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Capitolo 5: Il Quorum dei Dodici Apostoli


Capitolo 5

Il Quorum dei Dodici Apostoli

Introduzione

Parlando dei suoi colleghi del quorum, il presidente Boyd K. Packer (1924–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha detto:

“I Dodici attuali sono persone molto ordinarie. Non sono [— come non lo erano i Dodici originari —] persone spettacolari, ma collettivamente i Dodici sono un potere.

Noi proveniamo da diversi campi professionali. Siamo scienziati, avvocati e insegnanti.

L’anziano Nelson era un pioniere della cardiochirurgia. Ha effettuato migliaia di interventi chirurgici. […]

Diversi [membri di] questo quorum erano militari[: un marinaio, dei marines, dei piloti].

Hanno ricoperto varie posizioni ecclesiastiche: insegnanti [familiari, insegnanti], missionari, presidenti di quorum, vescovi, presidenti di palo, presidenti di missione e, soprattutto, mariti e padri.

Sono tutti studenti e insegnanti del vangelo di Gesù Cristo. Ciò che ci unisce è l’amore per il Salvatore e per i figli di Suo Padre, come pure la testimonianza che Egli è a capo di questa chiesa.

Quasi tutti i Dodici hanno avuto un inizio umile, proprio come quando Egli era qui. I Dodici viventi sono uniti nel ministero del vangelo di Gesù Cristo. Quando [è giunta] la chiamata, ciascuno di noi ha lasciato le reti, per così dire, e ha seguito il Signore.

Il presidente Kimball è ricordato per questa dichiarazione: ‘La mia vita è come le mie scarpe: da consumare al servizio degli altri’. Questo vale per tutti i membri dei Dodici. Anche noi ci consumiamo al servizio del Signore e lo facciamo di buona volontà” (“I Dodici”, Liahona, maggio 2008, 86; vedi anche Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Spencer W. Kimball [2006], xxxvii).

Mentre studi questo capitolo, cerca di rafforzare la tua testimonianza personale sugli apostoli, imparando quali sono i loro ruoli e le loro responsabilità. Essi guidano la Chiesa con l’autorità delle sacre chiavi del sacerdozio che li autorizzano a portare il Vangelo al mondo e a essere testimoni speciali di Gesù Cristo.

Commentario

5.1

Gli apostoli sono parte delle fondamenta della vera chiesa del Signore

L’apostolo Paolo ha insegnato che i santi fedeli sono “membri della famiglia di Dio, essendo stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare” (Efesini 2:19–20; grassetto aggiunto).

In un proclama del 6 aprile 1980, la Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici Apostoli hanno dichiarato:

“Noi affermiamo solennemente che la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è [di fatto] una restaurazione della Chiesa istituita dal Figlio di Dio quando nella mortalità organizzò la Sua opera sulla terra; che essa porta il Suo sacro nome, il nome di Gesù Cristo; che è edificata sulle fondamenta degli Apostoli e dei profeti avendo [Lui] come pietra angolare” (“Proclama”, La Stella, ottobre 1980, 99).

5.2

Gli apostoli sanno e rendono speciale testimonianza che Gesù è il Cristo

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Il Quorum dei Dodici Apostoli, 1979

Il Quorum dei Dodici Apostoli nel 1979

Il presidente Harold B. Lee (1899–1973) ha raccontato un’esperienza avuta mentre aiutava due missionari a comprendere la realtà della testimonianza di un apostolo di Gesù Cristo:

“Alcuni anni fa due missionari vennero da me per espormi una questione che per loro sembrava di difficile soluzione. Un giovane pastore metodista era scoppiato a [ridere] quando essi avevano detto che gli apostoli sono necessari oggi perché sulla terra esista la vera chiesa. Riferirono che il pastore aveva detto: ‘Vi rendete conto che quando essi si riunirono per scegliere colui che avrebbe occupato il posto rimasto vacante a causa della morte di Giuda essi dissero che questa persona doveva essere stata in loro compagnia ed essere stata anche testimone di tutte le cose riguardanti la missione e risurrezione del Signore? Come potete dire che avete degli apostoli, se [questo è il criterio per misurare] un apostolo?’

Perciò questi giovani mi chiedevano: ‘Come possiamo rispondere?’.

Dissi loro: ‘Andate dal vostro amico pastore e fategli due domande. Primo: in che modo l’apostolo Paolo acquisì quello che era necessario per esser chiamato apostolo? Egli non conosceva il Signore; non aveva di Lui una conoscenza personale. Non era stato in compagnia degli apostoli. Non era stato testimone del ministero e della resurrezione del Signore. Come poté egli acquisire una testimonianza sufficiente per essere apostolo? Ora, la seconda domanda che gli farete è: come può sapere che tutti coloro che oggi sono apostoli non abbiamo ricevuto tale testimonianza nella stessa maniera?’

Vi porto testimonianza che coloro che detengono la chiamata apostolica possono conoscere [ed effettivamente] conoscono […] la realtà della missione del Signore” (Stand Ye in Holy Places [1974], 64–65).

Gli apostoli sanno con certezza, grazie alla rivelazione personale, che Gesù è il Cristo e che Egli vive come essere risorto. Le Scritture spiegano che “gli apostoli con gran potenza rendevan testimonianza della risurrezione del Signor Gesù” (Atti 4:33). Il presidente Joseph F. Smith (1838–1918) ha spiegato la sacra natura della loro chiamata:

“Questi dodici discepoli di Cristo hanno il dovere di essere testimoni oculari della divina missione di Gesù Cristo. A loro non è permesso dire: ‘Credo semplicemente; l’ho accettato semplicemente perché credo’. Leggete le rivelazioni: il Signore ci informa che essi devono sapere; devono ottenere da loro stessi la conoscenza. Per loro deve essere come se avessero visto con i propri occhi e sentito con le proprie orecchie; devono conoscere la verità. Questa è la loro missione: testimoniare di Gesù Cristo, che è stato crocifisso e che è risorto dai morti e che ora è alla destra di Dio, rivestito di potere eterno; il Salvatore del mondo. Questa è la loro missione e il loro dovere, e questa è la dottrina e la verità che hanno il compito di predicare e di assicurarsi che sia predicata al mondo” (Conference Report, aprile 1916, 6).

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statua del Christus

Gli apostoli sanno che Gesù è il Cristo.

In Dottrina e Alleanze 107:23 leggiamo: “I dodici consiglieri viaggianti sono chiamati ad essere i Dodici Apostoli, ossia testimoni speciali del nome di Cristo in tutto il mondo”. Il presidente Boyd K. Packer (1924–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha parlato della natura sacra di una testimonianza apostolica di Gesù Cristo:

“Qualche volta, durante l’anno appena trascorso, mi è stata posta una domanda. Di solito si è trattato di una domanda posta per curiosità quasi oziosa circa le mie qualifiche per ergermi quale testimone di Cristo. La domanda che mi è [stata] posta è questa: ‘Ha mai visto il Signore?’.

È una domanda che non ho mai fatto ad alcuno. Non ho fatto questa domanda ai miei Fratelli del Quorum dei Dodici Apostoli, ritenendola così sacra e così personale sì da richiedere un’ispirazione speciale o finanche un’autorizzazione prima di porla.

Vi sono delle cose troppo sacre per essere discusse. […]

Vi sono coloro che sentono le testimonianze che vengono portate nella Chiesa da coloro che occupano posizioni direttive e dagli altri membri dei rioni e dei rami, espresse con le stesse parole — ‘So che Dio vive; so che Gesù è il Cristo’ — e viene loro spontanea la seguente domanda: ‘Perché non si può essere più chiari? Perché non sono più espliciti [e descrittivi]? Gli apostoli non possono dire di più?’.

Queste cose sono come le sacre esperienze del tempio. Le nostre testimonianze sono sacre e le teniamo dentro di noi. Quando vogliamo esprimerle a parole, usiamo tutti le stesse espressioni. L’apostolo dichiara la sua testimonianza usando le stesse parole dei bambini della Primaria o della Scuola Domenicale: ‘So che Dio vive e so che Gesù è il Cristo’. […]

Ho detto poco fa che c’è una domanda che non si può prendere alla leggera e che non può ricevere risposta se non dietro suggerimento dello Spirito. Io non ho fatto ad altri questa domanda, ma ho udito altri darvi risposta — ma non quando è stato chiesto loro di farlo. Essi hanno risposto a questa domanda dietro suggerimento dello Spirito, in occasioni sacre, quando lo Spirito ne ha dato testimonianza [vedi DeA 1:39].

Ho sentito uno dei miei Fratelli dichiarare: ‘So per esperienze troppo sacre per essere citate che Gesù è il Cristo’.

Ho sentito un altro testimoniare: ‘So che il Signore vive. Ed ancora di più: conosco il Signore’.

Non erano le loro parole che esprimevano il significato o il potere. Era lo Spirito. ‘Poiché, quando un uomo parla per il potere dello Spirito Santo, il potere dello Spirito Santo porta le sue parole fino al cuore dei figlioli degli uomini’ (2 Nefi 33:1).

Parlo [di] questo argomento con umiltà, tenendo sempre presente il fatto che io sono il meno importante [sotto] ogni aspetto tra quelli che sono stati chiamati a questo sacro ufficio. […]

Ora mi domando insieme a voi perché una persona come me sia stata chiamata al santo apostolato. Ci sono così tante qualità di cui io manco. Ci sono così vaste lacune nelle mie capacità di servire. Pensando a queste cose, sono arrivato alla conclusione che può esserci una cosa sola che mi qualifica per tale onore, il fatto che io posseggo quella testimonianza.

Vi dichiaro che io so che Gesù è il Cristo. Io so che Egli vive. Egli nacque nel meridiano dei tempi, insegnò il Suo Vangelo, venne processato e crocefisso, si levò dalla morte il terzo giorno. Egli fu la primizia della risurrezione. Egli ha un corpo di carne ed ossa. Di questo vi porto testimonianza. Di Lui sono testimone” (“Lo Spirito ne dà testimonianza”, La Stella, gennaio 1972, 12–13).

Il presidente Howard W. Hunter (1907–1995) ha reso la sua testimonianza apostolica:

“Come apostolo ordinato e speciale testimone di Cristo, vi porto la mia solenne testimonianza che Gesù Cristo è effettivamente [il] Figlio di Dio. Egli è il Messia di cui avevano parlato i profeti dell’Antico Testamento. Egli è la speranza di Israele, per la cui venuta i figli di Abrahamo, di Isacco e di Giacobbe avevano pregato durante i lunghi secoli di prescritta adorazione.

Gesù è il beneamato Figliuolo che si sottomise alla volontà di Suo Padre, facendosi battezzare da Giovanni nel fiume Giordano. Egli fu tentato dal diavolo nel deserto, ma non cedette alle tentazioni. Egli predicò il Vangelo, che è il potere di Dio per la salvezza, e comandò che tutti gli uomini ovunque si pentissero e fossero battezzati. Egli perdonò i peccati, parlando con autorità, e dimostrò il Suo potere di farlo guarendo gli storpi e gli sciancati, aprendo gli occhi ai ciechi e sturando le orecchie ai sordi; trasformò l’acqua in vino, calmò le agitate acque della Galilea e camminò sulle acque come sulla terra ferma. Confuse i capi malvagi che cercavano di privarLo della vita e portò pace ai cuori turbati.

[Infine] soffrì nel Giardino di Getsemani e morì sulla croce, offrendo la Sua vita senza peccato in riscatto per ogni anima che scende sulla terra. Egli si levò dalla tomba il terzo giorno, diventando la primizia della Risurrezione e vincendo la morte.

Il Signore risorto ha continuato a svolgere il Suo ministero di salvezza comparendo di volta in volta a uomini mortali scelti da Dio come Suoi testimoni e rivelando la Sua volontà per mezzo dello Spirito Santo.

È per mezzo dello Spirito Santo che io porto la mia testimonianza. Sono certo della realtà di Cristo come se l’avessi vista con i miei occhi e udita con le mie orecchie. So anche che lo Spirito Santo confermerà la veridicità della mia testimonianza al cuore di tutti coloro che ascoltano con fede” (“Un apostolo rende testimonianza di Cristo”, La Stella, agosto 1984, 28).

5.3

Gli apostoli detengono tutte le chiavi del sacerdozio del Regno di Dio

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La restaurazione delle chiavi del sacerdozio nel Tempio di Kirtland

Dei messaggeri celesti hanno restaurato le chiavi del sacerdozio essenziali. Queste chiavi sono detenute dai membri della Prima Presidenza e del Quorum dei Dodici Apostoli.

© 1985 Robert Theodore Barrett. È vietata la riproduzione

Il presidente Henry B. Eyring della Prima Presidenza ha attestato l’importanza delle chiavi apostoliche del sacerdozio:

“Paolo testimoniò agli Efesini che Cristo era a capo della Sua chiesa; insegnò che il Salvatore aveva edificato la Sua chiesa sul fondamento degli apostoli e dei profeti, i quali detengono tutte le chiavi del sacerdozio. […]

Paolo guardò al futuro ministero del profeta Joseph Smith, quando i cieli si sarebbero nuovamente aperti. Ciò accadde. Giovanni Battista tornò e conferì agli uomini il Sacerdozio di Aaronne e le chiavi del ministero degli angeli e del battesimo per immersione per la remissione dei peccati.

Gli antichi apostoli e profeti sono tornati e hanno conferito su Joseph Smith le chiavi da loro detenute durante la vita terrena. Nel febbraio 1835 l’uomo è stato nuovamente ordinato al santo apostolato. Alla fine di marzo 1844 le chiavi del sacerdozio sono state nuovamente conferite ai Dodici Apostoli.

Il profeta Joseph Smith sapeva che la sua morte era imminente. Sapeva che le preziose chiavi del sacerdozio e l’apostolato non dovevano andare perduti e che non lo sarebbero stati mai più.

Uno degli apostoli, Wilford Woodruff, ci ha lasciato questo racconto di quanto accadde a Nauvoo quando il Profeta parlò ai Dodici:

‘In quell’occasione il profeta Joseph Smith si alzò e disse: «Fratelli, ho desiderato vivere sino a vedere la costruzione di questo tempio portata a termine. Io non vivrò abbastanza per vederlo, ma voi sì. Ho suggellato sui vostri capi tutte le chiavi del regno di Dio. Ho suggellato su di voi ogni chiave, potere, principio che l’Iddio del cielo mi ha rivelato. Ora, a prescindere da dove possa andare o da ciò che possa fare, il Regno poggia su di voi»’.

Ognuno dei profeti che hanno seguito Joseph Smith, da Brigham Young [all’attuale presidente della Chiesa], ha detenuto ed esercitato quelle chiavi e ha detenuto il santo apostolato” (“La fede e le chiavi”, Liahona, novembre 2004, 27–28).

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Joseph Smith ordina Parley P. Pratt

Il profeta Joseph Smith, Oliver Cowdery e David Whitmer ordinarono Parley P. Pratt membro del Quorum dei Dodici Apostoli.

L’anziano Bruce R. McConkie (1915–1985) del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato che soltanto l’apostolo più anziano per chiamata sulla terra può esercitare appieno le chiavi apostoliche del sacerdozio:

“Le chiavi del regno di Dio, il diritto e il potere dell’eterna presidenza dalla quale è governato il regno terreno, queste chiavi, essendo state originariamente rivelate dal cielo, vengono date per spirito di rivelazione a ogni uomo che sia stato ordinato apostolo e sia stato messo a parte come membro del Consiglio dei Dodici.

Ma poiché le chiavi sono il diritto di presidenza, possono essere esercitate nella loro pienezza soltanto da un uomo alla volta sulla terra. Costui è sempre l’apostolo anziano, l’apostolo presiedente, il sommo sacerdote presiedente, l’anziano presiedente. Egli solo può impartire direttive agli altri, direttive dalle quali nessuno è esentato.

Pertanto le chiavi, sebbene siano conferite a tutti i Dodici, vengono usate da ognuno di essi soltanto in misura limitata, a meno che e sino a quando uno di essi raggiunge quell’anzianità che fa di lui l’unto del Signore sulla terra” (“Le chiavi del Regno”, La Stella, ottobre 1983, 41; grassetto aggiunto).

In quanto profeti, veggenti e rivelatori, i Dodici sono qualificati a svolgere i compiti assegnati loro dal presidente della Chiesa grazie alle chiavi che essi detengono. Il presidente Joseph Fielding Smith (1876–1972) spiegò:

“I Dodici Apostoli possono avere rivelazioni che li guidano nella loro opera e che li aiutano a mettere in ordine sia il sacerdozio che le organizzazioni della Chiesa. Quando sono mandati ufficialmente in un palo, essi hanno tutto il potere di avere rivelazioni, fare cambiamenti e regolare gli affari secondo la volontà del Signore. Ma essi non ricevono rivelazioni valide per la guida dell’intera Chiesa, a meno che uno di loro non succeda alla Presidenza. In altre parole, ognuno dei Dodici ha il diritto di avere le rivelazioni e la guida per l’intera Chiesa, ma tale diritto potrà essere esercitato soltanto allorché uno di essi succede alla Presidenza. Quando però il presidente della Chiesa è in vita, tale diritto esiste solo allo stato potenziale” (Dottrine di Salvezza, a cura di Bruce R. McConkie [1977–1980], 3:134; grassetto aggiunto).

5.4

Doveri dei Dodici Apostoli

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Il Quorum dei Dodici Apostoli, 1997

Il Quorum dei Dodici Apostoli nel 1997.

“I dodici consiglieri viaggianti sono chiamati ad essere i Dodici Apostoli, ossia testimoni speciali del nome di Cristo in tutto il mondo, e si differenziano così dagli altri dirigenti della chiesa nei doveri della loro chiamata. […]

I Dodici sono un Sommo Consiglio Presiedente Viaggiante, per officiare nel nome del Signore, sotto la direzione della Presidenza della chiesa, in accordo con le istituzioni dei cieli; per edificare la chiesa e regolarne tutti gli affari in tutte le nazioni, in primo luogo verso i Gentili e in secondo luogo verso i Giudei.

I Settanta devono agire nel nome del Signore, sotto la direzione dei Dodici, ossia del sommo consiglio viaggiante, nell’edificare la chiesa e nel regolarne tutti gli affari in tutte le nazioni, in primo luogo verso i Gentili e poi verso i Giudei,

Poiché i Dodici sono mandati, detenendone le chiavi, ad aprire la porta mediante la proclamazione del Vangelo di Gesù Cristo prima ai Gentili e poi ai Giudei […].

È anche dovere dei Dodici ordinare e mettere in ordine tutti gli altri ufficiali della chiesa, in accordo con la rivelazione” (DeA 107:23, 33–35, 58).

Il presidente Russell M. Nelson del Quorum dei Dodici Apostoli ha parlato dei doveri degli apostoli:

“Il Signore ha rivelato perché ‘ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti’. È ‘per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministerio, per la edificazione del corpo di Cristo,

finché tutti siamo arrivati all’unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio’ [Efesini 4:11–13].

Così il ministero degli apostoli — la Prima Presidenza e i Dodici — è di far sì che vi sia l’unità della fede e di proclamare la conoscenza del Maestro. Il nostro ministero consiste nel benedire la vita di coloro che verranno a conoscere e seguiranno ‘la via più eccellente’ del Signore [1 Corinzi 12:31; Ether 12:11]. E noi dobbiamo aiutare le persone a prepararsi per la loro potenziale salvezza ed Esaltazione” (“Salvezza ed Esaltazione”, Liahona, maggio 2008, 7–8).

Il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) ha descritto in questo modo i doveri basilari degli apostoli:

“La Prima Presidenza e il Consiglio dei Dodici Apostoli, chiamati e ordinati a detenere le chiavi del sacerdozio, hanno l’autorità e la responsabilità di governare la Chiesa, di amministrare le sue ordinanze, di esporre le sue dottrine e di stabilire e mantenere le sue pratiche. Ogni uomo ordinato apostolo e sostenuto come membro del Consiglio dei Dodici è anche sostenuto come profeta, veggente e rivelatore” (“Dio è al timone”, La Stella, luglio 1994, 58; grassetto aggiunto).

Dopo aver scelto e ordinato i membri del Quorum dei Dodici, il presidente Oliver Cowdery (1806–1850), allora assistente al presidente della Chiesa, li esortò dicendo:

“Siete stati ordinati a questo santo sacerdozio, lo avete ricevuto da coloro che hanno avuto il potere e l’autorità da un angelo; dovete predicare il Vangelo a tutte le nazioni. Se doveste venir meno in minimo grado al vostro dovere, la vostra condanna sarà grande; poiché maggiore è la chiamata, maggiore è la trasgressione. Quindi vi esorto ad avere una grande umiltà; poiché io conosco l’orgoglio dell’animo umano. State attenti, per timore che gli adulatori del mondo vi conducano all’arroganza; attenti, che i vostri desideri non siano prigionieri delle cose del mondo. Mettete al primo posto il vostro ministero. Ricordate: le anime degli uomini sono sotto la vostra responsabilità; e se badate alla vostra chiamata, prospererete sempre. […]

È necessario che riceviate dal cielo una testimonianza personale. […]

Rafforzate la vostra fede; allontanate i dubbi, i peccati e tutto lo scetticismo; e nulla può trattenervi dal venire a Dio. La vostra ordinazione non è completa fino a quando Dio non ha posto su di voi le Sue mani. Per qualificarci ci è richiesto tanto quanto è stato richiesto a coloro che ci hanno preceduto; Dio è lo stesso. Se nel passato il Salvatore ha posto le Sue mani sui Suoi discepoli, perché non può farlo negli ultimi giorni? […]

Voi siete uno; siete uguali nel portare le chiavi del Regno a tutte le nazioni. Siete chiamati a predicare il vangelo del Figlio di Dio alle nazioni della terra; è volontà del Padre Celeste che proclamiate il Suo vangelo fino alle estremità della terra e alle isole del mare.

Siate zelanti nel salvare le anime. L’anima di un uomo è tanto preziosa quanto quella di un altro. […] L’avversario ha sempre cercato di togliere la vita ai servitori di Dio; dovete quindi essere pronti in ogni momento a sacrificare la vostra vita, se Dio dovesse richiederlo per far avanzare la Sua causa e per edificarla. Non mormorate contro Dio. Pregate sempre; state sempre allerta. […]

Ora vi esortiamo a essere fedeli nell’adempiere la vostra chiamata; non ci devono essere mancanze; dovete adempiere ogni cosa; […] tutte le nazioni hanno il diritto di ricevere il vostro ministero; siete legati insieme come lo furono i Tre Testimoni, sebbene possiate lasciarvi e riunirvi ancora e ancora fino a quando il vostro capo sarà bianco per l’età” (History of the Church, 2:195–196, 198; grassetto aggiunto).

5.5

Gli apostoli sono mandati a edificare il regno di Dio su tutta la terra

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Cristo comanda agli apostoli di insegnare a tutte le nazioni

Il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) spiegò il significato del termine apostolo:

[L’etimologia della] parola apostolo [significa] letteralmente ‘colui che è mandato’. Se questa definizione viene ampliata a indicare ‘colui che è mandato con una determinata autorità e responsabilità’ si ha la corretta descrizione di questa chiamata così come fu data al tempo in cui il Signore camminava sulla terra e come è stata data ai nostri giorni” (“Testimoni speciali di Cristo”, La Stella, ottobre 1984, 108; grassetto aggiunto).

Il presidente Brigham Young (1801–1877) ha spiegato che l’edificazione del regno di Dio in tutto il mondo è un dovere apostolico:

“La chiamata di un apostolo consiste nell’edificare il regno di Dio in tutto il mondo; è l’apostolo che detiene le chiavi di questo potere e nessun altro. Se un apostolo fa onore alla sua chiamata, egli è sempre la parola del Signore per il Suo popolo” (Discourses of Brigham Young, a cura di John A. Widtsoe [1954], 139; grassetto aggiunto; vedi anche Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Brigham Young [1997], 138).

L’anziano L. Tom Perry (1922–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha detto che le loro responsabilità portano gli apostoli in tutto il mondo:

“Oggi un apostolo continua a essere ‘mandato’. Le condizioni a cui ci troviamo davanti quando viaggiamo per adempiere il nostro incarico sono diverse da quelle affrontate dai primi apostoli. Le modalità di viaggio fino ai quattro canti della terra sono assai differenti da quelle dei primi Fratelli, tuttavia, il nostro incarico rimane lo stesso [di quello] assegnato dal Salvatore, che istruì i Suoi dodici apostoli [dicendo loro]: ‘Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d’osservar tutte quante le cose che v’ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente’ (Matteo 28:19–20)” (“Che cos’è un quorum?”, Liahona, novembre 2004, 24).

L’anziano Bruce C. Hafen dei Settanta ha raccontato i viaggi in tutto il mondo fatti in un solo anno dall’anziano Neal A. Maxwell (1926–2004) del Quorum dei Dodici Apostoli:

“A prescindere dalle assegnazioni individuali ricevute a rotazione nel corso dell’anno, ogni apostolo della Chiesa ha sentito sempre più fortemente il proprio come un ministero a livello mondiale, che abbraccia non solo tutti i programmi della Chiesa, ma anche tutti i continenti e tutte le persone. Guardate, per esempio, l’elenco ufficiale delle conferenze e delle riunioni speciali assegnate all’anziano Maxwell per il 1993 [vedi lo schema allegato]. […]

È stata una serie di importanti incarichi in tutto il mondo, comprese la Cina e la Mongolia continentale, svolti in un solo anno. Eppure è una tabella di marcia comune a tutti i Dodici” (A Disciple’s Life: The Biography of Neal A. Maxwell [2002], 458–459).

Conferenze e riunioni speciali assegnate all’anziano Neal A. Maxwell: 1993

Data

Luogo

Incarico

30 gennaio

Manti, Utah (USA)

Conferenza di palo

13 febbraio

Provo, Utah (USA)

Conferenza regionale (pali della BYU di membri sposati)

20 febbraio

Salt Lake City

Dedicazione della Cattedrale della Maddalena

27 febbraio

El Paso, Texas (USA)

Conferenza di palo

6 marzo

Hermosillo, Messico

Conferenza regionale

13 marzo

Toronto, Canada

Conferenza di palo

9–19 aprile

Mongolia e Pechino, Cina

Dedicazione della Mongolia, incontro con i dirigenti cinesi

25–26 aprile

San Diego, California (USA)

Dedicazione del Tempio di San Diego

1 maggio

Ogden, Utah (USA)

Conferenza regionale

22 maggio

Parigi, Francia

Conferenza di palo

12 giugno

Twin Falls, Idaho (USA)

Conferenza regionale

19 giugno

Springville, Utah (USA)

Riorganizzazione del palo

4 luglio

Provo, Utah (USA)

Festival della libertà

22 agosto

Salt Lake City

Addestramento ai nuovi presidenti di palo dell’Area Utah Nord

28 agosto

Nyssa, Oregon (USA)

Conferenza di palo

11 settembre

Montreal, Canada

Conferenza regionale

16 ottobre

Raleigh, North Carolina (USA)

Conferenza regionale

23 ottobre

Hattiesburg, Mississippi (USA)

Conferenza regionale

6 novembre

Tokyo, Giappone

Seminario dei presidente di missione, addestramento di area

13 novembre

Seul, Corea

Addestramento di area

17 novembre

Hong Kong

Addestramento di area

20 novembre

Manila, Filippine

Seminario dei presidente di missione, addestramento di area

4 dicembre

Chicago, Illinois (USA)

Riunione con i lavoranti del Tempio di Chicago

(Bruce C. Hafen, A Disciple’s Life: The Biography of Neal A. Maxwell [2002], 459).

La Prima Presidenza a volte incarica i membri del Quorum dei Dodici Apostoli di supervisionare l’opera della Chiesa in parti specifiche del mondo. Benché gli sviluppi nei trasporti e nelle comunicazioni permettano agli apostoli di supervisionare queste regioni dalla sede della Chiesa negli Stati Uniti, a volte essi hanno abitato in altri paesi. Per esempio, l’anziano Dallin H. Oaks e l’anziano Jeffrey R. Holland hanno servito come presidenti di area e vissuto rispettivamente nelle Filippine e in Cile dal 2002 al 2004, e l’anziano L. Tom Perry ha servito come presidente di area risiedendo in Europa centrale dal 2004 al 2005.

Il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) ha insegnato qual è la responsabilità degli apostoli nel ministrare agli abitanti del mondo intero:

“La loro unica preoccupazione sarà il progresso del lavoro di Dio sulla terra. Devono preoccuparsi del benessere dei figli del Padre Celeste sia nella Chiesa che fuori di essa; devono fare tutto il possibile per portare conforto a coloro che piangono, sostenere i deboli, incoraggiare chi vacilla, diventare amici di chi amici non ha, soccorrere i bisognosi, benedire gli infermi, portare testimonianza, non per fede ma con una sicura conoscenza del Figlio di Dio, loro Amico e Maestro di cui sono servi” (“Testimoni speciali di Cristo”, 107).

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Il presidente Thomas S. Monson nelle Isole Tonga, 1965

Il presidente Thomas S. Monson in visita alla Missione di Tonga nel 1965. Grazie ai loro molti viaggi, gli apostoli conoscono bene le necessità della Chiesa in tutto il mondo.

5.6

Gli apostoli detengono le chiavi per aprire le nazioni alla predicazione del Vangelo

Il profeta Joseph Smith (1805–1844) ha insegnato che i Dodici Apostoli “detengono le chiavi di questo ministero, per dischiudere la porta del regno celeste a tutte le nazioni e per predicare il Vangelo a ogni creatura. Questo è il potere, l’autorità e la virtù dell’apostolato” (History of the Church, 2:200; vedi anche Insegnamenti dei presidenti della Chiesa – Joseph Smith [2007], 146).

I Dodici, sotto la direzione della Prima Presidenza, “aprono le porte” all’opera missionaria negoziando con i capi di governo e altri dirigenti delle nazioni. Inoltre, esercitano il potere del sacerdozio per dedicare e ridedicare le nazioni alla predicazione del Vangelo. Il presidente Ezra Taft Benson (1899–1994) ha spiegato:

Il proselitismo del Vangelo nelle nazioni del mondo inizia quando un membro della Prima Presidenza o dei Dodici dedica quel paese a quello scopo. La Chiesa opera in rispetto alle leggi di ogni nazione per accertarsi che le pratiche della Chiesa non siano in conflitto con le leggi o i costumi di quella nazione. Non facciamo proselitismo dove le leggi del paese ne proibiscono la pratica” (“150th Year for Twelve: ‘Witnesses to All the World’”, Church News, 27 gennaio 1985, 3; grassetto aggiunto).

L’anziano M. Russell Ballard del Quorum dei Dodici Apostoli ha raccontato l’esperienza avuta da suo nonno quando esercitò le chiavi apostoliche per dedicare il Sud America nel 1925:

“L’anziano Parley P. Pratt visitò il Sud America nel 1851. Un nuovo tentativo fu compiuto nel 1925. Il giorno di Natale del 1925, nel parco Tres de Febrero a Buenos Aires [in Argentina] mio nonno, l’anziano Melvin J. Ballard, dedicò il Sud America alla predicazione del Vangelo. Cito un passo della preghiera dedicatoria:

‘Benedici i presidenti, i governatori e i funzionari di questi paesi sudamericani affinché possano riceverci con gentilezza e concederci il permesso di aprire le porte della salvezza ai popoli di queste terre. […]

Ed ora, Padre, con l’autorità della benedizione e della nomina del presidente della Chiesa e con l’autorità del santo apostolato che detengo, giro la chiave, apro e spalanco la porta alla predicazione del Vangelo in tutte queste nazioni sudamericane; e rimprovero e ordino di fermarsi a ogni potere che volesse opporsi alla predicazione del Vangelo in queste terre. E benedico e dedico le nazioni di questo paese alla predicazione del Tuo vangelo. E facciamo tutto questo in modo che la salvezza possa venire a tutti gli uomini e che il Tuo nome sia onorato e glorificato in questa parte della terra di Sion’ (Crusader for Righteousness [Salt Lake City: Bookcraft, 1966], pag. 81; corsivo aggiunto)” (“Il Regno progredisce in Sud America”, La Stella, luglio 1986, 10–11).

5.7

Le decisioni del Quorum dei Dodici Apostoli sono unanimi

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Il Quorum dei Dodici Apostoli, 1984

Il Quorum dei Dodici Apostoli nel 1984

Per insegnare in che modo si raggiunge l’unanimità nei consigli che governano la Chiesa, il presidente Boyd K. Packer (1924–2015) del Quorum dei Dodici Apostoli ha spiegato:

“Posso dirvi meglio come siete governati oggi […] spiegandovi i principi e le procedure che seguiamo nelle riunioni della Prima Presidenza e del Quorum dei Dodici Apostoli. Queste procedure proteggono l’opera dalle debolezze personali visibili in tutti noi.

Quando una questione viene portata davanti alla Prima Presidenza e al Quorum dei Dodici Apostoli nelle riunioni nel tempio, viene stabilito rapidamente se è una questione importante oppure no. Qualcuno di noi vedrà, in una proposta apparentemente innocente, questioni di vasta e duratura portata.

Dalle rivelazioni è evidente che la decisione dei quorum presiedenti ‘deve essere per voce unanime di [questi] […]. A meno che non sia così, le decisioni non hanno diritto alle stesse benedizioni’ (DeA 107:27, 29). Per poter essere certi che questo avvenga, è raro che le questioni più serie vengano risolte nella stessa riunione in cui vengono presentate. Inoltre, se la proposta fa parte di un problema più ampio, prendiamo il tempo sufficiente per ‘aggiornarci’ in modo che ognuno di noi ne abbia o una comprensione precisa oppure, come nella maggior parte dei casi, un sentimento molto chiaro al riguardo. […]

Sarebbe impensabile presentare deliberatamente una questione in modo che la sua approvazione dipenda da come è stata gestita dai vari canali, o da chi la presenta, o da chi era presente o assente al momento della presentazione.

Spesso, durante le regolari riunioni, uno o più di noi manca. Sappiamo tutti che l’opera deve andare avanti e accettiamo il giudizio dei nostri Fratelli. Tuttavia, se un argomento è stato approfondito in maggior dettaglio da un membro del Quorum che dagli altri, oppure se egli lo conosce meglio a causa del suo incarico, della sua esperienza o del suo interesse personale, la decisione spesso viene rinviata fino a quando egli può partecipare alla discussione.

Inoltre, se uno di noi non riesce a comprendere la questione o non si sente sicuro, essa viene sempre rimandata a un’ulteriore discussione.

Ricordo delle occasioni in cui, per questioni urgenti che non potevano essere rinviate ma che necessitavano di quel ‘consenso comune’, alcuni di noi sono andati in ospedale per parlare con il membro del Consiglio ricoverato. Ci sono anche occasioni in cui uno di noi lascia momentaneamente la riunione per telefonare a chi è in viaggio, in modo da conoscere i suoi sentimenti riguardo alla questione discussa.

Seguiamo una regola: una questione non viene risolta se non è messo a verbale che tutti i Fratelli riuniti in assemblea (non soltanto uno di noi o un comitato) sono giunti all’unità di sentimenti. L’approvazione di una questione come principio non è considerata un’autorizzazione ad agire fino a quando il verbale non riporta l’azione intrapresa, il che avviene di solito quando il verbale è approvato durante la riunione successiva.

A volte un ripensamento fa sentire uno di noi inquieto in merito a una decisione. Questo non viene mai sottovalutato. Non possiamo presupporre che questo spirito di inquietudine non sia in effetti lo Spirito di rivelazione.

Questo è il modo in cui operiamo: riuniti in consiglio. Ciò offre sicurezza alla Chiesa e un alto livello di tranquillità a ciascuno di noi che ne siamo personalmente responsabili. Procedendo con questo piano, grazie ai consigli e all’ispirazione, uomini dalle capacità ordinarie possono essere guidati a compiere cose straordinarie” (“I Say unto You, Be One” [riunione della Brigham Young University, 12 febbraio 1991], 3–4, speeches.byu.edu; grassetto aggiunto).

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Presidente Hunter, anziano Holland, presidente Faust

Il presidente Howard W. Hunter, l’anziano Jeffrey R. Holland e il presidente James E. Faust si godono un momento insieme

Il presidente James E. Faust (1920–2007) della Prima Presidenza ha spiegato perché l’unanimità è così importante:

Il requisito dell’unanimità è una garanzia contro le antipatie o le preferenze personali; è una garanzia che è Dio che governa per mezzo dello Spirito, e non l’uomo per mezzo del principio della maggioranza o del compromesso; è una garanzia che tutta l’esperienza e tutte le capacità disponibili sono concentrate sulla soluzione della questione in esame prima che si possano ricevere le profonde e inconfutabili impressioni delle direttive rivelate; è insomma una garanzia contro le debolezze dell’umana specie” (“La rivelazione continua”, La Stella, gennaio 1990, 9; grassetto aggiunto).

Gli uomini che servono nel Quorum dei Dodici sono uomini che hanno opinioni ben radicate ed esperienze diverse. Tuttavia, il presidente Gordon B. Hinckley (1910–2008) ha notato l’assenza di discordia o di sentimenti di ostilità fra i Fratelli:

“Tutte le importanti questioni riguardanti linee di condotta, procedure, programmi o dottrina vengono esaminate [attentamente] e devotamente dalla Prima Presidenza e dai Dodici in seduta congiunta. Questi due quorum, il Quorum della Prima Presidenza e il Quorum dei Dodici riuniti insieme, ogni loro componente avendo l’assoluta libertà di esprimersi, considerano ogni questione importante.

Ed ora cito […] le parole del Signore: ‘E ogni decisione presa da uno di questi quorum deve essere per voce unanime di questo; cioè, ogni membro in ciascun quorum deve essere d’accordo con le decisioni di questo, allo scopo di rendere le loro decisioni di pari potere o validità, l’una rispetto all’altra’ (DeA 107:27).

Nessuna decisione scaturisce mai dalle delibere della Prima Presidenza e dei Dodici senza la totale unanimità di tutti gli interessati. All’inizio dell’esame di una questione possono esservi delle diversità di opinione. Queste diversità devono essere date per scontate. Questi uomini provengono da ambienti diversi. Sono uomini che pensano in modo indipendente. Ma prima di raggiungere una decisione finale, si arriva all’unanimità di mente e di voce.

Questo è un risultato scontato quando si segue la parola rivelata del Signore. Di nuovo cito dalle rivelazioni:

‘Le decisioni di questi quorum, o di uno di essi, devono essere prese in tutta rettitudine, in santità e umiltà di cuore, in mitezza e longanimità, in fede e in virtù, e in conoscenza, temperanza, pazienza, benignità, gentilezza fraterna e carità;

Poiché la promessa è: se queste cose abbondano in loro, non saranno infruttuosi nella conoscenza del Signore’ (DeA 107:30–31).

Aggiungo per via di testimonianza personale che, durante i vent’anni in cui ho servito come membro del Consiglio dei Dodici e durante i quasi tredici anni che ho servito nella Prima Presidenza, non è mai stato preso un provvedimento importante per il quale non sia stata seguita questa procedura. Ho veduto diversità di opinioni manifestarsi in queste deliberazioni. Da questo stesso processo di uomini che espongono le loro opinioni si è [pervenuti] a un vagliare e scegliere le idee e i concetti. Ma non ho mai veduto una grave discordia o una personale inimicizia tra i miei Fratelli. Ho invece osservato una cosa bella e straordinaria: la convergenza, sotto l’influenza direttrice del Santo Spirito e per il potere della rivelazione, di vedute divergenti, sino a quando si è arrivati alla totale armonia e al pieno accordo. Soltanto allora si passa all’attuazione. Questo, ne porto testimonianza, rappresenta lo spirito di rivelazione, manifestato ripetutamente nella direzione di questo che è il lavoro del Signore” (“Dio è al timone”, La Stella, luglio 1994, 58–63; grassetto aggiunto).

Punti su cui riflettere

  • Per quali aspetti le responsabilità di un apostolo sono diverse da quelle delle altre autorità della Chiesa?

  • Quali chiavi del sacerdozio detengono i membri del Quorum dei Dodici Apostoli? In che modo queste chiavi hanno benedetto te e la tua famiglia?

  • In che modo gli apostoli ci evitano di essere “sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici”? (vedi Efesini 4:11–14).

  • Quale responsabilità hanno i membri della Chiesa nell’essere uniti sotto la direzione dei Dodici Apostoli e della Prima Presidenza? Quali obblighi avremmo se ci ritrovassimo a non essere in piena armonia con loro?

Esercizi consigliati

  • Su un foglio o un diario descrivi brevemente la chiamata e le responsabilità del Quorum dei Dodici Apostoli come insegnate in questa lezione.

  • Su un foglio o un diario scrivi le esperienze che hai vissuto quando le parole degli apostoli ti hanno dato conforto, guida o conoscenza spirituale.

  • Parla di ciò che hai imparato, studiando questa lezione, nel corso di una prossima serata familiare o durante una discussione.