2002
La dottrina del lavoro di tempio
Agosto 2002


La dottrina del lavoro di tempio

Il tempio è un luogo di rivelazione, ispirazione, meditazione e pace: un luogo in cui trovare ristoro, schiarire le nostre menti, trovare risposte alle nostre preghiere e godere della soddisfazione dell’adorazione e del servizio.

Da giovane, dopo aver finito il servizio militare, ritornai alla casa dei miei genitori nello Utah centrale, a circa 65 chilometri dalla cittadina di Manti. Non molto tempo prima era stato annunciato il piano che prevedeva un piccolo allargamento del tempio di Manti e i dirigenti della Chiesa cercavano volontari che partecipassero a quel progetto. Io firmai per un turno di due settimane e ben presto mi trovai a maneggiare un piccone, spezzare massi ed eliminare le rocce all’esterno del tempio. Il caldo sole estivo splendeva su di noi tutto il giorno e il lavoro si rivelava duro fisicamente e noioso mentalmente. Alcune volte, mentre faticavo per rimuovere l’ennesima grossa pietra, mi chiesi se non ero stato un po’ troppo precipitoso nel rispondere alla richiesta di volontari.

Mentre i giorni passavano, però, ebbi una straordinaria esperienza spirituale. Diverse volte nel mezzo di quella grande fatica, udii e sentii lo Spirito Santo dirmi che ad un certo punto nel futuro sarei stato coinvolto nella costruzione di altri templi. Era un sentimento molto pacato ma molto chiaro. In quel momento mi stavo preparando per tornare a lavorare con il bestiame in un ranch, quindi non era affatto ovvio per me come sarei potuto essere coinvolto nella costruzione di templi, ma accettai quel sentimento come un’ispirazione. Negli anni mi chiesi di tanto in tanto che cosa significasse, essendo ancora incerto su come si sarebbe potuto realizzare, ma sicuro che la voce calma e sommessa mi aveva comunicato quel suggerimento.

Negli anni successivi ebbi il privilegio di vedere quella promessa adempiuta in modi che non avrei mai immaginato; ebbi infatti l’occasione di lavorare nel Dipartimento del Tempio durante questo entusiasmante periodo di crescita. Ho visto di persona l’impegno del presidente Gordon B. Hinckley nel portare i templi più vicini a più persone nel mondo, e condivido il suo entusiasmo per le benedizioni che possono derivare dalle ordinanze del tempio. Il presidente Hinckley ha detto: «Esorto i nostri fedeli di ogni dove, con tutta la capacità di persuasione che possiedo, a vivere in modo degno da detenere una raccomandazione per il tempio, a chiederla e a considerarla come un bene prezioso e a compiere uno sforzo più grande per andare alla casa del Signore e essere partecipi dello spirito e delle benedizioni che ivi si trovano».1Così facendo, il presidente Hinckley fa eco alla voce di altri profeti che lo hanno preceduto. Ad esempio, il profeta Joseph Smith ci avvertì delle conseguenze cui andiamo incontro quando manchiamo di far uso dei templi a noi disponibili: «Quei santi che trascurano [il lavoro di tempio] per i loro parenti deceduti, lo fanno a pericolo della loro salvezza».2

Chiaramente le ordinanze del tempio hanno un significato eterno, ma possono anche rappresentare una difficoltà. Spero di offrire delle indicazioni che possano aiutare i membri della Chiesa a meglio comprendere la natura dei templi e di offrire dei suggerimenti e dei consigli pratici in merito ai modi in cui prepararsi per il culto reso nel tempio.

Il «lavoro» Nel «lavoro Di Tempio»

Il lavoro di tempio è un atto di servizio. Il tempio è un luogo in cui abbiamo la possibilità di fare qualcosa per gli altri. In recenti dedicazioni di templi il presidente Hinckley ha suggerito di non concentrarci troppo sui benefici personali della frequenza al tempio, ma piuttosto di concentrarci sul lavoro di tempio come «lavoro». Benché le benedizioni personali che derivano dal frequentare il tempio siano numerose, non dobbiamo perdere di vista il fatto che si tratta di lavoro e richiede impegno e senso del dovere.

Il lavoro di tempio non è diverso dagli altri tipi di servizio che rendiamo nella Chiesa, come andare in missione o fornire un aiuto a qualcuno in veste di insegnanti familiari e visitatrici. Tali atti di servizio normalmente ci costano qualcosa e spesso richiedono del sacrificio. Il nostro profeta ci invita a considerare nello stesso modo e con lo stesso atteggiamento la nostra attività al tempio. La nostra partecipazione deve essere motivata dal desiderio di rendere servizio piuttosto che essere un atto di egoismo o incentrato su noi stessi. Il Salvatore disse: «Perché chi vorrà salvare la propria vita la perderà: ma chi avrà perduto la propria vita per me, esso la salverà».3

Se andiamo al tempio soltanto per noi stessi, potremmo effettivamente precluderci l’accesso a benefici spirituali ben maggiori. Pensate alle cose che facciamo quando frequentiamo il tempio. Sono diverse o sono simili alle altre attività che normalmente chiamiamo «lavoro»? Spesso il lavoro è difficile, impegnativo e a volte noioso; se così non fosse probabilmente lo chiameremmo gioco. Il lavoro richiede che noi siamo impegnati in un processo. Seguendo questo ragionamento, se troviamo che il nostro servizio al tempio è principalmente un’attività passiva, forse non ne stiamo traendo tutti i benefici che potremmo.

Un ovvio esempio si può trovare nella differenza tra frequentare il tempio come lavorante del tempio e frequentarlo come procuratore. Quando un lavorante del tempio si dedica a svolgere i suoi compiti si rende conto che si tratta veramente di lavoro; dall’imparare a memoria le ordinanze al gestire le procedure, c’è sempre molto da fare. Il risultato di questo sforzo è che i lavoranti del tempio acquisiscono familiarità con le ordinanze e hanno la possibilità di imparare e crescere ancora di più. E come ebbi modo di scoprire da giovane, durante le mie fatiche fisiche al tempio di Manti, una disponibilità a lavorare e a servire può preparare il nostro cuore a ricevere illuminazioni spirituali.

Pur essendo il tempio certamente un luogo di rifugio, un ritiro nel quale imparare a comprendere noi stessi, ci possono essere benefici ancor più grandi nell’andare al tempio per svolgere del lavoro impegnativo, pesante e rigoroso. Uno dei benefici dellnumerosi templi non è rappresentato soltanto dal fatto che più membri della Chiesa possono andarci, ma anche che più fedeli possono fungere da lavoranti del tempio.

Inoltre, un atteggiamento volto al servizio può aiutarci a vedere le cose sotto una luce nuova. Considerate i parallelismi tra i modelli d’insegnamento delle ordinanze del tempio e le parabole delle Scritture. Entrambe hanno diversi livelli di significato. Molte delle parabole che il Salvatore insegnò erano difficili da comprendere per la maggior parte degli ascoltatori. Ad alcuni esse sembravano banali e semplici. Ad esempio, nella parabola delle dieci vergini, dei talenti, della pecora smarrita, della vedova con il giudice ingiusto, del figliol prodigo, vi è una storia, un messaggio che anche un osservatore occasionale poteva percepire. Ma aperte alla vista, nelle stesse storie, vi sono grandissime verità che spiegano alcuni dei principi centrali e fondamentali del regno. In maniera simile, le ordinanze del tempio possono avere parti che sembrano semplici, ma per coloro che hanno occhi spirituali preparati vi sono significati profondi pronti per essere colti.

La Dottrina Fondamentale Per I Morti

Una funzione fondamentale dei templi è legata alle ordinanze che eseguiamo per i nostri antenati defunti. Quando pensiamo alle ordinanze del tempio e alla necessità di eseguirle alla perfezione, senza errori, ci viene in mente questo possente passo delle Scritture:

«Potrete pensare che quest’ordine di cose sia oltremodo minuzioso; ma lasciate che vi dica che ciò è soltanto per rispondere alla volontà di Dio, conformandosi alla preparazione e all’ordinanza che il Signore ordinò e preparò prima della fondazione del mondo, per la salvezza dei morti che sarebbero morti senza avere conoscenza del vangelo…

Poiché la loro salvezza è necessaria ed essenziale alla nostra salvezza, come dice Paolo riguardo ai padri, che essi senza di noi non possono essere resi perfetti, neppure noi senza i nostri morti possiamo essere resi perfetti».4

Considerate la visione possente e rivelatrice del presidente Joseph F. Smith (1838–1918):

«Così il Vangelo fu predicato a coloro che erano morti nei loro peccati, senza una conoscenza della verità, oppure in trasgressione, avendo rigettato i profeti.

A questi venne insegnata la fede in Dio, il pentimento dal peccato, il battesimo per procura per la remissione dei peccati, il dono dello Spirito Santo mediante l’imposizione delle mani,

E tutti gli altri princìpi del vangelo che era loro necessario conoscere allo scopo di qualificarsi per poter essere giudicati secondo gli uomini nella carne, ma per vivere secondo Dio nello spirito».5

La Dottrina Fondamentale Per I Vivi

Il tempio è un luogo di rivelazione, ispirazione, meditazione e pace: un luogo in cui trovare ristoro, schiarire le nostre menti, trovare risposte alle nostre preghiere e godere della soddisfazione dell’adorazione e del servizio.

Il Signore rivelò tramite il profeta Joseph: «Tutte le alleanze, i contratti, i legami, gli obblighi, i giuramenti, i voti, gli atti, le aggregazioni, le associazioni o le aspettative che non sono fatti ed accettati e suggellati dal Santo Spirito di Promessa, mediante colui che è unto, sia per il tempo che per tutta l’eternità,… per mezzo del mio unto che ho designato sulla terra a detenere questo potere… non hanno alcuna efficacia, virtù o forza durante e dopo la risurrezione dai morti; poiché tutti i contratti che non sono fatti a questo fine, hanno fine quando gli uomini muoiono».6

Insegnamoci gli uni gli altri il valore supremo della «nuova ed eterna alleanza del matrimonio»7nei nostri discorsi, nelle nostre lezioni e tramite l’esempio. Quando una coppia viene suggellata al tempio dal sacerdozio, viene organizzata una nuova famiglia. Noi gioiamo quando viene organizzato un nuovo ramo, rione o palo. Quanto più dovremmo gioire quando organizziamo l’unità fondamentale della Chiesa: una nuova famiglia eterna! C’è un solo modo in cui il sacerdozio può stabilire correttamente questa nuova unità, ovvero nella Casa del Signore. Noi verremo tutti rilasciati prima o poi dalle nostre chiamate nella Chiesa, ma non dai nostri ruoli eterni nell’organizzazione della famiglia.

Come spiegato in Dottrina e Alleanze: «Può sembrare a qualcuno una dottrina assai audace, quella di cui parliamo: un potere che registra o lega sulla terra e lega in cielo. Nondimeno, in tutte le età del mondo, ogni qualvolta il Signore ha dato una dispensazione del Sacerdozio a qualche uomo mediante una reale rivelazione, o a un gruppo di uomini, è sempre stato dato questo potere. Quindi, qualsiasi cosa questi uomini fecero con autorità, nel nome del Signore, e la fecero correttamente e fedelmente, e ne fecero una registrazione appropriata e fedele, divenne una legge in terra e in cielo, e non poteva essere annullata, secondo i decreti del grande Geova».8

L’investitura

Qual è il significato e la natura dell’investitura? Il presidente Brigham Young (1801–1877) ci disse queste parole: «La vostra investitura consiste nel ricevere nella casa del Signore tutte quelle ordinanze che, quando avrete lasciato questa vita, vi saranno necessarie per ritornare al cospetto del Padre, passando gli angeli che fanno la guardia,… ed ottenere la vostra esaltazione eterna».9

La parola investitura suggerisce il concetto di ricevere un dono, qualcosa di valore per il nostro viaggio eterno, come descritto dal presidente Young. Il Signore ci dà una benedizione di potere spirituale e di protezione cosicché possiamo godere della vita più pienamente, con abbondanza.

Le maggiori benedizioni nel regno di Dio ci pervengono tramite la grazia di Gesù Cristo, mediante l’obbedienza alla Sua parola. Le rivelazioni degli ultimi giorni chiariscono che la pienezza della grazia di Cristo è impartita a quelli che obbediscono ai comandamenti, ivi compresi lo stipulare e il mantenere fede alle alleanze: «Poiché, se rispettate i miei comandamenti sarete partecipi della sua pienezza e sarete glorificati in me, come io lo sono nel Padre; perciò io vi dico, voi riceverete grazia su grazia».10Dottrina e Alleanze spiega inoltre: «Ma beati coloro che hanno rispettato l’alleanza e hanno osservato il comandamento, poiché otterranno misericordia».11

Una ragione del potere delle alleanze può essere dovuta alla capacità che queste hanno di indurre dei cambiamenti nella nostra vita, specialmente se si tratta di alleanze sacre. Questa capacità proviene in parte dal fatto che quando facciamo un’alleanza con Dio, facciamo una promessa al nostro Padre nel cielo, che ci conosce meglio di chiunque altro, che sa esattamente cosa proviamo e pensiamo nel profondo del cuore: e questo fornisce una motivazione ineguagliabile per mantenere le nostre promesse. In aggiunta, le alleanze sacre sono ancora più forti delle alleanze o promesse comuni perché stipulando un’alleanza suggellata dal Santo Spirito di Promessa (lo Spirito Santo) guadagnamo uno speciale accesso alla grazia di Dio che ci aiuterà a mantenere le promesse che abbiamo fatto.

Lo scopo del lavoro di tempio è di rendere più efficace l’espiazione di Gesù Cristo, e siccome le alleanze possono essere uno strumento di cambiamento molto valido, esse hanno una parte preminente nel tempio e sono la componente principale dell’investitura. Considerate come le alleanze del battesimo, del sacramento e dell’imposizione delle mani siano tutte imperniate sul Salvatore e sul Suo sacrificio espiatorio, e come ci inducano a cambiare la nostra vita. In modo simile, le alleanze che facciamo quando riceviamo l’investitura possono spingerci a cambiamenti ancora maggiori e ad un comportamento più cristiano. In altre parole, noi potremmo chiedere: Come si ottiene l’accesso alla pienezza dell’Espiazione, quest’ulteriore dispensazione di grazia? Solo tramite le alleanze, nelle quali si entra unicamente mediante le ordinanze, che possono essere celebrate soltanto grazie alle chiavi del sacerdozio.12Il profeta Joseph Smith insegnò: «Nascere di nuovo avviene tramite lo Spirito di Dio mediante le ordinanze».13

Queste verità ci aiutano a comprendere il potere spirituale del lavoro di tempio e come quel potere può entrare nella vita di una persona tramite alleanza. A questo punto mantenere l’alleanza porta le benedizioni promesse nel tempo e nell’eternità.

Ripassiamo ora gli aspetti pratici che possono migliorare la nostra esperienza al tempio.

Le Norme

La riverenza è una chiave indispensabile per la rivelazione. Per ricevere la rivelazione promessa noi dobbiamo conservare la natura sacra della casa del Signore. Il tempio può diventare una parte significativa della nostra vita se ci prepariamo con riverenza ad entrarvi e se rimaniamo fedeli alla bellezza, alla dignità e alla solennità del tempio quando ne usciamo. Parte di quella riverenza significa mantenere un atteggiamento di grande rispetto per la Divinità nel nostro cuore. Le nostre parole ed alcune delle nostre azioni pratiche possono avere un effetto sulla riverenza che proviamo e quindi sulle manifestazioni spirituali che riceviamo.

Quando si parla di cose sacre, vi è «un tempo per tacere e un tempo per parlare».14Abbiamo la responsabilità di conservare la sacralità dell’investitura del tempio. Non dobbiamo usare il linguaggio del tempio quando siamo al di fuori del tempio. Dobbiamo inoltre essere cauti a non usare un linguaggio comune o mondano entro i sacri confini del tempio. La volgarità non deve fare parte della nostra comunicazione fuori dal tempio, e certamente non trova posto nella casa del Signore. Ma anche scherzare e ridere in modo eccessivo può impedirci di sentire la riverenza e il rispetto che dobbiamo provare.

Dignità

Alcuni membri che sono ansiosi di ricevere le benedizioni del tempio possono fare pressione per ricevere una raccomandazione prima di essere completamente pronti. Diventare degni del tempio significa però prepararsi a comprendere le «cose spirituali» del tempio.15Il nostro profeta ha consigliato: «So che è difficile per un vescovo negare una raccomandazione a un membro del suo rione che forse si trova a cavallo della linea di demarcazione tra dignità e indegnità. Tale rifiuto può essere come un’offesa per il richiedente. Ma egli deve sapere che, a meno che non vi sia in lui una vera dignità, egli non otterrà nessuna benedizione, e che la condanna ricadrà sul capo di colui che indegnamente attraversa la soglia della casa del Signore».16

L’indumento del Tempio

Coloro che hanno ricevuto l’investitura devono indossare adeguatamente l’indumento del tempio. Indossare l’indumento del tempio è uno dei grandi privilegi che abbiamo. È appropriato pensare a tale indumento come parte del tempio, come un ricordo delle alleanze fatte nella casa del Signore. In questo senso, quando lo indossiamo adeguatamente portiamo il tempio con noi nel nostro cammino quotidiano della vita.

Dobbiamo seguire le istruzioni della Prima Presidenza in merito all’indossare l’indumento del tempio:

«Indossare l’indumento del tempio è un sacro privilegio di coloro che hanno stretto le alleanze del tempio. L’indumento,… quando viene indossato correttamente, serve da protezione contro la tentazione e il male.

I fedeli sono tenuti a indossare l’indumento sia di giorno che di notte, secondo le istruzioni impartite nel tempio. I fedeli non devono modificare l’indumento né indossarlo in modo diverso da quello prescritto per adattarlo alle diverse fogge dei vestiti, anche quando detti vestiti sono alla moda. L’indumento non va tolto per prendere parte ad attività che si possono ragionevolmente svolgere portando l’indumento sotto i vestiti.

I fedeli devono lasciarsi guidare dal Santo Spirito per rispondere da sé alle domande personali relative a come indossare l’indumento. Questa sacra alleanza è stata stipulata tra il fedele e il Signore, ed è un’espressione esteriore dell’impegno interiore a seguire il Salvatore Gesù Cristo».17

Abbigliamento Appropriato

Vestirci in maniera appropriata per entrare nel tempio ci aiuterà a lasciarci dietro le nostre preoccupazioni mondane e prepararci a partecipare alle ordinanze della casa del Signore. Considerate questo consiglio del presidente Boyd K. Packer, presidente facente funzione del Quorum dei Dodici Apostoli, in merito alla preparazione per entrare nel tempio: «Piace al Signore quando laviamo i nostri corpi e indossiamo abiti puliti, per quanto economici essi possano essere. Dobbiamo vestirci in maniera tale da poter partecipare, sentendoci a nostro agio, alla riunione sacramentale o ad un’altra riunione simile».18

Quando entriamo nel tempio, ci cambiamo e indossiamo tutti abiti bianchi e modesti. Per gli uomini, questo significa camicia bianca a maniche lunghe e pantaloni bianchi. Per le donne, un vestito bianco lungo a maniche lunghe o una camicia bianca e gonna bianca lunga. Gli abiti bianchi del tempio simbolizzano la purezza e l’essere puliti dai nostri peccati: lo stato nel quale speriamo di ritornare al nostro Padre nei cieli. Cambiarci per indossare vestiti bianchi serve anche per ricordare che siamo tutti uguali di fronte a Dio, che Lui guarda al nostro cuore e alla nostra anima e non alla nostra condizione sociale in questo mondo.

Le future spose devono prendere nota che i loro abiti da sposa dovranno essere modesti come i normali abiti del tempio. «Tutti gli abiti indossati al tempio devono essere bianchi, avere le maniche lunghe, essere modesti nel disegno e nel tessuto, e privi di decorazioni elaborate. I tessuti sottili devono essere foderati. I pantaloni da donna non sono permessi nel tempio. Il vestito non deve avere uno strascico a meno che non sia rimovibile così da non essere d’impedimento durante le cerimonie del tempio».19

Ordinanze Di Suggellamento

In conclusione, considerate ancora una volta il potere del tempio, con particolare riferimento ai nostri parenti deceduti. Chi tra noi non ha pianto di notte per un fratello, una sorella o un altro parente dipartito senza accettare pienamente il Vangelo in questa vita, per un motivo o un altro? Il suggellamento effettuato nel tempio ci offre la grande speranza di poterci riunire con tutti i nostri cari. L’ordinanza di suggellamento conferisce una potente benedizione sui Santi degli Ultimi Giorni che rimangono fedeli alle loro alleanze. Ho sempre ricevuto grande forza, incoraggiamento e conforto dal presidente Lorenzo Snow (1814–1901) che fece questa grande promessa:

«Dio ha mantenuto le Sue promesse verso di noi e le nostre prospettive sono grandi e gloriose. Sì, nella prossima vita noi avremo… i nostri figli e le nostre figlie. Se non li avremo tutti subito, li avremo prima o poi… Voi che piangete i vostri figli che hanno perso la via, avrete i vostri figli e le vostre figlie. Se avrete successo nel superare queste prove e queste afflizioni e riceverete la risurrezione voi potrete, per il potere del sacerdozio, lavorare e faticare, come ha fatto il Figlio di Dio, finché non porterete tutti i vostri figli e figlie sulla strada dell’esaltazione e della gloria. Questo è sicuro come è sicuro che il sole è sorto stamattina sopra queste montagne. Dunque non piangete perché non tutti i vostri figli hanno seguito il sentiero che avete tracciato per loro, o dato ascolto ai vostri consigli. Nella misura in cui riusciremo ad assicurarci la gloria eterna, e porci come salvatori, e come re e sacerdoti del nostro Dio, noi salveremo la nostra posterità».20

C’è grande forza nei legami di suggellamento dell’alleanza. Vi porto la mia testimonianza che questi principi e alleanze eterne furono dati prima della fondazione del mondo e che porteranno delle benedizioni nella nostra vita se prepareremo i nostri cuori e la nostra mente a riceverli.

«Esorto i nostri fedeli di ogni dove… a vivere in modo degno da detenere una raccomandazione per il tempio, a chiederla e a considerarla come un bene prezioso e a compiere uno sforzo più grande per andare alla casa del Signore».

Presidente Gordon B. Hinckley

Note

  1. «Missioni, templi e ministero», La Stella, gennaio 1996, 63.

  2. History of the Church, 4:426.

  3. Luca 9:24.

  4. DeA 128:5, 15; vedere anche Ebrei 11:40.

  5. DeA 138:32–34; vedere anche 1 Pietro 4:6.

  6. DeA 132:7.

  7. DeA 131:2.

  8. DeA 128:9.

  9. Discorsi di Brigham Young, compilati da John A. Widtsoe (1941), 416.

  10. DeA 93:20.

  11. DeA 54:6; vedere anche Moroni 10:33.

  12. Vedere Articoli di fede 1:3–5.

  13. Insegnamenti del profeta Joseph Smith, compilati da Joseph Fielding Smith (1976), 162.

  14. Ecclesiaste 3:7.

  15. Vedere 1 Corinzi 2:11–16.

  16. Gordon B. Hinckley, «Rispettiamo la santità del tempio», La Stella, luglio 1990, 51.

  17. Lettera della Prima Presidenza, 5 novembre 1996.

  18. The Holy Temple (1980), 73.

  19. Bollettino, 1992, numero 1, pagina 2.

  20. Millennial Star, 22 gennaio 1894, 51–52; vedere anche Boyd K. Packer, «Our Moral Environment», Ensign, maggio 1992, 68.