2010
La certezza della risurrezione
Aprile 2010


I classici del Vangelo

La certezza della risurrezione

Immagine
President Spencer W. Kimball

Un Natale di alcuni anni fa ripercorremmo le stesse strade sulle quali aveva camminato Gesù. Trascorremmo alcune ore preziose in quello che si suppone il Giardino di Getsemani e cercammo di immaginare le sofferenze che Egli sopportò in attesa della Crocifissione e della Risurrezione. Ci trovavamo vicino ai luoghi in cui Egli aveva pregato, in cui era stato preso prigioniero, in cui era stato processato e condannato.

Fuori delle mura della città salimmo su una collina rocciosa butterata di piccole grotte, la cui sommità arrotondata la faceva assomigliare a un teschio, e ci fu detto che quello era il Golgota, il luogo in cui Egli era stato crocifisso. Scendemmo dall’altra parte della collina per portarci sul suo lato più ripido ed entrammo attraverso un’apertura non più grande di una finestra in una grotta rozzamente scavata nella roccia, in cui si dice giacque il Suo corpo.

Passammo alcune ore nel piccolo giardino antistante questa tomba e leggemmo e meditammo dal Vangelo la storia che ci narra della Sua sepoltura e della Sua risurrezione che là avevano avuto luogo. Leggemmo e meditammo con devozione dell’arrivo delle donne al sepolcro, dell’angelo del Signore che aveva tolto la pietra dall’apertura e dello stupore delle guardie spaventate.

«È risuscitato»

Potevamo quasi vedere con l’immaginazione i due angeli in abiti risplendenti che parlarono a Maria dicendo: «Perché cercate il vivente fra i morti?

Egli non è qui, ma è risuscitato».

Il Signore aveva predetto: «Il Figliuol dell’uomo doveva esser dato nelle mani d’uomini peccatori ed esser crocifisso, e il terzo giorno risuscitare» (Luca 24:5–7).

Ricordammo la conversazione intercorsa tra Maria, gli angeli e il Signore:

«Donna, perché piangi? Ella disse loro: Perché han tolto il mio Signore, e non so dove l’abbiano posto.

Detto questo, si voltò indietro, e vide Gesù in piedi; ma non sapeva che era Gesù.

Gesù le disse: Donna, perché piangi? Chi cerchi? Ella, pensando che fosse l’ortolano, gli disse: Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai posto, e io lo prenderò.

Gesù le disse: Maria! Ella, rivoltasi, gli disse in ebraico: Rabbunì! che vuol dire: Maestro!

Gesù le disse: Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli, e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, all’Iddio mio e Iddio vostro» (Giovanni 20:13–17).

L’importanza della Pasqua

Qualche volta la nostra celebrazione di eventi speciali sembra assumere una tinta mondana e non ci rendiamo pienamente conto del significato o del motivo di tale celebrazione. Questo è vero anche per la Pasqua, che troppo spesso celebriamo perché si tratta di un giorno di festa e non a motivo del profondo significato della risurrezione del Signore. Devono essere invero infelici coloro che ignorano la divinità di Cristo, che ignorano il fatto che il Maestro era il Figlio di Dio. Siamo invero dolenti per coloro che definiscono questo supremo miracolo della Risurrezione «soltanto un’esperienza soggettiva dei discepoli e non un evento storicamente accaduto».

Ma noi sappiamo che tutto questo è reale. Cristo parlò di Sé a Nicodemo in questi termini:

«In verità, in verità io ti dico che noi parliamo di quel che sappiamo, e testimoniamo di quel che abbiamo veduto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza» (Giovanni 3:11).

E poi ricordiamo che Pietro proclamò con voce squillante:

«Sappia dunque sicuramente tutta la casa d’Israele che Iddio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (Atti 2:36).

«Ma voi rinnegaste il Santo ed il Giusto…

e uccideste il Principe della vita, che Dio ha risuscitato dai morti; del che noi siamo testimoni» (Atti 3:14–15).

Coraggiosamente Pietro e Giovanni stettero davanti al Sinedrio e dichiararono ancora una volta:

«Sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele che ciò è stato fatto nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso, e che Dio ha risuscitato dai morti; in virtù d’esso quest’uomo comparisce guarito, in presenza vostra…

E in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati» (Atti 4:10, 12).

Quando il Sinedrio rimproverò i due apostoli e comandò loro di non parlare e di non insegnare tali cose nel nome di Gesù, essi risposero dicendo: «Giudicate voi se è giusto nel cospetto di Dio, di ubbidire a voi anzi che a Dio.

Poiché, quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiam vedute e udite» (Atti 4:19–20).

«E gli apostoli con gran potenza rendevan testimonianza della risurrezione del Signor Gesù; e gran grazia era sopra tutti loro» (Atti 4:33).

La testimonianza di Pietro

Sappiamo altresì che la Risurrezione è un fatto reale. Pietro dichiarò al consesso dei loro persecutori:

«L’Iddio de’ nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste appendendolo al legno…

E noi siam testimoni di queste cose; e anche lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che gli ubbidiscono» (Atti 5:30, 32).

Noi restiamo stupiti dinanzi alla grandezza di Pietro, che si era così completamente convertito, che aveva con consapevolezza assunto di fatto la grande responsabilità di guidare la Chiesa con l’autorità che gli era stata conferita, e che aveva trovato il coraggio necessario, patrimonio di coloro che sono ispirati e rassicurati. Quale forza arrivò egli a possedere nel guidare i santi ad affrontare il mondo con tutti i suoi persecutori, i suoi increduli, le sue difficoltà! E di questa assoluta conoscenza egli rendeva ripetutamente testimonianza. Per questo noi prendiamo atto con orgoglio del suo coraggio nell’affrontare la plebe e il clero, i funzionari che potevano privarlo della vita, proclamando coraggiosamente il Signore risorto, il Principe della Pace, il Santo della Giustizia, il Principe della Vita, il Principe e il Salvatore. Pietro possedeva ora una certezza incrollabile che non avrebbe mai vacillato. Da questa certezza dobbiamo acquisire una profonda sicurezza…

La testimonianza di Paolo

La testimonianza di Paolo appare estremamente conclusiva. Egli udì la voce del Cristo risorto:

«Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» Per accertarsi dell’identità di chi gli parlava, Saulo gridò: «Chi sei, Signore?» Ricevette quindi l’assicurazione: «Io son Gesù che tu perseguiti» (Atti 9:4–5).

E ora lo stesso Paolo, che aveva ricuperato la sua forza, che era stato benedetto dal sacerdozio, che aveva ricuperato la vista perduta, andava per le sinagoghe a confondere i Giudei di Damasco «dimostrando che Gesù è il Cristo» (Atti 9:22).

Poi Paolo andò dagli apostoli a Gerusalemme e là Barnaba, parlando in suo favore, «raccontò loro come per cammino avea veduto il Signore e il Signore gli avea parlato, e come in Damasco avea predicato con franchezza nel nome di Gesù» (Atti 9:27).

Indi Paolo stesso continua dicendo:

«E dopo ch’ebber compiute tutte le cose che erano scritte di lui, lo trassero giù dal legno, e lo posero in un sepolcro.

Ma Iddio lo risuscitò dai morti;

e per molti giorni egli si fece vedere da coloro ch’eran con lui saliti dalla Galilea a Gerusalemme, i quali sono ora suoi testimoni presso il popolo…

Iddio l’ha adempiuta per noi, loro figliuoli, risuscitando Gesù…

E siccome lo ha risuscitato dai morti per non tornar più nella corruzione» (Atti 13:29–31, 33–34)…

La testimonianza di Joseph Smith

Siamo edificati dalla testimonianza di un profeta moderno, Joseph Smith, quando egli rassicura i fedeli riguardo alla risurrezione. L’anziano George A. Smith cita il seguente passo dell’ultimo discorso pubblico di Joseph Smith tenuto nel giugno 1844, soltanto pochi giorni prima del suo crudele assassinio:

«Sono pronto ad essere offerto in sacrificio per questo popolo, poiché cosa possono fare i nostri nemici? Possono soltanto uccidere il corpo, e qui il loro potere si ferma. Rimanete saldi, amici miei, non esitate mai. Non cercate di salvarvi la vita poiché chi teme di morire per la verità perderà la vita eterna. Perseverate sino alla fine, e risorgeremo e diventeremo simili a dèi e regneremo in regni celesti, principati e domini eterni»1

Domanda e risposta di Giobbe

La domanda che si poneva Giobbe è stata ripetuta da milioni di persone accanto alla bara di una persona cara: «Se l’uomo muore, può egli tornare in vita?» (vedere Giobbe 14:14).

E la domanda ha ricevuto una risposta accettabile per numerose persone, che hanno sentito una grande e dolce pace penetrare nella loro anima come rugiada celeste. E innumerevoli volte il cuore stanco per l’agonia e la sofferenza è stato alleviato da questa pace che va al di là di ogni comprensione.

E quando una profonda tranquillità dell’anima porta una nuova rassicurazione alla mente turbata e al cuore dolorante, queste numerose persone potrebbero ripetere con Giobbe:

«Ma io so che il mio Vindice vive, e che alla fine si leverà sulla polvere.

E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, [con] la mia carne, vedrò Iddio.

Io lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno gli occhi miei» (Giobbe 19:25–27).

Giobbe aveva espresso il desiderio che la sua testimonianza potesse essere scritta nei libri e scolpita nella pietra perché fosse letta dalle generazioni che lo avrebbero seguito. Il suo desiderio fu esaudito, poiché la pace è entrata nell’anima di molte persone che hanno letto la sua forte testimonianza.

La visione di Giovanni

E per concludere, lasciate che vi parli della visione dell’apostolo Giovanni:

«E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavan ritti davanti al trono; ed i libri furono aperti; e un altro libro fu aperto, che è il libro della vita; e i morti furon giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le opere loro.

E il mare rese i morti ch’erano in esso; e la morte e l’Ades resero i loro morti, ed essi furon giudicati, ciascuno secondo le sue opere» (Apocalisse 20:12–13).

E come la primavera con il suo risveglio di vita e il suo rigoglio segue il triste inverno tanto simile alla morte, così tutta la natura proclama la divinità del Signore risorto, che Egli fu il Creatore, che Egli è il Salvatore del mondo, che Egli è il vero Figlio di Dio.

Nota

  1. Joseph Smith, in History of the Church, 6:500.

Gesù le disse: «Maria», di William Whittaker, © IRI; Guardate le mie mani ed i miei piedi, di Harry Anderson; © IRI

Pasci le mie pecore, di Kamille Corry, © 1998 IRI