Anziano Richard G. Scott

(1928–2015)

Dedicare il suo impegno migliore all’opera del Signore


L’anziano Richard G. Scott, che ha servito come membro del Quorum dei Dodici Apostoli dal 1988, è deceduto il 22 settembre 2015. Era vedovo di Jeanene, deceduta nel 1995, e aveva perso due figli. Hanno avuto sette figli, diciassette nipoti e dieci pronipoti.

Anziano Richard G. Scott

 


L’anziano Scott era nato a Pocatello, Idaho, USA, il 7 novembre 1928. I suoi genitori, Kenneth e Mary, erano persone note per i principi e l’integrità.

Quando Richard aveva cinque anni, la famiglia si trasferì a Washington, D.C., dove suo padre lavorò per il Dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti sotto l’anziano Ezra Taft Benson del Quorum dei Dodici Apostoli, il quale stava servendo come segretario all’Agricoltura.

All’epoca, Kenneth non apparteneva alla Chiesa e Mary era meno attiva (in seguito Kenneth si unì alla Chiesa e sia lui che la moglie divennero membri attivi, servendo per molti anni nel Tempio di Washington D.C.). Richard andava in chiesa di tanto in tanto, incoraggiato dagli amici, dal vescovo e dagli insegnanti familiari.

La famiglia Scott (da sinistra a destra): Gerald, Wayne, Mary, Walter, Kenneth, Mitchel e Richard.

Era un ragazzo estroverso. Alle superiori è stato eletto presidente di classe, suonava il clarinetto nell’orchestrina della scuola ed era il tamburo maggiore della banda che suonava durante le marce. Anche se andava bene a scuola e aveva molti amici, si sentiva solo e non aveva fiducia in se stesso. Si rese conto dopo, in missione, “che se [aveva] veramente compreso il Vangelo, quella sensazione non doveva fare parte della [sua] vita”2.

Durante l’estate, finita la scuola, Richard trovò diversi lavori per mettere da parte i soldi per l’università. Un’estate lavorò su una barca per la pesca delle ostriche al largo della costa di Long Island, New York. Un’altra estate lavorò per il Dipartimento delle foreste tagliando alberi nello Utah; riparò anche carrozze ferroviarie. Un’altra estate inoltrò domanda di impiego allo Utah Park Company anche se gli aveva risposto che il personale era al completo. Egli si offrì di lavare i piatti gratis per due settimane. Disse al dirigente del personale: “Se non le piace come lavoro, non dovrà pagarmi”. Pensava che, per lo meno, avrebbe avuto un posto in cui stare e mangiare. Fu assunto dopo aver dimostrato di avere iniziativa aiutando in cucina e lavando i piatti.3

Dopo essersi laureato presso la George Washington University in Ingegneria meccanica, Richard svolse una missione in Uruguay.

Dopo le superiori, l’anziano Scott frequentò la George Washington University, conseguendo una laurea di primo livello in Ingegneria meccanica. Inoltre suonava il sassofono e il clarinetto in un’orchestra jazz.


Pensare di svolgere una missione

All’età di ventidue anni, non aveva pensato molto a svolgere una missione. Cominciò a pensarci, però, dopo che la ragazza con cui usciva, Jeanene Watkins, gli disse: “Quando mi sposerò, sarà con un giovane che è stato in missione”4. Egli iniziò a pregare riguardo allo svolgere una missione e fece anche visita al vescovo. Fu chiamato a servire in Uruguay dal 1950 al 1953.

Jeanene studiava Danza moderna e Sociologia alla George Washington University. Si laureò nel 1951 e poi svolse la missione negli Stati Uniti nord-occidentali. Due settimane dopo che l’anziano Scott tornò dalla missione, lui e Jeanene furono suggellati nel Tempio di Manti, nello Utah, nel luglio del 1953. Riguardo a quel suggellamento egli disse: “Non so descrivere la pace e la serenità che mi infonde la sicurezza che se continuerò a vivere in modo degno potrò essere per sempre con la mia amata Jeanene e i nostri figli, in virtù di quella sacra ordinanza celebrata dall’autentica autorità del sacerdozio nella casa del Signore”5.

Richard G. Scott sposò Jeanene Watkins il 16 luglio 1953.

Molte volte nella vita l’anziano Scott ha preso decisioni giuste nonostante l’opposizione e la pressione dei suoi consimili. Come nel caso in cui accettò la chiamata a svolgere una missione. Ha ricordato: “Professori e amici cercavano di dissuadermi dall’accettare la chiamata in missione, dicendomi che avrebbe ostacolato seriamente la mia carriera nell’Ingegneria. Tuttavia, poco dopo la mia missione, fui scelto per il neonato progetto nucleare della Marina. […] Durante una riunione che fui mandato a dirigere, scoprii che uno dei professori che mi avevano consigliato di non andare in missione aveva in un programma un ruolo significativamente inferiore al mio. Ciò fu una possente testimonianza per me di come il Signore mi avesse benedetto per aver scelto le giuste priorità”6.

Circa cinque anni dopo essersi sposati, l’anziano e la sorella Scott vissero quella che egli definì “un’esperienza di crescita” — una prova difficile che finì con l’essere una benedizione nella vita della sua famiglia. All’epoca avevano una figlia e un figlio, di tre e due anni. La sorella Scott era incinta di una femmina. Purtroppo, la bambina morì alla nascita. Poi, solo sei settimane più tardi, il loro figlioletto di due anni, Richard, morì a seguito di un intervento effettuato per correggere un difetto cardiaco congenito. L’anziano Scott raccontò:

“Mio padre, che a quel tempo non apparteneva alla Chiesa, amava molto il piccolo Richard. Egli disse a mia madre, che era inattiva: ‘Non riesco a capire come Richard e Jeanene riescano ad accettare la perdita dei loro figli’.

Mia madre, come rispondendo a un’ispirazione, disse: ‘Kenneth, sono stati suggellati nel tempio. Sanno che se vivranno rettamente avranno con sé i loro figli per l’eternità, mentre io e te non avremo la compagnia dei nostri cinque figli perché non abbiamo fatto quelle alleanze’.

Mio padre meditò su queste parole. Cominciò a incontrarsi con i missionari di palo e presto fu battezzato. Poco più di un anno dopo mio padre, mia madre e noi figli fummo suggellati nel tempio”7.

In seguito l’anziano e la sorella Scott adottarono altri quattro bambini.


Il servizio come presidente di missione

Lavorando al programma navale a Oak Ridge, nel Tennessee, l’anziano Scott completò l’equivalente di un dottorato in Ingegneria nucleare. Poiché il settore era estremamente segreto, non poteva ottenere un attestato. L’ufficiale di marina che aveva invitato il giovane Richard Scott a unirsi al programma nucleare era Hyman Rickover, un pioniere nel campo. I due lavorarono insieme per dodici anni, finché l’anziano Scott non fu chiamato a servire come presidente di missione in Argentina nel 1965. L’anziano Scott spiegò come ricevette la chiamata:

“Dopo undici anni di entusiasmante lavoro a questo progetto, una sera ero in riunione con i tecnici addetti allo sviluppo di una parte importante della centrale nucleare. La mia segretaria entrò nell’ufficio e mi disse: ‘C’è un uomo al telefono che dice che se le faccio il suo nome lei verrà al telefono’.

Dissi: ‘Qual è il suo nome?’

Ella rispose: ‘Harold B. Lee’.

Dissi: ‘Ha ragione lui’. Presi la telefonata. L’anziano Lee, che più tardi diventò presidente della Chiesa, chiese di potermi vedere quella sera stessa. Era a New York e io ero a Washington, D.C. Presi l’aereo per incontrarlo e tenemmo un’intervista che mi portò a essere chiamato come presidente di missione’.

Foto di famiglia scattata prima della chiamata dell’anziano Scott a servire come presidente della Missione di Córdoba, in Argentina (da sinistra a destra) Mary Lee (11 anni), Jeanene, Linda (2 anni), Richard e Kenneth (3 anni).

L’anziano Scott allora sentì di dover informare immediatamente della sua chiamata l’Ammiraglio Rickover, una persona che lavorava duramente ed era esigente.

“Quando gli spiegai che ero stato chiamato e che significava che avrei dovuto lasciare il lavoro, diventò molto nervoso. Disse alcune cose irripetibili, ruppe la cassetta della corrispondenza sulla sua scrivania e nei commenti che fece in seguito stabilì chiaramente due punti:

‘Scott, il lavoro che sta svolgendo in questo programma di difesa è di tale importanza che ci vorrà un anno prima di sostituirla e dunque non può andarsene. Seconda cosa: se se ne va, tradisce il suo paese’.

Dissi: ‘Posso addestrare il mio sostituto nei prossimi due mesi e il paese non dovrà correre alcun rischio’.

Continuammo la conversazione e alla fine disse: ‘Non le rivolgerò mai più la parola. Non voglio vederla mai più. È un uomo finito, non soltanto qui, e non speri mai più di poter lavorare nel campo del nucleare’.

Risposi: ‘Ammiraglio, mi può radiare dall’ufficio, ma, a meno che me lo impedisca, consegnerò questo mio incarico nelle mani di un’altra persona’.

Tenendo fede alla sua parola, l’ammiraglio non mi rivolse più la parola. Quando vi erano decisioni difficili da prendere mandava un intermediario”. Assegnò l’incarico dell’anziano Scott a una persona che l’anziano Scott addestrò.

L’ultimo giorno di lavoro, l’anziano Scott chiese un appuntamento con l’ammiraglio. La sua segretaria era scioccata. L’anziano Scott entrò nell’ufficio con una copia del Libro di Mormon. Egli spiegò che cosa successe dopo:

“L’ammiraglio mi guardò e disse: ‘Si sieda, Scott, cosa vuole? Ho provato in ogni modo a farle cambiare idea. Che cosa vuole adesso?’ Seguì una conversazione molto interessante, più tranquilla. Questa volta ci fu tempo per ascoltare.

Mi disse che avrebbe letto il Libro di Mormon. Poi accadde qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Aggiunse: ‘Quando tornerà dalla sua missione, vorrei che mi chiamasse. Qui ci sarà un posto di lavoro per lei’”8.

L’anziano Scott ha parlato della lezione che ha imparato dall’episodio e dalle molte altre volte che ha scelto il giusto nonostante l’opposizione: “Vi saranno dei problemi e delle decisioni difficili da prendere nel corso della vostra vita. Decidete adesso di scegliere sempre il giusto e di vedere i suoi frutti. Le conseguenze saranno sempre a vostro favore”9.

Come presidente di missione, egli fu efficiente e compassionevole. Uno dei suoi missionari, Wayne Gardner, ricorda di aver dovuto organizzare una conferenza per i missionari situata lontano dalla casa della missione ed era sua responsabilità prendere il presidente Scott all’aeroporto. All’ultimo minuto, l’edificio che l’anziano Gardner aveva prenotato per la conferenza non fu più disponibile. Poi lui e il collega erano in ritardo per prendere il presidente Scott all’aeroporto. Come se non bastasse, avevano dimenticato di dire al tassista di aspettarli e non c’erano altri taxi, quindi erano bloccati.

“Notai la delusione sul volto del presidente”, raccontò l’anziano Gardner, “ma egli mi mise un braccio intorno al collo e mi disse che mi voleva bene. Fu molto paziente e comprensivo. Spero di non dimenticare mai quella lezione”10.

Il presidente Scott tiene in mano un Libro di Mormon in Bolivia.

Il presidente Scott contava sul Libro di Mormon come fonte di ispirazione per se stesso e per i missionari. Una volta un missionario andò nel suo ufficio con un problema. L’anziano Scott raccontò quanto segue:

“Mentre parlava, iniziai a formulare nella mente commenti specifici per aiutarlo a risolvere la sua difficoltà. Quando concluse, dissi: ‘So esattamente come aiutarti’. Guardò ansiosamente verso di me e all’improvviso la mia mente si svuotò. Non riuscivo a ricordare niente di quello che mi ero preparato a dirgli.

Preso dall’ansia, iniziai a sfogliare il Libro di Mormon che tenevo in mano, finché la mia attenzione fu catturata da un versetto molto significativo, che gli lessi. Questo accadde tre volte. Ogni versetto si applicava perfettamente alla sua situazione. Quindi, come se mi fosse stato tolto un velo dalla mente, ricordai il consiglio che avevo pensato di dargli. Adesso aveva un significato molto più importante perché si basava su un fondamento di versetti preziosi. Quando finii di parlare, disse: ‘So che il consiglio che mi ha dato è stato ispirato perché ha ripetuto gli stessi tre versetti che mi sono stati dati quando sono stato messo a parte come missionario’”11.


Ha continuato a servire a casa e all’estero

Quando gli Scott terminarono la loro missione in Argentina e tornarono a Washington, D.C., l’anziano Scott continuò a lavorare nell’industria dell’Ingegneria nucleare. Alcuni dei colleghi con i quali aveva lavorato prima della missione gli chiesero di unirsi alla loro società di consulenza privata. Lavorò per quella società dal 1969 al 1977. In Chiesa, servì come consigliere in una presidenza di palo e in seguito fu rappresentante regionale.

L’anziano Richard G. Scott e il figlio Ken esaminano una barra di combustibile nucleare vicino la loro casa a Washington, D.C., nel 1977. Fotografia riprodotta per gentile concessione di Deseret News.

Nel 1977, otto anni dopo essere stato rilasciato come presidente di missione, Richard G. Scott fu chiamato nel Primo Quorum dei Settanta. Il suo primo incarico fu quello di Direttore esecutivo del Dipartimento del Sacerdozio, poi come Amministratore esecutivo in Messico e nell’America Centrale. Durante il suo incarico, egli e la sua famiglia trascorsero tre anni a Città del Messico. I membri latino americani apprezzavano il calore con cui dirigeva, la sua capacità di parlare spagnolo e il suo amore sincero per le persone.

L’anziano Richard G. Scott presiede all’istituzione del Palo di Tecalco, in Messico, il 25 giugno 1989 a Chalco, in Messico. Fotografia riprodotta per gentile concessione di Deseret News.

Egli era umile abbastanza da imparare dagli insegnanti e dai dirigenti locali anche quando era Autorità generale. Ha raccontato di aver ricevuto rivelazione seduto a una riunione del sacerdozio di un rione di Città del Messico:

“Ricordo chiaramente come un umile dirigente del sacerdozio messicano si sforzava di comunicare le verità del Vangelo usando il testo della lezione. Notai il forte desiderio che aveva di condividere con i membri del suo quorum quei principi, che riteneva molto importanti. Riconosceva che avevano un grande valore per i fratelli presenti. I suoi modi evidenziavano l’amore puro del Salvatore e l’amore per le persone a cui stava insegnando.

La sua sincerità, purezza di intenti e amore facevano sì che una forza spirituale riempisse la stanza. Ero profondamente commosso. Poi iniziai a ricevere impressioni personali, come un’estensione dei principi che quell’umile insegnante presentava. Erano personali e si riferivano ai compiti che mi erano stati affidati in quella zona. Erano la risposta ai miei sforzi prolungati e devoti di imparare.

Riportai fedelmente per iscritto ogni impressione che ricevetti. In quel processo ricevetti verità preziose di cui avevo un grande bisogno per essere un servitore del Signore più efficace”12.

Dopo essere tornato dal Messico, ricevette un altro incarico prezioso, lavorando nella storia familiare. Servì come Direttore generale del Dipartimento di storia familiare e poi, dopo essere stato chiamato nella presidenza del Primo Quorum dei Settanta, divenne Direttore esecutivo del dipartimento. Dato che il padre dell’anziano Scott era convertito alla Chiesa, c’era molta ricerca da fare per quel ramo della famiglia e l’anziano Scott e sua moglie, insieme ai suoi genitori, dedicarono del tempo alla ricerca della loro storia familiare.

A metà degli Anni ’80 la tecnologia iniziò a giocare un ruolo più importante nella storia familiare, ma “anche con l’ausilio dei computer, in quest’opera c’è e ci sarà sempre bisogno del coinvolgimento dell’individuo”, ha detto l’anziano Scott, “così i membri della Chiesa vivranno le grandi esperienze spirituali che l’accompagnano e sentiranno lo spirito dell’opera”13.

Nel 1988 giunse una chiamata importante. Egli incontrò il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994), il quale, “con una dolcezza e un amore e una comprensione [immensi]” porse all’anziano Scott la chiamata a diventare un apostolo del Signore. “Non riuscii a trattenere le lacrime”, disse l’anziano Scott di quell’esperienza. “E poi il presidente Benson parlò con molta gentilezza della sua chiamata per rassicurarmi. Rese testimonianza di com’era giunta la mia chiamata. Ricorderò sempre la premura e la comprensione dimostratemi dal profeta del Signore”14. L’anziano Scott è stato sostenuto alla Conferenza generale due giorni dopo, il primo ottobre.

Accettare questa chiamata, come le molte altre che aveva accettato nella vita, era il suo modo di rispettare un’alleanza che aveva fatto molti anni prima: “Quando ero molto giovane”, ha detto, “ho fatto alleanza con il Signore di dedicare le mie energie migliori alla Sua opera. Ho ripetuto tale alleanza nel corso degli anni”15.


Il matrimonio

L’anziano Scott e sua moglie, Jeanene, svolgevano insieme molte attività, come fare bird watching, dipingere (lui usava gli acquerelli, lei i pastelli) e ascoltare musica jazz e musica folkloristica sudamericana.

Uno dei passatempi dell’anziano Scott era dipingere con gli aquerelli.

Chi ha ascoltato i discorsi dell’anziano Scott alla Conferenza generale sa quanto amasse Jeanene. Parlava spesso di lei, anche dopo la sua morte. Nel suo primo discorso alla Conferenza generale come membro del Primo Quorum dei Settanta, nel 1977, l’anziano Scott elogiò sua moglie, dicendo: “Una compagna amata e apprezzata, […] Jeanene è sempre stata un modello di pura testimonianza, di amore e di devozione; per me ella è un’immensa fonte di forza”16.

Più di recente, a una conferenza, in un edificante discorso sul matrimonio, ha ricordato le molte espressioni d’amore che condivideva con Jeanene per rafforzare il loro matrimonio. Egli ha concluso dicendo:

“Perdonatemi se parlo della mia amata moglie Jeanene, ma siamo una famiglia eterna. Era sempre gioiosa e molto dipendeva dal servizio che rendeva agli altri. Anche quando era già molto malata, pregava ogni mattina il Padre Celeste di guidarla a qualcuno che lei avrebbe potuto aiutare. […]

So che cosa significa amare una figlia del Padre nei cieli che con grazia e devozione ha vissuto il pieno splendore della sua retta femminilità. Confido che, quando in futuro la rivedrò oltre il velo, riconosceremo di amarci ancor più profondamente. Ci apprezzeremo ancora di più dopo avere trascorso questi anni separati dal velo”17.

Adesso sono di nuovo insieme.

Jeanene e Richard Scott davanti al dipinto fatto da lui delle cascate dell’Iguazú. L’anziano Scott ha parlato spesso con amore di sua moglie, anche dopo che ella è deceduta nel 1995.


Insegnamenti scelti

I discorsi tenuti dall’anziano Scott alla Conferenza generale erano caratterizzati dal desiderio sincero di aiutare le persone ad affrontare problemi difficili: il dubbio, la depressione, il peccato, l’abuso e le altre forme di avversità. “Il mio è un messaggio di speranza per voi che anelate a essere sollevati [da] pesanti fardelli”, disse alla conferenza generale di aprile 1994. Poi insegnò ai membri della Chiesa come cercare soccorso esercitando la fede in Gesù Cristo (vedi “Per essere guariti”, La Stella, luglio 1994, 7–9).

Gli insegnamenti seguenti sono un esempio della vastità di argomenti che ha insegnato negli anni:

Perdono: “Non potete cancellare ciò che vi è stato fatto, ma potete perdonare (vedi DeA 64:10). Il perdono guarisce ferite profonde e dolorose, poiché consente all’amore di Dio di liberare il vostro cuore e la vostra mente dal veleno dell’odio. Purifica la vostra coscienza dal desiderio di vendetta. Fa posto all’amore del Signore che purifica, guarisce e ristora”. (“Come guarire le profonde ferite causate dai maltrattamenti”, La Stella, luglio 1992, 40).

Fede e carattere: “L’esercizio della fede in principi veri rafforza il carattere; un carattere fortificato aumenta la capacità di esercitare ancora più fede. […] Un forte carattere morale è il risultato di continue scelte giuste nelle prove e nelle difficoltà della vita. Tali scelte sono fatte con fiducia nelle cose che si credono e che, messe in pratica, danno conferma della loro veridicità”. (“Il potere trasformatore della fede e del carattere”, Liahona, novembre 2010, 43, 44).

I discorsi tenuti dall’anziano Scott alla Conferenza generale erano caratterizzati dal desiderio sincero di aiutare le persone ad affrontare problemi difficili.

Arbitrio e giusto e sbagliato: “Il bene e il male furono definiti da Dio, nostro Padre Eterno, prima della creazione di questa terra. Egli stabilì anche le conseguenze dell’obbedienza e della disobbedienza a queste verità. Egli affermò il nostro diritto di scegliere la nostra strada in questa vita, in modo che potessimo crescere, progredire ed essere felici, ma non abbiamo il diritto di scegliere le conseguenze delle nostre azioni” (“Come riparare i danni subiti nella nostra vita”, La Stella, gennaio 1993, 70).

Preghiera: “Egli è il nostro Padre perfetto. Egli ci ama oltre la nostra capacità di comprendere. Egli sa ciò che è meglio per noi. Egli vede la fine sin dal principio. Egli vuole che agiamo per acquisire l’esperienza che ci è necessaria.

Quando Egli risponde , è per darci fiducia.

Quando risponde no, è per impedirci di commettere un errore.

Quando Egli si trattiene dal rispondere, è per farci progredire mediante la fede in Lui, l’obbedienza ai Suoi comandamenti e la disponibilità ad agire in base alla verità”. (“Impariamo a conoscere la risposta alle nostre preghiere”, La Stella, gennaio 1990, 29).

Testimone di Gesù Cristo: Il Salvatore ama ciascuno di noi e farà sì che ogni nostra necessità venga soddisfatta, se con l’obbedienza ci qualifichiamo per tutte le benedizioni che Egli desidera farci avere in questa vita. Lo amo e Lo adoro. In veste di Suo servo autorizzato e con tutte le mie facoltà rendo solenne testimonianza che Egli vive. Nel nome di Gesù Cristo. Amen” (“Egli vive: gloria sia al gran Re”, Liahona, maggio 2010, 78).

Note

  1. Richard G. Scott, “È risorto”, Liahona, gennaio 2000, 108.
  2. In Marvin K. Gardner, “Il vero potere proviene dal Signore”, La Stella, febbraio 1990, 18.
  3. In Gardner, “Il vero potere proviene dal Signore”, La Stella, febbraio 1990, 19.
  4. Jeanene Watkins, in Gardner, “Il vero potere proviene dal Signore”, La Stella, febbraio 1990, 20.
  5. Richard G. Scott, “Le benedizioni eterne del matrimonio”, Liahona, maggio 2011, 94.
  6. In “Elder Richard G. Scott of the First Quorum of the Seventy”, Ensign, maggio 1977, 102–103.
  7. Richard G. Scott, “Ricevete le benedizioni del tempio”, Liahona, luglio 1999, 31.
  8. Richard G. Scott, “Come prendere le decisioni difficili”, Liahona, giugno 2005, 8–9, 10.
  9. Richard G. Scott, “Fai ciò ch’è ben”, Liahona, marzo 2001, 14.
  10. Wayne L. Gardner, in “Il vero potere proviene dal Signore”, La Stella, febbraio 1990, 21.
  11. “The Power of the Book of Mormon in My Life”, Ensign, ottobre 1984, 9.
  12. Richard G. Scott, “Ottenere una guida spirituale”, Liahona, novembre 2009, 7.
  13. In “Elder Richard G. Scott of the Quorum of the Twelve”, Ensign, novembre 1988, 102.
  14. In “Elder Richard G. Scott of the Quorum of the Twelve”, Ensign, novembre 1988, 101.
  15. In “Elder Richard G. Scott of the Quorum of the Twelve”, Ensign, novembre 1988, 101.
  16. Richard G. Scott, “La gratitudine”, La Stella, ottobre 1977, 78.
  17. Richard G. Scott, “Le benedizioni eterne del matrimonio”, Liahona, maggio 2011, 97.