2015
Gli insegnamenti del Salvatore sul discepolato
Giugno 2015


Gli insegnamenti del Salvatore sul discepolato

Nel resoconto di Luca degli ultimi giorni di Gesù Cristo a Gerusalemme, vediamo il Salvatore darci uno schema chiaro su come seguirLo.

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The Savior's Teaching on Discipleship

Disegno di Justin Kunz

Appena quattro mesi prima della Sua morte, “come si avvicinava il tempo della sua assunzione, Gesù si mise risolutamente in via per andare a Gerusalemme” (Luca 9:51)1. Nelle settimane precedenti, Gesù Cristo aveva preparato con cura i Suoi discepoli per le difficoltà e per gli eventi spirituali eccezionali che si sarebbero verificati.

Immediatamente dopo la testimonianza della divinità di Gesù Cristo data da Pietro a Cesarea di Filippi, ad esempio, il Salvatore parlò per la prima volta ai Suoi discepoli in termini chiari e inequivocabili del fatto che presto sarebbe morto e risorto (vedere Matteo 16:13–21; Marco 8:27–31; Luca 9:18–22)2. Gesù portò inoltre Pietro, Giacomo e Giovanni con Sé “sopra un alto monte”, dove “fu trasfigurato dinanzi a loro” (Matteo 17:1–2). Lì, il Salvatore, Mosè ed Elia conferirono le chiavi del sacerdozio a Pietro, Giacomo e Giovanni. Mosè ed Elia offrirono altresì conforto e sostegno a Gesù mentre “parlavano della dipartenza ch’egli stava per compiere in Gerusalemme” (Luca 9:31)3. L’anziano James E. Talmage (1862–1933) del Quorum dei Dodici Apostoli definì questa esperienza sul monte “l’inizio della fine” del ministero terreno di Gesù Cristo4.

Questi eventi dimostrano che quando Gesù Cristo “si mise risolutamente in via per andare a Gerusalemme”, sapeva chiaramente di star intraprendendo il viaggio che sarebbe culminato con la Sua morte. Il libro di Luca, che fornisce la descrizione più dettagliata di tale viaggio, riporta che quando il Salvatore “attraversava man mano le città e i villaggi, insegnando, e facendo cammino verso Gerusalemme” (Luca 13:22), un gruppo di discepoli — sia uomini che donne — viaggiarono con Lui (vedere Luca 11:27)5. Lungo il cammino, Gesù istruì i Suoi seguaci su ciò che richiede l’essere discepoli. Nello studiare gli insegnamenti del Salvatore nel contesto di questo viaggio, possiamo apprezzare in maggiore misura il modo in cui Egli rafforzava ciò che insegnava sul discepolato con il potere del Proprio esempio.

Tre reazioni all’istruzione data da Gesù Cristo di seguirLo

Poco prima di iniziare il Suo viaggio finale verso Gerusalemme, il Salvatore dichiarò: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi seguiti” (Luca 9:23). In seguito, mentre Gesù e i Suoi discepoli erano in viaggio verso Gerusalemme, “qualcuno gli disse: Io ti seguiterò dovunque tu andrai” (Luca 9:57). Il Salvatore rispose: “il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo” (Luca 9:58), forse indicando che “per Lui la vita fu alquanto scomoda”, come ha osservato una volta l’anziano Jeffrey R. Holland del Quorum dei Dodici Apostoli, e che “lo sarà spesso” per coloro che scelgono di seguirLo6.

Poi, il Signore, “a un altro disse: Seguitami” (Luca 9:59), ma l’uomo chiese che gli fosse permesso prima di andare a seppellire suo padre. Gesù rispose: “Lascia i morti seppellire i loro morti: ma tu va’ ad annunziare il regno di Dio” (Luca 9:60)7. Con queste parole il Salvatore non intende dire che piangere la perdita di una persona cara sia sbagliato (vedere DeA 42:45). Esse sottolineano piuttosto che per un discepolo la devozione al Signore è la massima priorità.

Una terza persona commentò: “Ti seguiterò, Signore, ma permettimi prima d’accomiatarmi da que’ di casa mia” (Luca 9:61). Gesù rispose con l’analogia del contadino, il cui compito gli richiede di concentrarsi su ciò che ha davanti piuttosto che su ciò che si lascia alle spalle (vedere Luca 9:62). La lezione per quest’uomo consisteva semplicemente nel seguire l’esempio del Salvatore, che “si mise risolutamente in via per andare a Gerusalemme” (Luca 9:51) e non guardò indietro.

La strada attraverso la Samaria

Quando Gesù e i Suoi discepoli attraversarono la Samaria diretti a Gerusalemme, alcuni Samaritani “non lo ricevettero” (Luca 9:53) — probabilmente perché riconobbero che Gesù e i Suoi discepoli erano Giudei.8 In risposta, Giacomo e Giovanni chiesero il permesso di richiamare il fuoco dal cielo per consumare chi li aveva offesi (vedere Luca 9:52–54). In quella pericolosa situazione, il Salvatore dimostrò pazienza e sopportazione mentre esortava i Suoi discepoli a fare lo stesso (vedere Luca 9:55–56).

Poco dopo questo episodio, il Salvatore raccontò la parabola del buon Samaritano (vedere Luca 10:25–37). Oltre a rispondere alle domande di un uomo di legge ipocrita, questa parabola può aver ricordato ai discepoli del Salvatore che non esistono eccezioni al comandamento: “Ama […] il tuo prossimo come te stesso” (Luca 10:27; vedere anche i versetti 25–29).

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Fine art depiction of the parable of the Good Samaritan.

Come il buon Samaritano, Gesù aiutò ogni anima ferita che incontrava.

Particolare dell’opera The Good Samaritan, di Philip Richard Morris © Blackburn Museum and Art Gallery, Lancashire, UK/The Bridgeman Art Library International

Inoltre, forse i discepoli del Salvatore riconobbero delle similitudini tra le azioni del buon Samaritano e quelle di Gesù. L’amore che il buon Samaritano dimostrò al Giudeo rispecchiava la carità che di recente Gesù aveva dimostrato agli ostili Samaritani. Nelle settimane successive, poi, i discepoli del Salvatore sarebbero stati testimoni del fatto che, lungo la strada per Gerusalemme, Gesù avrebbe incontrato molte anime ferite (vedere Luca 13:10–17; 14:1–6; 17:11–19; 19:1–10). Come il buon Samaritano, che si fermò lungo una strada pericolosa e infestata dai ladri e mise il benessere di un’altra persona al di sopra del proprio, Gesù avrebbe aiutato ogni anima ferita che incontrava, non pensando a Se stesso neanche quando era sempre più vicino alla Sua morte.

Il Salvatore istruisce Maria e Marta

Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù si fermò a casa di Marta (vedere Luca 10:38). Mentre lei “era affaccendata intorno a molti servigi” (Luca 10:40), sua sorella Maria, posta “a sedere a’ piedi di Gesù, ascoltava la sua parola” (versetto 39). Nella società ebraica l’ospitalità era importantissima e sembra che Marta tentasse diligentemente di soddisfare le aspettative culturali che riguardavano il suo ruolo di padrona di casa.9

Anche se in altri contesti Marta dimostrò devozione e fede meravigliose nel Salvatore (vedere Giovanni 11:19–29), qui si lamentò: “Signore, non t’importa che mia sorella m’abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che m’aiuti” (Luca 10:40). Per aiutare i membri della Chiesa a imparare un’importante lezione da questo episodio, una volta l’anziano Dallin H. Oaks del Quorum dei Dodici Apostoli citò un discorso che la professoressa Catherine Corman Parry tenne a una riunione della Brigham Young University:

“Il Signore non andò in cucina a dire a Marta di smettere di cucinare e di andare ad ascoltare. Sembra che Egli fosse contento di lasciare che Lo servisse in qualunque modo lei ritenesse utile, finché non giudicò il servizio di un’altra persona. […] La presunzione di Marta […] fu la causa del rimprovero del Signore, non il fatto che fosse impegnata con la cena”10.

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Fine art depiction of Jesus Christ talking to Mary and Martha.

Come Maria e Marta, dobbiamo imparare a perdere noi stessi nel corso del servizio e a ricercare la volontà del Signore.

Particolare dell’opera Christ in the House of Martha and Mary, di Jan (Johannes) Vermeer © Scottish National Gallery, Edinburgh/Bridgeman Images

In questo caso, l’errore principale di Marta sembra essere stato il pensare a se stessa, anche mentre serviva altre persone. Il Salvatore aiutò Marta a comprendere che non basta limitarsi a servire il Signore e il nostro prossimo. Dobbiamo imparare a perdere noi stessi nel corso del servizio e a ricercare la volontà del Signore perché guidi i nostri desideri e le nostre motivazioni oltre alle nostre azioni (vedere Luca 9:24; DeA 137:9). I discepoli devono vincere la tendenza a pensare prima a se stessi e devono imparare a servire il Padre Celeste e i Suoi figli con occhi “rivolti unicamente alla [Sua] gloria” (DeA 88:67). In seguito, dopo la morte di suo fratello, Marta dimostrò la sua fede attenta mettendo da parte le preoccupazioni terrene e correndo incontro al Salvatore quando sentì che stava arrivando (vedere Giovanni 11:19–20).

Il Signore spiega ciò che è richiesto ai discepoli

Più avanti, durante il viaggio del Salvatore verso Gerusalemme, un uomo chiese: “Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità” (Luca 12:13). Gesù rispose andando direttamente alla radice del problema dell’uomo: “Badate e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall’abbondanza de’ beni che uno possiede, ch’egli ha la sua vita” (Luca 12:15). Poi raccontò la parabola del ricco stolto (vedere Luca 12:16–21).

In essa, uno dei motivi per cui Dio definisce stolto l’uomo ricco può essere stato l’egoismo di quest’ultimo. In Luca 12:17–19 l’uomo ricco usa le parole se stesso e sue ricchezze undici volte, rivelando preoccupazione per il proprio benessere.11 L’uomo non era consumato solo dall’egoismo, egli non riconosceva neanche la sorgente delle proprie ricchezze. Non riconobbe in alcun modo, come fece il Salvatore, che era “la campagna” a “[fruttare] copiosamente” (Luca 12:16) e non ringraziava il Signore per aver creato la terra in cui cresceva il suo raccolto. In sostanza l’uomo non veniva condannato per aver saggiamente messo da parte delle provviste temporali, ma per non essersi preparato spiritualmente per il futuro. Alla fine, “non [essendo] ricco in vista di Dio” (Luca 12:21), l’uomo non fu privato solo del tesoro materiale che aveva accumulato sulla terra, ma anche di “un tesoro che non [viene] meno ne’ cieli” (Luca 12:33). Le scelte che fece nella vita lo resero povero nell’eternità.

In diretto contrasto al ricco stolto che accumulava beni materiali prima di morire inaspettatamente, Gesù avanzava di proposito verso la Sua morte, donando deliberatamente a Dio tutto quello che aveva e che era — incluse la Sua vita e la piena misura della Sua volontà (vedere Luca 22:42; Mosia 15:7). Egli dichiarò: “V’è un battesimo del quale ho da esser battezzato; e come sono angustiato finché non sia compiuto!” (Luca 12:50). Dato che era già stato battezzato con l’acqua, qui Gesù si riferiva alla Sua Espiazione. Egli sarebbe presto disceso al di sotto di tutte le cose e il Suo corpo sarebbe stato ricoperto di sangue e sudore mentre avrebbe sofferto per i nostri peccati e avrebbe provato i nostri dolori e le nostre afflizioni.12

In seguito, quando alcuni Farisei avvertirono Gesù che Erode Antipa avrebbe cercato di ucciderLo, il Salvatore affermò semplicemente che avrebbe continuato a cogliere ogni opportunità di istruire, benedire e guarire gli altri (vedere Luca 13:31–33). Avrebbe trascorso gli ultimi giorni della Sua vita terrena, come tutti i giorni precedenti, al servizio degli altri.

Mentre si avvicinava a Gerusalemme, Gesù istruì i Suoi discepoli di considerare il costo del discepolato — di considerare in anticipo la decisione di seguirLo (vedere Luca 14:25–28). Non cercò di edulcorare le realtà difficili che avrebbero affrontato se avessero continuato a essere Suoi discepoli. Piuttosto, Egli dichiarò risolutamente: “Ognun di voi che non rinunzi a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo” (Luca 14:33). Tuttavia, il Salvatore promise anche che se perderemo noi stessi sul sentiero del discepolato, otterremo in cambio molto di più (vedere Luca 9:24). Le benedizioni che Egli promise ai Suoi discepoli includono “pace in questo mondo e vita eterna nel mondo a venire” (DeA 59:23).

Anche se non abbiamo la possibilità di camminare insieme a Gesù Cristo verso Gerusalemme, possiamo dimostrare la volontà di ripercorrere quel viaggio nella nostra vita. Ricordare la volontà del Salvatore a sacrificare e a servire in accordo alla volontà del Padre Celeste può darci la forza di andare e fare “il simigliante” (Luca 10:37).

Note

  1. Vedere A. B. Bruce, The Training of the Twelve (1971), 240.

  2. Riferimenti velati alla sofferenza e alla morte del Salvatore dei primi episodi del Suo ministero si trovano in Matteo 9:15; 16:4; Giovanni 2:19; 3:14.

  3. Vedere James E. Talmage, Gesù il Cristo, 282.

  4. James E. Talmage, Gesù il Cristo, 279.

  5. In contrapposizione a Marco e Matteo, i quali menzionano solo brevemente la partenza del Salvatore dalla Galilea per l’ultima volta nella mortalità e il Suo viaggio a Gerusalemme (vedere Matteo 19:1–2; Marco 10:1), Luca riserva grande attenzione a questo viaggio (vedere Luca 9:51–53; 13:22, 34; 17:11; 18:31; 19:11). Il contenuto del vangelo scritto da Giovanni varia in modo significativo dai vangeli sinottici scritti da Matteo, Marco e Luca e non menziona il viaggio finale che il Salvatore fece dalla Galilea a Gerusalemme.

  6. Jeffrey R. Holland, “Lo scomodo Messia”, La Stella, marzo 1989, 19.

  7. Il rispetto per i genitori era importantissimo nella cultura giudaica, insieme alla responsabilità di dare loro una degna sepoltura. Dopo aver preparato il corpo per la sepoltura e averlo deposto nella tomba, di solito i familiari tornavano un anno dopo per deporre le ossa in una cassa di pietra chiamata ossario, che rimaneva nella tomba come sepoltura secondaria tra i resti degli altri familiari deceduti (vedere Richard Neitzel Holzapfel, Eric D. Huntsman e Thomas A. Wayment, Jesus Christ and the World of the New Testament [2006], 78–79). Se in questo caso il discepolo stava parlando di una sepoltura secondaria invece del bisogno urgente di prendersi cura del corpo del padre appena defunto, allora la sua richiesta dimostra il desiderio di dare la precedenza a una tradizione culturale rispetto all’opportunità unica di andare a piedi a Gerusalemme al fianco del Figlio di Dio e di essere istruito da Lui.

  8. Ai tempi di Cristo c’era molta ostilità tra i Giudei e i Samaritani. Questi due gruppi di solito evitavano associazioni reciproche. In questo caso era evidente che i Samaritani avessero privato Gesù e i Suoi discepoli degli abituali elementi dell’ospitalità, come il vitto e l’alloggio (vedere Richard Neitzel Holzapfel e Thomas A. Wayment, Making Sense of the New Testament [2010], 140; Ralph Gower, The New Manners and Customs of Bible Times [1987], 241–242).

  9. Vedere Gower, New Manners and Customs of Bible Times, 244–245; Fred H. Wight, Manners and Customs of Bible Lands (1953), 69–77.

  10. Vedere Dallin H. Oaks, “‘Judge Not’ and Judging”, Ensign, agosto 1999, 12–13; corsivo dell’autore.

  11. Vedere Jay A. Parry e Donald W. Parry, Understanding the Parables of Jesus Christ (2006), 122.

  12. Vedere Luca 22:44; Alma 7:11–13; Dottrina e Alleanze 19:18; 88:6.