2011
Una pioniera coraggiosa, molte generazioni benedette
Agosto 2011


La nostra casa, la nostra famiglia

Una pioniera coraggiosa, molte generazioni benedette

Sin da primi giorni della Chiesa, i suoi membri sono stati perseguitati e presi in giro per le loro convinzioni. Sara Elvira Eriksen era una giovane donna che subì persecuzioni. Nata a Drammen, in Norvegia, nel 1895, dopo aver ricevuto una testimonianza, si dedicò al Vangelo. La sua devozione ebbe effetti molto più vasti di quelli che lei avrebbe mai potuto immaginare. Grazie al suo coraggio e alla sua fede, la sua posterità oggi gode nella propria vita delle benedizioni del Vangelo.

Anche noi, come Sara, possiamo nella vita trovarci davanti ostacoli che richiedono che difendiamo la nostra testimonianza di Gesù Cristo e della Sua chiesa restaurata. La nostra scelta di difendere strenuamente quello in cui crediamo può influenzare la vita di altre persone, proprio come successe a Sara. Questa è la sua storia.

Quando avevo quindici anni una domenica sera io e mio padre andammo a fare una passeggiata. All’improvviso mio padre si fermò e suggerì di andare alla chiesa mormone. Ero sorpresa ma, incuriosita, andai con lui. Il coro stava cantando un bellissimo inno. Non avevo mai sentito niente di così toccante.

Dopo l’inno un missionario si alzò e fece un discorso sulla Divinità. In seguito parlò con me e mio padre per alcuni minuti.

Non tornai in Chiesa per un anno, quando vi andai per imparare l’inglese con i missionari. Al termine della lezione la discussione scivolò sulla religione. I missionari mi parlarono del Vangelo e mi insegnarono a pregare Dio Padre nel nome di Gesù Cristo. Mi spiegarono la Restaurazione tramite il Profeta Joseph Smith, la venuta alla luce del Libro di Mormon e molti altri principi del Vangelo.

Tutto era così nuovo per me, eppure mi suonava familiare. Studiai intensamente le Scritture e pregai con sincerità per ricevere chiarimenti, cosa che accadde.

Mio padre notò in me un cambiamento ma quando si rese conto che mi stavo interessando seriamente alla Chiesa, si adirò e mi proibì di andarvi. Io vi andavo lo stesso. Spesso, nel bel mezzo delle riunioni della Chiesa, mandava mio fratello per portarmi a casa.

Quando stavo per compiere diciassette anni, mio padre mi chiese che cosa desideravo per il mio compleanno. Gli dissi che volevo la sua approvazione ad essere battezzata. Diede un pugno sul tavolo e urlò: “Mai!”

A quel tempo i miei genitori erano entrati a far parte di un’altra chiesa. Mio padre mandò il ministro di quella chiesa e altre persone a parlarmi, ma io ero ferma nella mia testimonianza del Vangelo. Mio padre disse che ero una disgrazia per la famiglia e fui costretta ad andare via di casa. Per circa una settimana abitai con una sorella della Società di Soccorso. In quell’arco di tempo il cuore di mio padre si intenerì e mi fu permesso di tornare a casa.

Nel giro di qualche mese mio padre si rese conto che niente avrebbe potuto cambiare la testimonianza che avevo del Vangelo, per cui mi diede il permesso di essere battezzata. La gioia e la felicità che provavo erano così grandi che fecero una grande impressione su mio padre, che volle persino venire a Oslo con me per assistere al battesimo.

In tutto quel tempo mia madre non parlava molto, ma potrei dire che credeva nella verità del Vangelo. Passavamo molte ore a parlare fra di noi del Vangelo.

Comunque, le lotte a casa non erano ancora finite. Mio padre non voleva ascoltarmi. Poiché alla sera leggeva molto, misi degli opuscoli sul suo comodino. Invitavo spesso i missionari a casa e loro parlavano con mio padre, ma non c’era cosa che sembrasse aiutare.

Un giorno mio padre mi chiese: “Preghi mai?” Gli risposi che pregavo ogni giorno che i suoi occhi si aprissero alla veridicità del Vangelo. Affermò che veniva tutto dal diavolo, quindi disse: “Preghiamo insieme”.

Risposi: “Va bene, tu preghi il tuo Dio e io prego il mio Dio e vediamo chi risponde per primo”. Così facemmo.

Poco dopo mi accorsi che leggeva gli opuscoli e il Libro di Mormon. Venne in Chiesa diverse volte con me ma non voleva parlarne e non vedevo nessun cambiamento nelle sue convinzioni. Eppure, non c’era giorno in cui non parlavamo di vari principi del Vangelo.

Un giorno, erano ormai trascorsi tre anni, mi disse che stava andando a Oslo e voleva che andassi con lui. Arrivati alla stazione, vidi uno degli anziani del posto e gli chiesi dove stesse andando.

L’anziano disse: “Non lo sa? Battezzerò suo padre”.

Piansi e risi! Un mese dopo anche mia madre e mio fratello più piccolo furono battezzati. Mia sorella e suo marito si unirono alla Chiesa poco dopo, e anche altri tre miei fratelli.

Fotografia pubblicata per gentile concessione di Janet Bylund