Self Reliance
La responsabilità della presidentessa della Società di Soccorso nell’ambito del benessere


La responsabilità della presidentessa della Società di Soccorso nell’ambito del benessere

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Julie B. Beck

Lo scopo della Società di Soccorso

Miei cari fratelli e sorelle, è un onore per me parlarvi della responsabilità che ha la presidentessa della Società di Soccorso di rione nell’ambito del benessere. Alle mie spalle ci sono i ritratti delle donne che hanno servito come presidentesse generali della Società di Soccorso. Studiando le loro storie, mi sono resa conto che questa organizzazione ha compiuto la sua opera in tempi di sviluppo e di prosperità, ma anche in mezzo a guerre, carestie, epidemie e gravi crisi economiche. Le lezioni che impariamo dal passato possono aiutarci a tenere la rotta tra le calamità naturali, i conflitti armati, i rovesci di governo, le prove personali e le difficoltà economiche di oggi. La Società di Soccorso esiste per portare soccorso, cioè sollevare, alleggerire, levare o togliere qualcuno dalle difficoltà.1 Abbiamo sempre avuto il compito di aiutare le donne e le loro famiglie a far fronte alla responsabilità costante di accrescere la fede e la rettitudine personali, di rafforzare la famiglia e la casa e di servire il Signore e i Suoi figli. Oggi ci concentreremo su quella parte del nostro incarico che riguarda il benessere; tratteremo come lavorare sotto la direzione del vescovo per organizzare, istruire e ispirare le sorelle a prendersi cura dei poveri e dei bisognosi e aiutarli a diventare autosufficienti.

Provvedere ai poveri e ai bisognosi

La Società di Soccorso, che la responsabilità di «provvedere al proprio benessere spirituale [e alla salvezza]… di tutte le donne che fanno parte della Chiesa»,2 fu organizzata per «soccorrere i poveri, i bisognosi, le vedove e gli orfani e per il compimento di ogni atto caritatevole».3 Questo comprende «il sollievo dalla povertà, il sollievo dalla malattia, il sollievo dal dubbio, il sollievo dall’ignoranza: il sollievo da tutto ciò che impedisce la gioia e il progresso della donna».4

Ho sentito il presidente Monson parlare con grande apprezzamento delle presidentesse della Società di Soccorso che hanno servito con lui quando era un giovane vescovo. Egli, insieme a loro, seguì lo stesso modello che abbiamo oggi. Sotto la sua direzione, la presidentessa della Società di Soccorso visitava le case dei fedeli per vedere se avevano abbastanza cibo, suppellettili, capacità, forza d’animo, o altro ancora. Con l’aiuto della preghiera e i doni spirituali che possedevano, le sue presidentesse della Società di Soccorso cercavano l’ispirazione per valutare correttamente i bisogni di quelle famiglie. Basandosi sulle loro valutazioni, egli era in grado di sviluppare un piano di autosufficienza per queste persone.

L’autosufficienza e la vita previdente

Insieme al compito di aiutare il vescovo a prendersi cura dei bisognosi, la Società di Soccorso si attiva anche per organizzare, istruire e ispirare le sorelle a divenire autosufficienti. Per comprendere le loro responsabilità, le dirigenti possono porsi alcune domande importanti:

  1. Che cos’è l’autosufficienza?

  2. Quali personali responsabilità ha ogni sorella riguardo all’autosufficienza?

  3. Quanto autosufficienti sono le sorelle del mio rione?

  4. Quali capacità hanno bisogno di acquisire le sorelle del mio rione per diventare autosufficienti?

  5. In quali modi ci aiuteremo reciprocamente per diventare più autosufficienti?

«Autosufficienza vuole dire servirsi di tutti i talenti che ci vengono dal Padre celeste per prenderci cura di noi stessi e della nostra famiglia, trovando la soluzione ai problemi».5 Ciascuna di noi ha il compito di cercare di evitare che i problemi si verifichino e di imparare a superare le difficoltà quando si presentano.

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La donna con una provvista di cibo

La donna con una provvista di cibo, di Judith A. Mehr

Questo dipinto, appeso alla parete del mio ufficio, mostra una donna in una stanza adibita a magazzino. Quello che insegna il dipinto non riguarda tanto i locali per l’immagazzinaggio o l’inscatolamento fatto in casa. Osservate la donna. È sola e non sappiamo se sia sposata o single. Indossa un grembiule, da cui deduciamo che abbia lavorato. Il lavoro è un principio fondamentale dell’autosufficienza. Possiamo presumere che tutte le provviste che la circondano siano il risultato delle sue fatiche. Ha preparato personalmente alcune di esse. Guardate il suo volto. Appare un po’ stanca, ma molto serena. Gli occhi mostrano un animo soddisfatto. Ella ha l’aspetto di una donna autosufficiente.

Come si diventa autosufficienti? Diventiamo autosufficienti quando otteniamo la conoscenza, l’istruzione e l’alfabetizzazione necessarie; quando gestiamo il denaro e le risorse con saggezza; quando siamo spiritualmente forti; quando ci prepariamo per le emergenze e le eventualità; infine, quando siamo in salute e ci sentiamo bene in mezzo agli altri e con noi stesse.

Pertanto, di quali capacità abbiamo bisogno per diventare autosufficienti? Per mia nonna era importante sapere come uccidere e spennare un pollo. Io non mi sono ancora trovata a dover uccidere e spennare un pollo. Tuttavia, già nei primi tempi della Chiesa, il presidente Brigham Young si appellava alle sorelle affinché imparassero a prevenire le malattie in famiglia, intraprendessero la produzione familiare, tenessero una contabilità scritta e altre cose pratiche.6 Quei principi valgono ancora oggi. L’istruzione continua ad avere un’importanza vitale. Ognuna di noi è un’insegnante e un’allieva; saper leggere e scrivere, avere capacità tecniche e logiche sono cose di cui abbiamo bisogno ogni giorno. Vi è anche una grande necessità di imparare a comunicare meglio tra marito e moglie e tra genitori e figli; né è mai stato più importante essere genitori capaci. Assistiamo inoltre ad un aumento a livello mondiale dell’indebitamento e del consumismo.

Ho chiesto a diversi vescovi quali capacità avevano più bisogno di sviluppare le sorelle dei loro rioni ed essi hanno risposto: tenere un bilancio. Le donne dovrebbero comprendere le conseguenze di comprare a credito e di non vivere nei limiti del loro budget. Come seconda capacità i vescovi hanno risposto: cucinare. I pasti preparati e consumati in casa di solito vengono a costare meno, sono più salutari e contribuiscono a rafforzare i legami familiari.

Ho visto grandi esempi di sorelle in tutto il mondo che si aiutavano l’una con l’altra a diventare autosufficienti. Negli Stati Uniti le sorelle si uniscono per imparare a gestire le loro finanze, così da poter fare acquisti accorti e ridurre i debiti. Le sorelle più anziane insegnano alle più giovani a cucinare e a preparare in casa cibi sani. In Ghana le sorelle imparano insieme a leggere. In Perù le sorelle confezionano riso e fagioli in pacchetti a chiusura ermetica, così non avranno fame quando sopraggiungerà il terremoto. Nelle Filippine, dove gli uragani colpiscono con regolarità, le sorelle approntano cibo e provviste sufficienti per un breve periodo, per quando dovranno evacuare le loro case.

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La preghiera familiare

La preghiera familiare, di Abelardo Loria Lovendino; pubblicato per gentile concessione del Museo di storia della Chiesa.

Un secondo dipinto che tengo nel mio ufficio mostra come questo principio si può applicare ovunque. Raffigura i membri di una famiglia filippina all’interno della loro Nipa, una capanna di stecchi poggiata su palafitte al di sopra del terreno. In primo piano si vede una grande brocca d’acqua. Essi hanno dei mango dentro a un cesto, del combustibile per cucinare e una semplice fonte di luce per illuminare. Sono seduti a tavola e hanno il capo chino in preghiera. Appesa alla parete, ricamata a mano, la frase: «Le famiglie sono eterne». Mi viene da pensare che la madre di questa famiglia abbia imparato molti dei principi e degli strumenti dell’autosufficienza che vengono presentati qui nelle riunioni e nelle attività della Società di Soccorso.

Quanto autosufficienti sono le sorelle del vostro rione? In che modo potete riconoscere le loro necessità? E chi dovrebbe aiutare la presidentessa della Società di Soccorso in questo lavoro? Poiché questa è un’opera divina e la presidentessa ha una chiamata divina, ella ha diritto a ricevere l’aiuto di Dio. Ella si avvale anche dell’aiuto di brave insegnanti visitatrici, che comprendono la loro responsabilità di vegliare e prendersi cura di quelle sorelle. Tramite i rapporti che riceve da loro e da altre sorelle, ella è in grado di sapere di che cosa le sorelle hanno bisogno. Inoltre può usufruire dell’aiuto dei comitati e delle sorelle più giovani che hanno una grande energia e sono pronte a servire.

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Levatrice: il tuo cammino, la sua strada

Levatrice: il tuo cammino, la sua strada, di Crystal Haueter; pubblicato per gentile concessione del Museo di storia della Chiesa.

Questo terzo dipinto che ho nel mio ufficio raffigura una levatrice pioniera. Mi rammenta che una sola sorella, con un solo talento, può benedire molte vite. La mia trisnonna, Mary Ann Hamblin, che era una levatrice, è un esempio di questo. Ella fece nascere più di duemila bambini. Il suo fu un considerevole contributo alla riserva di tempo e di talenti del Signore.

L’adempimento delle nostre responsabilità

Provvedere a noi stesse e agli altri è la prova che siamo discepoli del Signore Gesù Cristo. Come molte di voi, sono stata ispirata e ho imparato i principi dell’autosufficienza dall’esempio di mia madre e delle altre sorelle della Società di Soccorso. Una di queste sorelle era la mia cara suocera June, che ha servito quasi ininterrottamente per trent’anni nella presidenza della Società di Soccorso. Quando se ne è andata, all’improvviso l’anno scorso, ha lasciato una testimonianza della sua autosufficienza. Possedeva una raccomandazione valida per il tempio, Scritture e manuali per lo studio del Vangelo usati con cura. Ci siamo divisi amorevolmente i tegami, le padelle e i piatti con i quali aveva preparato migliaia di pasti. Ci ha lasciato coperte che aveva ricavato da vecchi vestiti. Credeva nel vecchio adagio: «Aggiustatelo, consumatelo, fatevelo bastare o fatene a meno». Abbiamo visto le scorte alimentari che aveva coltivato, messo in conserva e immagazzinato. È stato particolarmente toccante vedere i piccoli quaderni nei quali aveva diligentemente annotato le spese nel corso di tanti anni. Poiché aveva vissuto in modo previdente, ella ha lasciato del denaro che aveva risparmiato per le emergenze e nessun debito! Ancora più importante è che le sue capacità, acquisite durante una vita devota, sono state di insegnamento e di ispirazione per molte altre donne.

Come dirigenti, dimostriamo la nostra fede quando usiamo il tempo, i talenti, le riunioni e le attività per occuparci innanzitutto delle cose che sono indispensabili per il benessere e la salvezza sia materiali che spirituali. Se facciamo questo, abbonderemo nell’amore, nell’unità, nella gioia, nella sorellanza e nelle benedizioni. Rendo la mia testimonianza che il lavoro della Società di Soccorso è una parte integrante della Chiesa restaurata del Signore e che la Sua opera è guidata oggi da un profeta vivente. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.

Note

  1. Vedere Online Etymology Dictionary, «relief» e «relieve», www.etymonline.com.

  2. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Joseph F. Smith (Corso di studio del Sacerdozio di Melchisedec e della Società di Soccorso, 1998), 185.

  3. History of the Church, 4:567.

  4. John A. Widtsoe, Evidences and Reconciliations, arr. G. Homer Durham (1987), 308.

  5. Risorse e istruzioni per l’addestramento sul programma di benessere, lezione 2: L’autosufficienza, 3).

  6. Vedere Eliza R. Snow, «Female Relief Society», Deseret News, 22 aprile 1868, 1; Brigham Young, Deseret News, 28 luglio, 1869, 5.