Ritrovarti nel Proclama sulla famiglia

“Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio;

e se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Romani 8:16–17).

La mia famiglia non è ciò che si definirebbe la famiglia “ideale”. I miei genitori si sono separati quando avevo appena compiuto undici anni, perciò sono stata cresciuta da un madre diligente e devota. Durante la riunione sacramentale mi sentivo come se fossimo l’attrazione del momento.

Da adolescente, ricordo di essermi trovata in una lezione su “la Famiglia – Un proclama al mondo” e di essermi emozionata mentre ascoltavo un dirigente dei giovani rendere testimonianza della famiglia, e ricordo di aver acquisito la mia testimonianza personale che la mia piccola famiglia era approvata dal cielo e poteva garantirmi qualsiasi cosa di cui avessi bisogno in questa esistenza terrena.

Pur avendo quella conoscenza, alcuni anni dopo presso la Brigham Young University ero spaventata all’idea di frequentare il corso obbligatorio “La famiglia eterna”. Non volevo starmene, lezione dopo lezione, seduta a sentir parlare della mia famiglia “tutt’altro che ideale”. Tuttavia, il mio professore iniziò la prima lezione con questa affermazione: “Predichiamo l’ideale, ma viviamo nella realtà e facciamo affidamento sull’Espiazione del Salvatore perché colmi il divario”.

So che la famiglia è il cardine del piano del Padre Celeste. Anche le famiglie che sono tutt’altro che ideali, come nel mio caso da adolescente, possono aiutarci ad apprendere e crescere. Il Salvatore stesso fu cresciuto da un padre umano. Sono molto grata che Gesù Cristo possa prendere le nostre famiglie “non ideali” e renderle sufficienti ad adempiere i Suoi scopi per noi.

Le Scritture sono ricche di esempi di uomini e donne retti che hanno fatto un’enorme differenza nella vita della loro famiglia estesa. Abrahamo, in qualità di zio, cambiò la vita di Lot. Giuseppe d’Egitto salvò i suoi fratelli e le loro famiglie. Da adulte, le sorelle Maria e Marta si benedissero a vicenda e benedissero Lazzaro, il loro fratello. Ruth, come nuora, fu di sostegno a Naomi e poi, in cambio, fu benedetta eternamente grazie al consiglio di quest’ultima. Le cugine Elisabetta e Maria si sostennero a vicenda durante le difficoltà legate alla loro gravidanza. Persino Zoram, che non era un consanguineo, si dimostrò un sostegno così fedele per Nefi da venire adottato, insieme ai suoi figli, come se fossero di famiglia. Questa visione più ampia della famiglia è molto importante per molte persone che hanno tantissimo da dare ma che si sentono escluse perché non hanno la famiglia nucleare che desiderano.

Io e mia moglie, Gennie, abbiamo sempre voluto molti figli. Sempre. Ma dopo averci provato per un anno, ci siamo scontrati con la definizione medica di infertilità.

All’inizio, abbiamo pregato molto. Ogni sera ci prendevamo per mano e chiedevamo al Padre Celeste di benedirci con il bambino per cui ci eravamo preparati per tutta la vita. Ogni mese digiunavamo, a volte più di una volta. Ogni mese passato senza che mia moglie restasse incinta era sempre più difficile. Non solo per noi non c’era nessun bambino da amare, sembrava che non ci fosse risposta alle nostre preghiere. Sembrava che Dio ci avesse udito chiedere ciò che avevamo desiderato per tutta la vita e ce lo avesse negato.

Abbiamo iniziato a mettere in dubbio la nostra dignità. Era facile credere che Egli avesse tenuto in serbo i Suoi figli di spirito perché nascessero in famiglie più fedeli.

Partecipare alle riunioni della Chiesa divenne difficile. Era dura sentire che le preghiere degli altri venivano esaudite e sentire quanto il Signore li amasse.

Due cose ci hanno aiutato a continuare a partecipare. Primo, avevamo stipulato delle alleanze con il Signore e l’uno con l’altra quando eravamo stati suggellati nel tempio. Ci appartenevamo ed eravamo determinati a restare insieme sia nel presente sia nell’eternità.

Il secondo motivo era la famiglia del nostro rione. Eravamo stati benedetti ad avere dirigenti che avevano sperimentato personalmente l’infertilità. Gennie aveva una sorella ministrante che aveva avuto problemi di infertilità e parlavano apertamente delle difficoltà dell’essere senza figli in Chiesa. Stavamo lottando, ma sapevamo che altri nella nostra comunità religiosa avevano combattuto la stessa battaglia.

Tuttora non abbiamo molte risposte. Tuttora non abbiamo figli, anche dopo esserci rivolti a professionisti in campo medico. Non conosciamo le ragioni del Padre Celeste, ma poiché abbiamo le nostre alleanze e abbiamo una famiglia nel rione che ci ha accettati e sostenuti, abbiamo avuto il tempo di sviluppare più pazienza e fede (vedere Ebrei 12:12–13).

Non vediamo l’ora di diventare genitori, e mentre aspettiamo quel giorno felice, abbiamo un posto a cui appartenere qui in Chiesa.