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Capitolo 28: Alma 23–29


Capitolo 28

Alma 23–29

Introduzione

Gli Anti-Nefi-Lehi dimostrarono chiaramente il possente cambiamento che avviene nelle persone che accettano il Vangelo e fanno alleanza di seguire Gesù Cristo. Essi offrirono un esempio di conversione profonda e completa che deriva dal sincero sforzo di emulare il Salvatore in ogni aspetto della vita. Insieme ai Lamaniti convertiti, i figli di Mosia e Alma mostrarono il potere spirituale che deriva dal continuo desiderio di pentirsi, osservare i comandamenti e servire il Signore tramite il lavoro missionario e il retto vivere. Mentre studi Alma 23–29, cerca delle azioni e degli atteggiamenti specifici che ti aiuteranno ad accrescere la forza della tua conversione personale. Nota anche le numerose descrizioni della gioia che deriva dall’essere coinvolti nella predicazione del Vangelo.

Commentario

Alma 23:1–5. “Affinché la parola di Dio non avesse impedimenti”

  • Il re dei Lamaniti rimosse le restrizioni che avevano impedito che il Vangelo venisse insegnato al suo popolo, e i missionari andarono a predicare in tutto il paese. Il presidente Thomas S. Monson raccontò un evento simile quando descrisse le circostanze riguardanti la decisione presa dal governo della Repubblica Democratica Tedesca di consentire ai missionari di predicare in quella terra dopo anni in cui l’attività della Chiesa era stata limitata:

    “Il nostro obiettivo più importante era quello di ottenere il permesso di aprire la porta al lavoro missionario. L’anziano Russell M. Nelson, l’anziano Hans B. Ringger e [io, assieme ai] dirigenti locali della Chiesa nella Repubblica Democratica Tedesca, guidati dal presidente Henry Burkhardt, dal presidente Frank Apel e dal presidente Manfred Schutze, prima [ci incontrammo] con il Ministro per gli affari di culto, Kurt Löffler, in occasione di uno splendido banchetto offerto in nostro onore. Il Ministro rivolse al nostro gruppo queste parole: ‘Vogliamo aiutarvi. Sono vent’anni che osserviamo i vostri fedeli. Sappiamo che voi siete quello che professate di essere: uomini e donne onesti’.

    I funzionari del governo e le loro consorti parteciparono alla dedicazione del centro di palo di Dresda e della cappella di Zwickau. Quando i santi cantarono ‘Fino al giorno in cui ci rivedrem’ – ‘Auf Wiedersehen, Auf Wiedersehen’ – ricordammo il Principe della Pace, che era morto sulla croce sul Calvario. Pensai al nostro Signore e Salvatore, quando percorse le vie del dolore, la valle delle lacrime, sì, la strada della rettitudine. Mi venne in mente la Sua penetrante dichiarazione: ‘Io vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti’ (Giovanni 14:27).

    Poi tornammo a Berlino per l’incontro decisivo con il capo dello Stato, il presidente Erich Honecker…

    Fummo accompagnati in macchina alla sede del governo.

    Nello splendido atrio fummo accolti dal presidente Honecker in persona. Gli consegnammo la scultura Primo passo, che mostra una madre che aiuta il figlio a compiere il primo passo verso il padre. Egli fu molto compiaciuto di questo dono, poi ci portò nel suo studio privato. Prendemmo posto attorno a una grande tavola rotonda, in compagnia dello stesso presidente Honecker e dei più alti funzionari del governo.

    Il presidente Honecker cominciò così: ‘Noi sappiamo che la vostra chiesa crede nel principio del lavoro; lo avete dimostrato. Sappiamo che credete nella famiglia; lo avete dimostrato. Sappiamo che siete buoni cittadini del paese che chiamate patria, qualunque essa sia; lo abbiamo notato. La parola è ora a voi. Fate conoscere i vostri desideri’.

    Cominciai così: ‘Presidente Honecker, alla dedicazione del Tempio di Freiberg 89.890 suoi concittadini fecero la fila, attendendo a volte sino a quattro ore sotto la pioggia, per visitare una casa di Dio. A Lipsia, in occasione della dedicazione del centro di palo, intervennero in 12000; a Dresda erano 29000, a Zwickau 5300. Ogni settimana da 1500 a 1800 persone visitano il complesso del Tempio di Freiberg. Vogliono conoscere quello in cui crediamo. Vorremmo dire loro che noi crediamo di dover obbedire e sostenere le leggi del Paese; vorremmo spiegare loro il nostro desiderio di creare l’unità eterna della famiglia. Questi sono soltanto due dei principi in cui crediamo. Non possiamo materialmente rispondere alle domande e non possiamo far conoscere i nostri principi poiché qui non abbiamo dei rappresentanti come in altri paesi. I giovani d’ambo i sessi che noi vorremmo mandare nel suo paese come missionari amerebbero il paese e il suo popolo. Più in particolare, l’influenza che avrebbero sulla sua gente sarebbe molto positiva. Poi vorremmo vedere giovani d’ambo i sessi del suo paese, appartenenti alla nostra chiesa, servire come missionari in molte nazioni, come ad esempio in America, in Canada, e in tante altre nazioni. Essi torneranno in patria meglio preparati ad assumere posizioni di responsabilità nel paese’.

    Poi il presidente Honecker parlò per forse trenta minuti per descrivere i suoi obiettivi e punti di vista, spiegando nei dettagli i progressi compiuti dal suo paese. Alla fine sorrise e si rivolse direttamente a me e al nostro gruppo dicendo: ‘Vi conosciamo; ci fidiamo di voi; l’esperienza ci consente di farlo. La sua richiesta di avere dei missionari è approvata’.

    Provai un sentimento di gioia. La riunione fu presto finita. Mentre uscivamo dagli splendidi uffici governativi l’anziano Russell Nelson mi disse: ‘Guarda come il sole splende in questa sala! È come se il Padre Celeste dicesse: “Mi compiaccio”.

    La lunga notte era giunta al termine. La splendente luce del giorno brillava nell’aria. Ora potevamo portare il vangelo di Gesù Cristo ai milioni di abitanti di quel paese. Le loro domande riguardo alla Chiesa avrebbero avuto risposta, e il regno di Dio avrebbe potuto progredire.

    Riflettendo su quegli avvenimenti mi sovvenni delle parole del Maestro: ‘E in nulla l’uomo offende Dio, ovvero contro nessuno s’infiamma la sua ira, se non contro coloro che non riconoscono la sua mano in ogni cosa’ (DeA 59:21). Riconosco la mano di Dio negli eventi miracolosi relativi alla presenza della Chiesa nella Repubblica Democratica Tedesca” (Conference Report, aprile 1989, 68–69; oppure vedere La Stella, luglio 1989, 48–49).

Alma 23:6. Convertiti al Signore senza allontanarsi mai

  • È sorprendente che nessuno degli Anti-Nefi-Lehi abbia mai lasciato la Chiesa o sia diventato meno attivo (vedere Alma 27:27). Il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) ha ripetutamente sottolineato l’importanza del ritenimento dei nuovi convertiti. Ha detto che non c’è nessun significato nel lavoro missionario se poi coloro che si convertono non rimangono attivi:

    “Con l’aumento del lavoro missionario in tutto il mondo deve esserci un corrispondente aumento degli sforzi per far sentire a suo agio ogni convertito nel suo rione o ramo. Quest’anno entreranno nella Chiesa abbastanza persone da costituire più di cento nuovi pali di medie dimensioni. Purtroppo con questo aumento nel numero delle conversioni trascuriamo alcuni di questi nuovi fedeli. Spero che si metterà in atto un grande sforzo in tutta la Chiesa, in tutto il mondo, per mantenere attivo ogni convertito che entra nella Chiesa.

    È una questione seria. Non ci sarebbe motivo di svolgere il lavoro missionario se non godiamo poi i frutti di tali sforzi. I due elementi devono essere inseparabili” (Conference Report, ottobre 1997, 69–70; oppure La Stella, gennaio 1998, 63).

Alma 23:17. Che cosa significa il nome Anti-Nefi-Lehi?

  • Il sostantivo Anti-Nefi-Lehi potrebbe indicare l’unione dei discendenti di Nefi e di coloro che lo seguirono con l’altra posterità di Lehi: ‘Anti’ all’interno del nome ‘Anti-Nefi-Lehi’ può essere un riflesso dell’egiziano nty ‘parte di’. Quindi, invece di avere il significato di ‘contro’ ha il significato di ‘parte di Nefi e Lehi’” (Stephen D. Ricks, “Anti-Nephi-Lehi”, Dennis L. Largey, ed., Book of Mormon Reference Companion [2003], 67).

Alma 24:10. La colpa tolta tramite l’Espiazione

  • Il presidente Boyd K. Packer, presidente del Quorum dei Dodici Apostoli, ha testimoniato che possiamo applicare l’Espiazione di Gesù Cristo per togliere la nostra colpa:

    “Per qualche ragione pensiamo che l’Espiazione di Cristo si applichi alla redenzione dalla Caduta, dalla morte spirituale, soltanto al termine della vita mortale. È molto di più. È un potere sempre presente a cui possiamo ricorrere nella vita di tutti i giorni. Quando siamo angosciati, straziati o tormentati dalla colpa o oppressi dal dolore, Egli ci può risanare. Anche se non comprendiamo pienamente come l’Espiazione di Cristo avvenne, possiamo sperimentare “la pace di Dio che sopravanza ogni intelligenza” [Filippesi 4:7]…

    Tutti commettiamo degli errori. Talvolta danneggiamo noi stessi e feriamo gli altri in modo così grave che non possiamo rimediare da soli. Rompiamo cose che da soli non possiamo aggiustare. È nella nostra natura provare un senso di colpa, umiliazione e sofferenza, a cui da soli non possiamo porre rimedio. È allora che interviene il potere risanatorio dell’Espiazione.

    Il Signore ha detto: ‘Poiché ecco, io, Iddio, ho sofferto queste cose per tutti, affinché non soffrano, se si pentiranno’ [DeA 19:16]…

    L’Espiazione ha un valore pratico, personale, giornaliero; applicatela nella vostra vita. Potete farle cominciare la sua azione nella vostra vita con una semplice preghiera. Da quel momento in poi non sarete liberi dai problemi e dagli errori ma potrete cancellare la colpa con il pentimento e essere in pace” (Conference Report, aprile 2001, 28–29; oppure Liahona, luglio 2001, 27).

Alma 24:11. “Tutto quello che potevamo fare” per pentirci

  • Gli Anti-Nefi-Lehi fecero “tutto quello che poteva[no]” (Alma 24:11) per pentirsi. In 2 Nefi 25:23 Nefi spiegò: “È per grazia che siamo salvati, dopo aver fatto tutto ciò che possiamo fare”. Dal re degli Anti-Nefi-Lehi apprendiamo che parte di tutto ciò che possiamo fare è “pentirci di tutti i nostri peccati”.

Alma 24:17–19. Seppellire profondamente le armi

  • Seppellendo profondamente nella terra le loro armi, gli Anti-Nefi-Lehi promisero al Signore che non le avrebbero mai più usate. Le Scritture dicono: “Furono risoluti e avrebbero sofferto finanche la morte piuttosto che commettere peccato” (Alma 24:19). Le loro azioni dimostrano il completo abbandono del peccato dopo il sincero pentimento.

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    President Spencer W.Kimball

    Il presidente Spencer W. Kimball (1895–1985) insegnò che l’abbandono dei peccati spesso richiede un cambiamento nel nostro stile di vita: “Per abbandonare il peccato non basta semplicemente desiderare condizioni migliori. Spetta a noi creare queste condizioni. È necessario arrivare ad odiare il peccato ed ogni cosa collegata ad esso. Dobbiamo essere sicuri non solo di aver abbandonato il peccato, ma di aver cambiato anche l’ambiente che circonda il peccato. Dobbiamo evitare i luoghi, le condizioni e le circostanze ove è avvenuto il peccato, poiché sono appunto questi fattori che favoriscono l’insorgere di nuovi peccati. Dobbiamo abbandonare la gente insieme alla quale il peccato è stato commesso. Possiamo non odiare queste persone, ma dobbiamo evitarle, come dobbiamo evitare qualsiasi cosa che sia legata ad esse… Dobbiamo distruggere ogni cosa [che possa provocare]… memorie… ‘vecchi tempi’” (Il miracolo del perdono, 159).

Alma 24:22–27. Gli esempi dei giusti risultarono nella conversione di molti

  • L’anziano L. Tom Perry, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha osservato che il nostro impegno a rispettare le alleanze può indurre alla conversione altre persone:

    “Il re degli Anti-Nefi-Lehi istruì il suo popolo di seppellire le armi profondamente nella terra affinché non fossero più tentati ad usarle quando i loro fratelli Lamaniti fossero venuti contro di loro in battaglia. Il popolo seguì le istruzioni del re, considerando le loro azioni una ‘testimonianza a Dio, ed anche agli uomini, che essi non avrebbero mai più usato delle armi per versare sangue umano’ (Alma 24:18). Quando i Lamaniti attaccarono, il popolo degli Anti-Nefi-Lehi ‘si prosternò a terra’ dinanzi ai suoi assalitori (Alma 24:21). I Lamaniti uccisero mille e cinque degli Anti-Nefi-Lehi prima che la carneficina fosse interrotta. Perché il massacro cessò e quali furono le sue conseguenze? Nel racconto di Alma troviamo le risposte a queste domande:…

    ‘Ora, quando i Lamaniti videro questo, si trattennero dall’ucciderli; e ve ne furono molti il cui cuore si gonfiò in loro… poiché si pentirono delle cose che avevano fatto…

    Quel giorno si aggiunse al popolo di Dio un numero maggiore di quelli che erano stati uccisi; e coloro che erano stati uccisi erano persone giuste; dunque non abbiamo ragione di dubitare che furono salvati’ (Alma 24:24–26)…

    Sebbene il messaggio della storia non sia di insistere con il pacifismo universale, noi apprendiamo che non restituendo l’aggressione ricevuta da altri possiamo avere un profondo effetto su di loro. Possiamo letteralmente cambiare il loro cuore quando seguiamo l’esempio di Cristo e porgiamo l’altra guancia. Il nostro esempio di pacifici seguaci di Cristo ispirerà altri a seguirLo” (Living with Enthusiasm [1996], 127–128).

Alma 24:30. Quando si lascia il terreno neutrale

  • Una persona che si stacca dalla Chiesa dopo esserne stato membro è tipicamente “peggiore che se non avesse mai conosciuto queste cose” (Alma 24:30). Il profeta Joseph Smith spiegò questa posizione durante una conversazione con un altro membro della Chiesa. Il fratello Isaac Behunin una volta disse al profeta Joseph Smith: “‘Se dovessi lasciare la Chiesa, non farei come questi uomini: andrei in un luogo sperduto dove non si è mai sentito parlare del Mormonismo, mi stabilirei e non farei mai sapere a nessuno che l’ho conosciuto’.

    Il grande veggente replicò immediatamente: ‘Fratello Behunin, lei non sa che cosa farebbe. Senza dubbio questi uomini una volta pensavano come lei. Prima di unirsi alla Chiesa era su terreno neutrale. Quando le fu predicato il Vangelo, le fu posto dinanzi il bene e il male. Poteva scegliere l’uno o l’altro. C’erano due opposti maestri che la invitavano a servirli. Quando si è unito alla Chiesa ha accettato di servire Dio. In quel momento ha abbandonato il terreno neutrale e non può più ritornare indietro. Qualora dovesse abbandonare il maestro che ha scelto di servire, ciò sarà perché sarà istigato a farlo dal maligno, allora seguirà le sue direttive e sarà al suo servizio’” (Insegnamenti dei presidenti della Chiesa: Joseph Smith, 332).

Alma 25:1–12. L’adempimento della profezia

  • Alma 25:1–12 riporta l’adempimento della profezia di Abinadi riguardo ai malvagi sacerdoti di re Noè (vedere Mosia 17:15–20). Nota come Mormon abbia documentato per il lettore l’adempimento delle profezie di Abinadi. Prendi in considerazione i risultati raggiunti da coloro che rifiutano i profeti, come Abinadi, e affermano che il profeta ha peccato. La rivelazione moderna contiene anche un avvertimento per coloro che “alzeranno il calcagno contro i miei unti” (vedere DeA 121:16–22).

Alma 25:17. Il Signore “aveva… confermato loro la sua parola in ogni particolare”

  • Una delle grandi lezioni che emerge da questa sezione del libro di Alma è che Dio mantiene sempre le Sue promesse. Il Signore aveva detto a re Mosia che molti avrebbero creduto agli insegnamenti dei suoi figli e che Egli li avrebbe liberati “dalle mani dei Lamaniti” (Mosia 28:7). Per l’adempimento di queste promesse, vedere Alma 17:4, 35–39; 19:22–23; 26:1–4. Questo è solo uno dei numerosi esempi scritturali che rinforzano il principio dottrinale che Dio è vincolato quando facciamo ciò che Egli dice (vedere DeA 82:10).

Alma 26:5–7. Che cosa sono i covoni?

  • La parola covone indica fasci di spighe mietute e legate insieme. La menzione dei covoni da parte di Ammon in Alma 26:5 si riferisce ai convertiti portati nella Chiesa dai missionari fedeli che hanno affondato la loro falce.

Alma 26:15–16. “Chi può gloriarsi troppo nel Signore?”

  • Noi dovremmo sentire di gloriarci nel Signore e cantare lodi a Lui lodi proprio come fece Ammon. La sorella Sheri L. Dew, mentre serviva come consigliera nella presidenza generale della Società di Soccorso, ci ha dato degli insegnamenti sul ruolo di Gesù Cristo nella nostra vita quotidiana:

    È davvero possibile essere felici quando la vita è difficile? Sentire la pace in mezzo all’incertezza e la speranza in mezzo al cinismo? È possibile cambiare, liberarci dalle vecchie abitudini e diventare persone nuove? È possibile vivere nell’integrità e nella purezza, in un mondo che non apprezza più le virtù che distinguono i seguaci di Cristo?

    Sì. La risposta è sì grazie a Gesù Cristo, la Cui Espiazione fa sì che non ci sia richiesto di portare da soli i fardelli di questa vita terrena…

    Nel corso degli anni anch’io, come voi, ho subito pressioni e sofferenze che mi avrebbero schiacciata se non avessi potuto attingere a una forza superiore alla mia. Egli non mi ha mai dimenticato né abbandonato, e io sono arrivata a sapere intimamente che Gesù è il Cristo e che questa è la Sua Chiesa. Insieme con Ammon io dico: ‘Ecco, chi può gloriarsi troppo nel Signore? Sì, chi può dire troppo del suo grande potere, della sua misericordia… ? Ecco, io… non posso dire la minima parte di quanto provo’ (Alma 26:16). Io porto testimonianza che in questo crepuscolo della dispensazione della pienezza dei tempi, in cui Lucifero lavora oltre misura per rendere più pericoloso il nostro viaggio verso casa e separarci dal potere espiatorio del Salvatore, l’unica risposta per ognuno di noi è Gesù Cristo” (Conference Report, aprile 1999, 85–86; oppure La Stella, luglio 1999, 78).

Alma 26:27. La perseveranza conduce al successo

  • Il successo che i figli di Mosia ebbero tra i Lamaniti fu molto superiore alle loro aspettative (vedere Alma 26:30–31). All’inizio della loro missione, il Signore promise: “Farò di voi uno strumento nelle mie mani per la salvezza di molte anime” (Alma 17:11). Con questa promessa essi “presero coraggio per andare fra i Lamaniti a proclamare loro la parola di Dio” (Alma 17:12). Il successo dei loro sforzi non arrivò automaticamente, anche se il Signore lo aveva promesso. Durante i quattordici anni della loro missione, essi patirono “ogni sorta di afflizioni” (Alma 26:30). Gli annali dicono inoltre che il loro cuore era “depresso e stava[no] per tornare indietro”. Eppure, confidando nella promessa del Signore, essi continuarono nei loro sforzi. Quindi, come fa sempre, il Signore onorò le Sue promesse e premiò la loro perseveranza.

Alma 26:27–30. Le realtà del servizio missionario

  • L’anziano F. Burton Howard, dei Settanta, ha raccontato come la sua lettura di Alma 26 quand’era un giovane missionario abbia avuto un forte impatto sulla sua testimonianza della veridicità del Libro di Mormon :

    “Stavo rileggendo il ventiseiesimo capitolo di Alma e la storia della missione di Ammon. L’ho letto ad alta voce, come faccio ogni tanto, cercando di mettermi nei panni dei personaggi descritti nel libro, immaginando di dire o di sentire le parole, e di essere lì. Ho riletto tutto il resoconto e, con una chiarezza che non può essere descritta e che può essere difficile da comprendere per qualcuno che non l’ha mai provata, lo Spirito ha parlato alla mia anima dicendo: Hai notato? Tutto ciò che è accaduto ad Ammon è successo a te?

    Fu un sentimento totalmente inaspettato. È stato sensazionale; è stato un pensiero che non mi era mai venuto in mente prima. Rilessi rapidamente la storia. Sì, ci sono state volte in cui il mio cuore era depresso e ho pensato di andarmene a casa. Anch’io sono andato in un paese straniero per insegnare il Vangelo ai Lamaniti. Sono andato tra loro, ho avuto delle avversità, ho dormito per terra, ho patito il freddo e mi sono ritrovato senza mangiare. Anch’io sono andato di casa in casa, ho bussato alle porte per mesi a volte senza nemmeno essere invitato a entrare, facendo assegnamento sulla misericordia di Dio.

    Vi sono state altre volte in cui siamo entrati nelle case e abbiamo parlato con le persone. Abbiamo insegnato per le loro strade e sulle loro colline. Abbiamo predicato in altre chiese. Ricordo una volta in cui mi sputarono addosso. Ricordo una volta in cui, come giovane capo distretto a cui il presidente di missione aveva incaricato di aprire una nuova città con tre altri anziani, entrai nella piazza principale di una città in cui non vi erano mai stati prima i missionari. Andammo al parco, cantammo un inno e la folla si raccolse attorno a noi.

    Poi toccò a me, quale capo distretto, predicare. Mi alzai su una panchina di pietra e parlai alle persone. Raccontai la storia della restaurazione del Vangelo, del giovane Joseph che andò nel bosco e dell’apparizione del Padre e del Figlio. Ricordai bene un gruppo di adolescenti che, tra le ombre della sera, ci tirava delle pietre. Ricordo la preoccupazione di poter essere colpiti o feriti da coloro che non volevano ascoltare il messaggio.

    Ricordai di aver trascorso del tempo in prigione mentre il mio diritto legale di essere missionario in un certo paese veniva deciso dalle autorità politiche. Non trascorsi abbastanza tempo in prigione da potermi paragonare ad Ammon, ma ricordai comunque il sentimento che provai quando le porte furono chiuse e io ero lontano da casa, solo, pronto a confidare solo sulle misericordie del Signore per essere liberato. Ricordai di aver sopportato queste cose con la speranza di ‘poter forse essere il mezzo per salvare qualche anima’ (Alma 26:30).

    E poi, quel giorno in cui lessi, lo Spirito mi testimoniò, e ricordo ancora oggi le parole: Nessuno, se non un missionario, poteva scrivere questa storia. Joseph Smith non avrebbe mai potuto sapere cosa significa essere un missionario tra i Lamaniti, poiché nessuno di sua conoscenza aveva fatto una cosa del genere prima” (“Ammon: Reflections on Faith and Testimony”, Heroes from the Book of Mormon [1995], 124–125).

Alma 27:21–24. Perdonare i nostri nemici

  • Alma aveva precedentemente fatto appello agli abitanti di Zarahemla affinché cambiassero il loro cuore (vedere Alma 5:6, 12–14, 26). Egli dichiarò inoltre che il Signore “rivolge un invito a tutti gli uomini” (Alma 5:33). Ciò corrisponde a un invito simile rivolto dal Signore per mezzo di Nefi, che spiega che Dio “non rifiuta nessuno che venga a lui, bianco o nero, schiavo o libero, maschio o femmina… e tutti sono uguali dinanzi a Dio” (2 Nefi 26:33). Gli abitanti di Zarahemla accolsero il messaggio di Alma, e quando fu necessario perdonare i loro nemici, essi offrirono loro una terra e protezione al popolo di Ammon.

    Il presidente Howard W. Hunter (1907–1995) ammonì ciascuno di noi a perdonare similmente i nostri nemici:

    “Consideriamo per esempio questa esortazione data da Cristo ai Suoi discepoli. Egli disse: ‘Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano’ (Matteo 5:44).

    Pensate agli effetti che questo ammonimento avrebbe nel vostro quartiere come nel mio, nei luoghi in cui vivete voi e i vostri figli, nelle nazioni che formano la nostra grande famiglia umana. Mi rendo conto che questa dottrina ci propone un impegno difficile, ma sicuramente è un impegno molto più piacevole dei terribili compiti che ci impongono la guerra, la povertà e il dolore che continuano ad affliggere il mondo…

    Tutti abbiamo ampie occasioni di mettere in pratica il Cristianesimo; e dobbiamo sforzarci di farlo ogni volta che possiamo. Per esempio, possiamo essere tutti più propensi a perdonare” (Conference Report, ottobre 1992, 22–23; oppure La Stella, gennaio 1993, 18).

Alma 28:1–12. La speranza fa seguito alla morte dei giusti

  • L’anziano Robert D. Hales, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha raccontato la seguente esperienza avuta con un retto dirigente del sacerdozio che era afflitto da una malattia in fase terminale:

    “Il mio amico arrivò ad accettare l’espressione: ‘Sia fatta la tua volontà’ accettando le proprie dolorose prove e tribolazioni. Come fedele membro della Chiesa egli aveva davanti a sé alcune serie preoccupazioni. Particolarmente commoventi erano le sue domande: ‘Ho fatto tutto ciò che dovevo per perseverare fedelmente sino alla fine? Come sarà morire? I miei familiari sono preparati a perseverare nella fede e a provvedere a loro stessi dopo che me ne sarò andato?’

    Ebbi l’occasione di parlare con lui di questi argomenti che trovano una chiara risposta nella dottrina insegnata dal Salvatore. Parlammo di come egli si era sempre sforzato di essere fedele e di fare ciò che Dio gli aveva chiesto, di essere onesto in tutti i rapporti con il prossimo e di provvedere amorevolmente alla sua famiglia. Non è questo che significa perseverare sino alla fine? Parlammo di quello che accade subito dopo la morte, di ciò che Dio ci ha insegnato riguardo al mondo degli spiriti. È un luogo paradisiaco, felice, per coloro che sono vissuti rettamente. Non è una cosa di cui dobbiamo aver paura.

    Dopo la nostra conversazione egli chiamò a sé la moglie e gli altri familiari, figli e nipoti, per spiegare di nuovo la dottrina dell’Espiazione, per ribadire il fatto che tutti risorgeremo. Tutti i suoi familiari capirono che, proprio come disse il Signore, anche se vi è il lutto per la temporanea separazione, tuttavia non c’è dolore per coloro che muoiono nel Signore (vedere Apocalisse 14:13; DeA 42:46). La benedizione che ricevette gli prometteva conforto e rassicurazione che tutto sarebbe andato bene, che non avrebbe sofferto e che avrebbe avuto il tempo necessario per preparare i familiari alla sua morte, e anzi avrebbe saputo quando sarebbe venuto il momento del suo decesso. I suoi familiari mi riferirono che la sera prima di morire egli disse che se ne sarebbe andato l’indomani. Egli se ne andò in pace durante il pomeriggio, avendo accanto tutta la famiglia. Questo è il sollievo e il conforto di cui godiamo noi che conosciamo il piano del Vangelo e sappiamo che le famiglie sono eterne.

    Confrontiamo questi avvenimenti con quello che mi accadde quando ero un giovane poco più che ventenne. Mentre ero arruolato nell’Aviazione, un pilota del mio squadrone morì precipitando con il suo aereo durante un addestramento. Ebbi il compito accompagnare la bara del mio amico caduto a Brooklyn per la sepoltura. Ebbi l’onore di stare accanto ai suoi familiari durante l’esposizione del feretro e le onoranze funebri. In rappresentanza dello Stato consegnai la bandiera che aveva avvolto la bara alla vedova dolente. La cerimonia funebre fu triste e dimessa. Nessuno menzionò le buone azioni o i successi ottenuti dal defunto. Il suo nome non fu pronunciato una sola volta. Alla fine della cerimonia la vedova si voltò verso di me e chiese: ‘Bob, cosa accadrà veramente a Don?’

    Potei parlarle della dolce dottrina della risurrezione e del fatto che se essi fossero stati battezzati e suggellati nel tempio, sarebbero rimasti insieme per sempre nell’eternità. Il sacerdote che si trovava accanto a lei esclamò: ‘È la dottrina più bella che abbia mai sentito’” (Conference Report, ottobre 1996, 88–89; oppure La Stella, gennaio 1997, 73).

Alma 29:4–5. Dio accorda agli uomini secondo i loro desideri

  • L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004), del Quorum dei Dodici Apostoli, insegnò che i nostri desideri influiscono sul nostro sviluppo personale e alla fine determinano le nostre benedizioni eterne:

    “I desideri… diventano fattori veramente determinanti, anche quando, con beata ignoranza, in realtà non vogliamo subirne [le conseguenze]…

    Pertanto ciò che desideriamo insistentemente nel corso degli anni è ciò che alla fine diverremo e ciò che stabilirà quello che riceveremo nell’eternità…

    I desideri retti devono quindi essere costanti poiché, come disse il presidente Brigham Young, ‘gli uomini e le donne che desiderano ottenere un posto nel regno celeste scopriranno che devono combattere ogni giorno’ (Journal of Discourses, 11:14). Pertanto i veri soldati di Cristo sono qualcosa di più che combattenti del fine settimana…

    Ricordate, fratelli e sorelle: sono i nostri desideri che stabiliscono l’entità e le attrattive di certe tentazioni. Quando abbiamo a che fare con le tentazioni, siamo noi che regoliamo il nostro termostato.

    Pertanto, per educare e indirizzare i nostri desideri, chiaramente è necessario conoscere i principi del Vangelo. Il presidente Brigham Young confermò questo principio: ‘È evidente che molti che conoscono la verità non agiscono in base ad essa; di conseguenza a prescindere da quanto sia grande e bella la verità, dovete prendere le passioni del popolo e plasmarle secondo le leggi di Dio’ (Journal of Discourses, 7:55)…

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    President Joseph F. Smith

    Pertanto, dichiarò il presidente Joseph F. Smith, ‘l’educazione dei nostri desideri è di vasta importanza per la nostra felicità nella vita’ (Gospel Doctrine, 5a ed. [1939], 297). Questa educazione può portare alla santificazione, finché, come disse il presidente Brigham Young, ‘i desideri santi produrranno atti corrispondenti’ (Journal of Discourses, 6:170). Soltanto controllando e indirizzando i nostri desideri possiamo fare di essi i nostri alleati invece di nemici!” (Conference Report, ottobre 1996, 26–28; oppure La Stella, gennaio 1997, 21–23).

Punti su cui riflettere

  • Come può l’esempio degli Anti-Nefi-Lehi aiutarti ad accrescere la forza della tua conversione?

  • Proprio come gli Anti-Nefi-Lehi seppellirono le loro armi facendo alleanza con Dio (vedere Alma 24:17–18), che cosa stai facendo regolarmente per dimostrare al Signore che ti sei pienamente convertito?

  • In che modo gli sforzi missionari di Alma tra i Nefiti (vedere Alma 4–15) possono averlo preparato a ricevere i Lamanti convertiti che erano stati istruiti dai figli di Mosia?

Compiti suggeriti

  • Proprio come i Lamaniti seppellirono le loro armi da guerra per non usarle mai più, noi dobbiamo liberarci dei peccati o delle debolezze che ci impediscono di avvicinarci a Dio. Identifica un peccato o una debolezza che vorresti eliminare dalla tua vita. Fai un piano che ti aiuti a superarlo e mettilo in azione.

  • Leggi Alma 26 e 28, cercando i motivi per cui Ammon e Alma esprimevano la loro gioia. Elenca questi motivi e scegline uno o più di uno da far diventare più pienamente parte della tua vita.