Insegnamenti dei presidenti
Capitolo 6: Gesù Cristo, il nostro Salvatore e Redentore


Capitolo 6

Gesù Cristo, il nostro Salvatore e Redentore

“Noi proclamiamo la divinità di Gesù Cristo. Noi Lo consideriamo l’unica fonte della nostra salvezza”.

Dalla vita di Ezra Taft Benson

“Non ricordo che ci sia stato un tempo della mia vita in cui non abbia creduto in Gesù Cristo”, ha affermato il presidente Ezra Taft Benson. “Sembra proprio che la realtà della Sua vita, morte e risurrezione abbia sempre fatto parte delle mie convinzioni. Sono stato allevato da genitori fedeli, che credevano sinceramente in Cristo e portavano testimonianza di Lui, cosa di cui sono immensamente grato”.1

Questa testimonianza di Gesù Cristo era il fondamento della vita del presidente Benson. Aveva definito le sue priorità, guidato le sue decisioni e lo aveva aiutato nelle prove. Gli aveva fornito una prospettiva sullo scopo della vita terrena e la fiducia nelle promesse e nelle benedizioni della vita eterna.

Durante il suo ministero apostolico quale testimone speciale di Gesù Cristo, il presidente Benson spesso rendeva testimonianza del Salvatore. Riconoscendo che qualche volta viene posta la domanda “I Mormoni sono cristiani?” egli attestò:

“Noi proclamiamo la divinità di Gesù Cristo. Noi Lo consideriamo l’unica fonte della nostra salvezza. Ci sforziamo di mettere in pratica i Suoi insegnamenti e attendiamo con ansia il tempo in cui Egli verrà di nuovo su questa terra a governare e regnare come Re dei re e Signore dei signori. Per ripetere le parole di un profeta del Libro di Mormon, noi diciamo […] che ‘non sarà dato alcun altro nome, né alcun altro modo né mezzo per cui la salvezza possa giungere ai figlioli degli uomini, se non nel nome e tramite il nome di Cristo, il Signore Onnipotente’” (Mosia 3:17).2

Le dichiarazioni del presidente Benson sulla divinità di Gesù Cristo erano spesso collegate al Libro di Mormon.3 “Mediante il Libro di Mormon Dio ha offerto ai nostri giorni una prova tangibile che Gesù è il Cristo”, ha affermato.4Egli ha insegnato che la “missione principale” del Libro di Mormon è di convincere le persone di questa verità.5 “Più della metà dei versetti del Libro di Mormon parlano del nostro Signore,” ha fatto notare. “Nel Libro di Mormon Gli vengono dati più di cento nomi diversi. Questi nomi hanno un particolare significato nel definire la Sua natura divina”.6

La testimonianza che il presidente Benson aveva del Salvatore rivelava la vicinanza personale che sentiva con Lui:

“Io Lo amo con tutta l’anima.

Porto umile testimonianza che Egli è lo stesso Signore affettuoso e compassionevole di quando percorreva le polverose strade della Palestina. Egli è vicino ai Suoi servi su questa terra. Egli ci ama e si cura di ognuno di noi. Di ciò dovete essere certi.

Egli vive oggi come nostro Signore, nostro Maestro, nostro Salvatore, nostro Redentore e nostro Dio.

Dio ci benedica affinché possiamo tutti credere in Lui, accettarLo, adorarLo, riporre piena fiducia in Lui e seguirLo”.7

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The resurrected Jesus Christ appearing to Mary Magdalene by the Garden Tomb.

“Nessun avvenimento può essere più importante per i singoli individui o per le nazioni della risurrezione del Maestro”.

Insegnamenti di Ezra Taft Benson

1

A motivo del Suo amore infinito per noi, Gesù Cristo ci ha redenti dalla morte fisica e spirituale

Nessun’altra esistenza ha avuto un impatto tanto grande su questa terra come la vita di Gesù, il Cristo. Non possiamo concepire la nostra vita senza i Suoi insegnamenti. Senza di Lui saremmo sperduti in una palude di credenze e di culti nati nella paura e nell’oscurità, dove dominano le cose sensuali e materiali. Noi siamo molto lontani dall’obiettivo che Egli ci ha indicato, ma non dobbiamo mai perderlo di vista, né dobbiamo dimenticare che la nostra lunga scalata verso la luce, verso la perfezione, non sarebbe possibile senza i Suoi insegnamenti, la Sua vita, la Sua morte e la Sua risurrezione.8

Per apprezzare anche solo in minima parte ciò che [Gesù Cristo] fece per noi, dobbiamo ricordare questi principi fondamentali:

Gesù venne sulla terra per compiere la volontà del Padre.

Venne con la pre-conoscenza che avrebbe portato il fardello dei peccati di tutti [noi].

Sapeva che sarebbe stato messo in croce.

Nacque per essere il Salvatore e il Redentore dell’umanità.

Poté compiere la Sua missione perché era il Figlio di Dio e possedeva il potere di Dio.

Era disposto a compiere la Sua missione perché ama tutti noi.

Nessun essere mortale aveva il potere o la capacità di redimere tutti gli altri uomini dalla loro condizione di smarrimento e di caduta, né qualcun altro poteva offrire volontariamente la propria vita e con ciò rendere possibile la risurrezione universale a tutti gli altri esseri mortali.

Soltanto Gesù Cristo era in grado ed era disposto a compiere un simile atto di amore.9

Gesù Cristo […] venne su questa terra nel tempo preordinato, come rampollo di una stirpe reale che protesse la Sua divinità. Nella Sua natura si mescolavano gli attributi umani della madre mortale e gli attributi e i poteri divini del Suo Padre Eterno.

Questo straordinario retaggio Lo faceva erede del glorioso titolo di Figlio Unigenito di Dio nella carne. Come Figlio di Dio Egli ereditò dei poteri e un’intelligenza che nessun essere umano aveva mai posseduto prima o ha mai posseduto da allora. Egli era letteralmente l’Emmanuale, che significa “Dio con noi” (vedere Isaia 7:14; Matteo 1:23).

Pur essendo Egli il Figlio di Dio mandato sulla terra, il piano divino del Padre richiedeva che Gesù fosse soggetto a tutte le difficoltà e a tutte le tribolazioni della vita terrena. Divenne così soggetto a tentazioni, fame, sete e fatica (vedere Mosia 3:7).

Per prepararsi ad essere il Redentore di tutti i figli del nostro Padre, Gesù dovette obbedire fedelmente a tutte le leggi di Dio. Poiché si assoggettò alla volontà del Padre, crebbe “di grazia in grazia fino a che ricevette la pienezza” del potere del Padre. Pertanto Egli aveva “ogni potere, sia in cielo che in terra” (DeA 93:13, 17).10

Poiché [Gesù] era Dio, proprio il Figlio di Dio, poteva prendere su di Sé il peso e il fardello dei peccati degli altri uomini. Isaia profetizzò questa disponibilità del Salvatore con le seguenti parole: “E, nondimeno, eran le nostre malattie ch’egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui s’era caricato […] Ma egli è stato trafitto a motivo delle nostre trasgressioni, fiaccato a motivo delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiam pace, è stato su lui, e per le sue lividure noi abbiamo avuto guarigione” (Isaia 53:4–5).

Quell’atto santo e altruistico, con il quale prese volontariamente su di Sé i peccati di tutti, è l’Espiazione. Come uno solo potesse portare i peccati di tutti è un fatto che trascende la comprensione dei mortali. Ma io so questo: Egli prese su di Sé i peccati di tutti, e lo fece per l’infinito amore che ha per ognuno di noi. Egli ha detto infatti “Poiché ecco, io, Iddio, ho sofferto queste cose per tutti, affinché non soffrano, se si pentiranno […] E queste sofferenze fecero sì che io stesso, Iddio, il più grande di tutti, tremassi per il dolore e sanguinassi da ogni poro, e soffrissi sia nel corpo che nello spirito — e desiderassi di non bere la coppa amara e mi ritraessi” (DeA 19:16, 18).

Nonostante quella tremenda prova, Egli prese la coppa e bevve. Egli soffrì i dolori di tutti gli uomini, in modo che noi non avessimo a soffrirne. Egli sopportò l’umiliazione e gli insulti dei Suoi persecutori senza lamentarsi, senza ricorrere a rappresaglie. Egli sopportò la flagellazione e poi l’ignominia della brutale esecuzione sulla croce.11

Nel Getsemani e sul Calvario [Gesù] compì l’Espiazione infinita ed eterna. Fu il più grandioso atto d’amore mai compiuto nella storia. Seguirono poi la Sua morte e risurrezione.

Egli divenne così il nostro Redentore, redimendoci tutti dalla morte fisica e redimendo dalla morte spirituale coloro che obbediranno alle leggi e alle ordinanze del Vangelo.12

Durante il nostro soggiorno su questa terra forse non riusciremo mai a comprendere come Egli compì quest’opera; ma non dobbiamo mancare di comprendere perché lo fece.

Tutto ciò che Egli fece Gli fu ispirato dal Suo altruistico ed infinito amore per noi.13

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Interior scene of the Last Supper. Central figure, Jesus, wears a white robe with a cloth covering His head. He holds a bowl in his right hand with is slightly raised. To His left is a man in a red cap head turned and his hand covering his mouth. In the shadows is a man in a dark robe and light head covering with his hand to his chin. Next to him is a man with a curly dark hair with his hand to his chest. Next to him is reclining man, older bearded with his hands to his chin. Next to this figure are two men is shadow. One with a dark beard sitting crossed legged with his hand in his lap; the other barely visible. Next is a man with a beard in a white robe, looking directly at Jesus. The next man is lying on his stomach, wearing a white tunic with a blue over-robe. He is bringing something to his mouth. The next man has his back to the viewer, he has dark hair, a brown robe and a red shawl, he also wears a brown yarmulke. Next is a man lying on his side in a green tunic with a blue sash. He also wears a blue turban and lies on a striped blanket. The next man has light hair and an off-white robe. He reclines on his side and has an arm slightly raised. The final man, is only visible in profile, wears a red robe. He has dark hair and a beard. Lower right corner reads, " Walter Rane '04" in red.

“Nessun’altra esistenza ha avuto un impatto tanto grande su questa terra come la vita di Gesù, il Cristo”.

2

Gesù Cristo si levò dalla tomba e oggi vive come essere risorto

Gli avvenimenti più grandi della storia sono quelli che influiscono sul maggior numero di persone per il più lungo periodo di tempo. Secondo questa norma, nessun avvenimento può essere più importante per i singoli individui o per le nazioni della risurrezione del Maestro.

La reale risurrezione di ogni anima che sia mai vissuta sulla terra è una certezza, e sicuramente gli uomini devono fare attenti preparativi per questo avvenimento. Una gloriosa risurrezione deve essere l’obiettivo di ogni uomo e di ogni donna, poiché la risurrezione sarà una realtà.

Nulla è più assolutamente universale della Risurrezione. Ogni essere vivente risorgerà. “Come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati” (1 Corinzi 15:22).

Le Scritture raccontano che il terzo giorno dopo la crocifissione di Gesù ci fu “gran terremoto”. La pietra fu fatta rotolare dall’ingresso della tomba. Alcune donne, che erano tra i Suoi più devoti seguaci, vennero sul posto portando gli aromi, ma “non trovarono il corpo del Signor Gesù”.

Apparvero degli angeli che dissero semplicemente: “Perché cercate il vivente fra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato” (Luca 24:3–6). Null’altro nella storia può eguagliare questo [eccezionale] annuncio: “Egli non è qui, ma è risuscitato”.

La realtà della risurrezione di nostro Signore è basata sulla testimonianza di molti testimoni credibili. Il Signore risorto apparve a numerose donne, ai due discepoli sulla via di Emmaus, a Pietro, agli Apostoli e “poi”, come riferisce Paolo, “apparve a più di cinquecento fratelli in una volta […] e, ultimo di tutti, apparve anche a [Paolo]” (1 Corinzi 15:6, 8). […]

Essendo uno dei Suoi testimoni negli ultimi giorni, io rendo testimonianza che Egli vive oggi. Egli è un Essere risorto. Egli è il nostro Salvatore, il nostro Signore, il Figlio di Dio. Rendo testimonianza che Egli tornerà di nuovo come nostro Signore glorificato e risorto. Quel giorno non è molto lontano. Per tutti coloro che Lo accettano come Salvatore e Signore, la realtà della Sua risurrezione significa che la vita non ha termine con la morte, poiché Egli ci ha fatto questa promessa: “Perché io vivo e voi vivrete” (Giovanni 14:19).14

Egli solo aveva il potere di risorgere. E così, il terzo giorno dopo la Sua sepoltura, Egli Si levò vivo dalla tomba e Si mostrò a molti […] Essendo uno [dei Suoi] testimoni speciali, chiamati in questo tempo, vi porto testimonianza che Egli vive. Egli vive con un corpo risorto. Non c’è verità o fatto di cui io abbia più certezza, o in cui riponga più fiducia, che della verità della letterale risurrezione del nostro Signore.15

3

Dobbiamo essere coraggiosi nella nostra testimonianza di Gesù Cristo

[Una delle benedizioni più preziose disponibili] a ogni membro della Chiesa è una testimonianza della divinità di Gesù Cristo e della Sua chiesa. La testimonianza è una delle poche cose che potremo portare con noi quando lasceremo questa vita.

Avere una testimonianza di Gesù significa possedere la conoscenza, per mezzo dello Spirito Santo, della divina missione di Gesù Cristo.

Avere una testimonianza di Gesù significa conoscere la natura divina della nascita di nostro Signore, sapendo che Egli è invero l’Unigenito Figlio del Padre nella carne.

Avere una testimonianza di Gesù significa sapere che Egli è il Messia promesso e che, mentre soggiornava tra gli uomini, operò possenti miracoli.

Avere una testimonianza di Gesù significa sapere che le leggi che Egli prescrisse come Sua dottrina sono vere, e significa attuare queste leggi e queste ordinanze.

Avere una testimonianza di Gesù significa sapere che Egli volontariamente prese su di Sé i peccati di tutta l’umanità nel Giardino di Getsemani, cosa che Lo fece soffrire nel corpo e nello spirito e sanguinare da ogni poro. Tutto questo Egli fece affinché noi non avessimo a soffrire se ci fossimo pentiti (vedere DeA 19:16, 18).

Avere una testimonianza di Gesù significa sapere che Egli si levò trionfante dalla tomba con un corpo fisico risorto e, poiché Egli vive, così vivrà tutta l’umanità.

Avere una testimonianza di Gesù significa sapere che Dio Padre e Gesù Cristo apparvero invero al profeta Joseph Smith per istituire una nuova dispensazione del Suo vangelo, affinché la salvezza potesse essere predicata a tutte le nazioni prima della Sua venuta.

Avere una testimonianza di Gesù significa sapere che la chiesa che Egli istituì nel meridiano dei tempi e restaurò nei tempi moderni è, come il Signore spesso ha dichiarato, “la sola chiesa vera e vivente sulla faccia della terra intera” (DeA 1:30).

Possedere tale testimonianza è essenziale, ma è ancor più importante essere coraggiosi nella nostra testimonianza.

Essere coraggiosi nella testimonianza di Gesù significa accettare la divina missione di Gesù Cristo, abbracciare il Suo vangelo e compiere le Sue opere. Significa anche riconoscere la missione profetica di Joseph Smith e dei suoi successori e seguire i loro consigli. Gesù disse infatti: “Che sia dalla mia propria voce o dalla voce dei miei servitori, è lo stesso” (DeA 01:38).

Parlando di coloro che alla fine riceveranno le benedizioni del regno celeste[,] il Signore disse a Joseph Smith:

Sono coloro che accettarono la testimonianza di Gesù e credettero nel suo nome, e furono battezzati alla maniera della sua sepoltura, essendo sepolti nell’acqua nel suo nome, e ciò secondo il comandamento che egli ha dato” (DeA 76:51).

“Sono coloro che sono coraggiosi nella loro testimonianza di Gesù e che, come ha dichiarato il Signore, “vincono mediante la fede, e sono suggellati mediante il Santo Spirito di promessa, che il Padre riversa su tutti coloro che sono giusti e fedeli” (DeA 76:53).16

4

La fede in Gesù Cristo consiste nell’affidarsi completamente a Lui e nel seguire i Suoi insegnamenti

Il principio fondamentale della nostra religione è la fede nel Signore Gesù Cristo. Perché occorre che riponiamo la nostra fiducia, [la nostra speranza] e la nostra fede in quest’unico Essere? Perché la fede in Lui è tanto necessaria per poter aver pace dell’animo in questa vita e speranza nel mondo a venire?

[Le risposte] che diamo a queste domande [decidono] se affronteremo il futuro con coraggio, speranza e ottimismo, o al contrario con apprensione, ansietà e pessimismo.

Il mio messaggio, che è anche la mia testimonianza, è questo: soltanto Gesù Cristo è in grado di darci la speranza, la fiducia e la forza di cui abbiamo bisogno per vincere il mondo ed elevarci al di sopra delle nostre umane debolezze. Per far ciò dobbiamo riporre la nostra fede in Lui e osservare le Sue leggi e i Suoi insegnamenti. […]

Aver fede in Lui significa qualcosa di più che limitarsi a riconoscere che Egli vive; è qualcosa di più del professare fede in Lui.

La fede in Gesù Cristo consiste nel [far completo affidamento su di] Lui. In quanto Dio, Egli ha potere, intelligenza e amore infiniti. Non v’è problema umano che Egli non abbia la capacità di risolvere. Poiché discese al di sotto di tutte le cose (vedere DeA 122:8), Egli sa come aiutarci a elevarci al di sopra delle nostre difficoltà quotidiane.

Aver fede in Lui significa credere che, sebbene noi non comprendiamo tutte le cose, Egli [le comprende]. Noi dobbiamo pertanto guardare a Lui in ogni pensiero; non dubitare, non temere (vedere DeA 6:36).

Aver fede in Lui significa confidare che Egli ha ogni potere sopra tutti gli uomini e sopra tutte le nazioni. Non esiste un male che Egli non possa fermare. Tutte le cose sono nelle Sue mani. La terra è il Suo legittimo dominio. Tuttavia Egli permette il male affinché noi possiamo scegliere tra il bene e il male.

Il Suo vangelo è la ricetta perfetta per la cura di tutti i problemi umani e di tutti i mali della nostra società.

Ma il Suo vangelo è efficace soltanto se noi lo mettiamo in pratica nella vita. Dobbiamo pertanto nutrirci “abbondantemente delle parole di Cristo; poiché ecco, le parole di Cristo vi diranno ogni cosa, tutte le cose che dovrete fare” (2 Nefi 32:3).

Se non mettiamo in pratica i Suoi insegnamenti, non dimostriamo di aver fede in Lui.

Pensate a come sarebbe diverso questo mondo se tutti gli uomini facessero ciò che Egli disse: “Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua […] Ama il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 22:37, 39).

Qual è quindi la risposta alla domanda: “Che dobbiamo fare?” per quanto concerne i problemi e i dilemmi che i singoli individui, le comunità e le nazioni affrontano oggi? Ecco la Sua semplice ricetta:

“Credete in Dio; credete che egli esiste, e che ha creato tutte le cose, sia in cielo che in terra; credete che egli ha tutta la saggezza e tutto il potere, sia in cielo che in terra; credete che l’uomo non comprende tutte le cose che il Signore può comprendere.

E di nuovo credete che dovete pentirvi dei vostri peccati e abbandonarli, e umiliarvi dinanzi a Dio; e chiedere con sincerità di cuore che vi perdoni; ed ora, se voi credete a tutte queste cose, badate di farle” (Mosia 4:9–10; corsivo dell’autore).17

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Christ (in white robes) walking along a seashore. He is beckoning to Peter and Andrew (who are on a fishing boat with other fishermen) to follow Him. The painting depicts Christ's calling of Peter and Andrew to follow Him as they would later be ordained as His Apostles.

“Seguitemi” (Marco 1:17).

5

Siamo maggiormente benedetti e felici quando ci sforziamo di essere come Gesù Cristo

Uno degli scopi di questa vita è di essere messi alla prova per vedere se faremo tutto ciò che il Signore nostro Dio ci comanda (vedere Abrahamo 3:25). In breve, dobbiamo conoscere la volontà del Signore e farla. Dobbiamo emulare l’esempio di Gesù Cristo ed essere simili a Lui.

La domanda basilare della vita deve essere quella già posta da Paolo: “Signore, che debbo fare?” (Atti 9:6). […]

Abbiamo bisogno di un maggior numero di uomini e donne di Cristo che si ricordino sempre di Lui, che osservino i comandamenti che Egli ha dato loro. Per misurare il nostro successo dobbiamo vedere quanto fedelmente riusciamo a camminare in ogni momento sulle Sue orme.18

Alcuni […] sono disposti a morire per la loro fede, ma non sono disposti a metterla fedelmente in pratica. Cristo visse e morì per noi. Seguendo le Sue orme, grazie alla Sua Espiazione, possiamo ottenere il più grande di tutti i doni, la vita eterna, che è il genere di vita che conduce il grande Padre Eterno nei cieli.

Cristo una volta fece questa domanda: “Che sorta di uomini dovreste essere?” Poi rispose Egli stesso dicendo che dovremmo essere come Egli è (3 Nefi 27:27).

L’uomo è tanto migliore e tanto più felice e gioioso quanto più la sua vita si avvicina allo schema stabilito dal Cristo. Ciò non ha niente a che fare con la ricchezza, il potere o il prestigio terreni. L’unica vera prova della nostra grandezza, della nostra felicità e della nostra gioia è la misura in cui riusciamo ad essere come il Maestro Gesù Cristo. Egli è la giusta via, l’assoluta verità e la vita ad esuberanza.

La domanda che con maggiore frequenza si presenta alla nostra mente, poiché riguarda ogni pensiero ed ogni azione della nostra vita, dovrebbe essere questa: “Signore, che debbo fare?” (Atti 9:6). La risposta a questa domanda arriva solo tramite la Luce di Cristo e lo Spirito Santo. Fortunati sono coloro che vivono in modo tale da essere ripieni di entrambi […]

Considerando tutto ciò che [Gesù Cristo] ha fatto e sta facendo per noi, c’è qualcosa che noi potremmo fare per Lui.

Il grandioso dono di Cristo per noi è la Sua vita e il Suo sacrificio. Non dovrebbe quindi il nostro piccolo dono per Lui essere la nostra vita e i nostri sacrifici, non solo ora ma in futuro?19

Gli uomini guidati da Cristo arderanno in Cristo […] La loro volontà sarà assorbita dalla Sua (vedere Giovanni 5:30). Essi faranno sempre quelle cose che sono gradite al Signore (vedere Giovanni 8:29). Essi non soltanto saranno disposti a morire per il Signore ma, cosa ancora più importante, vorranno vivere per Lui.

Entrate nelle loro case e vedrete che i quadri alle pareti, i libri negli scaffali, la musica nell’aria, le loro parole e le loro azioni li rivelano come cristiani. Essi stanno come testimoni di Dio in ogni momento, in ogni cosa e in ogni luogo (vedere Mosia 18:9). Essi hanno Cristo nella loro mente, e ogni loro pensiero è a Lui rivolto (vedere DeA 6:36). Essi hanno Cristo nel loro cuore e i loro affetti sono riposti in Lui per sempre (vedere Alma 37:36).

Quasi ogni settimana essi prendono il sacramento e dichiarano nuovamente al loro Padre Eterno che sono disposti a prendere su di sé il nome di Suo Figlio, a ricordarsi sempre di Lui, a osservare i Suoi comandamenti (vedere Moroni 4:3).

Per usare il linguaggio del Libro di Mormon essi si nutrono delle parole di Cristo (vedere 2 Nefi 32:3), parlano di Cristo (vedere 2 Nefi 25:26), gioiscono in Cristo (2 Nefi 25:26), sono vivificati in Cristo (2 Nefi 25:25), [ed esultano] nel loro Gesù (vedere 2 Nefi 33:6). In breve, essi si perdono nel Signore e trovano la vita eterna (vedere Luca 17:33).20

Suggerimenti per lo studio e l’insegnamento

Domande

  • Il presidente Benson insegnò che sebbene non possiamo comprendere completamente come il Salvatore compì l’Espiazione, noi possiamo comprendere perché lo fece (vedere la sezione 1). In che modo questa comprensione influenza la vostra vita?

  • Quando studiate la sezione 2 pensate agli effetti della risurrezione del Salvatore. In che modo la Sua risurrezione influenza la vostra vita?

  • Perché, secondo voi, la testimonianza di Gesù Cristo è “una delle benedizioni più preziose”? (Vedere la sezione 3). Che cosa significa per voi essere coraggiosi nella testimonianza del Salvatore?

  • Meditate sulle parole del presidente Benson riguardanti la fede in Gesù Cristo (vedere la sezione 4). In che modo questa descrizione della fede in Cristo va oltre il “limitarsi a riconoscere che Egli vive”?

  • Il presidente Benson disse che le persone che sono “guidate da Cristo” saranno disposte a “morire per il Signore ma, cosa ancora più importante, vorranno vivere per Lui” (sezione 5). Che cosa significa per voi vivere per il Salvatore?

Passi scritturali correlati

Giovanni 10:17–18; 2 Nefi 9:20–24; 31:20–21; Mosia 16:6–11; 3 Nefi 27:20–22; Moroni 7:33; DeA 19:1–3, 16–19; 76:22–24; Articoli di Fede 1:3

Sussidi per lo studio

“Quando senti la gioia che deriva dal comprendere il Vangelo, vuoi mettere in pratica ciò che impari. Sforzati di vivere in armonia con ciò che comprendi. Facendo così rafforzerai la fede, la conoscenza e la testimonianza” (Predicare il mio Vangelo [2005], 19).

Note

  1. “Il significato della Pasqua”, La Stella, aprile 1993, 3.

  2. The Teachings of Ezra Taft Benson (1988), 10.

  3. Vedere “Venite a Cristo”, La Stella, gennaio 1988, 77–79; “Porto testimonianza”, La Stella, gennaio 1989, 74–75.

  4. “Porto testimonianza”, 74.

  5. “Venite a Cristo”, 77; vedere anche “Nato da Dio”, La Stella, ottobre 1989, 2.

  6. “Venite a Cristo”, 77.

  7. “Gesù Cristo: nostro Salvatore e Redentore”, La Stella, dicembre 1990, 8.

  8. “La vita è eterna”, La Stella, aprile 1992, 4.

  9. “Gesù Cristo: nostro Salvatore e Redentore”, 4.

  10. “Gesù Cristo: nostro Salvatore e Redentore”, 2.

  11. “Gesù Cristo: nostro Salvatore, nostro Dio”, La Stella, dicembre 1991, 4.

  12. “Keeping Christ in Christmas”, Ensign, dicembre 1993, 4.

  13. “Gesù Cristo: nostro Salvatore e Redentore”, 4.

  14. “Il significato della Pasqua”, 3–5.

  15. “Gesù Cristo: nostro Salvatore, nostro Dio”, 4.

  16. Vedere “Coraggiosi nella testimonianza di Gesù”, La Stella, giugno 1987, 2–3.

  17. “Gesù Cristo: nostro Salvatore e Redentore”, 3, 6.

  18. “Sulle Sue orme”, La Stella, febbraio 1989, 6, 7.

  19. Vedere “Gesù Cristo: doni e aspettative”, La Stella, dicembre 1987, 2, 4.

  20. “Nato da Dio”, 6.