2020
L’eccelso dono del Figlio
Novembre 2020


L’eccelso dono del Figlio

Mediante Gesù Cristo possiamo sottrarci alle meritate agonie dei nostri fallimenti morali e superare le immeritate agonie delle nostre sventure terrene.

L’estate scorsa, mentre leggevo il Libro di Mormon per una lezione di Vieni e seguitami, mi ha colpito il resoconto di Alma, il quale disse che, nel momento in cui prese piena coscienza dei suoi peccati, non c’era “nulla di così intenso e così amaro quanto lo furono le [sue] pene”1. Confesso che, in parte, quel discorso sul dolore intenso ha attirato la mia attenzione perché quella settimana ero alle prese con un calcolo renale di sette millimetri. Nessun uomo ha mai sperimentato così “grandi cose” quando “si [è avverata]” una cosa tanto “[piccola e semplice]”2.

Le parole di Alma mi hanno colpito anche perché il termine intenso utilizzato nella traduzione del Libro di Mormon di solito sta a indicare qualcosa che va oltre il normale. Per esempio, Joseph Smith osservò che l’angelo Moroni indossava una veste del “candore più squisito”, un candore talmente intenso che andava “al di là di qualsiasi cosa terrena” avesse mai visto.3 Tuttavia, il termine intenso può riferirsi anche a situazioni spiacevoli. Quindi, Alma e i dizionari più importanti collegano il dolore intenso all’essere tormentati, angosciati e straziati al massimo grado.4

Il modo di esprimersi di Alma rispecchia la realtà, che dà da riflettere, che a un certo punto la colpa completa e straziante di ogni peccato che commettiamo dovrà essere provata. La giustizia lo esige e Dio stesso non può cambiare le cose.5 Quando Alma ricordò “tutti” i suoi peccati — soprattutto quelli che avevano distrutto la fede degli altri — il suo dolore fu praticamente insopportabile e il pensiero di risponderne davanti a Dio lo riempì di un “orrore inesprimibile”. Egli desiderò “[estinguersi] anima e corpo”6.

Eppure, Alma disse che tutto iniziò a cambiare nel momento in cui “la [sua] mente si [soffermò]” sulla profetizzata “venuta di un certo Gesù Cristo […] per espiare i peccati del mondo”, così egli “[gridò] nel [suo] cuore: O Gesù, tu, Figlio di Dio, abbi misericordia di me”. Grazie a quell’unico pensiero e a quell’unica supplica, l’anima di Alma fu riempita di un’“intensa” gioia “tanto grande quanto era stata la [sua] pena”7.

Non dobbiamo mai dimenticare che lo scopo del pentimento è proprio quello di prendere una infelicità certa e trasformarla in pura gioia. Grazie alla Sua “immediata bontà”8, nell’istante in cui veniamo a Cristo — dimostrando fede in Lui e un vero mutamento di cuore — il peso schiacciante dei nostri peccati comincia a passare dalle nostre spalle alle Sue. Ciò è possibile solo perché Colui che era senza peccato ha patito “l’agonia infinita e indicibile”9 di ogni singolo peccato nell’universo delle Sue creazioni, per tutte le Sue creazioni — una sofferenza talmente pesante da farGli fuoriuscire sangue da ogni poro. Per esperienza diretta e personale, il Salvatore, ci ammonisce, nelle Scritture moderne, che non abbiamo idea di quanto “intense” saranno le nostre “sofferenze” se non ci pentiremo. Con un’imperscrutabile generosità tuttavia Egli chiarisce anche che: “Io, Iddio, ho sofferto queste cose per tutti, affinché non soffrano, se si pentiranno”10 — un pentimento che ci permette di “gustare” l’“immensa gioia” che gustò Alma.11 Già solo per quest’unica dottrina, “attonito resto”12. Eppure, sorprendentemente, Cristo offre ancora di più.

A volte il dolore intenso non è causato dal peccato, ma dagli errori fatti in buona fede, dalle azioni degli altri o da forze che esulano dal nostro controllo. In questi momenti, potreste gridare come il retto Salmista:

“Il mio cuore spasima dentro di me e spaventi mortali mi son caduti addosso […],

e il terrore mi ha sopraffatto; […]

Oh avess’io delle ali come la colomba! me ne volerei via, e troverei riposo”13.

La medicina, la consulenza professionale o una rettifica giudiziale possono contribuire ad alleviare tale sofferenza. Notate però che tutti i buoni doni — inclusi questi — provengono dal Salvatore.14 A prescindere dalle cause dei nostri peggiori dolori e patemi, la fonte suprema di sollievo è la stessa: Gesù Cristo. Solo Lui ha il pieno potere e il balsamo guaritore per correggere ogni errore, riparare ogni torto, sistemare ogni imperfezione, guarire ogni ferita e concedere ogni benedizione tardiva. Come i testimoni del passato, attesto che “non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità”15, ma abbiamo piuttosto un amorevole Redentore che è disceso dal Suo trono ed è andato “soffrendo pene e afflizioni e tentazioni di ogni specie; […] affinché [potesse] conoscere […] come soccorrere il suo popolo”16.

A tutti quelli che oggi provano dolori talmente intensi o unici da pensare che nessun altro possa capirli pienamente dico: “Potreste avere ragione”. Probabilmente non c’è un familiare, un amico o un dirigente del sacerdozio — per quanto sensibile e ben intenzionato possa essere — che sappia esattamente come vi sentite o che sappia esattamente cosa dire per aiutarvi a guarire. Sappiate tuttavia questo: c’è Qualcuno che capisce perfettamente quello che state vivendo, che è “più potente di tutta la terra”17 e che può “fare infinitamente al di là di quel che [domandate o pensate]”18. Il processo si dispiegherà alla Sua maniera e in base ai Suoi programmi, ma Cristo è sempre pronto a guarire ogni minimo aspetto della vostra agonia.

Se Gli permetterete di farlo, scoprirete che la vostra sofferenza non è stata vana. Parlando di molti dei più grandi eroi della Bibbia e delle loro afflizioni, l’apostolo Paolo dice: “Dio aveva in vista per loro qualcosa di meglio tramite le loro sofferenze, poiché senza sofferenze non potevano essere resi perfetti”19. Vedete, la natura stessa di Dio e lo scopo della nostra esistenza terrena è la felicità,20 ma non possiamo diventare esseri perfetti di gioia divina senza esperienze che ci mettano alla prova, a volte fino al limite. Paolo dice che perfino il Salvatore stesso è stato reso eternamente “perfetto [ovvero completo], per via di sofferenze”21. Dovete quindi stare in guardia contro i sussurri satanici che se foste stati persone migliori avreste potuto evitare tali prove.

Dovete anche resistere alla conseguente menzogna secondo cui le vostre sofferenze suggeriscono in qualche modo che non appartenete alla cerchia delle persone scelte da Dio, le quali sembrano passare da uno stato beato all’altro. Vedetevi piuttosto come sicuramente vi ha visto Giovanni il Rivelatore nella sua grandiosa rivelazione riguardante gli ultimi giorni. Poiché Giovanni ha visto “una gran folla che nessun uomo poteva noverare, di tutte le nazioni e tribù e popoli e lingue, che stava in piè davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di vesti bianche, [che] gridavano con gran voce dicendo: La salvezza appartiene all’Iddio nostro”22.

Quando gli è stato chiesto: “Questi che son vestiti di vesti bianche chi son dessi, e donde son venuti?”, Giovanni ha ricevuto la risposta: “Essi son quelli che vengono dalla gran tribolazione, e hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello”23.

Fratelli e sorelle, soffrire in rettitudine vi aiuta a qualificarvi per essere gli eletti di Dio, e non a separarvene. Inoltre, rende le loro promesse le vostre promesse. Giovanni dichiara che “non [avrete] più fame e non [avrete] più sete, non [vi] colpirà più il sole né alcuna arsura; perché l’Agnello che è in mezzo al trono [vi] pasturerà e [vi] guiderà alle sorgenti delle acque della vita; e Iddio asciugherà ogni lagrima dagli occhi [vostri]”24.

“Né ci saran più cordoglio, né grido, né dolore”25.

Vi attesto che mediante la sbalorditiva bontà di Gesù Cristo e la Sua Espiazione infinita, possiamo sottrarci alle meritate agonie dei nostri fallimenti morali e superare le immeritate agonie delle nostre sventure terrene. Sotto la Sua direzione, il vostro destino divino sarà di impareggiabile magnificenza e di indescrivibile gioia — una gioia talmente intensa e unica per voi che sostituirà un “diadema” in luogo della vostra cenere, che va “al di là di qualsiasi cosa terrena”.26 Affinché possiate assaporare tale felicità ora e possiate esserne ricolmi per sempre, vi invito a fare come Alma: lasciate che la vostra mente si soffermi sull’eccelso dono del Figlio di Dio come rivelato attraverso il Suo vangelo in questa, la Sua Chiesa vera e vivente. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.