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Capitolo 43: 3 Nefi 18–19


Capitolo 43

3 Nefi 18–19

Introduzione

Durante la Sua visita presso i Nefiti, il Salvatore istituì il sacramento e sottolineò che lo scopo del sacramento è quello di ricordare Lui. Egli promise: “Se vi rammentate sempre di me, avrete il mio Spirito che sarà con voi” (3 Nefi 18:11). Questa stessa promessa fa parte della preghiera sacramentale. Mentre studi 3 Nefi 18–19, medita su quello che Gesù insegnò in merito al sacramento e alla preghiera, e sul modo in cui questi insegnamenti possono aiutarti a rendere più profondo il tuo modo di essere discepolo di Cristo, per poter godere più pienamente della compagnia dello Spirito Santo.

Commentario

3 Nefi 18:1–14. “Farete questo in ricordo”

  • Il Salvatore insegnò che lo scopo principale del prendere il sacramento è quello di ricordarci di Lui. Abbiamo la possibilità di concentrarci sul Figlio di Dio durante l’ordinanza del sacramento; non dovremmo permettere ad altri pensieri di farci divagare o distrarre. L’anziano Jeffrey R. Holland, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha descritto diversi modi appropriati per ricordare il Signore mentre rinnoviamo le nostre alleanze tramite il sacramento:

    “Possiamo ricordare la vita pre-terrena del Salvatore e tutto quello che Egli fece…

    Possiamo ricordare la semplice grandezza della Sua nascita da una giovane…

    Possiamo ricordare i miracoli e gli insegnamenti di Cristo, le Sue guarigioni e il Suo aiuto…

    Possiamo ricordare che Gesù trovava grande gioia e felicità nei bambini, e che disse che tutti dovremmo essere come loro…

    Possiamo ricordare che Cristo chiamava amici i Suoi discepoli…

    Possiamo, e dobbiamo, ricordare le cose meravigliose di cui godiamo, e ricordare che ‘tutto ciò che è buono viene da Cristo’ (Moroni 7:24)…

    In alcuni giorni avremo motivo di ricordare il crudele trattamento che Egli ricevette, i rifiuti che dovette sopportare e l’ingiustizia… che Egli subì…

    Possiamo ricordare che Gesù dovette scendere sotto a tutte le cose prima di poter salire sopra di esse, e che Egli soffrì dolori, afflizioni e tentazioni di ogni sorta per poter essere pieno di misericordia e sapere come soccorrere il Suo popolo nelle sue infermità” (Conference Report, ottobre 1995, 90–91; oppure La Stella, gennaio 1996, 77–78).

3 Nefi 18:6–7. Il sacramento e il ministero degli angeli

  • L’anziano Dallin H. Oaks, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha spiegato in che modo il ministero degli angeli fa anch’esso parte delle promesse delle preghiere sacramentali:

    “Queste ordinanze del Sacerdozio di Aaronne sono fondamentali anche per il ministero degli angeli…

    Messaggi angelici possono arrivarci da una voce, o solo attraverso pensieri o sentimenti comunicati alla mente…

    La maggior parte dei messaggi angelici sono sentiti piuttosto che visti…

    Di solito le benedizioni della compagnia e delle comunicazioni dello Spirito sono disponibili solo a coloro che sono puri… Siamo purificati dai nostri peccati e ci viene promesso che se siamo fedeli alle nostre alleanze, avremo sempre con noi il Suo spirito grazie alle alleanze del Sacerdozio di Aaronne e del battesimo e del sacramento. Credo che questa promessa non si riferisca soltanto allo Spirito Santo, ma anche al ministero degli angeli, in quanto ‘Gli angeli parlano per il potere dello Spirito Santo; pertanto essi dicono le parole di Cristo’ (2 Nefi 32:3). Quindi i detentori del Sacerdozio di Aaronne permettono a tutti i membri della Chiesa che prendono degnamente il sacramento di godere della compagnia dello Spirito del Signore e del ministero degli angeli” (Conference Report, ottobre 1998, 50–51; oppure La Stella, gennaio 1999, 45).

3 Nefi 18:16, 24. “Vi ho dato un esempio”

  • L’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004), del Quorum dei Dodici Apostoli, ci ammonì che, a prescindere da quale sia il nostro ruolo, dovremmo cercare di emulare il più possibile il Salvatore:

    “Ciascuno di noi ricopre diversi ruoli in famiglia, in Chiesa, nella comunità, nel lavoro, nella scuola e così via. Anche se abbiamo necessità diverse, ci accomuna la necessità di concentrarci sulle qualità di Cristo, specialmente quelle che abbiamo maggior bisogno a livello personale di sviluppare più completamente…

    Ovviamente possiamo anche fermarci prima del livello posseduto dal Salvatore e adottare semplicemente alcune tecniche da Lui illustrate; ma se non Lo emuleremo nel modo più completo che ci è possibile, ci saremo privati del più grande modello. Inoltre, la nostra emulazione deve riguardare stile e sostanza. Per esempio, l’amore di Dio assicura il Suo ascolto. Possiamo concepire un Dio che non ascolta? O che è carente di potere? O che non è disposto a pronunciarsi su una questione di principio? A mano a mano che diventeremo più simili a Lui, il nostro cambiamento avverrà sia nelle qualità che nelle azioni” (A Wonderful Flood of Light [1990], 110).

3 Nefi 18:18. “Vegliare e pregare sempre”

  • Il presidente Henry B. Eyring, della Prima Presidenza, ha fatto delle riflessioni sull’importanza del mandato di “ricordarci sempre di lui” (DeA 20:77, 79) e di “pregare sempre” (3 Nefi 18:18):

    “Che cosa intende il Maestro quando ci ammonisce di ‘pregare sempre’?

    Non sono abbastanza saggio da conoscere tutti i Suoi propositi nel farci stringere l’alleanza di ricordarci sempre di Lui e di pregare sempre per non essere sopraffatti; ma ne conosco uno: Egli conosce perfettamente le potenti forze che influiscono su di noi e anche ciò che significa essere uomini…

    Egli sa che cosa vuol dire essere oppressi dalle preoccupazioni della vita… e sa che i nostri poteri umani di farvi fronte non sono costanti…

    Man mano che le forze attorno a noi aumentano di intensità, qualsivoglia forza spirituale fosse sufficiente una volta, ora non lo sarà più; a prescindere da quale crescita spirituale una volta ritenevamo possibile, oggi avremo la possibilità di crescere molto di più. Sia la necessità di forza spirituale che la possibilità di acquisirla accresceranno a un passo che sottovaluteremo a nostro pericolo…

    Cominciate con il ricordarvi di Lui. Ricorderete ciò che sapete e ciò che amate…

    Il Signore ascolta le preghiere del vostro cuore. I sentimenti del vostro cuore, l’amore per il vostro Padre Celeste e per il Suo Figlio Diletto possono essere così costanti che le vostre preghiere ascenderanno sempre” (“Always” [Riunione al caminetto del Sistema educativo della Chiesa per i giovani adulti, 3 gennaio 1999], 2–3, 5; vedere anche “Always”, Ensign, ottobre 1999, 8–10, 12).

3 Nefi 18:18. “Setacciarvi come il grano”

  • Quando Gesù ammonì i Nefiti dicendo: “Satana desidera possedervi, per setacciarvi come il grano” (3 Nefi 18:18), stava insegnando lo stesso messaggio che aveva espresso a Pietro (vedere Luca 22:31).

    L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985), membro del Quorum dei Dodici Apostoli, spiegò le parole di Gesù: “Questa è un’espressione idiomatica che era chiara alle persone di quel tempo, più di quanto non lo sia per noi oggi. In pratica ciò che Gesù sta dicendo è: ‘Pietro, Satana ti vuole tra il suo raccolto. Vuole mietere la tua anima e portarti nel suo granaio, fra le sue provviste, dove ti avrà come suo discepolo’. È la stessa immagine che utilizziamo quando diciamo che il campo è bianco, pronto per la mietitura. E così andiamo e predichiamo il Vangelo e facciamo un raccolto delle anime degli uomini. Quindi, Satana voleva Pietro; voleva vagliarlo come il grano o mietere la sua anima” (Sermons and Writings of Bruce R. McConkie, ed. Mark L. McConkie [1998], 127).

3 Nefi 18:21. “Pregate… nelle vostre famiglie”

  • Il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) parlò dell’importanza della preghiera familiare: “Sono contento che non vi sia un sostituto adeguato per la pratica mattutina e serale in cui ci si inginocchia insieme – padre, madre e figli. Questa, più che i tappeti soffici, i bei tessuti e gli abbinamenti di colori abilmente coniugati, è la cosa che renderà le case più belle e migliori” (Conference Report, aprile 1963, 127).

3 Nefi 18:26–32. Un’ordinanza sacra

  • Nota che in 3 Nefi 18:26 il Salvatore cessò di parlare alla moltitudine e si rivolse ai dirigenti “che aveva scelto”. Il Suo messaggio contenuto nei versetti 28–29 fu dato ai dirigenti del sacerdozio come avvertimento di non lasciare che coloro che non ne sono degni prendano il sacramento. Da questi versetti apprendiamo che i membri della Chiesa dovrebbero lasciare la responsabilità di stabilire la dignità di prendere il sacramento a coloro che il Signore ha scelto per dare tali giudizi, come il vescovo o il presidente di palo.

  • Quando serviva come membro dei Settanta, l’anziano John H. Groberg spiegò che cosa significa prendere degnamente il sacramento:

    “Se desideriamo migliorare (cosa che significa pentirsi) e non ci sono state imposte delle limitazioni dal sacerdozio, allora a mio avviso, siamo degni. Se invece non abbiamo nessun desiderio di migliorare, se non abbiamo intenzione di seguire la guida dello Spirito, dobbiamo chiederci se siamo degni di prendere il sacramento o se ci facciamo beffe dello scopo stesso del sacramento, che è quello di fungere da catalizzatore per il pentimento e il miglioramento personale. Se ricordiamo il Salvatore e tutto ciò che Egli ha fatto e farà per noi, miglioreremo le nostre azioni e così arriveremo più vicini a Lui, il che ci tiene sulla strada che porta alla vita eterna.

    Se invece ci rifiutiamo di pentirci e di migliorare, se non ci ricordiamo di Lui e non osserviamo i Suoi comandamenti, allora il nostro progresso si è arrestato, e questo significa la dannazione della nostra anima.

    Il sacramento è un’esperienza intensamente personale e siamo noi che stabiliamo se ne siamo degni o no…

    Quando prendiamo degnamente il sacramento sappiamo in che cosa dobbiamo migliorare e otteniamo l’aiuto e la decisione per farlo. Quali che siano le nostre difficoltà, il sacramento ci dà sempre speranza.

    Dobbiamo risolvere da soli la maggior parte di questi problemi. Per esempio, se non paghiamo la decima, dobbiamo semplicemente decidere di cominciare a farlo. Invece per altri problemi dobbiamo rivolgerci al nostro vescovo. Sarà lo Spirito a farci conoscere quali sono questi problemi” (Conference Report, aprile 1989, 50; oppure La Stella, luglio 1989, 33).

3 Nefi 18:36–37. Gesù diede ai Suoi discepoli “il potere di dare lo Spirito Santo”

  • La moltitudine non sapeva ciò che il Salvatore fece o disse quando toccò i Suoi discepoli e parlò loro; tuttavia, Mormon ci informa che i discepoli testimoniarono “ch’egli aveva dato loro il potere di dare lo Spirito Santo” (3 Nefi 18:37). Moroni adempì la promessa che suo padre fece al lettore dicendo “vi mostrerò qui appresso che tale testimonianza è vera” (3 Nefi 18:37), quando fece un resoconto di questo avvenimento e delle parole che Cristo disse ai dodici discepoli. Spiegò inoltre che quando il Salvatore toccò i Suoi discepoli per dar loro autorità, impose loro le mani (vedere Moroni 2:1–3).

3 Nefi 19:9. I discepoli pregarono perché fosse dato loro lo Spirito Santo

  • I dodici discepoli che Gesù aveva scelto, pregarono “che fosse loro dato lo Spirito Santo” (3 Nefi 19:9). L’anziano Bruce R. McConkie spiegò il significato di questa richiesta:

    “C’è una differenza fra il dono dello Spirito Santo e godere del dono dello Spirito Santo. Dopo il battesimo tutti i santi ricevono il diritto al potere santificante dello Spirito; solo coloro che sono degni e che osservano i comandamenti godono effettivamente della ricompensa promessa. In pratica, i membri della Chiesa godono della compagnia dello Spirito di volta in volta, quando riescono, tramite l’obbedienza, a entrare in sintonia con l’Infinito.

    Godere effettivamente del dono dello Spirito Santo è un dono superno che l’uomo può ricevere nella vita terrena. Il fatto di riceverLo sta a testimonianza che i santi così benedetti si sono riconciliati con Dio e stanno facendo le cose che assicureranno loro la vita eterna nei regni futuri” (A New Witness for the Articles of Faith [1985], 257).

  • Il presidente Heber J. Grant (1856–1945) parlò del fatto di chiedere a Dio, due volte al giorno, la guida dello Spirito Santo: “Ho poco o nessun timore per il ragazzo o la ragazza, il giovane o la giovane che onestamente e coscienziosamente supplica Dio due volte al giorno per ottenere la guida del Suo Spirito. Sono sicuro che quando vengono le tentazioni, chi si rivolge a Dio in questo modo troverà la forza per vincerle mediante l’ispirazione che gli sarà data. Chi supplica il Signore per avere la guida del Suo Spirito erge attorno a sé una difesa. Se cerchiamo sinceramente e onestamente la guida dello Spirito del Signore, posso assicurarvi che la riceveremo” (Gospel Standards [1976], 26).

  • Il presidente Marion G. Romney (1897–1988), secondo consigliere della Prima Presidenza, dichiarò che possiamo ottenere e conservare lo Spirito, seguendo un semplice programma suddiviso in quattro punti: “Se volete ottenere e mantenere la guida dello Spirito potete farlo seguendo questo semplice programma in quattro punti: Primo, pregate. Pregate diligentemente… Secondo, studiate e imparate il Vangelo. Terzo, vivete rettamente; pentitevi dei vostri peccati… Quarto, servite nella Chiesa” (“La guida dello Spirito Santo”, La Stella, agosto 1980, 5).

3 Nefi 19:10–13. Battezzati di nuovo

  • Il presidente Joseph Fielding Smith (1876–1972) spiegò perché Gesù comandò ai Nefiti di essere di nuovo battezzati:

    “Quando Cristo apparve ai Nefiti sul continente americano, Egli ordinò loro di battezzarsi benché fossero stati precedentemente battezzati per la remissione dei loro peccati… Il Salvatore comandò a Nefi ed al popolo di battezzarsi nuovamente perché Egli aveva organizzato di nuovo la Chiesa sotto il Vangelo [vedere 3 Nefi 19:7–15; 26:17]. In precedenza essa era stata organizzata sotto la legge [vedere 3 Nefi 9:15–22; 11:10–40; 12:18–19; 15:4–10]…

    Per la stessa ragione Joseph Smith e quelli che si erano battezzati prima del 6 aprile 1830 furono nuovamente battezzati il giorno della organizzazione della Chiesa” (Dottrine di salvezza, compilato da Bruce R. McConkie, 3 volumi, 2:290).

3 Nefi 19:18, 22. “Pregavano Gesù”

  • In nessun posto delle Scritture ci viene insegnato a pregare Gesù. In quest’unica occasione, tuttavia, i discepoli offrirono delle preghiere al Figlio invece che al Padre. L’anziano Bruce R. McConkie suggerì un motivo per cui questo può essere accaduto: “C’era un motivo speciale per cui ciò fu fatto in questa singola occasione. Gesù aveva già insegnato loro a pregare il Padre nel Suo nome, cosa che essi fecero… Gesù era presente dinanzi a loro come simbolo del Padre. Vedere Lui per loro era come vedere il Padre; pregare Lui era come se essi stessero pregando il Padre. Fu una situazione unica e speciale” (The Promised Messiah: The First Coming of Christ [1978], 560–561). Si dovrebbe anche notare che il Salvatore dichiarò specificatamente che il popolo pregava Lui in quell’occasione perché, come disse Lui, “io sono con loro” (3 Nefi 19:22). Inoltre in quell’occasione “non moltiplicavano le parole, poiché era dato loro quello che dovevano dire in preghiera” (3 Nefi 19:24).

3 Nefi 19:19–20, 27–28. “Ti ringrazio”

  • Le Scritture offrono molti esempi in cui il Salvatore esprime gratitudine a Suo Padre (vedere Marco 14:23; Giovanni 6:5–11; 11:33–35, 41; 1 Corinzi 11:23–24). Dopo essere tornato a visitare i Nefiti una seconda volta, Gesù iniziò la Sua prima e seconda preghiera riportate nelle Scritture, ringraziando Suo Padre (vedere 3 Nefi 19:19–20, 27–28). L’anziano Robert D. Hales, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha sottolineato questo principio:

    “La preghiera è un elemento indispensabile dell’espressione della nostra gratitudine al Padre Celeste. Egli attende le nostre espressioni di gratitudine ogni mattina e ogni sera mediante una sincera e semplice preghiera che scaturisce dal cuore per le molte benedizioni, doni e talenti che possediamo.

    Mediante le nostre espressioni di devota gratitudine e ringraziamento noi dichiariamo la nostra dipendenza da una superiore fonte di saggezza e di conoscenza: Dio Padre e Suo Figlio, nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (Conference Report, aprile 1992, 89; oppure La Stella, luglio 1992, 77).

3 Nefi 19:20–23, 29. Una preghiera per l’unità

  • Gesù pregò il Padre Celeste perché vi fosse unità tra i Suoi seguaci e anche tra coloro a cui i Suoi seguaci avrebbero insegnato (vedere Giovanni 17:11, 20–21). Cristo insegnò inoltre il principio dell’unità in Dottrina e Alleanze: “Io vi dico: siate uno; e se non siete uno non siete miei” (DeA 38:27).

    L’anziano Jeffrey R. Holland ha messo a confronto la preghiera di Gesù Cristo per l’unità contenuta in 3 Nefi 19:20–23 con Giovanni 17:11, 20–23: “Secondo il linguaggio utilizzato dal Signore, vediamo chiaramente che è lo Spirito Santo a fornire tale unità, un punto dottrinale che non viene comunicato altrettanto chiaramente nel resoconto del Nuovo Testamento. Inoltre, è significativo che una delle dimostrazioni supreme che Dio ha della nostra fede nella Divinità è che ci vede e ci sente pregare. Cristo fece notare questa dimostrazione in favore dei Nefiti. Al Padre Egli disse: ‘Tu vedi che essi credono in me perché tu li ascolti’ [3 Nefi 19:22]… Questa è la chiave per avere le manifestazioni miracolose del cielo e la compagnia personale del Santo Consolatore” (Christ and the New Covenant [1997], 280).

  • L’anziano D. Todd Christofferson, del Quorum dei Dodici Apostoli, ha spiegato in che modo possiamo divenire uno con il Padre e il Figlio:

    “Gesù raggiunse la perfetta unità con il Padre sottomettendo Sé stesso, corpo e spirito, alla volontà del Padre. Il Suo ministero fu sempre chiaro, in Lui non vi furono mai pensieri o desideri ambigui. Riferendosi a Suo Padre, Gesù disse: ‘Fo del continuo le cose che gli piacciono’ [Giovanni 8:29]…

    Di certo non saremo uno con Dio e Cristo fino a quando la Loro volontà non sarà il nostro maggior desiderio. Tale sottomissione non si raggiunge in un giorno, ma tramite lo Spirito Santo il Signore ci istruirà, se lo vogliamo, fino a quando, col passare del tempo, si potrà dire che Egli è in noi così come il Padre è in Lui. A volte tremo al pensiero di ciò che questo può comportare, ma so che solo in questa perfetta unione si ottiene quella pienezza di gioia” (Conference Report, ottobre 2002, 76–77; oppure Liahona, novembre 2002, 72–73).

3 Nefi 19:24. “Non moltiplicavano le parole”

  • Che cosa significa pregare e “non moltiplicare le parole”? (3 Nefi 19:24). L’anziano Gene R. Cook, membro dei Settanta, ha dato i seguenti spunti:

    “Quando i discepoli nefiti pregarono alla presenza di Gesù, diedero un buon esempio a tutti. Gli annali dicono che ‘non moltiplicavano le parole’…

    Ciò è coerente con il comandamento che il Signore diede ai Giudei durante il Suo ministero terreno. Egli disse: “Nel pregare non usate soverchie dicerie come fanno i pagani, i quali pensano d’essere esauditi per la moltitudine delle loro parole’ (Matteo 6:7; vedere anche 3 Nefi 13:7).

    Quando preghiamo pubblicamente, facciamo attenzione a non lasciarci trasportare dal desiderio di ottenere gli onori degli uomini, cosa che potrebbe indurci a pregare senza un intento reale o ad allungare inutilmente la lunghezza delle nostre preghiere. Lo stesso avvertimento si applica a coloro che pregano per essere uditi dagli uomini invece che per essere ascoltati dal Signore. Dobbiamo sempre stare attenti a evitare le preghiere troppo elaborate o pronunciate per fare buona impressione. Di certo il Signore non è felice di un tale approccio, né risponderà alle preghiere di coloro che non si concentrano sul Signore o che pregano senza intento reale” (Receiving Answers to Our Prayers [1996], 43–44).

3 Nefi 19:35. I miracoli avvengono a coloro che hanno fede

  • Grandi miracoli accompagnarono la visita del Salvatore ai santi dei tempi del Libro di Mormon – miracoli di guarigioni, angeli, aspetto risplendente, preghiere troppo sacre per essere scritte e molte altre manifestazioni meravigliose. Gesù dichiarò ai Suoi discepoli: “Non vidi mai fede così grande fra tutti i Giudei; pertanto non potei mostrar loro miracoli così grandi a causa della loro incredulità” (3 Nefi 19:35).

    Oggi avvengono i miracoli, o il tempo dei miracoli è cessato? L’anziano Dallin H. Oaks ha insegnato che i miracoli ancora avvengono; tuttavia spesso non ne sentiamo parlare per via della loro sacralità:

    “Perché i nostri discorsi alla Conferenza Generale e alle riunioni locali non parlano spesso dei miracoli che abbiamo visto? La maggior parte dei miracoli che viviamo non devono essere condivisi. In conformità agli insegnamenti delle Scritture, li consideriamo sacri e non li raccontiamo se non quando spinti dallo Spirito a farlo…

    Allo stesso modo le rivelazioni moderne indicano che ‘non si vantino di queste cose, né ne parlino davanti al mondo; queste cose vi sono date per il vostro profitto e per la salvezza’ (DeA 84:73). Un’altra rivelazione dichiara: ‘Ricordatevi che ciò che viene dall’alto è sacro, e se ne deve parlare con cura, e su impulso dello Spirito’ (DeA 63:64)…

    Generalmente i Santi degli Ultimi Giorni seguono queste indicazioni. Nel rendere testimonianza e durante i nostri discorsi in pubblico, raramente menzioniamo le nostre esperienze più miracolose, e difficilmente basiamo su dei segni la veridicità del Vangelo. Di solito ci limitiamo a dare la nostra testimonianza della veridicità del vangelo restaurato e a fornire alcuni dettagli del modo in cui l’abbiamo ottenuta. Perché questo? I segni seguono coloro che credono. Cercare i miracoli per convertire qualcuno è un modo improprio di chiedere un segno. Secondo lo stesso principio, non è opportuno raccontare un evento miracoloso ad una congregazione che comprende persone che si trovano a diversi livelli di maturità spirituale. Durante una riunione, parlare di miracoli potrebbe rafforzare la fede di molti, ma anche essere inadatto per altri” (“Miracles” [Riunione al caminetto del CES per i giovani adulti, 7 maggio 2000], 3, www.ldsces.org).

Punti su cui riflettere

  • In che modo ricordare come ti sei sentito quando ti sei battezzato può migliorare la tua esperienza la prossima volta che prenderai il sacramento?

  • I discepoli pregarono “per ciò che desideravano di più”, ossia “che fosse loro dato lo Spirito Santo” (3 Nefi 19:9, 9). Che cosa desideri di più tu? Ciò che desideri è qualcosa che puoi includere nelle tue preghiere? Perché sì o perché no?

  • L’aspetto del Salvatore “risplendeva” sui Suoi discepoli (3 Nefi 19:25, 30). Che cosa significa secondo te? Che cosa puoi fare perché il tuo aspetto risplenda sugli altri?

Compiti suggeriti

  • Ora che hai letto molti passi scritturali e altri insegnamenti che riguardano il sacramento, sviluppa un tuo piano per rendere il sacramento una parte più significativa della tua vita.

  • Studia la descrizione delle preghiere del Salvatore contenute in 3 Nefi 19:19–23, 27–29, 31–32. Medita sul principio che queste descrizioni ti insegnano per migliorare le tue preghiere. Scrivi le tue osservazioni e conclusioni nel diario.