simili da anni. L’anziano Benson si rese conto che, con le scarse razioni che avevano ricevuto in passato, “avevano patito la fame per cercare di dare di più ai loro figli, secondo il vero spirito materno”.42 Raccontò di riunioni di Chiesa tenute in “edifici bombardati” e in “quasi totale oscurità”.43 Parlò dei rifugiati come di “anime povere e indesiderate […] scacciate dalle loro case, una volta felici, verso destinazioni sconosciute”.44 Parlò anche di miracoli tra gli orribili risultati della guerra.

Un miracolo fu evidente nella vita dei Santi degli Ultimi Giorni in tutta Europa. Mentre si stava recando lì, l’anziano Benson si chiedeva in che modo i santi lo avrebbero ricevuto. “I loro cuori sarebbero stati pieni di amarezza? Vi sarebbe stato dell’odio? Si sarebbero rivoltati contro la Chiesa?” Egli fu ispirato da ciò che trovò:

“Quando guardai i loro volti pallidi, magri, quando vidi che molti di quei santi erano vestiti di stracci, alcuni addirittura a piedi nudi, vidi anche la luce della fede nei loro occhi e li ascoltai portare testimonianza della divinità di questa grande opera degli ultimi giorni ed esprimere la loro gratitudine per le benedizioni del Signore. […]

Scoprimmo che i nostri membri erano andati avanti in un modo meraviglioso. La loro fede era forte, la loro devozione era maggiore e la loro dedizione insuperabile. Non trovammo quasi amarezza o disperazione. C’era uno spirito di amicizia e fratellanza che si era esteso da una missione all’altra, e mentre viaggiavamo, i santi ci chiedevano i portare i loro saluti ai loro fratelli e sorelle in altri paesi, anche se le loro nazioni erano state in guerra solo fino a qualche mese prima”. Anche i rifugiati “cantavano gli inni di Sion […] con fervore” e “si inginocchiavano in preghiera mattino e sera e rendevano testimonianza […] delle benedizioni del Vangelo”.45

Un altro miracolo fu la forza del Programma di benessere della Chiesa. Questo impegno, che era iniziato meno di dieci anni prima, aveva salvato la vita di molti Santi degli Ultimi Giorni in Europa. I santi furono benedetti per aver abbracciato i principi del programma di benessere. Si aiutarono vicendevolmente nelle loro necessità condividendo cibo, vestiario e altri prodotti, e piantarono persino degli orti in case bombardate. Furono anche benedetti perché i Santi degli Ultimi giorni di altre parti del mondo donarono dei beni per aiutarli: approssimativamente duemila tonnellate di approvvigionamenti. L’anziano Benson riferì di dirigenti della Chiesa che piansero alla vista dei beni primari che poterono distribuire ai membri locali, e disse di essere stato davanti a delle congregazioni in cui si era stimato che l’ottanta percento dell’abbigliamento indossato proveniva dal programma di benessere.46 A un discorso della Conferenza generale che tenne poco dopo essere tornato a casa, egli disse: “Fratelli e sorelle, avete bisogno di altre prove della necessità di questo programma e dell’ispirazione che ci sta dietro? […] Io vi dico che Dio dirige questo programma. È ispirato!”47

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Ezra Taft Benson in Bergen, Norway. Caption: "Inspecting welfare supplies with Pres. Petersen in mission office basement." Collection Summary: Black-and-white views taken during Benson's February-December 1946 mission to postwar Europe to meet with Latter-day Saints, direct distribution of welfare supplies, and arrange for resumption of missionary work.

L’anziano Benson, a destra, supervisiona gli approvvigionamenti del benessere a Bergen, in Norvegia.

L’anziano Benson e il fratello Babbel sperimentarono un altro miracolo ricorrente quando il Signore aprì la strada affinché potessero viaggiare tra le nazioni devastate dalla guerra. Ogni volta l’anziano Benson chiedeva agli ufficiali militari il permesso di entrare in certe regioni per incontrare i santi e distribuire gli approvvigionamenti. E ogni volta riceveva sostanzialmente la stessa risposta da quegli ufficiali e da altri: “Non vi rendete conto che c’è stata la guerra qui? A nessun civile è permesso entrare”. E ogni volta, dopo aver guardato quegli ufficiali negli occhi e aver spiegato con calma la sua missione, lui e il fratello Babbel ricevevano il permesso di entrare e di compiere ciò per cui il Signore li aveva mandati lì.48

Dopo circa undici mesi, l’anziano Benson fu sostituito dall’anziano Alma Sonne, un assistente dei Dodici che serviva in Europa con sua moglie Leona. Il fratello Babbel rimase ad assistere i Sonne. Dal momento in cui l’anziano Benson lasciò Salt Lake City il 29 gennaio 1946, al momento in cui vi fece ritorno il 13 dicembre 1946, egli aveva percorso 61.236 miglia (quasi centomila chilometri). L’anziano Benson sentiva che la missione era stata un successo, ma fu pronto a dire: “Conosco la fonte del successo che è risultato dal nostro lavoro. Mai una volta ho sentito che sarebbe stato possibile, per me o per i miei colleghi, compiere la missione alla quale eravamo stati assegnati, senza il potere direttivo dell’Onnipotente”.49 Il successo della missione poteva essere valutato dalla forza della Chiesa nelle nazioni europee, dove era stata di nuovo organizzata ed era in crescita. Il successo si poteva anche vedere nella vita dei singoli santi — persone come un uomo che una volta, molti anni dopo, avvicinò il presidente Thomas S. Monson durante una riunione a Zwickau, in Germania. Egli chiese al presidente Monson di portare i suoi saluti a Ezra Taft Benson. Poi esclamò: “Mi ha salvato la vita. Mi ha dato cibo da mangiare e vestiti da indossare. Mi ha dato speranza. Dio lo benedica!”50

Patriottismo, politica e servizio nel governo degli Stati Uniti

Mentre l’anziano Benson era lontano da casa, ricordò qualcosa che aveva a cuore sin dalla sua giovinezza: essere cittadino degli Stati Uniti d’America. Da suo padre, George Taft Benson Jr, aveva imparato l’amore per la sua terra natia e i principi su cui era stata fondata. Aveva appreso che la Costituzione degli Stati Uniti d’America — il documento che governava le leggi della nazione — era stato preparato da uomini ispirati. Riteneva importante il diritto di voto, e ricordò sempre una conversazione che aveva avuto con suo padre dopo un’elezione. George aveva pubblicamente sostenuto un certo candidato, e aveva persino pregato per quest’uomo durante le preghiere familiari. Dopo che George venne a sapere che il suo candidato aveva perso le elezioni, Ezra lo sentì pregare per l’uomo che aveva vinto. Ezra chiese a suo padre perché pregava per un candidato che non aveva scelto. “Figliolo”, rispose George, “Penso che avrà bisogno delle nostre preghiere ancor di più di quanto ne avrebbe avuto il mio candidato”.51

Nell’aprile 1948 l’anziano Benson tenne il primo di molti discorsi della Conferenza generale che si concentravano sulla “missione profetica” degli Stati Uniti d’America e l’importanza della libertà. Egli testimoniò che il Signore aveva preparato gli Stati Uniti “come culla della libertà” in modo che il Vangelo potesse esservi restaurato.52 “Siamo seguaci del Principe della Pace”, insegnò verso la fine del discorso “e dovremmo ridedicare la nostra vita a diffondere la verità e la rettitudine e la conservazione della […] libertà”.53 In un discorso successivo parlò degli Stati Uniti d’America come “sede delle operazioni del Signore in questi ultimi giorni”.54

L’anziano Benson preannunciò delle minacce alla libertà negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Spesso parlava con forza contro “i sistemi [di governo] coercitivi degli uomini, che sono contrari ai principi eterni”.55 Ammonì anche riguardo ad altre influenze che minacciavano la libertà, incluse le forme di divertimento immorali, la mancanza di rispetto per il giorno del Signore, l’autocompiacimento e i falsi insegnamenti.56 Incoraggiò i Santi degli Ultimi Giorni di tutto il mondo a usare la loro influenza per far sì che delle persone sagge e buone venissero elette a ricoprire cariche pubbliche.57 Egli dichiarò: “La predicazione efficace del Vangelo può essere fiorente solo in un’atmosfera di libertà. Sì, noi tutti diciamo che amiamo la libertà. Ma non è sufficiente. Dobbiamo proteggere e salvaguardare ciò che amiamo. Dobbiamo salvare la libertà”.58

Il 24 novembre 1952 le forti parole di patriottismo dell’anziano Benson furono messe alla prova quando ricevette l’invito a servire il suo paese. Andò a New York City su invito di Dwight D. Eisenhower, che era appena stato eletto presidente degli Stati Uniti. Il neo presidente Eisenhower stava prendendo in considerazione l’anziano Benson per il consiglio dei ministri, in altre parole perché fosse uno dei suoi consiglieri principali, nella posizione di ministro dell’agricoltura per tutta la nazione. L’anziano Benson fu onorato da tale attenzione. In seguito disse: “Però non volevo quel lavoro […] Nessuno sano di mente, mi dissi, avrebbe accettato di essere il ministro dell’agricoltura in tempi come quelli […] Sapevo cosa richiedeva quella posizione: conflitti distruttivi, pressioni intense e problemi complicati. […]

Ma non erano solo i problemi e le pressioni a preoccuparmi. Tutti li abbiamo. Come molti americani, ero riluttante a entrare attivamente in politica. Certo, volevo che fossero eletti e incaricati al governo uomini con grandi ideali e un buon carattere, ma quello ero molto diverso dal partecipare in prima persona. […]

E, soprattutto, ero più che soddisfatto del lavoro che stavo già svolgendo come membro del Consiglio dei Dodici […] Non desideravo né intendevo fare un cambiamento”.59

Prima di andare a incontrare il neo presidente Eisenhower, l’anziano Benson andò a cercare consiglio dal presidente David O. McKay, che a quel tempo era il presidente della Chiesa. Il presidente McKay gli disse: “Fratello Benson, ho le idee chiare sulla questione. Se arriva l’opportunità nel giusto spirito, credo che dovrebbe accettare”.60 Questo consiglio diretto, unito al desiderio di base dell’anziano Benson di “lottare efficacemente per le [sue] convinzioni di americano” lo portarono a quello che definì “un dibattito interiore”.61

Quando il presidente Eisenhower e l’anziano Benson si incontrarono per la prima volta, non ci volle molto prima che il neo presidente offrisse all’anziano Benson la posizione di ministro dell’agricoltura. L’anziano Benson elencò immediatamente le ragioni per cui poteva non essere l’uomo giusto per quel lavoro, ma il presidente Eisenhower non si arrese. Egli disse: “Abbiamo un lavoro da fare. Francamente, non volevo essere presidente quando è iniziata la pressione. Ma si non può rifiutare di servire l’America. La voglio nella mia squadra, e non può dire di no”.62

“Questo funzionò”, raccontò l’anziano Benson. “Le condizioni previste dal consiglio del presidente McKay erano state soddisfatte. Anche se sentivo di aver già ricevuto dalla mia chiesa ciò che ai miei occhi era un onore più grande di quello che può conferire un governo, e glielo dissi, accettai la responsabilità di diventare ministro dell’agricoltura e di servire per non meno di due anni, se mi voleva così a lungo”.63

Subito dopo aver accettato la posizione, l’anziano Benson accompagnò il neo presidente Eisenhower a una conferenza stampa, dove fu annunciato il suo incarico alla nazione. Subito dopo la conferenza, tornò nel suo albergo. Telefonò a Flora e le disse che il neo presidente Eisenhower gli aveva chiesto di servire e che lui aveva accettato l’invito.

Lei rispose: “Sapevo che l’avrebbe fatto. E sapevo che tu avresti accettato”.

Lui spiegò: “Significa assumersi una grandissima responsabilità, e molti problemi per entrambi”.

“Lo so”, rispose lei, “ma questa sembra essere la volontà di Dio”.64

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President Ezra Taft Benson being sworn in as the Secretary of Agriculture

L’anziano Benson presta giuramento come ministro dell’agricoltura degli Stati Uniti davanti al giudice Fred M. Vinson, sotto lo sguardo del presidente Dwight D. Eisenhower

L’anziano Benson si aspettava che la sua amministrazione come ministro dell’agricoltura fosse un’esperienza molto difficile per lui e la sua famiglia. Ma egli insisteva che non stava cercando di “vincere una gara di popolarità” — ma che semplicemente voleva “servire l’agricoltura e servire l’America”65 — e adottò questo promessa personale: “È una buona strategia difendere ciò che è giusto, anche quando non è popolare. Forse, dovrei dire, specialmente quando è impopolare”.66 E fortunatamente non si preoccupava della popolarità; rimanendo fedele alle sue convinzioni, la sua popolarità tra politici e cittadini oscillava drasticamente. A volte le persone volevano che abbandonasse il suo incarico di ministro dell’agricoltura.67 Altre volte, suggerivano che sarebbe stata un’ottima scelta per la vicepresidenza degli Stati Uniti.68

Anche nel suo ruolo di dirigente del governo, l’anziano Benson rese manifesti i suoi ideali cristiani, la sua testimonianza del vangelo restaurato e la sua devozione alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Ogniqualvolta teneva una riunione con i colleghi del Dipartimento dell’Agricoltura, la riunione cominciava con una preghiera.69 Mandò al presidente Eisenhower dei passi del Libro di Mormon che profetizzavano il destino degli Stati Uniti d’America, e il presidente in seguito disse di averli letti “con grandissimo interesse”.70 Regalò anche copie del Libro di Mormon a molti altri dirigenti nel mondo.71 Nel 1954, Edward R. Murrow, un giornalista famoso negli Stati Uniti, chiese all’anziano Benson il permesso di riprendere la famiglia Benson per un programma del venerdì sera intitolato “Person to Person”. Subito l’anziano e la sorella Benson rifiutarono, ma in seguito accettarono dopo aver ascoltato il figlio Reed, che riconobbe nell’invito una grande opportunità missionaria. Il 24 settembre 1954, persone di tutta la nazione seguirono in diretta una serata familiare improvvisata a casa Benson. Il signor Murrow ricevette più posta dai fan in seguito a quel programma di quanta ne avesse mai ricevuta in altre occasioni. Persone da tutto il paese e di diverse religioni scrissero per ringraziare i Benson per il loro splendido esempio.72

L’anziano Benson servì come ministro dell’agricoltura per otto anni, per tutto il periodo in cui il presidente Eisenhower fu alla guida degli Stati Uniti. Il presidente McKay disse che il lavoro dell’anziano Benson avrebbe “fatto onore per sempre alla Chiesa e alla nazione”.73 Ripensando a quegli anni trascorsi sotto i riflettori della nazione, disse: “Amo questo grande paese. È stato un onore servire”.74 Fece anche il seguente commento: “Se dovessi rifarlo, seguirei per lo più lo stesso corso”.75 Guardando avanti alla continuazione del suo ministero come apostolo, egli disse: “Ora dedicherò il mio tempo all’unica cosa che amo di più dell’agricoltura”.76

Anche se il servizio per il governo prestato dall’anziano Benson terminò nel 1961, il suo amore per il suo paese e il principio della libertà continuarono. In molti dei suoi discorsi alla Conferenza generale egli si concentrò su quegli argomenti. Si riferì agli Stati Uniti d’America dicendo: “Una terra che amo con tutto il cuore”.77 Disse anche: “Apprezzo il patriottismo e l’amore per il proprio paese in tutte le nazioni”.78 Nel consigliare tutti i Santi degli Ultimi Giorni di amare il loro paese, egli insegnò: “Il patriottismo è qualcosa di più dello sventolare le bandiere e del pronunciare parole animose. È come reagiamo ai problemi pubblici. Ridedichiamoci come patrioti nel vero senso della parola”.79 “A differenza degli opportunisti politici, i veri statisti danno più valore ai principi che alla popolarità e lavorano per dare popolarità a quei principi politici che sono saggi e giusti”.80

Un testimone speciale del nome di Cristo

Quale apostolo del Signore Gesù Cristo, l’anziano Ezra Taft Benson obbediva al comando di “[andare] per tutto il mondo e [predicare] l’evangelo ad ogni creatura” (Marco 16:15) e di “aprire la porta mediante la proclamazione del Vangelo di Gesù Cristo” (DeA 107:35). Egli servì in molte parti del mondo, visitando le missioni e insegnando alle persone.

Lui teneva molto al privilegio di incontrarsi con i Santi degli Ultimi Giorni. In un discorso della Conferenza generale commentò: “Al mio ritorno dalla visita a qualche palo, a volte ho detto a mia moglie che non so esattamente come sarà il paradiso, ma non potrei chiedere nulla di meglio che avere il piacere e la gioia di stare insieme al tipo di uomini e di donne che incontro tra i dirigenti dei pali e dei rioni di Sion e delle missioni della terra. Siamo davvero tanto benedetti”.81 In un altro discorso egli disse: “C’è un vero spirito di fratellanza e integrazione nella Chiesa. È una cosa possente, intangibile, ma molto reale. Lo sento, come anche i miei colleghi, quando viaggiamo tra i pali e i rioni di Sion e per le missioni della terra […] C’è sempre quel sentimento di amicizia e fratellanza. È una delle cose piacevoli che derivano dall’essere membri della Chiesa e del regno di Dio.82

L’anziano Benson amava anche portare la sua testimonianza del Salvatore a persone di altre fedi. Ad esempio, nel 1959 andò con la sorella Benson e quattro membri del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti a visitare quattro paesi, inclusa l’Unione Sovietica. Anche se era lì in virtù della sua nomina di ministro dell’agricoltura, la sua testimonianza apostolica toccò il cuore di molti. Egli raccontò:

“Lungo la strada per l’aeroporto, la nostra ultima sera a Mosca […] menzionai a una delle nostre guide la mia delusione per non aver avuto la possibilità di visitare una chiesa in Russia. Questi disse qualche parola all’autista, l’automobile girò di scatto nel mezzo di un viale e alla fine arrivammo davanti a un vecchio edificio ricoperto di stucco lungo una strada di ciottoli buia e stretta, non lontana dalla Piazza Rossa. Si trattava della Chiesa Battista Centrale.

Era una serata piovosa e sgradevole di ottobre con un’atmosfera gelida. Ma quando entrammo nella chiesa la trovammo piena di persone che stavano nella sala, all’entrata e anche per strada. Scoprimmo che ogni domenica, martedì e giovedì si riuniva una folla simile.

Guardai i volti delle persone. Molte erano di mezza età o più anziane, ma c’era un numero sorprendente di giovani. Quattro su cinque erano donne, la maggior parte delle quali aveva il capo coperto dalle sciarpe. Fummo scortati in un posto vicino al pulpito. […]

Il ministro pronunciò alcune parole, poi l’organo suonò un paio di note e iniziò un inno che la congregazione cantò all’unisono. Sentire mille o millecinquecento voci che si levavano insieme è stata una delle esperienze più toccanti della mia vita. In virtù della comune fede cristiana, essi ci porsero un messaggio di benvenuto che creò un ponte su tutte le differenze di linguaggio, di governo e di storia. E mentre io cercavo di ritrovare l’equilibrio dopo questa esperienza commovente, il ministro mi chiese, per mezzo di un interprete, di rivolgermi alla congregazione.

Mi ci volle un attimo di grande sforzo per controllare sufficientemente i miei sentimenti e accettare. Poi dissi, in parte: ‘È molto gentile da parte vostra chiedermi di parlare.

Vi porto i saluti di milioni e milioni di persone di chiesa in America e in tutto il mondo’. E improvvisamente fu la cosa più naturale del mondo parlare a questi altri cristiani delle più sacre verità conosciute all’uomo.

Il nostro Padre Celeste non è molto lontano. Egli può essere molto vicino a noi. Dio vive. Io so che Egli vive. Egli è nostro Padre; Gesù Cristo, il Redentore del mondo, veglia su questa terra. Egli dirige ogni cosa. Non temete, osservate i Suoi comandamenti, amatevi l’un l’altro, pregate per la pace, e tutto andrà bene’.

A mano a mano che ogni frase veniva tradotta per la congregazione, vedevo che le donne tiravano fuori il fazzoletto e, per ripetere le parole dette da un osservatore, cominciavano ad ‘agitarli come una madre che dà l’addio definitivo al suo unico figlio’. Le loro teste annuivano vigorosamente mentre sussurravano da, da, da! (sì, sì, sì!). Poi notai per la prima volta che anche la galleria era affollata da tante persone che stavano appoggiate ai muri. Guardai una donna anziana che stava dinanzi a me, il capo coperto da una vecchia sciarpa, uno scialle sulle spalle, il volto rugoso e reso sereno dalla fede. Parlai direttamente a lei.

‘Questa vita è solo una parte dell’eternità. Noi vivevamo prima di venire qui come figli spirituali di Dio. Noi vivremo ancora dopo aver lasciato questa vita. Cristo ha spezzato le catene della morte ed è risorto. Tutti noi risorgeremo.

Credo fermamente nella preghiera. È possibile attingere a poteri invisibili che ci danno tanta forza e sono come un’ancora nei momenti di necessità’. A ogni frase che pronunciavo, quel vecchio capo si chinava per assentire. Per quanto anziana, debole e rugosa fosse, quella donna era bellissima nella sua devozione.

Non ricordo tutto ciò che dissi, ma ricordo di essermi sentito sollevato, ispirato dagli sguardi rapiti di questi uomini e donne che stavano dimostrando fermamente la loro fede nel Dio che servivano e amavano.

Per chiudere dissi: ‘Vi lascio la mia testimonianza come servo della Chiesa da molti anni che la verità resisterà. Il tempo è dalla parte della verità. Dio vi benedica e vi protegga tutti i giorni della vostra vita, questa è la mia preghiera, nel nome di Gesù Cristo. Amen’.

In questo modo terminai questo breve discorso non programmato, poiché non riuscivo più a parlare, e mi sedetti. Tutta la congregazione allora iniziò spontaneamente a cantare uno degli inni preferiti della mia fanciullezza: ‘Fino al giorno in cui ci rivedrem’. Lasciammo la chiesa mentre cantavano e mentre percorrevamo la navata laterale, sventolavano i fazzoletti in segno di saluto — sembrava che tutti e millecinquecento ci stessero salutando.

Ho avuto il privilegio di parlare davanti a molte congregazioni in molte parti del mondo, ma l’impatto di quell’esperienza è quasi indescrivibile. Per tutta la vita non dimenticherò mai quella serata.

Raramente, o forse mai, ho sentito tanto intensamente l’unità dell’umanità e il desiderio inestinguibile di libertà del cuore umano come in quel momento. […]

Tornai [a casa] con l’intento di raccontare spesso questa storia, poiché mostra come lo spirito di libertà, lo spirito di fratellanza, lo spirito della religione sopravvivano nonostante tutti gli sforzi per distruggerli”.83

Presidente del Quorum dei Dodici Apostoli

Il 26 dicembre 1973 l’anziano Benson ricevette la notizia inaspettata che Harold B. Lee, il presidente della Chiesa, era deceduto improvvisamente. Con la morte del presidente Lee, i consiglieri della Prima Presidenza presero il loro posto all’interno del Quorum dei Dodici. Quattro giorni dopo, Spencer W. Kimball fu messo a parte quale presidente della Chiesa ed Ezra Taft Benson fu messo a parte come presidente del Quorum dei Dodici Apostoli. Con questa responsabilità il presidente Benson si assunse ulteriori impegni a livello amministrativo. Egli presiedette alle riunioni settimanali di quorum e coordinò il lavoro dei suoi fratelli, inclusi i loro incarichi per presiedere alle conferenze di palo e alle visite delle missioni, e nelle chiamate dei patriarchi di palo. Si assunse anche alcune responsabilità di supervisione di altre Autorità generali. Lo staff amministrativo si prese cura dei compiti d’ufficio per aiutare lui e i suoi fratelli a organizzare il lavoro.84

A una riunione con il Quorum dei Dodici, il presidente Benson espresse questi pensieri sul suo servizio quale loro presidente: “Ho provato molta ansietà per questa grande responsabilità — non un sentimento di timore, perché so che non possiamo fallire in quest’opera […] se facciamo del nostro meglio. So che il Signore ci sosterrà, ma mi preoccupa molto essere chiamato a guidare un gruppo di uomini come voi — di testimoni speciali del Signore Gesù Cristo”.85

Il presidente Benson univa questa umiltà con una caratteristica audacia e insistenza riguardo al duro lavoro. Spesso delegava delle responsabilità agli altri in modo che avessero la possibilità di servire. Si aspettava il meglio da coloro che guidava, proprio come si aspettava il meglio da se stesso. Eppure, anche se era esigente, era gentile. Ascoltava il punto di vista dei suoi fratelli, promuovendo delle discussioni franche durante le riunioni di quorum. Gli anziani Boyd K. Packer, Russell M. Nelson e Dallin H. Oaks, che erano i membri più giovani del Quorum dei Dodici sotto la sua guida, dissero che li incoraggiava sempre a esprimere il loro punto di vista, anche se le loro idee erano diverse dalle sue.86

I membri del Quorum dei Dodici impararono che la guida del presidente Benson si basava su principi immutabili. Ad esempio, egli ripeteva sempre: “Ricordate, Fratelli, in questo lavoro è lo Spirito che conta”.87 Inoltre aveva un metro di misura per prendere tutte le decisioni del quorum. Chiedeva: “Che cos’è meglio per il Regno?” L’anziano Mark E. Petersen, che servì con lui nel Quorum dei Dodici, disse: “La risposta a quella domanda è stata il fattore determinante per ogni questione importante che sia giunta dinanzi al presidente Ezra Taft Benson nel corso di tutta la sua vita”.88

Presidente della Chiesa

Il presidente Spencer W. Kimball morì il 5 novembre 1985, dopo una lunga malattia. La direzione della Chiesa ricadde quindi sul Quorum dei Dodici Apostoli, il cui presidente e membro più anziano era il presidente Ezra Taft Benson. Cinque giorni dopo, a una riunione solenne e riverente del Quorum dei Dodici nel Tempio di Salt Lake, il presidente Benson fu messo a parte come presidente della Chiesa. Fu ispirato a chiedere al presidente Gordon B. Hinckley di servire come suo primo consigliere nella Prima Presidenza e al presidente Thomas S. Monson di servire come secondo consigliere.

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Portrait of President Ezra Taft Benson, President Gordon B. Hinckley, and President Thomas S. Monson

Il presidente Ezra Taft Benson e i suoi consiglieri della Prima Presidenza: il presidente Gordon B. Hinckley (a sinistra) e il presidente Thomas S. Monson (a destra)

Il presidente Benson era a conoscenza delle condizioni di salute precarie del presidente Kimball, e aveva sperato che la forza fisica del suo amico venisse rinnovata. “Questo è un giorno che non mi aspettavo”, disse il presidente Benson a una conferenza stampa poco dopo essere stato messo a parte quale presidente della Chiesa. “Io e mia moglie Flora abbiamo pregato continuamente affinché i giorni del presidente Kimball fossero prolungati su questa terra, e che un altro miracolo venisse compiuto a suo riguardo. Ora che il Signore ha parlato, noi faremo del nostro meglio, sotto la Sua guida, per far avanzare l’opera sulla terra”.89

Alla sua prima Conferenza generale in veste di presidente della Chiesa, il presidente Benson spiegò a cosa avrebbe dato principalmente risalto per far avanzare l’opera del Signore. Egli dichiarò: “Oggi il Signore ha rivelato che è necessario sottolineare nuovamente l’importanza del Libro di Mormon”.90

Quale membro del Quorum dei Dodici, il presidente Benson aveva ripetutamente predicato l’importanza del Libro di Mormon.91 Come presidente della Chiesa egli dedicò ancora maggior attenzione all’argomento. Dichiarò che “l’intera chiesa [ricadeva] sotto condanna” perché i Santi degli Ultimi Giorni non studiavano abbastanza il Libro di Mormon o non prestavano attenzione ai suoi insegnamenti. Egli disse: “Il Libro di Mormon non è stato, e non è ancora, al centro del nostro studio individuale, degli insegnamenti impartiti in famiglia, della predicazione e del lavoro missionario. Dobbiamo pentirci di questa mancanza”.92 Spesso citava la dichiarazione del profeta Joseph Smith che le persone “si [avvicinano] di più a Dio obbedendo ai suoi precetti che a quelli di qualsiasi altro libro”93 e spiegava tale promessa. Diceva: “Questo libro possiede un potere che comincerà ad agire nella vostra vita nel momento stesso in cui inizierete a studiarlo seriamente”.94 Egli raccomandò ai Santi degli Ultimi giorni di “riempire la terra e di animare la loro vita con il Libro di Mormon”.95

In tutto il mondo i Santi degli Ultimi Giorni prestarono ascolto a questo consiglio del loro profeta. Di conseguenza, furono rafforzati individualmente e collettivamente.96 Il presidente Howard W. Hunter disse: “Ci sarà mai una generazione, anche tra quelle che devono ancora nascere, che non riguardi all’amministrazione del presidente Ezra Taft Benson senza pensare immediatamente al suo amore per il Libro di Mormon? Forse nessun presidente della Chiesa dai tempi del profeta Joseph Smith ha fatto di più per insegnare i principi contenuti nel Libro di Mormon, per renderlo un corso di studio giornaliero per tutti i membri della Chiesa, e per ‘inondare la terra’ col libro stesso”.97

Strettamente collegata alla testimonianza del Libro di Mormon del presidente Benson c’era la sua testimonianza di Gesù Cristo. In un periodo in cui molte persone rigettavano “la divinità del Salvatore”, lui dichiarava che “questo libro divinamente ispirato è una chiave di volta nel portare testimonianza al mondo che Gesù è il Cristo”.98 Sin dalla sua ordinazione all’apostolato nel 1943, il presidente Benson servì diligentemente come testimone della realtà del Salvatore vivente. Come presidente della Chiesa egli testimoniò di Gesù Cristo e della Sua Espiazione con rinnovato vigore e insistenza. Esorto i santi a essere “guidati da Cristo” e ad “[ardere] in Cristo”,99 a “incentrare la […] vita su di Lui”.100 Parlando del Salvatore egli disse: “Io Lo amo con tutta l’anima”.101

Il presidente Benson insegnò anche altri argomenti con insistenza e potere. Ammonì contro i pericoli dell’orgoglio. Attestò l’importanza eterna della famiglia. Insegnò i principi della fede e del pentimento ed enfatizzò la necessità di un devoto lavoro missionario.

Anche se non parlò degli Stati Uniti d’America tanto spesso quanto aveva fatto all’inizio del suo ministero, festeggiò il duecentesimo anniversario della firma della Costituzione degli Stati Uniti trattando l’argomento alla conferenza generale della Chiesa di ottobre 1987. E continuò ad amare la libertà e il vero patriottismo in tutto il mondo. Alla fine degli anni ‘80 e agli inizi degli anni ‘90 gioì alla notizia della caduta del Muro di Berlino e per il fatto che i popoli della Russia e dell’Europa dell’Est stessero ricevendo maggiore libertà, con dei governi più aperti al culto religioso.102

Il presidente Benson tenne una serie di discorsi per gruppi specifici di membri della Chiesa. A partire dall’aprile 1986, egli preparò dei sermoni rivolti ai giovani uomini, alle giovani donne, alle madri, agli insegnanti familiari, ai padri, agli adulti non sposati, ai bambini e agli anziani. Come ebbe a dire il presidente Howard W. Hunter: “Egli parlava a tutti e si preoccupava per tutti. Si è rivolto alle donne e agli uomini della Chiesa. Si è rivolto agli anziani. Si è rivolto a coloro che sono soli, ai giovani, e amava parlare ai bambini della Chiesa. Ha dato dei consigli splendidi e personalizzati a tutti i membri, quali che fossero le loro circostanze personali. Questi sermoni continueranno a sostenerci e a guidarci, se continueremo a rifletterci sopra negli anni a venire”.103

Il presidente Benson ha pianto quando ha ricevuto la lettera di una famiglia che era stata influenzata da uno di questi discorsi. Nella lettera, un giovane padre spiegava che lui e la moglie avevano seguito la Conferenza generale per televisione. Il loro bambino di tre anni stava giocando in un stanza vicina, dove la Conferenza era trasmessa alla radio. Dopo aver ascoltato il messaggio del presidente Benson ai bambini, la madre e il padre sono andati nella stanza in cui il bambino stava giocando. Il piccolo “esclamò eccitato: ‘Quell’uomo alla radio ha detto che anche quando facciamo degli errori, il Padre Celeste continua ad amarci’. Questa semplice dichiarazione ha lasciato una duratura e solenne impressione su nostro figlio. Posso chiedergli ancor oggi che cosa ha detto il presidente Benson e ricevere la stessa entusiastica risposta. Per lui è un grande conforto sapere di avere un generoso e affettuoso Padre nel cielo”.104

Poco dopo la conferenza generale di ottobre 1988 il presidente Benson fu colpito da un ictus che gli rese impossibile parlare in pubblico. Per un po’ partecipò alle conferenze generali e ad altri riunioni pubbliche. Alle conferenze del 1989, i suoi consiglieri lessero i sermoni che lui aveva preparato. A partire dal 1990, i suoi consiglieri espressero il suo amore ai santi e citarono i suoi sermoni passati. La conferenza generale di aprile 1991 fu l’ultima a cui partecipò. Da quel momento in poi il suo fisico gli permise solo di seguire le riunioni in televisione.105

Il presidente Gordon B. Hinckley raccontò: “Come ci si poteva aspettare, il suo corpo iniziò a indebolirsi con l’età. Non riusciva più a camminare come una volta. Non riusciva più a parlare come una volta. Poi ci fu un graduale declino, eppure, finché visse, fu sempre il profeta scelto dal Signore”.106 Il presidente Hinckley e il presidente Monson guidarono la Chiesa con l’autorità che il presidente Benson aveva loro delegato, ma la Chiesa non prese mai nessuna nuova iniziativa senza che il presidente Benson non ne fosse a conoscenza e non l’avesse approvata.107

Quando il presidente Benson si indebolì fisicamente, anche la salute di Flora iniziò a vacillare, e lei morì il 14 agosto 1992. Meno di due anni dopo, il 30 marzo 1994, lui la raggiunse, e le sue spoglie mortali furono sepolte vicino a quelle di lei nella loro amata Whitney. Al funerale del presidente Benson, il presidente Monson ricordò: “In un’occasione mi disse: ‘Fratello Monson, ricordati che a prescindere da ciò che chiunque altro possa dire, io desidero essere seppellito a Whitney, nell’Idaho’. Oggi, presidente Benson, stiamo realizzando quel desiderio. Il suo corpo tornerà a casa a Whitney, ma il suo spirito eterno è tornato a casa da Dio. Senza dubbio egli sta gioendo con la sua famiglia, i suoi amici e la sua amata Flora. […]

Il contadino che è diventato il profeta di Dio, è tornato a casa. Dio benedica la sua memoria”.108

Note

  1. Robert D. Hales, “A Testimony of Prophets”, 5 giugno 1994, speeches.byu.edu; vedere anche Twila Van Leer, “Church Leader Buried beside Wife, Cache Pays Tribute as Cortege Passes”, Deseret News, 5 giugno 1994.

  2. Gordon B. Hinckley, “Farewell to a Prophet”, Ensign, luglio 1994, 37–38.

  3. Ezra Taft Benson, “Gli attributi divini del Maestro”, La Stella, gennaio 1987, 47–48.

  4. Margaret Benson Keller, in Sheri L. Dew, Ezra Taft Benson: A Biography (1987), 34.

  5. Ezra Taft Benson, “Gli attributi divini del Maestro”, 50.

  6. Ezra Taft Benson, “Scouting Builds Men”, New Era, febbraio 1975, 15–16.

  7. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 44.

  8. Vedere “After 60 Years ‘Still in Love’”, Church News, 14 settembre 1986, 4, 10.

  9. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 58.

  10. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 55; vedere anche il capitolo 7 di questo libro.

  11. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 59.

  12. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 59.

  13. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 62.

  14. Sheri L. Dew, Ezra Taft Benson: A Biography, 59.

  15. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 53.

  16. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 63.

  17. Flora Amussen Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 75.

  18. Flora Amussen Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 79.

  19. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 79.

  20. Eugene J. Neff, in Ezra Taft Benson: A Biography, 84.

  21. Eugene J. Neff, in Ezra Taft Benson: A Biography, 87.

  22. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 87.

  23. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 87.

  24. Flora Amussen Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 96.

  25. Flora Amussen Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 88.

  26. Flora Amussen Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 89.

  27. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 92.

  28. Francis M. Gibbons, Ezra Taft Benson: Statesman, Patriot, Prophet of God (1996), 85–89.

  29. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 99–100, 101, 115.

  30. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 115.

  31. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 100.

  32. Barbara Benson Walker, in Ezra Taft Benson: A Biography, 130.

  33. Flora Amussen Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 121.

  34. Flora Amussen Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 121.

  35. Sheri L. Dew, Ezra Taft Benson: A Biography, 174; include delle citazioni tratte da Ezra Taft Benson, diario personale, 26 luglio 1943.

  36. Ezra Taft Benson, diario personale, 26 luglio 1943; citato in Ezra Taft Benson: A Biography, 174–175.

  37. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 176.

  38. Vedere Ezra Taft Benson, A Labor of Love: The 1946 European Mission of Ezra Taft Benson (1989), 7.

  39. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1947, 152–153.

  40. George Albert Smith, in A Labor of Love, 7.

  41. Ezra Taft Benson, A Labor of Love, 7–8.

  42. Ezra Taft Benson, A Labor of Love, 120.

  43. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1947, 154.

  44. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1947, 155.

  45. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1947, 153–155.

  46. Vedere Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1947, 155–156.

  47. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1947, 156.

  48. Vedere Frederick W. Babbel, On Wings of Faith (1972), 28–33, 46–47, 106–108, 111–112, 122, 131–134, 136, 154.

  49. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1947, 152.

  50. Thomas S. Monson, “President Ezra Taft Benson – A Giant among Men”, Ensign, luglio 1994, 36.

  51. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 37.

  52. Vedere Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1948, 83.

  53. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1948, 86.

  54. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1962, 104.

  55. Vedere Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1948, 85.

  56. Vedere Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1962, 104–105.

  57. Vedere Ezra Taft Benson, Conference Report, ottobre 1954, 121.

  58. Ezra Taft Benson, Conference Report, ottobre. 1962, 19.

  59. Ezra Taft Benson, Cross Fire: The Eight Years with Eisenhower (1962), 3–4.

  60. David O. McKay, in Cross Fire, 5.

  61. Ezra Taft Benson, Cross Fire, 10.

  62. Dwight D. Eisenhower, in Cross Fire, 12.

  63. Ezra Taft Benson, Cross Fire, 12.

  64. Ezra Taft Benson, Cross Fire, 13.

  65. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 355.

  66. Ezra Taft Benson, in Sheri Dew, “President Ezra Taft Benson: Confidence in the Lord”, New Era, agosto 1989, 36.

  67. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 313, 345.

  68. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 331.

  69. Vedere il capitolo 2 di questo libro.

  70. Dwight D. Eisenhower, in Ezra Taft Benson: A Biography, 292.

  71. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 292.

  72. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 297-99.

  73. David O. McKay, in Cross Fire, 519.

  74. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1961, 113.

  75. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 358.

  76. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 355.

  77. Ezra Taft Benson, “A Witness and a Warning”, Ensign, novembre 1979, 31.

  78. Ezra Taft Benson, “The Constitution – A Glorious Standard”, Ensign, maggio 1976, 91.

  79. Ezra Taft Benson, Conference Report, aprile 1960, 99.

  80. Ezra Taft Benson, Conference Report, ottobre. 1968, 17.

  81. Ezra Taft Benson, Conference Report, ottobre. 1948, 98.

  82. Ezra Taft Benson, Conference Report, ottobre 1950, 143–144.

  83. Ezra Taft Benson, Cross Fire, 485–488.

  84. Vedere Francis M. Gibbons, Statesman, Patriot, Prophet of God, 270–271.

  85. Ezra Taft Benson, in Ezra Taft Benson: A Biography, 430–431.

  86. Vedere Ezra Taft Benson: A Biography, 429-30.

  87. Ezra Taft Benson in Thomas S. Monson, “Un piano previdente – una promessa preziosa”, La Stella, luglio 1986, 63.

  88. Mark E. Petersen, “President Ezra Taft Benson”, Ensign, gennaio 1986, 2–3.

  89. Ezra Taft Benson, in Church News, 17 novembre 1985, 3.

  90. Ezra Taft Benson, “Una sacra responsabilità”, La Stella, luglio 1986, 78.

  91. Per alcuni esempi vedere: “Il Libro di Mormon è la parola di Dio”, La Stella, maggio 1988, 2–7; “Una nuova testimonianza di Cristo”, La Stella, gennaio 1985, 4–6; vedere anche Ezra Taft Benson: A Biography, 491–493.

  92. Ezra Taft Benson, “Purifichiamoci all’interno”, La Stella, luglio 1986, 3, 4.

  93. Joseph Smith, Introduzione del Libro di Mormon.

  94. Ezra Taft Benson, “Il Libro di Mormon: la chiave di volta della nostra religione”, La Stella, gennaio 1987, 5.

  95. Ezra Taft Benson, “Guardatevi dall’orgoglio”, La Stella, luglio 1989, 3.

  96. Vedere il capitolo 10 di questo libro.

  97. Howard W. Hunter, “A Strong and Mighty Man”, Ensign, luglio 1994, 42.

  98. Ezra Taft Benson, “Il Libro di Mormon: la chiave di volta della nostra religione”, 4.

  99. Ezra Taft Benson, “Nato da Dio”, La Stella, ottobre 1989, 6.

  100. Ezra Taft Benson, “Venite a Cristo”, La Stella, gennaio 1988, 79.

  101. Ezra Taft Benson, “Gesù Cristo, nostro Salvatore e Redentore”, La Stella, dicembre 1990, 8.

  102. Vedere Russell M. Nelson, “Eventi straordinari sulla scena d’Europa”, La Stella, maggio 1882, 22.

  103. Howard W. Hunter, “A Strong and Mighty Man”, 42.

  104. Vedere Thomas S. Monson, “Il Signore vi benedica”, La Stella, gennaio 1992, 104–105.

  105. Vedere Francis M. Gibbons, Statesman, Patriot, Prophet of God, 315.

  106. Gordon B. Hinckley, “Farewell to a Prophet”, 40.

  107. Vedere Francis M. Gibbons, Statesman, Patriot, Prophet of God, 317–318.

  108. Thomas S. Monson, “President Ezra Taft Benson – A Giant among Men”, Ensign, luglio 1994, 36.