2013
La fede e la forza dei pionieri — allora e adesso
Luglio 2013


La fede e la forza dei pionieri allora e adesso

Adattato da un discorso tenuto ad Ogden, nello Utah, il 15 luglio 2012.

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Anziano M. Russell Ballard

Dobbiamo camminare insieme come pionieri moderni, vivendo vite cristiane, sostenendo buone cause nelle nostre comunità, e rafforzando le nostre famiglie e le nostre case.

I primi anni della storia della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni furono anni di grande prova. I dirigenti sopravvissuti durante quei primi tempi, come ad esempio Brigham Young, Heber C. Kimball, John Taylor, Wilford Woodruff, Lorenzo Snow, e Joseph F. Smith, in qualche modo furono in grado di sopravvivere ai problemi quasi insormontabili derivati dall’attraversare le Montagne Rocciose per stabilirvi la Chiesa.

Credo che sul volto dei pionieri di allora spunterebbe un bel sorriso nel vedere quanto è stato realizzato fino ad oggi tra i Santi degli Ultimi Giorni.. Dobbiamo molto a quei pionieri e non dobbiamo dimenticare mai che il successo di oggi è edificato sulle spalle e sul coraggio degli umili giganti del passato.

Parlando dei nostri fedeli pionieri, il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) disse: “È bene guardare al passato per apprezzare il presente e avere una prospettiva del futuro. È bene guardare alle virtù di coloro che ci hanno preceduto per trarne forza e affrontare ciò che ci attende. È bene riflettere sull’opera di coloro che lavorarono tanto duramente per guadagnare così poco in questo mondo, ma i cui sogni e progetti iniziali, così ben nutriti, sono diventati un grandioso raccolto di cui noi siamo i beneficiari. Il loro esempio incredibile può diventare per tutti noi un traino e una motivazione, dal momento che ognuno di noi è un pioniere nella propria vita”.1

Fede per seguire

Non furono solo i dirigenti ad avere fede sufficiente per seguire Brigham Young nello sterile deserto. C’erano anche molti semplici, ma coraggiosi, membri della Chiesa. Dalla storia della Chiesa, apprendiamo che i genitori di Oliver Huntington, nel 1836, abbandonarono i loro possedimenti in Watertown, New York, tra cui una fattoria di 93 ettari con una buona casa di pietra e due fienili; per poter intraprendere un viaggio con tutta la famiglia e raggiungere i santi a Kirtland, nell’Ohio.

Dopo che si furono lasciati tutto alle spalle, Oliver scrisse: “Era un tormento per entrambi [i miei genitori], vedere l’altro nel bisogno ed ancora di più vedere i propri figli piangere per il pane e non averne, nè sapere in che modo procurarsene dell’altro”. Oliver attestò la fede di questa famiglia, dicendo di non aver mai sentito i suoi genitori lamentarsi o mormorare contro le autorità della Chiesa, nè esprimere dubbi sulla veridicità di quest’opera.2

Emily Partridge, figlia del primo vescovo della Chiesa di questa dispensazione, nel 1831 aveva appena sette anni, quando partì con la sua famiglia da Painesville, nell’Ohio, lasciando una casa confortevole, per recarsi a Jackson County, nel Missouri.3 Non molto tempo dopo, la sua famiglia fu cacciata via dalla plebaglia. Costretti ad andarsene, i Partridge si trasferirono a Clay County. Emily Partridge raccontò che trovarono una “vecchia casa di tronchi che veniva usata come stalla. … C’era una grande stanza, ed un soppalco, ma essendo il pavimento completamente distrutto, ed essendoci ovunque ratti e serpenti a sonagli, non era il massimo del comfort. C’era un grande camino nella stanza, e coperte appese a pochi passi dal fuoco. Le due famiglie, quindici o sedici persone in tutto, si avvolsero nelle coperte, in modo da evitare il congelamento. Faceva così freddo che l’inchiostro si congelava nella penna mentre il padre scriveva vicino al fuoco”.4

Più avanti, la famiglia si spostò nell’Illinois. Emily riassunse così l’esperienza: “Furono tempi durissimi, eravamo malati ed eravamo stati derubati e cacciati molte volte dalle nostre case”.5

Phoebe Carter, nel 1835, viaggiò per 1.200 chilometri da Scarboro, nel Maine, a Kirtland, nell’Ohio. Phoebe aveva 28 anni quando decise di riunirsi con i membri della Chiesa, anche se questo comportò viaggiare da sola. Come poi ha riportato: “I miei amici si meravigliarono del mio voler partire, ed anch’io in effetti, ma sentivo che qualcosa mi spingeva a farlo. Il dolore di mia madre, quando lasciai casa mia, fu insopportabile per me; e se non fosse stato per lo spirito che sentivo, avrei desistito. Mia madre disse che avrebbe preferito vedermi sepolta piuttosto che vedermi viaggiare da sola per questo mondo senza cuore. … ‘Phoebe’, disse sconcertata, ‘tornerai da me se scopri che il mormonismo è falso?’ e per tre volte le dovetti rispondere: ‘Sì, madre, lo farò’. … Quando venne il tempo della mia partenza non ebbi la forza di salutare, così scrissi il mio addio a ciascuno, e lasciando i miei saluti sul tavolo, corsi giù per le scale e saltai sulla carrozza. Fu così che lasciai la mia amata casa d’infanzia per congiungermi con i Santi di Dio”.6

A quel tempo, Phoebe non aveva idea che il suo viaggio di fede sarebbe durato più a lungo dei 1.200 chilometri che avrebbe percorso fino a Kirtland. Avrebbe poi sposato Wilford Woodruff, insieme avrebbero viaggiato dal Missouri a Nauvoo e poi per 2.170 chilometri attraverso le terre selvagge della grande Valle del Lago Salato.

Il mio bisnonno Henry Ballard si unì alla Chiesa nel febbraio 1849 a Thatcham, in Inghilterra, all’età di 17 anni. Per pagarsi il viaggio in America, Henry lavorò per due anni per una società che era in parte di proprietà di Lorenzo ed Erastus Snow. Fu ingaggiato per guidare un gregge di pecore ad ovest della Valle del Lago Salato. Henry descrisse il suo ingresso nella valle con le seguenti parole:

“Era ottobre, ed io guidavo le pecore giù dalla montagna e attraverso l’Emigration Canyon, quando, per la prima volta, vidi la Valle del Lago Salato. Mentre gioivo nel vedere la ‘terra promessa’, ebbi paura che qualcuno mi vedesse. Così mi nascosi dietro a dei cespugli per tutto il giorno. Gli stracci che indossavo non coprivano sufficientemente il mio corpo, ed ero in imbarazzo. Calato il buio, attraversai il campo per recarmi verso una casa dalla quale traspariva una luce, proprio vicino all’entrata del canyon, e, timidamente, bussai alla porta. Un uomo aprì la porta e, fortunatamente, la luce della candela che teneva in mano, era troppo fioca per far sì che gli altri componenti della sua famiglia mi vedessero nudo. Lo pregai di donarmi dei vestiti, affinché potessi coprirmi e continuare il mio viaggio in cerca dei miei genitori. Così fece ed il giorno seguente potei proseguire per Salt Lake City, dove arrivai il 16 ottobre 1852, grato a Dio di aver raggiunto casa sano e salvo”.7

Con le abbondanti benedizioni che abbiamo oggi, il mio cuore è pieno di affetto e di ammirazione per un così nobile e coraggioso antenato.

La mia bisnonna era una ragazza scozzese di nome Margaret McNeil, arrivata nello Utah con i suoi genitori, all’età di 13 anni. Attraversò la pianura con una mucca, portando suo fratello minore James in spalla, per gran parte del viaggio. Lei e la sua famiglia si accamparono alla periferia di Ogden, e più avanti ecco cosa scrisse nella sua autobiografia:

“Dall’altro lato del campo in cui ci trovavamo, vi era una piccola casa, nel cui cortile c’era una grande pila di zucche. Stavamo morendo di fame. Non avevamo neanche un centesimo, i bambini erano deboli a causa della fame, e mia madre mi mandò a elemosinare una zucca. Bussai alla porta, e una vecchia signora aprì dicendo: ‘Entra, entra, sapevo che saresti venuta e mi è stato detto di darti del cibo’. Mi diede un’enorme pagnotta fresca e mi raccomandò di dire a mia madre che sarebbe presto passata da noi. Non passò molto prima che arrivò a portarci un bel pasto fatto da lei, per cena, cosa che ci era mancato da tempo”.8

Soccorso fisico e spirituale

Dalle esperienze dei pionieri, impariamo quanta fede reale e quanto coraggio ci vollero per attraversare le pianure 165 anni fa. Sebbene le compagnie di pionieri con i carretti a mano fossero meno del 10 per cento dei Santi degli Ultimi Giorni immigrati dal 1847 al 1868, sono diventati un simbolo importante nella cultura SUG, rappresentando la fedeltà ed il sacrificio delle generazioni pioniere.

Come ricorderete, le compagnie Willie e Martin si imbatterono in nevicate impreviste nel Wyoming, e molti dei santi morirono di freddo. Qualche anno fa, durante un’escursione per ripercorrere le loro orme, io e la mia famiglia ci siamo fermati per osservare la zona Sweetwater, dove la compagnia Willie era rimasta bloccata, congelata ed affamata. Dai loro diari, abbiamo letto delle loro prove e della gioia per il loro salvataggio. John Chislett scrisse:

“Mentre il sole affondava meravigliosamente dietro le colline lontane… alcuni vagoni coperti… furono avvistati mentre si avvicinavano a noi. La notizia si sparse per il campo come un fuoco inestinguibile. … Grida di gioia suonarono nell’aria; uomini grandi e grossi piansero, le lacrime scorrevano libere lungo le loro guance bruciate dal sole. …

… Quella sera, per la prima volta dopo un sacco di tempo, inni di Sion furono uditi per il campo. … Con i morsi della fame messi a tacere, e con il cuore pieno di gratitudine verso Dio e verso i nostri buoni fratelli, ci siamo riuniti nella preghiera, prima di coricarci e riposare”.9

Mentre eravamo su quella collina, ora chiamata “the Eminence”, mi sono sentito spinto a condividere la mia testimonianza con la mia famiglia e con le altre persone presenti. Ho detto: “Per quanto fosse grandioso il soccorso effettuato da questi pionieri fedeli, quanto più grande è il soccoso compiuto dall’Espiazione del Signore Gesù Cristo”. Ho ricordato al nostro gruppo che, indipendentemente dall’affiliazione religiosa, il Signore Gesù Cristo — il Salvatore del mondo — è il centro di tutto il credo cristiano, avendo soccorso l’umanità intera. Attraverso la Sua Espiazione, Egli dona a ciascuno di noi speranza per l’oggi e sicurezza per l’eternità.

Attraversare un deserto diverso

A causa delle loro sofferenze, le esistenze dei pionieri sono state caratterizzate da una grande forza. Forza che ci è stata trasmessa. Non è mettendo in valigia un paio di cose per partire a bordo di un vagone, o trascinando un carretto a mano per 2.090 chilometri, che alla maggior parte di noi sarà chiesto di dimostrare fede e coraggio. Oggi affrontiamo sfide diverse — abbiamo un altro tipo di montagne da scalare, fiumi di altro genere da attravarsare, un diverso tipo di valli da far fiorire “come la rosa” (Isaia 35:1). Ma nonostante il deserto che dobbiamo attraversare sia diverso dal percorso arido e roccioso dello Utah affrontato dai pionieri, non è certamente meno faticoso e difficile da percorrere di quanto non fu per loro.

La nostra lotta consiste nel vivere in un mondo immerso nel peccato e nell’indifferenza spirituale, dove ovunque sembrano essere presenti egocentrismo, avidità e disonestà. Il deserto che affrontiamo oggi è fatto di confusione e messaggi contrastanti. I pionieri hanno dovuto lottare contro un deserto di rocce e polvere, o contro strade di montagna nascoste dalla neve, concentrandosi sulla propria fede in Sion per poter stabilire la Chiesa nella Valle del Lago Salato.

Dobbiamo impegnarci a servire il Signore e le nostre comunità con la stessa diligenza e fede mostrata dai pionieri. Dobbiamo stare sempre in guardia, attenti a non obbedire in modo superficiale ai comandamenti di Dio, così da essere costanti nell’obbedienza alle Sue leggi, e onesti e rispettabili in ogni cosa che facciamo. Dobbiamo evitare le trappole malvage in cui si può cadere grazie ad Internet, che è ormai ovunque tra computer, tablet e telefoni cellulari. Se diventiamo superificiali riguardo questo genere di cose, Lucifero troverà il modo di attutire il nostro impegno, distruggendo la nostra fede ed il nostro amore per il Signore e per il nostro prossimo, così da farci smarrire nel deserto del mondo.

Evitare le tentazioni e i mali del mondo richiede la fede e il coraggio di un vero pioniere moderno. Dobbiamo camminare insieme come pionieri moderni, vivendo vite cristiane, sostenendo buone cause nelle nostre comunità, e rafforzando le nostre famiglie e le nostre case.

Quando crediamo davvero, non siamo di quelli che si chiedono: “Che cosa devo fare?” piuttosto, ci chiediamo: “Come posso fare di più?” Quando la nostra fede è confermata nella nostra anima dallo Spirito di Dio, diventa una forza motivante, che guida ogni pensiero, parola e azione verso il cielo. Preghiamo con fiducia per ricevere forza e guida — proprio come fecero i pionieri. Questo significa camminare con fede ad ogni passo. Fu così per i nostri antenati pionieri e deve essere così per noi oggi. Dobbiamo instillare nei nostri figli e nipoti lo stesso spirito che ha guidato le orme dei pionieri.

Uniamoci, come pionieri moderni, cercando sempre di aiutare Dio nel guidare le nostre famiglie. Impariamo dal passato l’importanza di onorare i nostri genitori, nonni e antenati, e troviamo la forza e il coraggio per affrontare il nostro futuro come loro lo affrontarono. Possano la vita ed il ministero del Signore Gesù Cristo ardere nei nostri cuori e nelle nostre menti. E possa il fuoco delle nostre testimonianze bruciare nelle nostre ossa — così come fece per i pionieri Santi degli Ultimi Giorni.

Note

  1. Gordon B. Hinckley, “The Faith of the Pioneers”, Ensign, luglio1984, 3.

  2. Oliver B. Huntington, Oliver B. Huntington Diary and Reminiscences, giugno 1843 – gennaio 1900, 26–28.

  3. Emily D. P. Young, “Autobiography”, Woman’s Exponent, 1 dicembre 1884, 102.

  4. Emily D. P. Young, “Autobiography”, Woman’s Exponent, 15 febbraio 1885, 138.

  5. Emily D. P. Young, “Autobiography”, Woman’s Exponent, 1 agosto 1885, 37.

  6. Phoebe Carter Woodruff, nell’opera di Augusta Joyce Crocheron, Representative Women of Deseret (1884), 35–36.

  7. Henry Ballard, Douglas O. Crookston, ed., Henry Ballard: The Story of a Courageous Pioneer, 1832–1908 (1994), 14–15.

  8. Margaret McNeil Ballard, nell’opera di Susan Arrington Madsen, I Walked to Zion: True Stories of Young Pioneers on the Mormon Trail (1994), 127.

  9. John Chislett, nell’opera di LeRoy R. Hafen e Ann W. Hafen, Handcarts to Zion: The Story of a Unique Western Migration, 1856–1860 (1960), 106, 107.

“Dobbiamo molto a quei pionieri e non dobbiamo dimenticare mai che il successo di oggi è edificato sulle spalle e sul coraggio degli umili giganti del passato” dice l’anziano Ballard, raffigurato nella foto sopra, assieme ad alcuni giovani vestiti da pionieri.

Phoebe Carter non aveva idea che il suo viaggio di fede sarebbe durato più a lungo dei 1.200 chilometri che avrebbe percorso dalla sua casa a Scarboro, nel Maine, fino a Kirtland, nell’Ohio.

Henry Ballard giunse alla Valle del Lago Salato vestito di stracci. Quando si fece buio, “pregai un uomo di donarmi dei vestiti, affinché potessi coprirmi e continuare il mio viaggio in cerca dei miei genitori”.

“Furono tempi durissimi, eravamo malati ed eravamo stati derubati e cacciati molte volte dalle nostre case” racconta Emily Partridge.

“Siamo quasi morti di fame”, ha detto Margaret McNeil dopo l’arrivo della sua famiglia nello Utah. “Non avevamo neanche un centesimo, i bambini erano deboli a causa della fame, e mia madre mi mandò a elemosinare una zucca”.

A sinistra: fotografia di Van Orden © 1997 Church News; a destra: illustrazione fotografica di Lloyd Eldredge

fotografia RIPRODOTTA PER GENITLE CONCESSIONE DELLA dalla Church History Library and Archives; illustrazioni di Dan Burr