Insegnamenti dei presidenti
Capitolo 22: Tendere una mano amorevole ai nuovi convertiti e ai membri meno attivi


Capitolo 22

Tendere una mano amorevole ai nuovi convertiti e ai membri meno attivi

“Dobbiamo [essere] costantemente consci […] dell’immenso obbligo che [abbiamo] di fare amicizia […] con coloro che entrano nella Chiesa come convertiti, e di offrire amore a coloro che […] cadono nelle ombre dell’inattività”.

Dalla vita di Gordon B. Hinckley

Un tema che il presidente Hinckley ha sottolineato durante tutto il corso del suo servizio come presidente della Chiesa è stato l’importanza di tendere una mano ai nuovi convertiti e a coloro che non sono attivi nella Chiesa. Egli portò molti esempi dei suoi sforzi personali a questo riguardo, uno dei quali descrisse in modo toccante come “uno dei miei fallimenti”. Egli spiegò:

“Mentre ero missionario nelle Isole Britanniche, io e il mio collega facemmo conoscere il Vangelo a un giovane che ebbi il piacere di battezzare. Era ben istruito. Era una persona molto educata. Era diligente. Ero talmente orgoglioso di quel giovane dotato di tanto talento che era entrato nella Chiesa. Pensavo che avesse tutti gli attributi necessari per diventare un giorno uno dei dirigenti del nostro popolo.

Si impegnò a compiere i grandi cambiamenti che comporta il passaggio da convertito a membro della Chiesa. Per un breve periodo prima di essere rilasciato, ebbi l’onore di essere suo amico. Poi fu rilasciato e tornai a casa. A lui fu affidato un piccolo incarico nel Ramo di Londra. Non sapeva nulla di quello che si aspettavano da lui, e commise un errore. Il dirigente dell’organizzazione di cui egli aveva l’incarico era un uomo che, per farla breve, posso descrivere come scarso in amore e abbondante in critiche. Senza misericordia fece cadere i suoi fulmini sul mio amico che aveva commesso un semplice errore.

Quella sera il mio giovane amico uscì dalla cappella che avevamo in affitto sentendosi ferito e offeso […]. Disse a se stesso: “Se questo è il genere di persone che essi sono, non ho nessun desiderio di tornarci”.

Scivolò nell’inattività. Passarono gli anni. […] Quando tornai in Inghilterra cercai disperatamente di rintracciarlo. […] Tornai a casa e infine, dopo lunghe ricerche, riuscii a rintracciarlo.

Gli scrissi. Mi rispose, ma senza menzionare il Vangelo.

Quando tornai a Londra andai di nuovo a cercarlo. Lo trovai il giorno in cui dovevo partire. Gli telefonai, e c’incontrammo in una stazione della metropolitana. Ci abbracciammo con affetto. Avevo poco tempo prima della partenza del mio aereo, ma parlammo brevemente e con quella che penso fosse una sincera considerazione l’uno per l’altro. Prima di lasciarci mi abbracciò di nuovo. Decisi che non lo avrei più perso di vista. […]

Passarono gli anni e invecchiai, come invecchiava lui. Andò in pensione e si stabilì in Svizzera. Una volta, mentre ero in Svizzera, feci una lunga deviazione per trovare il [paese] in cui viveva. Passammo insieme quasi un giorno intero, lui e sua moglie, io e mia moglie. Fu una giornata meravigliosa, ma era evidente che il fuoco della fede era morto in lui da tanto tempo. Cercai di riaccenderlo in ogni maniera, ma invano. Continuammo a scriverci. Gli mandai libri, riviste, registrazioni dei concerti del Coro del Tabernacolo e altre cose per le quali egli espresse sempre gratitudine.

È morto alcuni mesi fa. Sua moglie mi ha scritto per informarmi del fatto; diceva: “Lei è stato il miglior amico che egli abbia mai avuto”.

Quando lessi quella lettera il mio volto si bagnò di lacrime. Sapevo di aver fallito. Forse, se fossi stato là, pronto a risollevarlo la prima volta che era stato mandato al tappeto, egli avrebbe potuto fare della sua vita qualcosa di diverso. Allora penso che avrei potuto aiutarlo. Penso che avrei potuto fasciare la ferita di cui egli soffriva. Ho soltanto un conforto: ci ho provato. Ho soltanto un dolore: ho fallito.

Il nostro compito ora è più grande di quanto sia mai stato perché il numero dei convertiti è più grande di quanto sia mai stato in passato. […] Ogni convertito è prezioso. Ogni convertito è un figlio o una figlia di Dio. Ogni convertito è per noi una grande e grave responsabilità”.1

La preoccupazione del presidente Hinckley per i nuovi convertiti e i membri meno attivi è stata il risultato della sua esperienza nel vedere in che modo il Vangelo benedice la vita delle persone. Un giornalista una volta gli chiese: “Cosa le dà la più grande soddisfazione quando vede il lavoro svolto dalla Chiesa oggi?”. Il presidente Hinckley rispose:

“L’esperienza più soddisfacente che ho fatto è vedere cosa fa il Vangelo per le persone. Apre davanti ai loro occhi un nuovo modo di vedere la vita. Dà loro una prospettiva che non hanno mai conosciuto prima. Alza il loro sguardo perché vedano le cose nobili e divine. Accade in loro qualcosa che è miracoloso a vedersi. Guardano a Cristo e diventano vive”.2

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Cristo con un agnello

“Il Signore lasciò le novantanove pecore per andare alla ricerca di quella che si era smarrita”.

Insegnamenti di Gordon B. Hinckley

1

Noi abbiamo la grande responsabilità di ministrare al singolo individuo

Dobbiamo curare il singolo. Cristo parlava sempre delle singole persone. Egli guariva gli ammalati, individualmente. Nelle Sue parabole si riferiva ai singoli individui. Questa è una Chiesa che si cura dell’individuo, a prescindere dal numero dei fedeli. Che siano sei, dieci, o dodici o cinquanta milioni, non dobbiamo mai perdere di vista il fatto che il singolo individuo è la cosa importante.3

Stiamo diventando una grande società globale. Ma il nostro interesse e le nostre cure devono essere sempre diretti al singolo individuo. Ogni membro di questa Chiesa è un singolo individuo, uomo o donna, ragazzo o ragazza che sia. Il nostro grande dovere è assicurarci che ognuno di loro sia ricordato e nutrito “mediante la buona parola di Dio” (Moroni 6:4), che ognuno abbia la possibilità di progredire, di esprimersi e di essere addestrato nel lavoro e nelle vie del Signore, che nessuno manchi del necessario per vivere, che si soddisfino i bisogni dei poveri, che ogni membro della Chiesa sia incoraggiato e addestrato e abbia la possibilità di progredire sulla strada dell’immortalità e della vita eterna. […]

Questo lavoro è diretto al bene delle persone, a ogni figlio o figlia di Dio. Nel descrivere i successi parliamo in termini di numeri, ma tutti i nostri sforzi devono essere dedicati allo sviluppo degli individui.4

Voglio enfatizzare che c’è una crescita positiva e meravigliosa nella Chiesa. […] Abbiamo ogni motivo di sentirci incoraggiati, ma ogni convertito la cui fede si raffredda è una tragedia. Qualsiasi membro che cade nell’inattività è argomento di seria preoccupazione. Il Signore lasciò le novantanove pecore per andare alla ricerca di quella che si era smarrita. La Sua preoccupazione per [la singola] era talmente seria che ne fece argomento di una delle Sue grandi lezioni [vedere Luca 15:1–7]. Non possiamo abbassare la guardia. Dobbiamo tenere costantemente informati i dirigenti e i membri della Chiesa dell’immenso obbligo che hanno di fare amicizia in modo molto reale e affettuoso e meraviglioso con coloro che entrano nella Chiesa come convertiti, e di offrire amore a coloro che per un motivo o per l’altro cadono nelle ombre dell’inattività. Ci sono molte prove che questo può essere fatto, laddove c’è la volontà di farlo.5

2

Ogni convertito rappresenta una grande e seria responsabilità

Sono arrivato alla conclusione che la più grande tragedia della Chiesa è la perdita di coloro che si uniscono ad essa e poi se ne allontanano. Con poche eccezioni, è una cosa che non dovrebbe accadere. Sono convinto che quasi tutti coloro che sono battezzati dai missionari sono stati istruiti adeguatamente, sì da ricevere una conoscenza e una testimonianza abbastanza forti da giustificare il loro battesimo, ma non è cosa facile effettuare la transizione connessa all’unione a questa chiesa. Significa troncare antichi legami; significa abbandonare degli amici; significa mettere da parte delle tradizioni per tanto tempo amate. Questa transizione può richiedere un cambiamento nelle proprie abitudini e la soppressione di molti appetiti. In tanti casi significa solitudine e anche timore dell’ignoto. Durante questa difficile stagione della sua vita il convertito ha bisogno quindi di essere nutrito e rafforzato. Per raggiungere il risultato di farlo entrare a far parte della Chiesa è stato pagato un prezzo immenso. I lunghi sforzi compiuti dai missionari e il costo del loro servizio, la separazione dai vecchi amici e il trauma conseguente fanno sì che queste preziose anime debbano essere accolte con gioia, rassicurate, aiutate nei momenti di debolezza; richiedono che si affidino loro dei compiti da svolgere perché crescano forti, e che siano incoraggiati e ringraziati per tutto ciò che fanno.6

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uomini che lavorano a una motocicletta

“Invito ogni membro a porgere la mano dell’amicizia e dell’amore a coloro che vengono in Chiesa come convertiti”.

Non serve a nulla fare il lavoro missionario se poi non curiamo il frutto dei nostri sforzi. Le due cose sono inseparabili. Questi convertiti sono preziosi.[…] Ogni convertito rappresenta una grande e seria responsabilità. È assolutamente imperativo provvedere a coloro che sono diventati parte di noi. […]

Ho ricevuto una lettera molto interessante, scritta da una donna che si è unita alla Chiesa un anno fa. Ella scrive:

“Il mio ingresso nella Chiesa è stato un viaggio straordinario e stimolante. L’anno appena passato è stato il più difficile della mia vita. È stato anche il più [gratificante]. Come nuovo membro della Chiesa, ogni giorno affronto nuovi impegni”. […]

Ella dice che “i membri della Chiesa non sanno cosa significa essere nuovi membri della Chiesa. Perciò è quasi impossibile per loro sapere come possono sostenerci”.

Miei fratelli e sorelle, se non sapete che cosa significa, cercate di immaginarlo. Può [far sentire] terribilmente soli. Può essere deludente. Può [intimorire]. Noi membri di questa Chiesa siamo diversi dal resto del mondo molto più di quanto pensiamo di essere. Questa donna [prosegue]:

“Quando noi simpatizzanti diventiamo membri della Chiesa, siamo sorpresi nello scoprire che siamo entrati in un ambiente completamente estraneo, un ambiente che ha le proprie tradizioni, cultura e linguaggio. Ci accorgiamo che non c’è una persona o una fonte di informazioni a cui possiamo rivolgerci per ricevere una guida in questo nuovo ambiente. All’inizio il viaggio è stimolante, i nostri errori perfino divertenti; poi diventa frustrante, e infine la frustrazione diventa rabbia. Ed è a questo stadio di frustrazione e rabbia che ce ne andiamo. Torniamo nell’ambiente dal quale provenivamo, dove sapevamo chi eravamo, nel quale contavamo e del quale conoscevamo il linguaggio”.7

[Certe persone sono state solo battezzate, ma non sono state integrate, e dopo due o tre mesi se ne vanno]. È molto importante, fratelli e sorelle, fare in modo che [i membri battezzati da poco] siano convertiti, che siano profondamente convinti dell’importanza di questa grande opera. Non è solo una questione di testa. È una questione di cuore; significa essere toccati dallo Spirito Santo fino ad arrivare a sapere che questa opera è vera, che Joseph Smith fu veramente un profeta di Dio, che Dio vive e che Gesù Cristo vive, che apparvero al giovane Joseph Smith, che il Libro di Mormon è vero e che il sacerdozio è disponibile con tutti i suoi doni e benedizioni. Non posso sottolineare abbastanza questo fatto.8

3

Ogni convertito ha bisogno di avere un amico, di avere un incarico e di essere nutrito della buona parola di Dio

Davanti al sempre crescente numero di convertiti, dobbiamo compiere uno sforzo sempre più grande per aiutarli a trovare la loro strada. Ognuno di loro ha bisogno di tre cose: avere un amico, avere un compito ed essere nutrito della “buona parola di Dio” (Moroni 6:4). È nostro dovere e nostro piacere fornire queste cose.9

Amicizia

[I convertiti] vengono nella Chiesa pieni di entusiasmo per quello che hanno trovato. Dobbiamo immediatamente edificare su questo entusiasmo. […] [Possiamo] ascoltarli, guidarli, rispondere alle loro domande, essere pronti ad aiutarli in ogni circostanza, in ogni situazione. […] Invito ogni membro a porgere la mano dell’amicizia e dell’amore a coloro che vengono in chiesa come convertiti.10

Abbiamo degli obblighi nei confronti di coloro che entrano a far parte della Chiesa. Non possiamo trascurarli. Non possiamo lasciare che camminino da soli. Hanno bisogno di aiuto nella fase di integrazione e adattamento ai modi e alla cultura di questa Chiesa. Per noi è una grande benedizione e occasione il fatto di fornire questo aiuto. […] Un sorriso caloroso, una stretta di mano amichevole, una parola di conforto faranno miracoli.11

Porgiamo una mano a queste persone! Facciamo amicizia con loro! Siamo gentili con loro! Incoraggiamole! Aumentiamo la loro fede e conoscenza di questa che è l’opera del Signore.12

Vi supplico […] di accogliere coloro che entrano nella Chiesa e di essere loro amici, di farli sentire benvenuti e di confortarli, e vedremo dei risultati meravigliosi. Il Signore vi benedirà perché possiate aiutare in questo grande processo di ritenimento dei convertiti.13

Responsabilità

La Chiesa si aspetta qualcosa dalle persone. Le sue regole sono elevate. La sua dottrina è potente. La Chiesa si aspetta che le persone rendano un grande servizio. I membri della Chiesa non vanno avanti oziosamente. Ci aspettiamo che si impegnino. Le persone rispondono molto bene a questo. Sono felici delle possibilità di rendere servizio, e quando svolgono questo servizio cresce la loro capacità, la loro comprensione e la loro qualifica a fare determinate cose e a farle bene.14

Date [ai nuovi convertiti] qualcosa da fare. Non cresceranno forti nella fede senza esercizio. La fede e la testimonianza sono come i muscoli del mio braccio. Se uso questi muscoli e li nutro, diventeranno più forti, ma se mi appendo il braccio al collo e lo lascio lì, diventa debole e inefficace, e lo stesso accade con la testimonianza.

Alcuni di voi dicono che non sono pronti per assumersi delle responsabilità. Ma nessuno di noi era pronto quando è arrivata la chiamata. Posso dirlo di me stesso. Pensate che fossi pronto per questa grande e sacra chiamata? Mi sentivo sopraffatto. Mi sentivo inadeguato. Mi sento ancora sopraffatto. Mi sento ancora inadeguato. Però sto cercando di andare avanti, cercando la benedizione del Signore e di compiere la Sua volontà, sperando e pregando che il mio servizio Gli sia accettevole. Il primo incarico che ho avuto in questa Chiesa è stato come consigliere di un presidente del quorum dei diaconi, quando avevo dodici anni. Mi sentivo inadeguato. Mi sentivo sopraffatto. Ma ci ho provato, proprio come voi, e dopo di ciò sono giunte altre responsabilità. Mai con un sentimento di adeguatezza, ma sempre con un sentimento di gratitudine e volontà di provarci.15

Ogni convertito che entra in questa Chiesa deve ricevere subito un compito da svolgere. Può essere una cosa da poco, ma [farà la differenza nella sua vita].16

Naturalmente il nuovo convertito non sa tutto. Probabilmente commetterà degli errori. E con questo? Tutti facciamo degli errori. La cosa importante è la crescita che deriverà dall’attività.17

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donne in classe

Il presidente Hinckley ha insegnato che i nuovi convertiti hanno bisogno di ricevere delle opportunità di servire nella Chiesa.

Nutrire della buona parola di Dio.

Penso che questi convertiti abbiano una testimonianza del Vangelo. Penso che abbiano fede nel Signore Gesù Cristo e conoscano la Sua divina realtà. Penso che si siano veramente pentiti dei loro peccati e abbiano la determinazione di servire il Signore.

Moroni [dice] di loro dopo che sono stati battezzati: “E dopo essere stati ammessi al battesimo, ed essere stati trasformati e purificati dal potere dello Spirito Santo, essi erano annoverati fra il popolo della chiesa di Cristo; e i loro nomi erano scritti, affinché potessero essere ricordati e nutriti mediante la buona parola di Dio, per mantenerli sulla retta via, per mantenerli continuamente vigilanti nella preghiera, confidando unicamente nei meriti di Cristo, che era l’autore e il perfezionatore della loro fede” (Moroni 6:4).

Ai nostri giorni come allora i convertiti sono “annoverati fra il popolo della chiesa di Cristo [per poter] essere ricordati e nutriti mediante la buona parola di Dio, per mantenerli sulla retta via, per mantenerli continuamente vigilanti nella preghiera”. […] Aiutiamoli a compiere i primi passi come membri della Chiesa.18

È imperativo che [ogni nuovo convertito] entri a far parte di un quorum del sacerdozio, o della Società di Soccorso, [delle] Giovani Donne, [della] Scuola Domenicale o [della] Primaria. Deve essere incoraggiato a venire alla riunione sacramentale per prendere il sacramento e rinnovare le alleanze stipulate al momento del battesimo.19

4

C’è tutto da guadagnare e niente da perdere se si ritorna all’attività nella Chiesa

In tutto il mondo vi sono migliaia di persone […] membri della Chiesa soltanto di nome. Si tratta di persone che hanno lasciato la Chiesa e che ora, in cuor loro, sentono il desiderio di ritornare, ma non sanno da dove cominciare, e sono troppo timidi per fare qualsiasi tentativo. […]

A voi, miei cari fratelli e sorelle, che avete preso la vostra eredità spirituale e ve ne siete andati, ed ora sentite un vuoto nella vostra vita, io dico che avete davanti a voi la via del ritorno. […] Se farete il primo timido passo per ritornare, troverete braccia aperte pronte ad accogliervi, e affettuosi amici che vi daranno il benvenuto.

Ritengo di sapere perché alcuni di voi se ne sono andati. Siete stati offesi da un individuo sconsiderato che ha ferito il vostro orgoglio, e avete attribuito alle sue azioni la qualifica di appartenente alla Chiesa. Oppure vi siete trasferiti da una zona in cui eravate conosciuti ad un’altra in cui vi siete trovati praticamente soli, e là avete vissuto con ben pochi contatti con la Chiesa.

O forse siete stati attirati da altre compagnie, o avete preso abitudini che ritenete incompatibili con l’appartenenza alla Chiesa. O forse vi siete sentiti più esperti, più informati, più saggi nelle cose del mondo dei vostri amici nella Chiesa, e con aria di disdegno vi siete allontanati dalla loro compagnia.

Io non sono qui per discutere i motivi del vostro allontanamento, e spero che neanche voi ne terrete conto. Si tratta di acqua passata. […] Avete tutto da guadagnare e nulla da perdere. Ritornate tra noi, amici miei. Nella Chiesa troverete una pace più grande che in qualsiasi altro luogo, una pace di quella che non avete mai conosciuto. Nella Chiesa troverete molte persone pronte a diventare vostri amici.20

A voi, miei cari fratelli e sorelle, che forse vi siete allontanati […], dico che la Chiesa ha bisogno di voi, come voi avete bisogno della Chiesa. In essa troverete molti orecchi pronti ad ascoltarvi con comprensione, ad aiutarvi a ritrovare il giusto cammino, e molti cuori pronti a riscaldare il vostro. Vi saranno molte lacrime, non di amarezza, ma di gioia.21

5

I Santi degli Ultimi Giorni che torneranno all’attività nella Chiesa si sentiranno bene ad essere di nuovo a casa

Una domenica mi trovai in una città della California per partecipare ad una conferenza di palo. Il mio nome e la mia fotografia furono pubblicati dal giornale locale. Quella mattina, mentre io e il presidente del palo eravamo nell’edificio in cui si teneva la conferenza, suonò il telefono. La telefonata era per me, e dall’altro lato del filo sentii parlare il mio vecchio amico: voleva vedermi. Chiesi di essere esonerato dalla riunione cui dovevo partecipare quella mattina, e chiesi al presidente del palo di dirigere in mia vece. Avevo da fare una cosa più importante.

Questo mio vecchio amico venne da me, timidamente e quasi timoroso. Era rimasto lontano per tanti anni. Ci abbracciammo come fratelli da lungo tempo divisi. All’inizio la conversazione fu un po’ difficile, ma presto ci riscaldammo parlando insieme dei giorni che avevamo trascorso in Inghilterra molti anni prima. Quando quest’uomo cominciò a parlare della Chiesa della quale un giorno aveva rappresentato una parte tanto efficace, vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime. E quelle lacrime continuarono a sgorgare mentre egli cominciò a parlare dei lunghi anni senza senso che aveva trascorso lontano dai suoi fratelli. Parlò di quegli anni come un uomo parla degli incubi vissuti durante la notte. Quando ebbe finito di parlare di quel triste periodo della sua vita si passò a discutere il suo ritorno. Egli riteneva che sarebbe stato difficile, che sarebbe stato per lui fonte di serio imbarazzo, ma accettò il mio invito.

[…] Ho ricevuto una sua lettera nella quale mi dice: “Sono ritornato. [Sono ritornato ed è bellissimo sentire di essere di nuovo a casa]”.

E così a voi tutti, amici miei, che desiderate ritornare ma siete riluttanti a fare il primo passo, io dico: provate. Lasciate che vi veniamo incontro dove vi trovate attualmente, che vi prendiamo per mano, che vi aiutiamo. Vi prometto che il vostro ritorno a casa sarà un’esperienza gioiosa.22

Sussidi didattici

Domande

  • Perché “il nostro interesse e le nostre cure devono essere sempre diretti al singolo individuo” anche in una chiesa mondiale? (Vedere la sezione 1). Quando siete stati benedetti da qualcuno che si è personalmente interessato a voi? Quali sono dei modi in cui possiamo essere più sensibili nel prenderci cura di ogni singolo individuo?

  • Che cosa possiamo apprendere e mettere in pratica dalla lettera che il presidente Hinckley condivide nella sezione 2? Meditate su ciò che potete fare per rafforzare coloro che si stanno impegnando per edificare la loro fede.

  • Perché ogni nuovo convertito ha bisogno di avere un amico, di avere un incarico e di essere nutrito della buona parola di Dio? (Vedere la sezione 3). Quali sono alcuni modi in cui possiamo fare amicizia coi nuovi convertiti? Come possiamo sostenere i nuovi convertiti nei loro incarichi di Chiesa? Come possiamo aiutare i nuovi convertiti a essere “nutriti dalla buona parola di Dio”?

  • Perché a volte è difficile per i membri tornare all’attività nella Chiesa? (Vedere la sezione 4). Come possiamo aiutare le persone a tornare? Quando avete provato o testimoniato la gioia che accompagna un ritorno all’attività nella Chiesa?

  • Che cosa apprendete dalla storia che il presidente Hinckley narra nella sezione 5? Pensate a come potete tendere una mano per aiutare qualcuno che non è attivo nella Chiesa a “tornare a casa”.

Passi scritturali correlati

Luca 15; Giovanni 10:1–16, 26–28; 13:34–35; Mosia 18:8–10; Helaman 6:3; 3 Nefi 18:32; Moroni 6:4–6; DeA 38:24

Sussidi per lo studio

“Molti trovano che il momento migliore per studiare le Scritture è al mattino, dopo […] il riposo notturno […] Altri preferiscono studiare nelle quiete ore che seguono al lavoro, quando ci siamo ormai lasciati alle spalle le preoccupazioni che ci hanno assillato per lunghe ore. […] Forse più importante della scelta del momento adatto è la regolarità con cui questo studio viene condotto” (Howard W. Hunter, “La lettura delle Scritture”, La Stella, maggio 1980, 102).

Note

  1. “I convertiti e i nostri giovani”, La Stella, luglio 1997, 55–56.

  2. “I convertiti e i nostri giovani”, 56.

  3. “Pensieri ispirati”, Liahona, ottobre 2003, 5.

  4. “Questo lavoro riguarda le persone”, La Stella, luglio 1995, 67, 68.

  5. Teachings of Gordon B. Hinckley (1997), 537–538.

  6. “Il servizio missionario”, La Stella, marzo 1988, 6.

  7. “Pascete gli agnelli”, La Stella, luglio 1999, 122.

  8. “Pensieri ispirati”, Liahona, ottobre 2003, 3.

  9. “I convertiti e i nostri giovani”, 55.

  10. “Alcune considerazioni sui templi, il ritenimento dei convertiti e il servizio missionario”, La Stella, gennaio 1998, 64–65.

  11. “Pensieri ispirati”, 4.

  12. “Latter-day Counsel: Excerpts from Recent Addresses of President Gordon B. Hinckley”, Ensign, luglio 1999, 73.

  13. “Words of the Prophet: Reach Out”, New Era, febbraio 2003, 7.

  14. “Pensieri ispirati”, 3–4.

  15. Teachings of Gordon B. Hinckley, 538.

  16. “Pensieri ispirati”, La Stella, novembre 1998, 7.

  17. “Pascete gli agnelli”, 122.

  18. “I convertiti e i nostri giovani”, 56.

  19. “Pascete gli agnelli”, 122–123.

  20. “Tutto da guadagnare — nulla da perdere”, La Stella, aprile 1977, 48.

  21. “E Pietro uscì fuori e pianse amaramente”, La Stella, agosto 1994, 7.

  22. “Tutto da guadagnare — nulla da perdere”, 50.