Capitolo 63
Paolo porta a termine la sua missione
I soldati romani arrestarono Paolo. Gli permisero di parlare al popolo giudeo. Paolo testimoniò che aveva visto una luce dal cielo e aveva udito la voce del Salvatore. Disse che Gesù gli aveva detto di predicare il Vangelo.
La gente non gli credeva. Voleva ucciderlo. I soldati portarono Paolo in prigione per la notte.
Il Salvatore apparve a Paolo in prigione e gli disse di non temere. Gli disse che sarebbe andato a Roma e là avrebbe predicato il Vangelo.
Per proteggere Paolo i romani lo mandarono in un’altra città, dove c’era il re Agrippa. Paolo disse a re Agrippa di essere stato un Fariseo e di aver odiato coloro che credevano in Gesù. Li aveva persino messi in prigione. Poi aveva visto una luce dal cielo e aveva udito la voce del Salvatore. Ora credeva in Gesù.
Paolo disse a re Agrippa che il Vangelo era vero. Disse che Gesù era risorto. In una visione, Gesù Cristo aveva detto a Paolo di insegnare il Suo vangelo. Per il fatto che Paolo aveva obbedito, molti lo odiavano.
Re Agrippa disse che, grazie a quello che Paolo aveva detto, quasi credeva in Gesù. Il re non ritenne che Paolo dovesse essere messo a morte ma decise di mandarlo a Roma, dove sarebbe stato processato.
Paolo rimase in prigione a Roma per due anni. Molte persone andavano a fargli visita ed egli insegnava loro il Vangelo. Paolo scrisse lettere ai santi di altri paesi. Alcune di queste lettere, chiamate epistole, si trovano nel Nuovo Testamento.
Paolo sapeva che sarebbe stato ucciso ma non aveva paura. Aveva obbedito ai comandamenti di Dio. Aveva insegnato il Vangelo. Aveva portato a termine la sua missione. Paolo sapeva che il Padre celeste lo amava. Sapeva anche che dopo la sua morte sarebbe ritornato a vivere con il Padre celeste e con Gesù Cristo.