2003
La verità sulla mia famiglia
Marzo 2003


La verità sulla mia famiglia

Qualche settimana prima che la scuola iniziasse, ero seduto in veranda con i miei amici Grace e Ron. La conversazione si volse su quanto Grace avesse un’avversione per suo padre. Non era un argomento nuovo per lei.

«Mi mette sempre in imbarazzo davanti alle persone per il solo fatto di essere presente. È così fastidioso quando sempre…» Ella continuò a parlare dei difetti di suo padre e di come lui non stesse vivendo all’altezza delle aspettative di lei.

Ron decise di prendere la parola e iniziò a parlare della sua famiglia e di come non pensava che sua madre stesse abbastanza a casa e del fatto che non gli piaceva come lei si vestiva. Non pensava di dover avere un coprifuoco o che suo padre dovesse urlare tanto.

Per tutto il tempo rimasi seduto sul dondolo del portico aspettando che mi chiedessero cosa non mi piacesse della mia famiglia. Non potevo dire di non amare la mia famiglia. L’essermi trasferito cinque volte nella vita ha creato un forte legame tra me, mio fratello e mia sorella. Dipendiamo molto l’uno dall’altro e ci sosteniamo a vicenda. Mia madre era molto fiera della nostra intimità familiare.

Grace, quindi, disse: «Scott, cosa ci dici della tua famiglia?»

Non dissi nulla per un minuto. Stavo scegliendo le parole con attenzione, sapendo che le cose che avrei detto avrebbero rappresentato le mie credenze. Quando alla fine parlai, sentii che lo Spirito guidava le mie parole. Loro non mi interruppero mentre parlavo di quanto la mia famiglia significasse per me e che speravo di trascorrere l’eternità con loro. Li incoraggiai a essere più pazienti con i loro familiari. Dissi loro di considerare tutto l’insieme delle cose.

Corsi in casa e presi la mia copia del proclama al mondo sulla famiglia emanato dalla Prima Presidenza e dal Quorum dei Dodici Apostoli. Lessi loro il settimo paragrafo, che parla per lo più delle qualità su cui dobbiamo basare i nostri rapporti familiari: «La felicità nella vita familiare è meglio conseguibile quando è basata sugli insegnamenti del Signore Gesù Cristo. Il successo del matrimonio e della famiglia è fondato e mantenuto sui principi della fede, della preghiera, del pentimento, del perdono, del rispetto, dell’amore, della compassione, del lavoro e delle sane attività ricreative» ( Liahona, ottobre 1998, 24).

Dopo aver letto ciò, dissi: «Questo è quello in cui la mia famiglia crede. Questo è quello che vogliamo essere e per cui ci stiamo sforzando. So che se riuscirò a fare tutto questo, allora potrò alzarmi il giorno del giudizio con la mia famiglia, sapendo che vivremo insieme per sempre».

Non sapevo come i miei amici avessero preso queste informazioni poiché fecero entrambi una lunga pausa. Restammo seduti lì per un po’, ponderando su ciò che era stato detto.

In seguito un migliaio di pensieri mi passarono per la mente. Ero fiero di prepararmi per la missione condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia con i miei amici. Ma lo stavo facendo nel modo giusto? Cosa avrebbero pensato se avessi provato a spiegargli ulteriormente il Vangelo?

Nel prepararmi per andare a letto, diedi una scorsa alle mie Scritture e ricorsi alla sezione 4 di Dottrina e Alleanze. Ecco che qui ci viene detto che se serviamo il Signore come missionari «con tutto il cuore, facoltà, mente e forza» allora «[possiamo] stare senza biasimo dinanzi a Dio all’ultimo giorno» (DeA 4:2).

Certo, io e i miei amici abbiamo ancora i nostri disaccordi. Mi sono reso conto, però, che nessuno perde mai un vero amico parlando semplicemente di religione e credenze. Sebbene Grace e Ron non si siano uniti alla Chiesa, siamo ancora amici. Mi sentii bene quando spiegai le mie credenze a loro. Non conta il fatto che non abbiano cambiato immediatamente ciò in cui credono sulla famiglia o la religione. So che ci sono centinaia di storie sul valore della perseveranza nel servizio missionario. La mia storia potrebbe diventare una di quelle.

Scott Bean fa parte del Rione Elkhorn, Palo di Omaha, Nebraska.