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Capitolo 24: Alma 5–7


Capitolo 24

Alma 5–7

Introduzione

Alma cedette il seggio del giudizio per poter andare “tra il popolo di Nefi… per incitarli a ricordare i loro doveri… portando una pura testimonianza contro di loro” (Alma 4:19). Il resoconto del suo operato tra il popolo di Zarahemla e il popolo di Gedeone ci permette di riflettere sulla nostra posizione spirituale dinanzi al Signore. Quando studi questi capitoli pensa a come le domande, i consigli e la testimonianza di Alma possono aiutarti a ricordare il tuo dovere verso Dio e verso i tuoi simili. Cerca che cosa determina la rinascita spirituale e che cosa ti aiuterà ad emulare gli attributi del Salvatore.

Commentario

Alma 5:7. “Le catene dell’inferno”

  • Alma definì con “catene dell’inferno” quando diventiamo soggetti all’avversario e rischiamo la distruzione eterna (vedere Alma 12:6, 11).

Alma 5:12–14. Un “possente mutamento nel vostro cuore”

  • Il presidente Marion G. Romney (1897–1988), della Prima Presidenza, descrisse la conversione – il possente mutamento di cuore – come un processo di trasformazione che coinvolge e influenza ogni aspetto della vita di una persona: “Il dizionario dice che convertire significa ‘passare da una credenza o corso di azione ad un altro’, [e] che conversione ‘è un cambiamento spirituale e morale che si accompagna ad un cambiamento di fede con convinzione’. Nel senso in cui viene usato nelle Scritture, convertito generalmente implica non la semplice accettazione mentale di Gesù e dei Suoi insegnamenti, ma anche una fede motivante in Lui e nel Suo vangelo, una fede che opera una trasformazione ed un effettivo cambiamento nella propria comprensione del significato della vita e della fedeltà a Dio – in interessi, in pensieri e in azioni. Mentre la conversione si può conseguire per stadi, non ci si converte veramente nel pieno senso del termine sino a quando nel nostro cuore non diventiamo una persona diversa” (Conference Report, ottobre 1975, 107–8; oppure La Stella, aprile 1976, 60).

  • Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) parlò di alcune caratteristiche di coloro che hanno provato un possente mutamento di cuore:

    “Quando scegliete di seguire Cristo, scegliete di cambiare…

    Il Signore opera cominciando dall’interno. Il mondo opera cominciando dall’esterno. Il mondo ci propone di togliere la gente dai bassifondi. Cristo vuol togliere invece i bassifondi dalle persone, per poi lasciare che siano esse a togliersi dai bassifondi. Il mondo vorrebbe plasmare gli uomini cambiando il loro ambiente. Cristo cambia gli uomini, i quali poi cambiano il loro ambiente. Il mondo vorrebbe plasmare il comportamento umano, mentre Cristo può cambiare la natura umana…

    Sì, Cristo cambia gli uomini; e gli uomini da Lui cambiati possono cambiare il mondo.

    Gli uomini che cambiano per Cristo saranno guidati da Cristo. Come Paolo, essi chiederanno: ‘Signore, che vuoi tu ch’io faccia?’ (Atti 9:6). Pietro dichiarò che essi seguiranno ‘le sue orme’ (1 Pietro 2:21). Giovanni disse che nel modo in cui Egli camminò, cammineranno anch’essi (vedere 1 Giovanni 2:6).

    Ed Infine, gli uomini guidati da Cristo arderanno in Cristo. Per parafrasare il presidente Harold B. Lee, essi accendono una fiamma negli altri perché la stessa fiamma arde nel loro cuore (vedere Stand Ye in Holy Places [Salt Lake City: Deseret Book Co., 1974], p. 192).

    La loro volontà sarà assorbita dalla Sua (vedere Giovanni 5:30).

    Essi faranno sempre quelle cose che sono gradite al Signore (vedere Giovanni 8:29).

    Essi non soltanto saranno disposti a morire per il Signore ma, cosa ancora più importante, vorranno vivere per Lui.

    Entrate nelle loro case e vedrete che i quadri alle pareti, i libri negli scaffali, la musica nell’aria, le loro parole e le loro azioni rivelano che sono cristiani.

    Essi stanno come testimoni di Dio in ogni momento e in ogni cosa e in ogni luogo (vedere Mosia 18:9).

    Essi hanno Cristo nella loro mente, e ogni loro pensiero è a Lui rivolto (vedere DeA 6:36).

    Essi hanno Cristo ne loro cuore e i loro affetti sono riposti in Lui per sempre (vedere Alma 37:36).

    Quasi ogni settimana essi prendono il sacramento e dichiarano nuovamente al loro Padre Eterno che sono disposti a prendere su di sé il nome di Suo Figlio, a ricordarsi sempre di Lui, a osservare i Suoi comandamenti (vedere Moroni 4:3)” (Conference Report, ottobre 1985, 4–6; oppure La Stella, gennaio 1986, 4–5).

Alma 5:14. Nati da Dio

  • L’anziano Russell M. Nelson, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha descritto in che modo la conversione porta alla rinascita:

    “Conversione significa ‘voltare con’. La conversione è il voltare le spalle al mondo e stare con il Signore. La conversione include il pentimento e l’obbedienza. La conversione porta un possente mutamento di cuore [vedere Mosia 5:2; Alma 5:12–14]. Pertanto, un vero convertito deve ‘nascere di nuovo’ [vedere Giovanni 3:3–7; Mosia 27:24–26] e camminare in ‘novità di vita’ [vedere Romani 6:3–4].

    In quanto veri convertiti, noi siamo motivati a fare ciò che il Signore vuole che facciamo [vedere Mosia 5:2–5] e a essere ciò che Egli vuole che siamo [vedere 3 Nefi 27:21, 27]” (Conference Report, ottobre 2005, 90; oppure Liahona, novembre 2005, 86).

  • Il profeta Joseph Smith (1805–1844) dichiarò che “il nascere di nuovo si ottiene dallo Spirito di Dio per mezzo delle ordinanze” (History of the Church, 3:392).

    L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985), del Quorum dei Dodici Apostoli, descrisse quale vero miracolo sia la rinascita spirituale: “Forse il più grande miracolo… è la guarigione delle anime ammalate cosicché coloro che sono spiritualmente ciechi e sordi e malati possono diventare di nuovo puliti e puri ed eredi della salvezza. Forse il più grande miracolo di tutti è quello che accade nella vita di ogni persona che è nata di nuovo; che riceve il potere santificante dello Spirito Santo di Dio nella sua vita; il cui peccato e il cui male viene consumato nella sua anima come dal fuoco; che vive di nuovo spiritualmente” (The Mortal Messiah, Book 4 [1981], 3:269).

  • Per avere altri spunti sul nascere da Dio, vedere il commentario per Mosia 5:2 (pagina 146) e per Mosia 27:25 (pagina 168).

Alma 5:14, 19. “L’immagine di Dio impressa sul vostro volto”

  • Mentre serviva quale assistente al Quorum dei Dodici Apostoli, l’anziano Theodore M. Burton (1907–1989) fece notare che coloro che seguono il Padre Celeste appaiono più simili a Lui: “Se noi accettiamo veramente Dio nella nostra vita e viviamo secondo i Suoi comandamenti, Dio opererà un possente cambiamento sul nostro volto e noi appariremo più simili al nostro Padre Celeste, secondo la cui immagine siamo stati creati. Forse è questo l’aspetto che riconosciamo quando incontriamo uomini e donne che stanno cercando di vivere vicino al Signore?” (Conference Report, ottobre 1973, 151; oppure Ensign, gennaio 1974, 114).

  • Il presidente James E. Faust (1920–2007), della Prima Presidenza, ha raccontato un’esperienza in cui un conoscente della Chiesa ha commentato la luce nel volto degli studenti Santi degli Ultimi Giorni:

    “Recentemente ho ricordato una riunione storica tenutasi a Gerusalemme circa 17 anni fa. Riguardava la concessione del terreno su cui fu costruito il Centro della Brigham Young University di Gerusalemme per gli studi in Medio Oriente. Prima della firma di questa concessione, il presidente Ezra Taft Benson e l’anziano Jeffrey R. Holland, allora presidente della Brigham Young University, fecero un accordo con il governo israeliano che la Chiesa e l’Università non avrebbero fatto opera di proselitismo in Israele.

    Potreste chiedervi perché acconsentimmo a non fare proselitismo. Ci fu chiesto per poter ottenere il permesso di costruire quel magnifico edificio che si erge nella storica città di Gerusalemme. Per quanto ne sappiamo, la Chiesa e BYU hanno scrupolosamente mantenuto l’impegno di non predicare. Dopo la firma della concessione, uno dei nostri amici israeliani ha fatto notare: ‘Sappiamo che non farete opera di proselitismo, ma che cosa farete per la luce che c’è nei loro occhi?’ Si stava riferendo ai nostri studenti in Israele” (Conference Report, ottobre 2005, 19; oppure Liahona, novembre 2005, 20).

Alma 5:21–22. “Le sue vesti… pulite da ogni macchia”

  • Il riferimento alle “vesti” in Alma 5:22 rappresenta la nostra condizione spirituale dinanzi al Signore. L’anziano Lynn A. Mickelsen, dei Settanta, ha individuato la caratteristica comune tra la purificazione che riceviamo tramite l’Espiazione e il lavaggio della biancheria macchiata: “C’è un’analogia tra le nostri vesti che sono rese bianche tramite il sangue dell’Agnello e come noi laviamo i nostri panni sporchi. È attraverso il Suo sacrificio espiatorio che le nostri vesti saranno lavate. Il riferimento scritturale alle vesti comprende tutto il nostro essere. Abbiamo bisogno di pulizia poiché ci macchiamo col peccato. Il giudizio e il perdono sono prerogativa del Salvatore, siccome solo Lui può perdonare e lavare i nostri peccati [vedere Alma 5:21–27; DeA 64:10]” (Conference Report, ottobre 2003, 9; oppure Liahona, novembre 2003, 11).

Alma 5:28. “Spogliati dell’orgoglio”

  • Per avere altri spunti sull’argomento dell’orgoglio vedere il commentario per Helaman 3:33–34, 36; 4:12 (pagina 272) e per Helaman 12:5–6 (pagina 286).

Alma 5:29. “Spogliato dell’invidia”

  • L’anziano Jeffrey R. Holland, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha insegnato che l’invidia, nata dalle influenze mondane, è in opposizione al perfetto amore di Dio:

    “È stato detto che l’invidia è un peccato che non si confessa prontamente, ma la sua diffusione è ben espressa da un vecchio proverbio danese: ‘Se l’invidia fosse una febbre, tutto il mondo sarebbe ammalato’… Quando ai nostri occhi gli altri sembrano crescere, pensiamo di dover diventare più piccoli. Così, purtroppo, a volte ci comportiamo in questo modo.

    Come accade questo, soprattutto quando vorremmo tanto che non capitasse? Penso che almeno uno dei motivi sia che tutti i giorni vediamo attrattive di un tipo o di un altro che ci dicono che ciò che abbiamo non basta. Qualcuno o qualcosa ci dice sempre che dobbiamo essere più belli o più ricchi, più applauditi o più ammirati di quello che percepiamo di essere. Ci è detto che non possediamo abbastanza beni o che non andiamo abbastanza in posti di divertimento. Siamo bombardati con il messaggio che secondo il metro del mondo siamo stati pesati con la bilancia e siamo stati trovati mancanti [vedere Daniele 5:27]…

    Dio, invece, non lavora in questo modo…

    Nessuno di noi è meno amato o meno prediletto da Dio di un altro. Vi attesto che Egli ama ciascuno di noi, con le sue insicurezze, ansietà, immagine e tutto il resto. Egli non misura i nostri talenti o il nostro aspetto, non misura la nostra professione o i nostri beni. Egli sorride su ogni corridore e dice ad alta voce che la gara è contro il peccato, non contro gli altri. So che se saremo fedeli, ci saranno delle vesti su misura di giustizia pronte in attesa di tutti [vedere Isaia 61:10; 2 Nefi 4:33; 9:14], ‘vesti… imbiancate… nel sangue dell’Agnello’ [Apocalisse 7:14]. Prego umilmente che possiamo incoraggiarci a vicenda nel nostro sforzo di vincere il premio” (Conference Report, aprile 2002, 72, 74; oppure Liahona, luglio 2002, 71–72).

Alma 5:46–47. “Lo Spirito di rivelazione”

  • Alma aveva visto un angelo, ma in Alma 5:46–47 egli attestò che furono il digiuno e la preghiera che gli consentirono di conoscere, non il fatto di aver visto un angelo. Il presidente Heber J. Grant (1856-1945) spiegò: “Molti dicono: ‘Se solo potessi vedere un angelo, se solo potessi sentir proclamare qualcosa da un angelo, questo mi indurrebbe ad essere fedele tutti i giorni della mia vita!’ Ciò non ebbe alcun effetto su questi uomini [Laman e Lemuele] che non servivano il Signore, e non avrebbe alcun effetto oggi” (Conference Report, aprile 1924, 159).

    Il presidente Joseph Fielding Smith (1876–1972) spiegò perché lo Spirito Santo può essere più possente della visita di un angelo: “Cristo… ha dichiarato che le manifestazioni che potremmo avere… da un essere tangibile risorto come un angelo, non lascerebbero in noi quell’impressione… che lascerebbe… se provenisse dallo Spirito Santo. Con il passar del tempo le apparizioni personali potrebbero divenire indistinte; ma questa guida dello Spirito Santo si rinnova e prosegue, giorno dopo giorno, anno dopo anno, se viviamo sì da esserne degni” (Dottrine di Salvezza, compilato da Bruce R. McConkie, 3 voll., 1:48).

  • Lo spirito di rivelazione è una comunicazione da Dio all’uomo tramite il potere dello Spirito Santo alla mente e al cuore (vedere DeA 8:2). L’anziano Richard G. Scott, del Quorum dei Dodici Apostoli, descrisse in che modo riconosciamo la comunicazione da parte dello Spirito Santo:

    “Un’impressione nella mente è molto specifica.

    Parole precise possono essere udite, o sentite, e scritte come se le istruzioni ci fossero dettate.

    Una comunicazione al cuore è un’impressione più generale. Il Signore spesso inizia dando delle impressioni. Laddove vi è un riconoscimento della loro importanza e vengono obbedite, la persona ottiene più capacità di ricevere istruzioni più dettagliate nella mente. Un’impressione nel cuore, se seguita, è rafforzata da istruzioni più specifiche nella mente” (“Helping Others to Be Spiritually Led” [Church Educational System symposium on the Doctrine and Covenants, 11 agosto 1998], 3–4; vedere LDS.org sotto gospel library/additional addresses/CES addresses).

Alma 5:53–54. “Le cose vane di questo mondo”

  • L’anziano Dallin H. Oaks, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha consigliato ai Santi degli Ultimi Giorni di evitare di preoccuparsi delle cose vane del mondo: “Gesù insegnò che ‘non è dall’abbondanza de’ beni che uno possiede, che egli ha la sua vita’ (Luca 12:15). Di conseguenza, non dovremmo raccogliere ‘tesori sulla terra, ove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano’ (Matteo 6:19). In altre parole, i tesori del nostro cuore – le nostre priorità – non dovrebbero essere ciò che le Scritture chiamano le ‘ricchezze [e]… le cose vane di questo mondo’ (Alma 39:14). Le cose vane di questo mondo comprendono ogni combinazione di questi quattro elementi mondani: ricchezza, orgoglio, fama e potere. Riferendosi ad ognuno di questi le Scritture ci ricordano che ‘non potrai portarle con te’ (Alma 39:14). Noi dovremmo ricercare il tipo di tesori che le Scritture promettono ai fedeli: ‘grandi tesori di conoscenza, sì, dei tesori nascosti’ (DeA 89:19)” (Conference Report, aprile 2001, 109; oppure vedere Liahona, luglio 2001, 101).

  • Anche l’anziano Jeffrey R. Holland ha notato che la vanità per l’aspetto fisico è spiritualmente pericolosa: “In termini di preoccupazione per se stessi e di fissazione sull’aspetto fisico, questo è più di una follia sociale: è distruttivo dal punto di vista spirituale ed è responsabile per buona parte dell’infelicità che le donne, comprese le ragazze, provano nel mondo moderno. Se gli adulti si preoccupano per l’aspetto – lifting, chirurgia plastica e ricostruzione di tutto quanto può essere rimodellato – tali pressioni e ansietà quasi certamente si trasmetteranno ai figli. A un certo punto il problema diventa ciò che il Libro di Mormon chiama ‘vane immaginazioni’ [1 Nefi 12:18], e in una società secolare sia la vanità sia le immaginazioni circolano a ruota libera. Una persona avrebbe veramente bisogno di un set grande e spazioso di cosmetici per competere con la bellezza come è mostrata dai mass media attorno a noi” (Conference Report, ottobre 2005, 30–31; oppure Liahona, novembre 2005, 30).

Alma 5:57. “Uscite di fra i malvagi e separatevene”

  • L’anziano David R. Stone, dei Settanta, ha parlato di come le tecniche utilizzate nella costruzione del Tempio di Manhattan, a New York, forniscono un esempio di come togliersi dall’influenza del mondo:

    “Troppe persone del mondo assomigliano all’antica Babilonia, vanno per la loro strada e seguono un dio la cui immagine è a immagine del mondo [vedere DeA 1:16].

    Una delle più grandi difficoltà che incontreremo sarà quella di vivere in quel mondo ma, in qualche modo, non essere di quel mondo. Dobbiamo creare Sion nel mezzo di Babilonia…

    Il mio coinvolgimento nella costruzione del Tempio di Manhattan, mi ha dato la possibilità di stare spesso dentro al tempio prima della dedicazione. È stato meraviglioso sedersi nella sala celeste, ed essere lì in un silenzio perfetto, senza sentire neanche un suono provenire dalle strade trafficate di New York. Com’era possibile che il tempio potesse essere così riverentemente silenzioso, quando il trambusto e la confusione della metropoli era giusto a pochi metri di distanza?

    La risposta era nel modello della costruzione del tempio. Il tempio è stato costruito entro le mura di un edificio già esistente, e i muri interni del tempio erano collegati a quelli esterni solamente in pochi punti di congiungimento. Quello è il modo in cui il tempio (Sion) limitava gli effetti di Babilonia, o del mondo esterno.

    Qui possiamo trovare una lezione per noi. Possiamo creare la vera Sion tra noi, limitando la misura con cui Babilonia influenzerà la nostra vita…

    Ovunque siamo, qualsiasi sia la città in cui viviamo, possiamo costruire la nostra Sion in base ai principi della legge del regno celeste, e cercare continuamente di diventare puri di cuore…

    Non abbiamo bisogno di diventare burattini nelle mani della cultura del luogo e del momento. Possiamo essere coraggiosi, possiamo camminare nelle vie del Signore, e seguire le Sue orme” (Conference Report, aprile 2006, 94–97; oppure Liahona, maggio 2006, 90–93).

Alma 5:57–58; 6:3. I “nomi erano cancellati”

  • Riguardo alla cancellazione dei nomi fai riferimento al commentario per Mosia 26:32–36 (pagina 167) e per Moroni 6:7 (pagina 400).

Alma 7:10. Gesù nato a Gerusalemme

  • Il presidente Joseph Fielding Smith spiegò la località della nascita del Salvatore secondo la dichiarazione di Alma:

    “Non vi è alcun conflitto o contraddizione nel Libro di Mormon rispetto a qualsiasi principio scritto nella Bibbia. Un’attenta lettura di ciò che disse Alma mostrerà che egli non aveva alcuna intenzione di dichiarare che Gesù sarebbe nato nella città di Gerusalemme. Alma lo sapeva bene. Lo stesso vale per Joseph Smith e coloro che furono coinvolti nella venuta alla luce del Libro di Mormon. Se Alma avesse detto ‘nato a Gerusalemme, la città dei nostri padri’, il senso sarebbe stato completamente diverso. Allora avremmo potuto dire che aveva fatto un errore. Alma non fece alcun errore, e ciò che disse è vero.

    Il dottor Hugh Nibley, nel suo corso di studio per il sacerdozio del 1957, An Approach to the Book of Mormon, nella Lezione 8, a pagina 85, disse quanto segue in merito a questo punto:

    ‘… Uno dei punti preferiti per attaccare il Libro di Mormon è stata la dichiarazione contenuta in Alma 7:10 che il Salvatore sarebbe nato “a Gerusalemme, che è la terra dei nostri padri’. Qui Gerusalemme non è intesa come la città ‘nella terra dei nostri padri’, bensì è la terra. Cristo nacque in un villaggio a circa nove chilometri e mezzo dalla città di Gerusalemme; non in quella città, ma in quella che noi sappiamo che gli antichi designavano come ‘terra di Gerusalemme’” (Answers to Gospel Questions, comp. Joseph Fielding Smith Jr., 5 volumi [1957–1966], 1:174).

  • Sia Gerusalemme che Betleem sono state chiamate la città di Davide, e questo ha causato un po’ di confusione. Luca 2:11 si riferisce a Betleem come alla città di Davide. Eppure in 2 Samuele 5:6–8; 2 Re 14:20; 1 Cronache 11:4–8 si fa riferimento a Gerusalemme come alla città di Davide.

Alma 7:11–12. Le nostre pene, afflizioni, tentazioni, malattie ed infermità

  • L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004), del Quorum dei Dodici Apostoli, scrisse in merito alla familiarità del Salvatore con le afflizioni della mortalità e con le nostre trasgressioni individuali: “Egli conosce per esperienza reale e personale, non solo perché ha patito pene, afflizioni e tentazioni di ogni sorta durante il Suo secondo stato, ma perché Egli prese su di Sé i nostri peccati, come pure i nostri dolori, le nostre malattie ed infermità (vedere Alma 7:11–12). Quindi Egli conosceva, non in modo astratto ma reale, ‘secondo la carne’, tutta la sofferenza umana. Egli portò le nostre infermità prima di noi. Egli sa perfettamente come soccorrerci. Non possiamo dirGli nulla di nuovo del dolore, della tentazione o dell’afflizione; Egli li conobbe ‘secondo la carne’ e il Suo trionfo fu completo!” (We Will Prove Them Herewith [1982], 46).

Alma 7:12. “Soccorrere il suo popolo”

  • Parlando del termine soccorrere, l’anziano Jeffrey R. Holland dichiarò: “[Soccorrere] spesso è usat[o] nelle Scritture per descrivere la cura e l’attenzione che Cristo ha per noi. Soccorrere in origine significava letteralmente ‘accorrere in aiuto’. Quale magnifico modo di descrivere gli sforzi urgenti del Salvatore a nostro favore! Anche se ci invita a venire a Lui e a seguirLo, Egli corre immancabilmente in nostro aiuto” (“Come unto Me” [riunione caminetto per i Giovani Adulti del CES, 2 marzo 1997], La Stella, agosto 1998, 48).

Alma 7:22–24. Le responsabilità del Sacerdozio di Melchisedec

  • Alma 7:22–24 include delle istruzioni per i detentori del sacerdozio e un elenco di qualità che dovrebbero possedere per officiare nel sacerdozio in modo competente. Queste istruzioni sono simili a quelle date ai dirigenti del sacerdozio in Dottrina e Alleanze 121:41–42. I versetti contenuti in Alma 7 e in Dottrina e Alleanze 121 aiutano coloro che detengono il sacerdozio a sapere come agire e ad accrescere il loro potere nel sacerdozio.

    Il presidente Boyd K. Packer, presidente del Quorum dei Dodici Apostoli, ha spiegato quanto è importante che un detentore del sacerdozio viva rettamente:

    “Il sacerdozio è molto, molto prezioso per il Signore. Egli sta molto attento a come viene conferito e da chi. È una cosa che non viene mai fatta in segreto.

    Vi ho parlato di come l’autorità viene conferita. Il potere che ricevete dipenderà da ciò che fate di questo dono sacro e invisibile.

    L’autorità vi viene dalla ordinazione. Il potere vi viene mediante l’obbedienza e la dignità” (Conference Report, ottobre 1981, 47; oppure La Stella, aprile 1982, 64).

Alma 7:23. “Temperanti in ogni cosa”

  • L’anziano Russell M. Nelson ha commentato la sicurezza che porta la temperanza:

    “La temperanza comprende la sobrietà e il ritegno negli atti. Ci ricorda le alleanze stipulate…

    Le Scritture ci esortano ripetutamente a essere temperanti in ogni cosa (vedere 1 Corinzi 9:25; Alma 7:23; 38:10; DeA 12:8). La temperanza può allontanare da ognuno di noi le cattive conseguenze degli eccessi” (Conference Report, ottobre 1991, 81; oppure La Stella, gennaio 1992, 74).

Punti su cui riflettere

  • Anche dopo aver visto un angelo, Alma dovette pentirsi, esercitare la fede in Gesù Cristo e impegnarsi tantissimo per ottenere una testimonianza. In che modo Alma 5:45–48 descrive il processo con cui Alma ottenne conoscenza del “Figlio, l’Unigenito del Padre”?

  • Quali somiglianze e differenze noti nel ministero di Alma tra il popolo di Zarahemla e quello di Gedeone?

  • In che modo la tua comprensione e gratitudine per l’Espiazione è aumentata studiando Alma 7:11–13?

Compiti suggeriti

  • Nel capitolo 5 Alma pone più di quaranta domande. Leggi le domande poste da Alma e scegline una a cui rispondere per iscritto includendo quelli che sono la tua comprensione, i tuoi sentimenti o le tue idee sull’argomento in questione.

  • Cerca e scopri il significato di qualsiasi attributo elencato in Alma 7:23 che potresti non conoscere.